FRANCO TESORO

Franco Tesoro nel 1963/64 (foto tratta dall'Archivio SEF Virtus)

nato a: Bologna

il: 02/03/1945

altezza: 182 cm

ruolo:

numero di maglia: 13

Stagioni alla Virtus: 1962/63 - 1963/64 - 1964/65 - 1965/66

(in corsivo la stagione in cui ha disputato solo amichevoli)

 

FRANCO TESORO

di Ezio Liporesi per Virtuspedia

 

Nato il 2 marzo 1945 a Bologna, Franco Tesoro, figlio di Giuseppe Tesoro, uno dei poliziotti vittime della banda Casaroli, nelle giovanili aveva fatto intravedere ottime cose, in una gara di un torneo juniores arrivò a segnare 48 punti, poi non fu profeta in patria, in prima squadra giocò 49 gare in 3 stagioni, segnando in tutto 41 punti, la quarta stagione disputò solo amichevoli. Poi ebbe più fortuna a Forlì, dove rimase 10 anni, nel primo dei quali ottenne la promozione in serie A, sotto la guida di Renzo Ranuzzi, con il quale faceva il pendolare da Bologna, prima di stabilirsi nell'anno successivo nella città romagnola. Dopo avere smesso di giocare fece l'allenatore, con particolare successo a San Marino, portandolo dalla promozione alla Serie B.

Il referto della gara giovanile in cui Tesoro segnò 48 punti (foto tratta dall'Archivio SEF Virtus)

FRANCO TESORO

di Sergio Balistrieri - Periodico Virtus (Archivio S.E.F. Virtus) - 1963

 

Franco Tesoro, un giovane che rispetto ai comuni mortali può considerarsi dotato di una statura più che notevole (misura infatti un metro e ottantadue), in quello strano mondo popolato di "perticoni" smisurati che è il mondo della pallacanestro è invece catalogato tra i bassi; e della sua statura limitata si cruccia, come del suo limite più evidente e, ahimé, a diciotto anni compiuti, ormai ineliminabile. Tuttavia, se la statura elevata è un requisito della massima importanza per un cestista, si può essere ottimi giocatori di pallacanestro senza toccare i due metri, come ha dimostrato ai suoi tempi il "paperino" Ranuzzi, che giunse alla maglia azzurra pur distando dal canestro dieci centimetri più di Tesoro; per questo il nostro Tesoro non sta a disperarsi (anzi a guardarlo pare l'immagine della serenità), e ci dà dentro, cercando di sfruttare al massimo grado le sue doti, che non sono poche né di scarso pregio.

Nato a Bologna il 2 marzo 1945, Franco Tesoro ha praticato nell'adolescenza, una quantità di sport, dalla pallacanestro al salto in alto, dal nuoto al calcio, per dedicarsi infine, in esclusiva e con tutta la passione, alla sola pallacanestro. E mentre si faceva erudire intorno ai segreti del basket da Lamberti prima, e poi da Bertossi e Ferriani (al quale oggi è particolarmente grato), frequentava l'istituto tecnico, che in un secondo tempo abbandonò; si propose, tuttavia, di completare gli studi, per conseguire il diploma di ragioniere.

Dopo parecchi anni di "anticamera" nelle varie squadre minori della Virtus, Tesoro è stato quest'anno promosso in prima squadra, anche se per ora il saggio Alesini gli fa trascorrere molto tempo in panchina e pochi minuti in campo; in questi pochi minuti comunque, Tesoro non ha ancora provato emozioni di sorta, né ha incontrato difficoltà ad ambientarsi. "Solo", dice "un po' d'imbarazzo ad avere per compagni dei grandi campioni e soprattutto Lombardi, che è a mio avviso il migliore giocatore europeo".

"La Knorr - afferma Tesoro - può fare quest'anno grandi cose, può anche vincere il campionato, perché Alesini è riuscito ad amalgamare i giocatori, ha dato alla squadra un gioco; inoltre c'è molta collaborazione fra l'allenatore e i suoi giocatori, perché Alesini è stato ed è ancora nostro compagno in campo e fuori, ci conosce tutti benissimo e noi tutti siamo suoi amici". Franco Tesoro crede dunque nella sua squadra e considera intatte le sue possibilità, nonostante che la Knorr abbia già avuto modo di inciampare contro l'Ignis. "Il calendario - lamenta - non ci ha certo consentito un inizio tranquillo; ma miglioriamo costantemente".

In quanto al suo rendimento personale, Tesoro è naturalmente convinto di non avere ancora raggiunto l'apice, di potere ancora migliorare notevolmente e di averne tutto il tempo; sa che deve imparare a moderare la sua irruenza, la sua indomabile grinta, senza tuttavia svirilizzare o rallentare il suo gioco; spera in futuro di essere utilizzato più frequentemente e più stabilmente, anche se è consapevole che, in mezzo a tanti "nazionali", non sarà per nulla facile imporsi, e anche se si rende conto benissimo che, confrontato al gioco esperto di volponi con tanto di barba (il riferimento a Calebotta non è puramente casuale), il suo gioco pecca ancora d'ingenuità. Ma non si dà per questo tanto pensiero, sa che il tempo è galantuomo e che, sotto la guida di Alesini e mettendoci da parte sua tutto l'impegno, non potrà fare altro che perfezionarsi, e attende senza impazienza il suo "momento magico".