ELVIS ROLLE

Elvis Rolle festeggia assieme a coach Bucci lo scudetto della stella (foto Giganti del Basket)

nato a: Cat Island (Isole Bahamas)

il: 08/02/1958

altezza: 206

ruolo: centro

numero di maglia: 11 - 12

Stagioni alla Virtus: 1981/82 - 1982/83 - 1983/84 - 1984/85

statistiche individuali del sito di Legabasket

palmares individuale in Virtus: 1 scudetto, 1 Coppe Italia

biografia su wikipedia 

 

ROCK & ROLLE

di Tullio Lauro - Giganti del Basket - Luglio 1984

 

L'appuntamento con Bonamico e Rolle è per le 11:30 del sabato immediatamente successivo alla conquista dello scudetto. Al palasport è in programma l'ultimo allenamento prima della semifinale di Coppa Italia del giorsno successivo contro la Benetton. Prima sorpresa. Elvis Rolle non c'è, scomparso, nessuno riesce a sapere dove sia finito. "Paura dell'intervista", scherza qualcuno. Seconda sorpresa. Bonamico si ferma per un'altra razione di allenamento non richiesta dal coach. Due contro due con Villalta, Brunamonti e Fantin. Strano, un po' fuori dal cliché del giocatore italiano che ha appena vinto lo scudetto. Terza sorpresa. Bonamico ricompare dopo una rapida doccia in perfetta tenuta da  Francesco Moser: pantaloncini anatomici di seta, t-shirt, canottiera corta dall'ultima moda. "Sono qui con la bici da corsa, basta venirmi dietro con la macchina". Ok, va bene. Quarta sorpresa, un po' meno piacevole. Bonamico viene rapito per una buona mezz'ora da un collega di un quotidiano per l'ennesima intervista del dopo-scudetto. Pazienza, mettersi in fila ed aspettare. Dopo il collega ci sono i ragazzini che se lo mangiano con gli occhi e lo salutano dall'altro marciapiede. Si parte? Non ancora: in bicicletta arriva anche la signora Bonamico, altri cinque minuti per quattro chiacchiere con il figlio.

Pronti, via! L'impressione è quella di essere Vincenzo Torriani al seguito del Giro d'Italia, e non solo perché fa strada Bonamico vestito sa Moser. Ai semafori, agli incroci, su dieci persone almeno otto lo riconoscono e lo salutano, proprio come succede per le strade del Giro. Anche chi si spazientisce per l'andatura un po' lenta della mini carovana, una volta riconosciuto il ciclista lascia perdere la rabbia e tira fuori la gioia e i complimenti per lo scudetto Virtus.

La casa dove Bonamico, dal prossimo luglio, metterà su famiglia è l'ultima della periferia bolognese. Dopo, solo prati. C'è il clima degli ultimi preparativi, qualcosa manca ancora, in compenso sono già arrivati i regali di Peterson (un gioiello di casa Simac) e, per l'occasione, un ospite inatteso per la bella Clara. Inutile aspettarsi i tortellini - "Ci faremo spaghetti con il pesto fresco portato da Genova. E niente pane, solo focaccia che faccio arrivare in quantità industriali e conservo in freezer" -, poi si rimedia all'improvvisata con un hamburger.

Nel frattempo, siamo riusciti a ripescare anche Elvis Rolle: e così gli ingredienti per la chiacchierata con due protagonisti di primo piano della stella Virtus ci sono tutti.

l'inizio di stagione per Marco Bonamico non è dei più convincenti. Alberto Bucci, presentando la squadra, lo indica come il sesto uomo ideale, cosa che non lo rende certo felice. "Bucci me ne aveva parlato, mi aveva esposto i suoi programmi e io non potevo far altro che accettare quello che mi chiedeva" ricorda oggi il marine genovese. "L'unica cosa che mi rendeva tranquillo era che non ho mai avuto paura della concorrenza: e allora ero pronto a giocarmi con chiunque il posto in quintetto base". E così avviene: piano piano, domenica dopo domenica, per Bonamico si riaprono le porte del quintetto base, grazie anche al lavoro di Bucci che riesce sempre a trovare i quintetti migliori per vare, da lui come da Fantin, il rendimento più elevato. La Virtus però procede a strattoni, a sbalzi terribili d'umore e di risultati: spesso pecora in trasferta, sempre leone in casa. In altre piazze ci sarebbero stati problemi per l'allenatore, a Bologna invece tutto rimane tranquillo. "Casomai si sono buttati tutti addosso a Brunamonti, scaricando su di lui il peso di certe sconfitte. Mi sembrava un po' una manovra di certa stampa non bolognese". Ma anche in loco non si scherza, se è vero che ad un certo punto, per la voce di uno dei suoi più autorevoli tifosi, si afferma che "Rolle è tristo con i buoni e buono con i tristi".

Il sorriso bianchissimo del nero delle Bahamas si apre in una grande risata che ricorda certi personaggi di "Radici".

"Avessero scritto queste cose nel mio primo anno a Bologna - afferma - probabilmente sarei andato in crisi. Quest'anno avrebbero potuto scrivere anche le cose peggiori ché tanto ero tranquillo e sicuro di me stesso e dell'atmosfera che c'era nella squadra. Si è visto poi chi ha avuto ragione. Il fatto è che qui da voi ci sono troppi giornali che non cosa scrivere e allora inventano le cose più assurde". "Io sfido chiunque - ribatte Bonamico - a trovarmi un centro più intidimatore e più 'presente' di lui: ha avuto una grossa fetta di merito nel nostro scudetto".

Anche il 'saggio' Van Breda Kolff è stato spesso nel mirino della critica, definito un giocatore perfetto per una squadra che vince, ma incapace di dare qualcosa in più a chi ha bisogno di qualche canestro importante nel momento decisivo. "io dico invece - ribatte Rolle - che Jan ha fatto vedere un nuovo ruolo nel campionato italiano, un ruolo che finora non aveva mai ricoperto nessuno come ha saputo fare lui. Perché ha preso rimbalzi, ha tirato, ha marcato giocatori alti e piccoli e ha aiutato Brunamonti nella costruzione del gioco. Cosa si vuole di più?".

Ma ovviamente una squadra vincente non è fatta soltanto di tiri e di rimbalzi, di ali o di pivot, ma anche di tanti piccoli particolari che peròalla fine hanno la loro importanza. "Quest'anno con Bucci ci siamo visti parecchie volte anche al di fuori del campo - affermano ad una voce i due giocatori - Andavamo a casa, stavamo assieme, insomma ha rivalutato l'idea di amicizia tra i giocatori: e questo è stato un merito suo e soltanto suo".

Ecco, Bucci. All'inizio dell'anno era stato accolto dall'ambiente bolognese con una certa sufficienza. Non era il nome famoso che molti si aspettavano, non aveva esperienze di grandi club alle spalle, era per giunta bolognese, cioè con l'ansia di dover per forza far molto bene nella sua città: come avrebbe potuto riuscire lui dove aveva fallito il grande professore jugoslavo (Nikolic), il giovane allevato in casa (Di Vincenzo), l'americano amico del presidente (Bisacca)? "Nikolic - afferma Rolle - si è dimostrato un grande tecnico ma è stato assolutamente inesistente sul piano umano. Di Vincenzo è un'ottima persona, che ho apprezzato sia sul piano tecnico che su quello umano. Mi ha aiutato molto e di lui non posso che avere un buon ricordo. La stessa cosa non posso dire di Bisacca. Non aveva nessuna tecnica di lavoro, era superato, un tipo come lui non aveva ragione di stare in panchina. In quella stagione c'era un caos enorme in squadra. Io personalmente avevo il sistema nervoso a pezzi per tutto questo insieme di cose ed è stato proprio in quell'anno che è successo il famoso incidente con Costa. Ancora adesso vorrei chiedergli scusa per quel gesto stupido che, tra l'altro, mi è costato tre milioni e mezzo di multa e il pericolo di essere tagliato. Bucci invece oltre che essere preparato dal punto di vista tecnico, ha riportato in squadra un clima di amicizia che non c'era mai stato prima: e i risultati sono arrivati".

"Del resto - conferma Bonamico - non penso che dal punto di vista tecnico ci sia più molto da inventare. Un allenatore al giorno d'oggi deve essere soprattutto capace di far fruttare al meglio i giocatori che ha a disposizione: e Bucci questo lo ha fatto dentro e fuori dal campo in maniera perfetta". Ciò non toglie che prestazioni come quella della prima partita contro la Simac, quando la Granarolo si è fatta beffe della famosa 1-3-1 milanese, abbiano fatto gridare tutti al miracolo di Bucci e alla sua sapienza cestistica.

"Non abbiamo fatto niente di diverso dal solito - ribatte Bonamico - se non attaccare finalmente con molta calma il bunker dei milanesi. Ecco, forse si può dire che proprio nella partita giusta siamo riusciti tutti a fare quello che Bucci ci diceva dall'inizio dell'anno ogni volta che incontravamo la Simac e la sua 1-3-1: attaccare con calma, avere pazienza, far arrivare la palla negli angoli: Villalta e Fantin poi hanno fatto il resto". "Anche nella partita di ritorno - continua - Bucci ci aveva anticipato quella che sarebbe stata la mossa vincente di Peterson, e cioè la difesa 2-1-2 e ci eravamo preparati ad affrontarla: il fatto è che eravamo già convinti di essere campioni d'Italia...".

E arriviamo ai due protagonisti in questione, ai due personaggi che forse all'inizio della stagione avrebbero dovuto vivere nell'ombra di giocatori più famosi e che invece si sono poi rivelati alla fine insostituibili nell'economia della Granarolo. "Anni fa - dice Bonamico - mi dicevano che dovevo imparare a palleggiare e passare meglio. Io ho lavorato in questo senso e credo anche di essere migliorato, però non c'è nessuno che lo dice. Il fatto è che ormai mi porto addosso questa etichetta di giocatore irruente e poco controllato per cui se anche succede, come contro la Berloni, che io schivo soltanto un pugno di Ray, Bonamico è sempre quello quello delle risse e vengo squalificato per una giornata. Ma allora se il pugno glielo avessi dato sul serio cosa succedeva? Mi fucilavano sul posto?".

"Non sono mai stato un gran difensore - ammette Rolle - però mi sembra che dal primo anno che arrivai in Italia ad oggi di passi avanti in questo senso ne abbia fatti parecchi: e questo, devo riconoscerlo, è soltanto merito del fatto che gioco in una squadra come la Virtus, dove ci sono molte stelle e dove si lotta sempre per il titolo. Giocassi in una squadretta di provincia probabilmente avrei più palloni, farei più punti, probabilmente la gente si accorgerebbe di più di me, ma in sostanza non so se darei migliorato come giocatore, quanto sono migliorato in questi anni qui a Bologna".

Strana annata, questa della coppia Bonamico-Rolle. Per il primo iniziata con il pericolo di diventare il sesto uomo fisso della squadra, di essere ceduto a fine stagione in cambio del gioiellino Tonut e finita in gloria con il posto in quintetto base e lo scudetto tricolore.

Per il secondo invece, iniziata con buonissime partite, la certezza del ruolo di pivot, lo scudetto e poi la notizia della probabile cessione. "Più strana di così non poteva proprio essere - ammette Marco la roccia - per me come per la squadra. Fino alla partita con la Simac non avevamo mai perduto in casa, la gente al palazzo non faceva nemmeno più il tifo per noi, vincere era una normalità. Non capivo più niente. Quando poi siamo tornati a Bologna campioni d'Italia mi sembrava di rivedere i Dieci Comandamenti: il mare della folla che si apriva davanti al nostro pullman e poi si richiudeva alla spalle. Chi l'avrebbe mai pensato quindici giorni prima?".

"Porelli ha capito la mia voglia di provare con i pro e mi ha concesso questa possibilità - afferma Rolle -. Mi sento pronto per fare il grande salto nell'NBA, a condizione però di avere un contratto adeguato. Dovesse andare male là penso che un posto in squadra alla Virtus per me ci dovrebbe essere ancora...".

Il tempo dell'intervista è finito, i due devono andare a comprare il regalo per Bucci, anche questo un segno della nuova aria che si respira nella Virtus del decimo scudetto.

L'ultima battuta è di Bonamico: "Non vorrei che qualcuno pensasse che ce l'ho con i giornalisti milanesi, sono stato a Milano, li conosco tutti, sono tutti bravi: però avrei preferito se avessero scritto che lo scudetto l'ha vinto la Granarolo, non che l'ha perso la Simac. O no?".

In sospensione contro la Simac nella stagione della stella

  

BANANA

di Gianfranco Civolani

 

Dalla Cesarina, nell'ottantuno. Si presentò a noi della stampa Sua Maestà Porelli e fa brusco: «Abbiamo preso Frederick e Rolle, sono i nostri due nuovi americani e adesso voi con le vostre domande non rompete troppo le palle». Sì, d'accordo, ma questi due soggetti chi sono? «Frederick fa sempre paniere e Rolle è un susannone che viene dalle Bahamas e che prende carriolate di rimbalzi, me l'hanno garantito» Molto bene giunge in città quell'Elvis Rolle, Porellone lo porta subito un po' in giro per fargli vedere Bologna e anche per fargli comperare un qualche vestito che non sia troppo Bahamas, per capirci. E poi il rituale incontro-impatto con lo stampa. Come mi pare ‘sto Rolle? Un bel bananone e infatti così lo battezziamo e ribattezziamo e lui regalo un po' di sorrisi, biascica appena qualcosa nel suo slang e sembra anche discretamente intronato di suo. Com'è sto Rolle sul campo? Va a onde. Ha la manona quadra, ma sotto le tabelle si fa valere, quando la luna gli gira. A Madrid fa virgola e la sera lo troviamo con un gran cappellaccio in testa in un barazzo dove lui - Rolle -  gioca a stecca da solo e così vince sempre lui, ma sì. E a Mosca fa un freddo birbone, ma lui gira in camiciola e si compra un colbacco solo quando abbandoniamo i meno venti di Mosca. E quando il lugubre Tkachenko monta sulla testa di Elvis e lo sommerge di canestri lui Elvis fa serafico serafico: «Quel brutto orso non lo voglio vedere più troppo brutto e troppo orso». In quella Virtus c'è Van Breda Kolff, molto alfabeta ancorché gelido più di Santa Madre Russia. E c’è il Banana sempre molto disponibile e godibile. E così poi nell'ottantaquattro la Virtus di Bucci vince lo scudetto dello stella con il gelido Van Breda Kolff e il torrido Banana e qualche anno più tardi Elvis va a giocare altrove e si sposa un'italiana e dichiara in pubblico che le Bahamas sono un incanto, ma vuoi mettere con Bologna? Qualche anno fa ho incontrato Banana. Mi ha fatto grandi feste, mi ha parlato in perfetto italiano, mi è parso un uomo così vero e genuino, altro che banana o bananone. E allora vergogna a tutti noi perché lui è il solare Elvis Rolle e semmai i Bananoni siamo noi.

 

LA PAGINA DEL CAMPIONE: ELVIS ROLLE

Superbasket - 31/12/1987

 

Per Elvis Rolle, ovvero l'America, è in Italia. Il muscoloso pivot statunitense è nato l'8 febbraio 1958 a Cat Island. Per il College sceglie una località del deep south iscrivendosi alla Florida State University. La carriera universitaria non sarà comunque così "florida" come lasciava supporre il nome dell'ateneo.

Riesce ugualmente a farsi notare dagli attenti scout dei pro e ad essere indicato nientepopodimenoche dai mitici Los Angeles Lakers al secondo giro (54a chiamata).

Correva l'anno di grazia 1981 ed Elvis, mancato l'ingaggio con i gialli californiani, opta per la spaghetti league, nelle vesti non meno gloriose della Vu nere bolognesi.

Una scelta controcorrente, quella che operano Porelli e il suo staff tecnico in un'epoca in cui l'americano ambito è quello svezzato dall'esperienza NBA. Addirittura con lui arriva un altro rookie, il più quotato sulla carta, Zam Fredrick. E soprattutto, alla faccia dei detrattori, il decimo scudetto e la stella conquistati proprio sul campo dei rivali più tradizionali, i milanesi di Dan Peterson.

Ancora un anno a Bologna, il quarto, e poi il benservito. Ma l'avventura italiana è ben lungi dall'essere terminata, di lui si interessa una delle due livornesi, l'Allibert, che da tre stagioni lo inserisce nel roster. Nonostante lo scetticismo e la scarsa considerazione di sui è sempre stato circondato, Elvis Rolle dimostra coi fatti di essere un giocatore poco appariscente forse, ma estremamente utile. Non a caso ci accorgiamo di lui quando non è in campo.

GLI AMERICANI PIÙ BIANCONERI

di Ezio Liporesi - 1000cuorirossoblu - 07/09/2021

 

Se Rigaudeau e Danilovic sono i due stranieri con più stagioni disputate in bianconero, ben sei, tutte consecutive per Antoine, divise equamente in due periodi per Sasha, quali sono gli americani che hanno accumulato più annate con la V sul petto? Anche qui una coppia: Elvis Rolle e Terry Driscoll con quattro stagioni alla Virtus. Anche per loro una diversa maniera di accumularle: il pivot della stella le mise insieme consecutivamente, dal 1983 al 1986, Terry dopo il primo anno sotto le Due Torri, nel 1969/70, ne disputò tre dal 1975 alla fine della carriera nel 1978, vincendo anch'egli un titolo tricolore nel 1976 (Driscoll ne vinse poi due da tecnico una volta lasciato il basket giocato). Curiosamente i due hanno indossato la canotta con lo stesso numero, il dodici (Elvis nei primi due anni aveva l'undici, quando il dodici era di Generali). A quattro arrivò anche Blizzard, che in una quinta stagione disputò solo amichevoli, ma Brett aveva passaporto italiano. Dietro di loro gli americani con tre annate alle V nere: John Fultz, dal 1972 al 1974, anno della conquista della prima Coppa Italia: Sugar Richardson e Clemon Johnson, dal 1988 al 1991, con la vittoria in Coppa delle Coppe e la conquista di due Coppe Italia (in realtà Micheal Ray iniziò anche la stagione 1991/92 ma disputò solo il torneo di La Coruna, prima del famoso taglio); poi Kris Lang, un altro che ritornò nel 2011/12, dopo le due stagioni dal 2005 al 2007; tre sono anche le annate in bianconero di Mike Sylvester, ma il cestista di Cincinnati giocò in Virtus da italiano; ora arriva a tre anche Kyle Weems, il numero trentaquattro vincitore dell'ultimo scudetto.

IL MITO DI ELVIS

di Ezio Liporesi - Cronache Bolognesi - 10/09/2021

 

Dopo una serie di grandi stranieri che hanno portato a Bologna scudetti e finali europee, nell'estate del 1981, con ancora fresca la beffa di Strasburgo e l'epilogo della finale scudetto con la Virtus tutta italiana sconfitta solo in gara tre, la società bianconera decide di ringiovanire e sceglie come coppia straniera un duo americano referenziato ma giovane, Fredrick e Rolle, rispettivamente di 22 e 23 anni, entrambe scelte dei Los Angeles Lakers, Zam al terzo giro con il numero 51, Elvis al secondo giro con il 42. Entrambi non giocarono mai in Nba, ma ebbero una bella carriera in Italia. Rolle aveva un compito arduo, veniva sotto canestro dopo personaggi esperti e validissimi come Driscoll, Cosic e Marquinho. Molti storsero il naso, ma per quattro stagioni, mai nessun americano ha disputato consecutivamente in Virtus un tale numero di annate, ha prodotto punti, raccolto rimbalzi e intimidito avversari. In particolare il suo nome rimane legato alla magica annata 1983/84 quando le V nere conquistarono lo scudetto della stella nella serie finale contro Milano, 2-1, fatto tutto di vittorie in trasferta, e la Coppa Italia battendo Caserta nella finale in Piazza Azzarita. Il suo massimo punteggio con la V sul petto furono i 32 punti segnati a Zagabria in Coppa delle Coppe il 15 dicembre 1981, mentre in campionato la sua migliore prestazione furono i 31 realizzati contro Venezia, nella stagione successiva, il 3 ottobre 1982. Nel 1985 si chiude l'esperienza bolognese di Rolle, ma continuerà a fare belle cose in Italia (soprattutto nella Pallacanestro Livorno), a parte una parentesi a Monaco. Nella Virtus ha disputato 183 gare ufficiali (trentacinquesimo nella storia Virtus, ma quarto degli stranieri e primo tra gli americani) segnando 2737 punti (quindicesimo assoluto) alla media di 14,96 a partita (trentasettesimo di tutti i tempi, ma il quinto tra tutti quelli che vantano almeno 180 presenze). Non solo punti e presenze per Rolle anche una straordinaria capacità di catturare rimbalzi che lo posiziona al sesto posto nel campionato italiano per rimbalzi difensivi e totali e al quinto per quelli offensivi; Elvis dimostrò anche una resistenza fisica notevolissima: segnatevi la data del 27 dicembre 1984, in Coppa Italia a Torino Rolle non c'è ed è l'unica gara che Elvis ha saltato in quattro stagioni sotto le Due Torri.

QUANDO ELVIS NE FECE 31

di Ezio Liporesi - 1000cuorirossoblu - 05/10/2021

 

Era il 3 ottobre 1982 e si giocava la seconda giornata. La Virtus presentava per il secondo anno la coppia americana Fredrick-Rolle e in panchina un altro USA, arrivato a sostituire il professor Nikolic: Joe Bisacca, che non durerà molto. A irrobustire un nucleo italiano già importante, Villalta, Bonamico, Generali, Fantin, era arrivato il tanto sospirato playmaker italiano per sostituire Caglieris, partito un anno prima; nell'ultima stagione la bacchetta del comando era stata affidata a Fredrick, ma Zam aveva più l'istinto realizzativo che non quello di dirigere la squadra. Ora con Brunamonti si stava per aprire un nuovo lungo ciclo. Nella gara d'esordio, le V nere erano passate nettamente a Gorizia, 71-87, con 28 punti di Fredrick, 20 di Villalta e 13 di Rolle. Nella prima gara casalinga c'era ora da affrontare Venezia e il punteggio fu molto simile, 90 a 71. Fredrick si confermò il solito realizzatore, mettendo a segno 25 punti, ma Elvis si superò, ribaltò le cifre e scrisse a referto 31, una quota che in maglia bianconera riuscì a superare solo una volta a Zagabria, in coppa, quando ne segnò 32, ma mai in campionato.