DAVIDE BONORA

 

nato a: Bologna

il: 05/02/1973

altezza: 185

ruolo: playmaker

numero di maglia: 6

Stagioni alla Virtus: 1989/90 - 1990/91 - 1999/00 - 2000/01 - 2001/02

statistiche individuali del sito di Legabasket

palmares individuale in Virtus: 1 scudetto, 2 Coppe Italia, 1 Euroleague, 1 Coppa delle Coppe-

biografia su wikipedia

 

DAVIDE BONORA

"Il chi è chi" 96/97, redazione Superbasket

 

Con quella faccia da ragazzino può rifilare clamorose fregature: perché uno non lo prende sul serio, poi scopre che Davide sa giocare e interpreta benissimo il ruolo del playmaker, tirando pure pochino ...

Nelle fasi decisive delle partite non si sottrae alla pugna: suoi i tiri liberi decisivi in gara5 della finale scudetto, sua l'entrata decisiva nel primo match contro la Jugoslavia agli Europei ...

Buon palleggio, buon passaggio, discreta difesa, maggiore consistenza fisica dopo la cura-Vermeil ...

Deve migliorare le scelte in campo aperto ...

Atteso in Eurolega, rimpianto a Bologna, che lasciò malvolentieri anni fa quando la Virtus lo cedette a Verona nell'affare Abbio-Morandotti ...

 

Bonora nel 1984 davanti alla Santa Lucia

BONORA TORNA AL TIMONE VIRTUSSINO

Ieri l'accordo (triennale) con il figliol prodigo dopo il lungo esilio. "Finalmente a casa". Ieri 'incontro decisivo con Cazzola. "Andarmene fu una fortuna perché davanti avevo Brunamonti e Coldebella. Tornare da adulto è motivo d'orgoglio.

di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino - 13/06/1999

 

Finalmente! Davide Bonora è della Virtus. Ieri pomeriggio, poco dopo le 16, ha incontrato il presidente Cazzola, negli uffici della Promotor. L'accordo è triennale, domani o martedì ci sarà la firma sul contratto che lo lega alla Kinder per tre stagioni. È bastato un rapido colloquio con il presidente della Virtus, Alfredo Cazzola, per coronare un sogno.

Se la "V" nera per molti è un obiettivo e un'aspirazione, per Davide è qualcosa di più. Perché Pandoro non solo è cresciuto con questi colori attaccati alla pelle, ma è pure nato qui, all'ombra delle Due Torri. Qualcosa di viscerale, insomma, perché se è vero che dal vivaio bianconero è uscito Binelli, è innegabile che Davide abbia quel modo di pronunciare la esse che solo noi, vissuti sotto i portici, possiamo comprendere.

Eppure per Pandoro sembrava una maledizione, la riedizione di un detto latino: nemo propheta in patria.

Chissà quante volte, Davide, ha pensato a quella foto, finita persino su un libro, che lo ritraeva bambino, in canotta e calzoncini bianconeri, con l'aria pensosa davanti a Santa Lucia. Era finito a Verona, in prestito. E là, davanti all'Arena, fu lasciato perché chiuso da Coldebella e dall'arrivo di Abbio.

Nel frattempo Davide è cresciuto, ha vinto l'argento con la nazionale a Barcellona, uno scudetto, una Saporta Cup e una Supercoppa.

Restando comunque un pallino di Ettore Messina. Piero Bucchi, nuovo allenatore di Treviso, avrebbe fatto carte false per trattenerlo. Ma lui, nonostante la partenza del "nemico" Obradovic, ha preferito casa sua. Anche se Pesaro, una volta ritrovata la A1, s'è fatta avanti. Ma inutilmente.

"Sono contento", dice al termine del suo primo giorno in bianconero.

"Conoscevo Cazzola - insiste - ma non benissimo. Sono stracontento, ho già parlato anche di Ettore".

Con il pensiero, anche Davide, torna a quella famosa istantanea finita su un libro.

"Me l'ha detto Cazzola. Porelli ogni tanto glielo faceva notare: adesso è tutto a posto".

Un sogno per uno cresciuto a Porta San Vitale e che ha i genitori che, da qualche tempo, si sono trasferiti a Castel Maggiore.

"Andare via - ricorda - fu una fortuna, perché davanti avevo Brunamonti e Coldebella. I migliori. È un motivo d'orgoglio tornare ora, adulto. E poi io, bolognese doc, ho sempre sentito parlare delle emozioni che solo questa città ti può dare. Finalmente potrò sperimentarle".

Da queste parti Pandoro ha steccato solo una volta. Era il 1994: semifinale scudetto tra Virtus e Verona. "Non l'ho dimenticato - spiega - c'era molta tensione in campo, soprattutto contro Marcelletti. Per noi era il primo impegno di un certo livello. Ricordo soprattutto un contropiede. Ero da solo, stavo andando a canestro. Brunamonti arrivò velocissimo e mi stoppò. Venne giù il palazzo. Poi però mi sono preso qualche rivincita. Adesso conto di farlo con la Virtus. Con la mia Virtus. Ho temuto che questo sogno non potesse mai avverarsi, perché se accetti di fare il professionista devi andare ovunque. Ma finalmente sono a casa. Sono contento. L'ho già detto, forse?".

Bonora a 17 anni, alle sue prime apparizioni in prima squadra (foto tratta da VNere)

"LASCIATEMI GIOCARE DA BONORA"

Primi bilanci a Folgaria del nuovo timoniere. "L'eredità di Rigaudeau non mi spaventa"

di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino - 12/08/1999

 

Grandi, che lo conosce bene, gli ha affidato sabato il compito più difficile. Marcare Danilovic nella partita di calcio che tradizionalmente la Virtus disputa a Folgaria.

Mica male come esordio, vero Bonora?

"Grandi è stato categorico, dovevo seguire Danilovic come un'ombra negli ultimi quaranta metri. Magari spingendolo verso sinistra. Per il professore Sasha sull'out mancino perde il 70 per cento della pericolosità".

E questi primi giorni di Folgaria come le sembrano?

"Ci stiamo conoscendo. Fuori dal campo abbiamo già un buon feeling. Ma dobbiamo ancora conoscerci sul parquet. Ci vorrà un po' più di tempo".

L'eredità di Rigaudeau. Quanto pesa?

"Premessa: siamo due giocatori diversi. La società e soprattutto Messina quando hanno pensato a me lo sapevano. Non mi chiederanno di giocare come Antoine e...".

E?

"Sarà una Virtus diversa dagli ultimi anni, perché non ci saranno più né Rigaudeau né tantomeno Nesterovic. Quanto all'eredità non mi spaventa. Soprattutto se mi chiederanno di essere semplicemente Bonora".

Ma Bonora, rispetto al francese, cosa può offrire?

"Maggiore altruismo. Possiamo coinvolgere di più i compagni nei giochi d'attacco. Intendiamoci: Antoine sapeva fare l'uno e l'altro. Ma era più portato alla conclusione personale. Spingo bene il contropiede. A Treviso, quando l'abbiamo fatto, abbiamo raggiunto grandi risultati. Io e Pittis..."

Chi è il Pittis bianconero?

"Ce ne sono tanti. Mi ha impressionato la carica di Danilovic. Se sta bene... e qui tocchiamo ferro... non ce n'è per nessuno, Sconochini, poi, è una forza della natura. In velocità può attaccare chiunque. Così come Abbio. Siamo un gruppo di esterni molto veloce".

L'amicizia con Myers?

"Sì?".

Può diventare un fardello?

"No. Tra me e Carlton c'è sempre stata intesa da diversi anni, Anche per Fucka potrei dire la stessa cosa. L'amicizia resta, anche se in quei quaranta minuti ognuno cercherà di uccidere l'altro".

Un messaggio importante per la "Città dei Canestri".

"Mi sembra che i tifosi non abbiano trasceso. Un ambiente ironico, goliardico, com'è giusto che sia. Ma tutto finisce lì. E ognuno può restare amico di chi gli pare. Però è vero...".

Cosa?

"Sono stato lontano otto anni. Qui si vive di pallacanestro. Ne avevo sentito parlare, ma vissuta da fuori non si avverte con questa intensità".

Grandi raccontava che a Barcellona durante gli europei del '97, indicava lei e Myers dicendovi: "Vincete ora o mia più. Dopo ci sarà solo la Virtus".

"È vero. Il prof è ottimista per natura e ti dà una gran carica. Ricordo quando la Benetton vinse la Supercoppa, battendo di venti la Kinder. Era sereno, ancora più sicuro che avrebbero dominato. Ci ha azzeccato, come sempre. Aspetto la nuova previsione...è un buon profeta...".

INTERVISTA A DAVIDE BONORA

di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino

 

Difficile affrontare l'argomento stracittadina. Difficile affrontarlo se, un sabato sera, con una temperatura gelida, si è seduti nella tribuna del Dall'Ara, con lo sguardo fisso su quel pallone che gira con troppa insistenza davanti alla porta difesa da Toldo. Davide Bonora, che ha uno zigomo annerito - gomitata fortuita nell'amichevole con il Gira di mercoledì scorso - è soddisfatto perché ha potuto chiarirsi anche con Tanjevic. "Pandoro" non è andato in nazionale perché la tendinopatia che lo affligge da qualche tempo non gli permetteva di sostenere due allenamenti (e quelli di Boscia sono particolarmente duri) al giorno. E poi, a Ozzano, l'azzurro è rimasto in campo per 38 minuti, ma si trattava di un'amichevole (più leggera di un allenamento) e per di più a scopo benefico. Così...

Davide Bonora: se le chiediamo di scegliere tra Bologna e Fiorentina?

Non chiedetemelo, è meglio.

Simpatie viola, giusto?

Diciamo che sono un grande appassionato del Fantacalcio.

E allora?

In attacco ho Batistuta e Ventola. E Bati gioca sempre, Ventola, invece...

Più importante il derby dell'Appennino o la stracittadina della Città dei Canestri?

Non scherziamo, per favore.

Perché?

Sapete quando hanno cominciato a parlarmi di questa partita? Beh, molto tempo prima che firmassi. Si parlava di un mio probabile arrivo a Bologna e già mi spiegavano i segreti e gli aspetti più curiosi di questo confronto.

Che lei, però, ha già giocato.

Sì, ma erano altri tempi. E soprattutto ero ancora nel settore giovanile della Virtus. Un derby vero, quello della prima squadra, non l'ho mai giocato.

Impressioni?

Magari potrò essere più preciso domenica prossima, dopo aver giocato questa partita. Intanto posso aggiungere che ci saranno mille emozioni e altrettante pressioni. Di questa partita se ne parla tutto l'anno. Me ne parlavano sempre anche quando ero a Verona e poi a Treviso. Ma l'eco di quel confronto era sicuramente più ovattato.

E ora?

Lo aspetto come tutti gli altri. Come tutta Bologna che attende questo confronto per capire chi, tra noi e loro, sarà primo in classifica.

La stracittadina numero 82 - sarà ripresa dalle telecamere della Rai che riproporranno, su Rai Tre, tutto il secondo tempo - potrebbe dar vita a una nuova fuga della Fortitudo, che in precedenza ha già avuto quattro lunghezze di vantaggio nei confronti della Kinder, oppure consentire alla Virtus di raggiungere la Fortitudo. In questo campionato è successo solo una volta, dopo la prima giornata, perché alla seconda la Virtus è caduta a Reggio Calabria contro la Viola.

BONORA: «ME LA GIOCO FINO ALLA FINE»

di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino - 11/09/2000

 

Si può rompere (un ginocchio), ma non si piega (alle avversità). Non molla, Davide, non molla perché vuol giocarsi fino in fondo la possibilità di restare bianconero. È cresciuto alla Virtus, Bonora, ma per un motivo (prima l'esilio a Verona e il trasferimento a Treviso) o per l'altro (il terribile infortunio dello scorso 12 dicembre) non è mai riuscito a ritagliarsi quello spazio che avrebbe meritato.

Bonora che effetto le ha fatto rientrare dopo nove mesi?

Io e il Dottor Lelli ogni tanto ci guardiamo nelle palle degli occhi e facciamo gesti scaramantici, potete capire il motivo... Sono molto contento: mi manca ancora il ritmo e la capacità di leggere le situazioni di gioco con una frazione d'anticipo. Ma sono veramente soddisfatto.

L'altra sera è finito per terra sullo stesso parquet dopo quel terribile infortunio: ha avuto paura?

No. E questo dà l'idea di quello che sto provando in questo momento. In più occasioni ho cercato anche il contatto fisico con gli avversari. Il professore, Enzo Grandi, me l'ha ripetuto spesso durante la rieducazione. Leggeva nei miei occhi questa sicurezza. E non essendo per natura un incosciente significa una sola cosa:mi sento a mio agio. Il ginocchio risponde alle sollecitazioni.

Ma il suo futuro sarà ancora bianconero?

La situazione è chiara: con la società abbiamo imboccato questa strada. A loro interessava una preparazione adeguata, io volevo lavorare con un preparatore come Cuzzolin e con un tecnico come Messina. Altri discorsi si faranno più avanti. Ma se mi dicono che c'è una possibilità se cento non ho dubbi: resto qua e me la gioco.

Non la spaventa l'idea di essere uno dei dodici e finire in tribuna?

In questo momento non mi spaventa nulla. Voglio capire se sono un giocatore di un certo tipo e per questo non voglio svendermi al primo offerente. Preferisco restare qua.

Dediche da fare?

Tante. La prima alla mia famiglia, che mi è stata vicina e ha sofferto. L'altra sera, per esempio, i miei non sapevano se venire: mia madre è un po' ansiosa, come tutte le mamme. Dal punto di vista tecnico devo dire grazie a Lelli, che mi ha operato a Grandi e Cuzzolin, che mi hanno seguito.

Domani è in programma la trasferta a Faenza. Ci sarà un tipo tosto come Fazzi.

Bel test. In amichevole ho retto con Busca, che gioca di fisico. L'altra sera ho tenuto botta, fino a quando le gambe hanno girato, con due ragazzi interessanti. Adesso c'è Fazzi, reduce da un gran campionato. Uno tosto, tonico... Un bell'esame. Per me è interessante continuare perché se voglio giocarmela devo crescere nelle difficoltà.

Si è parlato spesso negli ultimi mesi della Kinder di Madrigali dando per scontato che non ci fosse spazio per lei. Una situazione che l'ha ferita?

In alcune occasioni apri il giornale e ci resti male. Altre volti ti arrabbi proprio. È successo anche a me. Ma ho sempre pensato che un giorno avrei potuto parlare io. Non ho ancora fatto nulla di speciale: ora sono in una situazione in cui mi viene perdonato tutto, ogni errore. So che non andrà sempre così. Questa è la mia sfida: so che se riuscirò a vincerla potrò parlare. È una sfida importante: voglio vincerla. Ma adesso pensiamo solo a Imola.

 

IL RITORNO: DAVIDE BONORA

 

Davide Bonora è tornato finalmente in campo dopo 129 giorni di assenza. Si era infatti infortunato il 30 settembre 2001 a Faenza, nel finale del derby tra Filattice Imola e Kinder. Dopo una prima prognosi abbastanza tranquillizzante, i successivi esami costrinsero lo staff medico virtussino a prendere la strada dell'intervento chirurgico alla caviglia. Ora, finalmente, l'ennesimo calvario di "Pandoro" è finito.

 

«BRAVO DAVIDE, UN VERO LEADER PER LA VIRTUS»

 

Pacche sulle spalle e tanti complimenti a Davide Bonora, tornato al volante della squadra in un momento difficile e importante e capace di guidare la Kinder fino alla vittoria su un parquet difficile come quello di Istanbul. Negli spogliatoi di Istanbul comincia Roberto Brunamonti che non parla solo da dirigente bianconero ma anche da ex compagno di reparto di Davide: «È stato fantastico vedere Bonora tornato a questi livelli. Sono felice per lui anche perché sono sicuro che questa prova gli darà il morale giusto da qui alla fine della stagione».

Prosegue nei complimenti un soddisfattissimo Messina: «Siamo partiti molto bene, - dice il coach virtussino - poi abbiamo capito che Abbio non poteva farcela, dopo la brutta botta subita martedì a una coscia e se abbiamo passato indenni questo esame molti dei meriti li ha Davide».

«È importante che Bonora si sia sbloccato in questa occasione dopo la lunga convalescenza e alcune partite passate dietro le quinte», prosegue Messina. «Bravo lui e bravissimi tutti i lunghi, non solo Smodis che ci ha permesso con i suoi tiri pesanti di raddrizzare la partita. Questa è una vittoria molto importante perché con un calendario così corto ogni partita diventa uno spareggio e vincere in trasferta vale il doppio».

Bonora attraversa la metà campo marcato da David Rivers

DAVIDE BONORA

di Daniele Labanti - Corriere di Bologna

 

Un esempio di profeta in patria, alla faccia degli insegnamenti della storia, gioca nella Kinder, con la maglia numero otto. Da Bologna era partito, giovanissimo, alla ricerca di fortuna (cestistica) in Veneto, dove ha collezionato solo vittorie prima con la maglia di Verona poi a Treviso. La Virtus lo ha ripreso, l'anno scorso, per metterlo alla guida dei bianconeri, di cui per tanti anni è stato leader nei settori giovanili. Proprio quando sembrava avere coronato il suo sogno, ecco il dramma: un grave infortunio al ginocchio sembra chiudere la sua carriera sul più bello. Lui, però, non molla, vuole fortissimamente indossare la casacca con la V nera e vincere nella sua città: i medici, increduli, assistono al suo recupero e i tifosi, finalmente, possono ora vederlo felice e campione.

Davide, sei riuscito nell'impresa di vincere tutto da bolognese con la maglia della tua squadra del cuore, la Virtus. Emozioni?

Stupendo. È una soddisfazione immensa, l'ho sempre detto che speravo un giorno di poter alzare dei trofei importanti vestendo questa maglia che amo. Ci sono riuscito, dopo tante sofferenze, e questo dà ancora più gusto alle vittorie.

Certa stampa a settembre ti considerava un inutile orpello, buono solo per la tribuna. Hai dimostrato di valere molto di più.

Sì, potrebbe sembrare una rivincita ma non è così: sia io, sia il coach ed i compagni sapevamo dell'importanza di ognuno, ho lavorato tanto per far parte di questa squadra e sono riuscito a guadagnarmi degli spazi. Sono comunque contentissimo di aver dimostrato, nell'arco di questi mesi, il mio valore.

Un valore che in certe situazioni è stato decisivo. Ti sei ritagliato il ruolo dell'uomo d'ordine, capace di far girare la squadra in quelle partite difficili in cui le cose non venivano tanto bene ...

In effetti è un paradosso: il decimo uomo che viene impiegato quando il momento è caldo e bisogna portare a casa la partita. Qualche volta è successo che il coach mi abbia impiegato proprio in questo ruolo: penso di essermi fatto trovare pronto, dando il mio contributo alla causa e cercando di aiutare i compagni.

Qualcuno diche che buona parte del merito per la vittoria in Eurolega è tuo, per via di quell'ultimo quarto al Paladozza contro la Paf ...

Non esageriamo! Certamente quel momento è per me un bellissimo ricordo, ma le vittorie sono della squadra ed è giusto godersele assieme ai compagni.

 

BONORA VUOLE GETTARE LE STAMPELLE, RIGAUDEAU STA BENE

di Mario Becca

 

Capita a pochi di prendere gli applausi senza giocare ed anche senza farsi vedere al PalaMalaguti. Ma a Davide Bonora succede regolarmente in occasione di tutte le partite casalinghe. «Sì, li sento dalla radio. Fanno sempre piacere, ma in questo momento mi aiutano moltissimo sotto il profilo psicologico. Non vengo al palazzo, perché mi vergogno a farmi vedere con le stampelle, ma col pensiero sono lì tra i miei compagni ed i tifosi che ringrazio.

Quanti giorni ancora prima di buttarle via? «Tra una settimana finirò la prima fase della riabilitazione, poi mi toglieranno una vite e inizierò la seconda che dovrebbe essere più ... divertente. O almeno più varia. Fra 10/15 gg. Finalmente metterò le stampelle in un angolo".

La sua sfortuna è stata trasformata in fortuna per Becirovic che ha potuto usufruire di un maggior minutaggio. Era previsto che la squadra avesse 10-12 elementi intercambiabili. Il mio posto è stato preso da un campione come Sani (ndr Becirovic) e la squadra non solo non ne ha risentito, ma lui si è così potuto integrare molto prima e dare un contributo più che positivo al gruppo. Sono contento per lui come per tutti i miei compagni».

 

UN ADDIO SENZA RANCORI

di Mario Becca

 

Dopo le visite (tutto ok) e la firma del contratto (annuale, poi si vedrà) Davide Bonora ha sostenuto ieri mattina il primo allenamento con la nuova Virtus (Roma) agli ordini di Piero Bucchi, un coach per lui molto relativamente nuovo perché è un ex bianconero.

Con l'arrivo di Tanjevic alla Virtus mi era stato detto di aspettare - dice -, poi il tempo passava e dopo Roseto e Reggio Emilia mi è arrivata una buona offerta da Roma. Ho quindi parlato con l'attuale coach bianconero e, molto sinceramente, mi ha detto che la squadra era incompleta ma non rientravo nei piani.

Il presidente Madrigali che si è sempre dichiarato «primo tifoso» è intervenuto?

Sì, ha cercato di convincermi; voleva che rimanessi nel modo più assoluto. Mi ha consigliato di lavorare a Bologna ancora per due o tre mesi in attesa di eventuali cambiamenti con la squadra e mi ha fatto proposte superiori a quelle di Roma. Ma ho preferito andare nella capitale, dove Bucchi e Brunamonti mi hanno garantito di giocare dal primo minuto e soddisfatto in ogni richiesta.

In molti hanno detto che con lei in campo la finale avrebbe avuto un esito diverso. È d'accordo?

Se penso a quel match questo mi fa ogni volta molto male. È il mio unico vero rimpianto delle mie stagioni bolognesi.

Ma perché Messina non l'ha fatta scendere in campo?

Penso che secondo lui, io dopo l'infortunio non ero più quello di prima quindi non mi ha dato fiducia. Come ho fatto con Tanjevic rispetto la sua decisione. Meglio così che essere fatto entrare, come è capitato più volte l'anno scorso, come «carta della disperazione».

È vero che nello spogliatoio c'erano tanti problemi?

Non per me. L'episodio dell'11 marzo è stato relativo a se stesso. Il vero problema è stata la sconfitta in Eurolega che ci ha causato un contraccolpo psicologico pesantissimo.


NESSUN RIMPIANTO, SOLTANTO UNA GRANDE SFIDA

di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino

 

Ha preso casa a Settebagni per essere più vicino al campo di allenamento. l centro lo visita, con calma, alla sera, perché la Città Eterna ha un fascino particolare. Anche se ai tortellini, nella sua top ten, restano al comanda davanti alla "pajata" ("non l'ho ancora assaggiata") e al radicchio trevigiano ("stagioni da favola, alla Benetton, ma il radicchio non l'ho mai potuto soffrire").

Davide Bonora domani, sarà l'unico ex in campo. Gli altri, Bucchi e Brunamonti, si sistemeranno in panchina e in tribuna. "Roma è una città incredibile - racconta Pando - che mi sorprende ogni giorno. Avrei voluto abitare in centro poi, con il traffico che c'è, mi sono reso conto che Settebagni è meglio".

Domani sarà lui a dirigere il traffico della Virtus Roma, contro il suo passato. "Speravo di essere davanti in classifica - insiste - perché avevamo un calendario favorevole. L'abbiamo sfruttato, anche se restano sullo stomaco le sconfitte con Napoli e Roseto, potevamo evitarle. Una grande squadra le avrebbe evitate: noi stiamo solo crescendo".

Contento di Roma anche se là, all'ombra del Cupolone, non è facile lottare con Roma e Lazio. "Ma c'è grande attesa per il nostro ritorno al PalaEur. Sarà una grande emozione. Seguo anch'io il calcio, ma da semplice sportivo, non più da tifoso (Davide è un sostenitore della Fiorentina, ndr.) Un'occhiata ai risultati di C2 la do sempre, e spero nel bomber Riganò, ma è dura".

Com'è stata dura, qui, capire perché lui se ne sia andato, considerando che proprio la Virtus (quella bianconera) cercava un play. "Effettivamente mi sono chiesto anch0io se a questo punto avrei giocato più degli altri anni. Ma Tanjevic fondamentalmente non mi voleva ...

Nessuna polemica, per carità, perché gli devo molto per la sua franchezza. Ma ringrazio ancora Madrigali: è stato un presidente fantastico che ha fatto di tutto per trattenermi. Oggi sono contento di essere a Roma, ma non devo prendere rivincite sul passato".

Il presente dice che Pando, con questa scelta, ha fatto la gioia di Myers, che lo avrebbe voluto come play ai tempi della Fortitudo. "Con lui c'è un rapporto stupendo, dentro e fuori dal campo. Insieme cerchiamo di dare una certa mentalità a un gruppo che non è abituato a stare in alto. Manterremo questo vantaggio sulla Virtus? Diciamo che è fondamentale la gara di domani, è il primo esame serio. Credo che la Virtus Bologna e Benetton siano un gradino sopra Siena e due gradini sopra Fortitudo e noi. Ma se superiamo questo test allora potrebbero cambiare tante cose".

 

TUTTO SU BONORA

di Emanuela Negretti - Bianconero Anno 3, numero 14

 

Come è nata la tua passione per il basket?

In famiglia eravamo tutti tifosi della Virtus. La mia famiglia è sportiva ed è sempre stata filo-virtussina. Da piccolo mi piaceva sia il calcio che il basket. Ho iniziato per primo a tirare calci a un pallone, poi a scuola, alle elementari, ho cominciato a giocare a pallacanestro ed è diventato da subito il mio sport preferito".

Il rapporto con la tua famiglia?

È super; il mio rapporto con loro è molto stretto. Siamo molto uniti e siamo sempre rimasti in contatto anche quando io ero lontano. In otto anni penso di aver saltato le telefonate solo due o tre giorni. Anche quando giocavo a Verona e Treviso loro mi hanno sempre seguito con passione anche perché, come dicevo prima, loro sono grandi appassionati di basket. Insomma, ho un grande feeling con mio fratello, mia cognata, con i miei genitori e con la nonna che vive ancora con me.

Il tuo rapporto con la scuola?

E un punto dolente nel senso che a 13-14 anni ho finito di avere voglia di studiare. Non ce la facevo più a stare chiuso in casa il pomeriggio con la testa china sui libri, cosa che avevo fatto molto bene fino alla prima superiore. La voglia mi è passata anche per via degli allenamenti faticosi, poi volevo stare con gli amici, è arrivata la prima ragazza. Alla fine ho comunque preso un diploma da geometra dopo varie vicissitudini. Avevo iniziato qui a Bologna al Belluzzi e poi alla fine ho finito a Verona, ma il tutto senza grandi soddisfazioni...

Le amicizie.

Ne ho sparsi un po' per tutta ltalia. Quelli veri con cui mi sento regolarmente quasi ogni giorno non sono tantissimi, ma ho tantissime conoscenze in varie città. Soprattutto mi ha fatto un gran piacere trovare alcuni amici che per ovvi motivi avevo smesso di frequentare otto anni fa e ritrovarli adesso e scoprire che non siamo cambiati tanto. Ci divertiamo ancora come allora e questa è stata una sensazione molto piacevole.

Nel tempo libero?

Guardo lo sport in tv. Adoro giocare con i videogiochi e soprattutto a subbuteo con gli amici. È una passione che mi è rimasta da quando ero piccolo. È stato mio fratello a trasmettermi questo grande amore e sono indimenticabili le sfide che facevo con lui. Mi piace giocare a tennis e leggere libri, soprattutto quelli di John Grisham. Appena ne esce uno lo compro e lo divoro. Però cerco soprattutto di rilassarmi anche perché non abbiamo moltissimi momenti di vero relax.

Il tuo modello di giocatore e l'allenatore con cui hai avuto maggior feeling.

Non ho mai avuto grossi problemi con i coach. Anche con lo stesso Obradovic, nonostante il suo pugno di ferro e il suo modo di proporsi, non ho mai avuto di che lamentarmi Ho sempre cercato di fare in tutto e per tutto quello che mi veniva chiesto. Forse quello con cui c'è stato qualcosa in più dal punto di vista del rapporto umano è stato Marcelletti che mi ha trattato non solo come giocatore ma come un fratello. Quando sono arrivato a Verona ero giovane ed ero solo. Lui mi ha insegnato tante cose ed è stato una sorta di padre. Un giocatore che ho sempre ammirato è Roberto Brunamonti. Con lui mi sono avvicinato al basket e a questa squadra soprattutto.

Una cosa che non sopporti nella vita quotidiana?

Odio i ladri e i furbi, quelli che si arricchiscono a spese degli altri. Non sopporto quelli che rubano le auto, che entrano in casa. Quando sono in casa da solo ci penso spesso. Questa è la prima cosa che mi viene in mente.

Come pensi di essere e come pensi ti vedano gli altri?

Penso di essere un ragazzo onesto e mi dicono che ho la faccia pulita. Penso di non nascondere niente. Dicevo che non mi piacciono i furbi e quindi non voglio farlo io. Magari in campo è una cosa, fuori un'altra. Forse in partita dovrei diventarlo un po' di più, però nella vita di tutti i giorni penso di essere addirittura un po' ingenuo. Gli altri mi vedono con simpatia e qualcuno con ammirazione. E chiaro che quando sei Sotto l’occhio della critica e ti guarda tanta gente, ad alcuni non piaci ma è normale e lo accetto perché è la regola del gioco e della vita.

Una domanda da Marzullo: la vita è un sogno o i sogni aiutano a vivere meglio?

Questa non me l'aspettavo! I sogni comunque aiutano a vivere. Sono un sognatore, fantastico sulla vita, sul futuro. Penso che nei momenti brutti pensare positivo sia la molla che ti fa andare avanti ancora con più forza di prima.

 

Un grazie speciale a Ila'84 che ha fornito la quasi totalità del materiale di questa pagina.

 

BONORA: "HO GIOCATO CON TANTI CAMPIONI E HO VINTO IL GRANDE SLAM"

tratto da tuttobolognaweb.it - 13/04/2014

 

L’ex cestista Davide Bonora è un prodotto delle giovanili bianconere e in Virtus ha giocato e vinto tanto, soprattutto il grande slam del 2001 e la Coppa Italia del 2002. Oggi Bonora vive a Roma, e dopo un’esperienza come team manager nella capitale sta preparando il suo futuro da procuratore. Ieri il Resto del Carlino l’ha intervistato: “Giocare a Bologna forse è facile, affermarsi è più dura. Il soprannome Pando? Tutti pensano che sia legato al mio passaggio a Verona. In realtà tutto accadde nel settore giovanile bianconero dove c’erano Andrea Giustini, Luca Dondi e soprattutto Fabio Ponzellini. Ero cicciotto, divenni Pandorino, poi Pandoro e infine Pando. Mi misi in luce a un trofeo Seragnoli. Mi vede la Virtus, della quale ero tifoso, mi prende. Bologna è speciale. A scuola, in qualsiasi ambiente, tutto trasuda basket. Poi c’è il derby. Magari emergere è difficile. Ho dovuto andare altrove per emergere. Come dar torto alla Virtus? C’era il monumento Brunamonti e c’era Coldebella. Avevano già preso Abbio. Non c’era spazio e Verona, con Marcelletti in panchina, fu la mia fortuna. Nel 1999, dopo i successi a Treviso, il quasi-passaggio in Fortitudo. Avevo un bel rapporto, anche in Nazionale, con Carlton Myers. Mi voleva in Fortitudo. Andai anche a casa Seragnoli, per parlare di un eventuale passaggio. Non se ne fa nulla e nel 2000 torno in Virtus. Il primo anno mi faccio male subito. Avevo già avuto qualche problema con il ginocchio. A Bologna, a casa mia, si rompe. Sotto certi punti di vista, la mia fortuna. L’intervento perfetto del dottor Lelli, la rieducazione con il professor Grandi. Stavo finalmente bene. Anche se rischiai di andare via. Le premesse per andar via c’erano tutte. C’erano tanti esterni, gli spazi si erano ridotti. Disputai una buona Supercoppa. Madrigali fu molto affettuoso, rimasi. L’addio di Danilovic e la squalifica di Hugo mi aprirono alcune porte. Ero diventato uno specialista. Ma uno specialista che conquistò il Grande Slam. Sono tuttora orgoglioso di quello che ho fatto. E tra i ricordi più belli c’è il derby con la Fortitudo. Quello di Eurolega al PalaDozza. Eravamo sotto di venti. Entrai, rimontammo punto dopo punto. Conquistammo la finale con il Tau. Il più grande di tutti? Lo straniero che ricordo con maggiore affetto è Henry Williams. Ma il più grande di tutti resta Manu Ginobili anche se mi resta il rimpianto di non aver goduto del miglior Danilovic bianconero. L’avversario più duro? Nessun dubbio, David Rivers. Mi metteva in difficoltà sia inattacco sia in difesa. Forte fisicamente, grande personalità. Mi faceva ammattire anche Djordjevic. Però Sale in difesa era più morbido. Magari mi faceva trenta punti in faccia, ma io gli rispondevo con le stesse armi. Non ho dimenticato il settore giovanile bianconero. Lì ci sono sempre due fenomeni. Si chiamano Giordano Consolini e Marco Sanguettoli, davvero bravi. Adesso come presidente c’è Villalta. Ho sempre ammirato e adorato Renato come giocatore. Sono convinto sia la persona giusta per tornare in auge. Ma attenzione a non dimenticare Sabatini: spesso viene criticato come, a Roma, viene criticato Lotito. Ma senza i due Claudio. Sabatini e Lotito, oggi non avremmo né la Virtus né la Lazio. Mettiamocelo bene in testa”.