IMPUTATO CUMMINGS, SI DIFENDA: «LASCIATEMI GIOCARE COME DICO IO»
di Marco Martelli - La Repubblica - 25/02/2004
Da stella del Progresso che fu a giocatore entrato nel tunnel. Come giudica finora la sua stagione, Vonteego Cummings?
La squadra è andata ad alti e bassi: vinciamo una o due partite, poi ne perdiamo un'altra. Personalmente, stavo giocando bene all'inizio, poi ci sono stati dei cambiamenti: io pure mi sono infortunato, e ora, dopo essere tornato, per qualche motivo ho giocato male le ultime due. Ma non sono preoccupato: tornerò a giocare bene. E poi m'interessa solo se la Virtus vince o no.
Le si imputa il fatto di non essere playmaker. Ruolo che, nella NBA, è piuttosto differente.
In America, se giochi point guard, la squadra la controlli tu e nessun altro; il coach ti dà le dritte, ma alla fine conduci tu. Qui è diverso, tutto nelle mani dell'allenatore e dello staff: nella NBA no, perché se vuoi correre corri, se vuoi fare qualcosa la fai. C'è molta più libertà. E quando dico libertà intendo fiducia in te.
Pensa che manchi la fiducia dello staff?
Credo che non ci sia mai stata la fiducia che ho io in tutti i giocatori. Fin dall'inizio ci sono stati giocatori cui veniva chiesta una cosa, e loro la facevano. In generale, qui si è molto incatenati (fa il gesto delle manette, ndr). Mi spiego: se sono in una squadra, non ti volto le spalle solo perché giochi male due partite. Devo sempre averti vicino. Questa è la differenza con gli States. Io mi sento una point guard, ma voglio libertà. Non voglio qualcuno che mi dica continuamente nell'orecchio cosa devo fare: so come si gioca a pallacanestro.
È cambiato qualcosa con l'arrivo di Bucci per Ticchi?
Il record è simile: ne vinciamo due, poi ne perdiamo una. Ora dobbiamo lavorare e fare ciò che è giusto per la squadra, non per noi stessi: io gioco per il nome che ho davanti, non per quello che ho scritto dietro. Sarebbe facile fregarmene della squadra e fare 20 punti a sera, ma non è così che si gioca e non è quello che mi chiedono di fare. Ma io non cambio il mio gioco per nessuno: io vado in campo e gioco per la squadra, non gioco per Vonteego. Gioco per vincere il campionato, cosa che possiamo assolutamente fare.
Pensa che serva un'aggiunta?
Forse sì, forse no. Ogni giocatore è differente, ogni giocatore ha un carattere diverso: per essere onesto, prendere qualcuno adesso potrebbe solo far male alla squadra. Mancano tre partite, poi c'è l'orologio: lavoriamo sul materiale che c'è, facciamo gruppo, capiamo gli errori per non ripeterli. Forse ci serve qualcuno, ma aggiungere non significa trovare la chimica.
Domenica, quando ha giocato un brutto primo quarto, il pubblico l'ha fischiata.
Non direi che ho giocato male: ho perso una palla, il coach mi ha levato e il pubblico mi ha fischiato. Non mi preoccupa. I tifosi pagano e hanno il diritto di criticare: non è la prima volta. Lo è per me, e magari non sarà l'ultima. Ma non posso dire che non mi piacciono i tifosi solo perché m'hanno fischiato. Mi inciteranno la prossima volta.