STAGIONE 1973/74

 

Albonico, Antonelli, Bertolotti, Fultz, Serafini, Bonamico, Benelli, Natali, Ranuzzi, Gergati

Sinudyne  Bologna

Serie A: 5a classificata su 14 squadre (15-26)

Coppa Italia: VINCENTE (8-9)

 

FORMAZIONE
Luigi Serafini (cap.)
Renato Albonico
Massimo Antonelli
Loris Benelli
Gianni Bertolotti
Marco Bonamico
John Fultz
Pierangelo Gergati
Franco Natali
Stefano Ranuzzi
Piero Valenti
Ris.: Luca Malaguti, Marco Pedrotti
Solo amichevoli: Stefano CesiniDennis Grey, Arturo Guerrero, Bruno Iannone, John McMillen, Steve MitchellMassimo Sacco, Antonio Santoro
 
Allenatore: Dan Peterson, vice John McMillen

 

Partite della stagione

Statistiche individuali della stagione

Giovanili

IL FILM DELLA STAGIONE

di Ezio Liporesi per Virtuspedia

 

L’arrivo come allenatore di Dan Peterson, proveniente da un’esperienza come coach della nazionale del Cile è la grande novità della stagione 1973-74. Confermati Serafini, Bertolotti, Albonico, Gergati, Benelli, S. Ranuzzi e Fultz, inseriti direttamente provenienti dalla squadra cadetti dell'anno prima Bonamico e P. Valenti, dalle giovanili arriva anche Antonelli, rientrato alla base dopo essere stato due anni in prestito a Pescara e Vigevano. Non c'è più Ferracini e la sua vicenda è stato il giallo dell'estate. La Virtus pretendeva di farlo giocare nelle sue file, in quanto proprietaria del cartellino, facendo quindi riferimento al diritto privato della giustizia sportiva; Milano con la certezza di averlo nel suo schieramento, vantando una scrittura privata e quindi rivolgendosi al diritto pubblico della giustizia ordinaria. Il caso occuperà le pagine dei giornali fino alla immediata vigilia del campionato. Il 24 ottobre il tribunale è chiamato a una decisione importante, anche se non decisiva, perché l'ultima parola spetta alla federazione; risulta chiaro però che il verdetto che uscirà dalle aule di giustizia in questa data influenzerà anche la giustizia sportiva. All'immediata vigilia dell'udienza, le due società si accordano e Tojo passa all'Innocenti per 80 milioni e una promessa di giocatori che dovrebbero passare dall'Olimpia alla Virtus nella stagione successiva (giocatori che poi non arriveranno). Il caso sembra chiuso, anche se bisogna affrontare il reclamo di Ignis e Forst che non gradiscono il rafforzamento della rivale a mercato ormai chiuso.

Nel frattempo la Virtus aveva anche pensato di avvicendare Fultz, cercando un americano sotto canestro; era stato chiamato in prova Steve Mitchell, 22enne proveniente da Kansas State University, con un record nella stagione precedente di 23 vinte e 5 perse, ma non aveva convinto appieno e i vantaggi che si potevano ricavarne in solidità sotto canestro non fugavano il timore di privarsi, lasciando partire John, di un notevole potenziale offensivo. Nel precampionato, dopo un secondo posto nel trofeo Trilly di Rimini, la vittoria nel trofeo Battilani. Nella prima gara derby vinto largamente, con Peterson che dimostra già una sapiente rotazione degli uomini. Nella seconda gara entusiasmante vittoria contro la Snaidero. Nella terza e decisiva partita contro la Reyer, inizio balbettante, 11-14 al 6', poi la Virtus si riprende e al riposo conduce di 7; nella ripresa si scatena Fultz, continua ad offrire un rendimento costante Serafini, 25 dei 29 punti del secondo tempo sono loro, gli altri 4 di Antonelli, così la Norda vola a più tredici. Buona la prova di Benelli contro Hawes, ma chiaramente l'assenza di Ferracini si sente. Alla fine 72-69 per Bologna e primo posto nel torneo, con Peterson che ha avuto modo di far giocare molto anche i suoi giovani.

All'esordio in campionato la Virtus deve affrontare la Mobilquattro sul campo neutro di Torino, per la squalifica del campo di Milano. Bolognesi senza Gergati. Parte bene la Sinudyne, 2-6, ma al 9' milanesi avanti 16-10, quando entra Benelli per Serafini già gravato di due falli. Subito Loris prende un fallo tecnico, ma la Virtus, spinta da Fultz e Bertolotti, con uno 0-10 passa a condurre 16-20, poi però Mobillquattro di nuovo al comando all'intervallo 28-26, con gli emiliani limitati da un desolante 12 su 38 al tiro. Nella ripresa Serafini pareggia a quota 36, Bertolotti e Antonelli con quattro canestri consecutivi fanno volare i bianconeri 47-55 al 33', ma Peterson deve ordinare la difesa a zona, visti i 4 falli di Serafini, Fultz, Albonico e Bertolotti e, quando quest'ultimo, protagonista di un pregevole 80% al tiro da fuori, commette il quinto al 37' sul 57-63, le Vu nere si fanno rimontare da 2 canestri del Gergati meneghino, due di Giroldi e uno di Rodà. Alla seconda giornata arriva a Bologna la Forst. Inizialmente lombardi in controllo del match, anche perchè Serafini e Fultz non disputano un buon primo tempo, Bertolotti, 5 su 7 nel primo tempo e 3 su 3 nel secondo per un globale 80%, è preciso in attacco ma debole in difesa e non basta la grande prestazione di Albonico, che surclassa Marzorati, per tenere a galla Bologna. Sul 35-44 esce dopo aver commesso il suo quarto fallo Lienhard, su cui Benelli aveva svolto un lavoro più efficace di Serafini, ed entra Beretta; la Sinudyne ne trae beneficio e chiude il tempo sotto 41-46. Nella ripresa Serafini si fa valere sotto canestro e la squadra di Peterson passa a condurre 51-50 al 3', anche Fultz si riabilita e segna 5 canestri consecutivi, Antonelli si barcamena contro il preciso Recalcati che continua a segnare e la partita resta in equilibrio. Al 29' rientra Lienhard, perchè stavolta è Beretta ad avere 4 falli, ma anche nelle file locali Serafini e Fultz vantano già le 4 penalità; Virtus comunque sempre aggrappata al vantaggio, 75-71, poi 80-79 al 37', ancora 82-81, ma a un minuto dalla fine parità a 85. Segna Lienhard, sbaglia Antonelli da sotto e vince Cantù.

Terza giornata a Varese, dopo 1'30" 7-0, quando Serafini sblocca il tabellone Virtus. al 5' 19-12, al 9' Benelli entra per Bertolotti, a metà tempo Ignis sempre più lontana, 35-21, ma i bolognesi hanno una raezione e chiudono il tempo a meno 10, 55-45. A fare la differenza Morse, 26 punti con 13 su 15, mentre a rimbalzo equilibrio tra le due squadre, 9 a testa. Benelli, Fultz e Serafini segnano a inizio secondo tempo tre canestri e con un parziale di 2-6 si avvicinano sul 51-57; al 6'40" quarto fallo di Fultz, imitato un minuto dopo da Serafini e la Sinudyne crolla, dal 69-59 di metà ripresa, si passa al 73-59 di un minuto dopo e all'85-61 del 36'. In settimana si va a Livorno per gli ottavi di Coppa Italia. Peterson, come già aveva fatto nel Battilani, si affida molto alle seconde linee, Natali, Ranuzzi, Benelli e Bonamico. Fultz resta in panchina per tutto il primo tempo e nella ripresa viene impiegato da post, nel ruolo di distributore. Sempre in campo i soli Bertolotti e Serafini. Netta vittoria, 58-72 e passaggio del turno. Finalmente una vittoria alla vigilia di un doppio impegno casalingo. La prima squadra da affrontare è la Maxmobili e qualcuno fa girare voci di un esonero dell'allenatore bianconero in caso di sconfitta; c'è Bertolotti, dato per assente, dopo il ricovero in ospedale del sabato, ma in quintetto entra Benelli. Gara già decisa dopo un gran primo tempo di Serafini, 7 su 8, e Fultz, 8 su 13. I due segnano 34 dei 47 punti bolognesi, contro i 31 dell'intera squadra pesarese. Si inzia con la Maxmobili a zona 2-3, mentre la Virtus difenderà sempre a uomo. Dopo il 19-16 dell'8', al 14'40" siamo già 35-25 e 47-31 alla pausa. Ancora più veloce progressione nella ripresa, 61-37 al 25'13", 67-37 poco dopo, poi la Virtus alza il piede dall'acceleratore e al 37 il punteggio è di 80-55. La gara si chiude sull'84-63 con in campo per la Sinudyne nel finale Gergati, Bonamico, Natali, Ranuzzi e Antonelli. Porelli afferma che Peterson non ha mai rischiato la panchina. Seconda consecutiva gara interna contro la Brina di Lombardi. Inizio con difese individuali; 9-7 al 5', poi Lombardi passa a zona 3-2, mentre la Virtus rimarrà a uomo tutto l'incontro; dopo un paio di minuti di efficacia di questo nuovo assetto reatino, Bertolotti e Fultz fanno saltare la difesa avversaria, 13-7 al 7', 29-19 al 15' e 47-23 a fine tempo. Senza storia la ripresa, sul 72-43 escono Gergati, Antonelli e Serafini, al cui posto subentrano Ranuzzi, Natali e Bonamico; quando Gergati rientra per rilevare Ranuzzi il punteggio è 80-52, quindi i ragazzi hanno tenuto bene il campo. Bene Fultz, non precisissimo al tiro, 10 su 21, ma 10 rimbalzi e una buona gara difensiva su Laurinski limitato a 6 su 21, anche se con 20 rimbalzi.

A Udine inizialmente Serafini soffre Sanders, al 5' è 20-16. poi al 9' Gigi deve uscire per un problema alla caviglia sinistra e Fultz prova a rimediare all'assenza del compagno, ma la Snaidero si mantiene sui sei punti di vantaggio, poi nel finale di tempo un'ottima Sinudyne si porta sul 36-43. Nella ripresa udinesi trafitti da Albonico e Fultz, bene nel secondo tempo anche Benelli. I migliori Fultz, 31 punti, Albonico e Serafini. Sosta di campionato e Torneo a Imola con Alco, Saclà e Forst. Nella prima serata sconfitta a sorpresa contro la Fortitudo, ma soprattutto infortunio a Bertolotti, con relativa ingessatura della caviglia, fuori per 10 giorni. Nella vittoriosa finale per il terzo posto, 39-38 all'intervallo, poi nella ripresa le cose si semplificano per una tranquilla vittoria 80-72, che fa però registrare una nuova tegola, l'infortunio di Gergati. Si affronta l'Innocenti con Bertolotti e Gergati reduci dagli infortuni. Dal 3-4 si passa al 3-10, poi Milano controlla l'incontro, 34-44 all'intervallo. Nella ripresa sussulto bolognese fino al 52-54, poi bianconeri ancora vicini ai rivali sul 56-60, ma un parziale di 0-10 pone termine alla resistenza delle Vu nere, sul 56-70 non c'è più storia e l'incontro termina 74-82. Migliore della Sinudyne Fultz con 28 punti. Determinante la diversa precisione al tiro, 58% per l'Olimpia, solo il 38% per la Virtus. Riscatto a Siena, Fultz, Gergati, Albonico e Bertolotti, che nel finale perde un dente, in seguito a un colpo subito, trascinano la Virtus al successo. Già più nove all'intervallo, poi, quando il Sapori rientra a meno tre sul 53-56, nuova accelerazione dei bolognesi che chiudono 61-71. Contro il Saclà, le squadre difendono sempre a uomo e la Virtus in attacco cerca tiri sicuri, che la portano a una percentuale del 58%, anche se nel primo tempo effettua solo 24 tiri, poco più di uno al minuto. In questa prima frazione singolare distribuzione dei palloni indirizzati a canestro: i bolognesi cercano poco i tiri ravvicinati, solo Serafini ha un 3 su 4 da sotto, tutti gli altri tentativi di Albonico, Gergati, Antonelli, Benelli, Fultz e Bertolotti, sonoo effettuati da fuori, dove invece Serafini non si avventura. I migliori dei bianconeri sono Fultz e Albonico, bene Caglieris tra gli ospiti. Primo tempo chiuso sul 32-26, nella ripresa i piemontesi sono ancora più vicini sul 55-51, ma la Sinudyne opera l'allungo decisivo portandosi sul 68-54; escono Fultz e Serafini gravati di 4 falli e il quintetto formato da Albonico, Antonelli, Natali, Bertolotti e Benelli controlla la gara fino al punteggio finale di 74-66.

Derby in casa Fortitudo, con l'Alco che parte meglio mantenendo tre punti di vantaggio per qualche minuto, ma al 7' Virtus già lontana, 11-20; dopo un breve riavvicinamento, 12-16 al 10', il vantaggio delle Vu nere sale, 19-26 al 15', 19-30, poco dopo e 27-40 alla pausa. Nuovamente nella ripresa parte meglio la Fortitudo, ma al 25' Sinudyne dominante, 37-54 e 47-66 al 33'30". Rilassamento dei bianconeri e cugini a meno 11 al 36', 57-68, ma la Virtus controlla agevolmente e chiude vittoriosa 65-73. Nella Virtus da segnalare il ritmo dato da Gergati, i 25 punti e 14 rimbalzi di Fultz e un Bertolotti sempre efficiente in attacco, ma più sicuro in difesa. A Napoli la Virtus sembra potere prevalere, al 14' è 16-24, con Fultz, Serafini e Bertolotti che dominano i rimbalzi e Albonico e Gergati che intercettano palloni. All'intervallo è ancora più 6 Bologna, ma nella seconda frazione i due piccoli bolognesi non tengono gli scatenati D'Aquila e Fucile, mentre Fultz è talmente controllato da Cohen e dai fratelli Errico da esibire un 4 su 14 al tiro, 3 su 13 da fuori e 1 su 1 da sotto, ma soprattutto si innervosisce e gli viene sanzionato anche un fallo tecnico. Virtus sempre a uomo, mentre la Fag difende con una zona mista, che mette in crisi i bolognesi, tanto che anche Serafini ha un 6 su 21 al tiro. Così Napoli rimonta e vince in volata 61-60, prima vittoria casalinga dei partenopei. Sconfitta in trasferta contro Cantù nella seconda gara del girone C di Coppa Italia, nella prima la Virtus aveva vinto a Roma 55-74 ipotecando i due punti previsti dalla formula per chi si aggiudica il doppio confronto. Il 95-92 subito in Lombardia, nella stessa ottica risulta ampiamente recuperabile. Si torna al campionato, dove è prevista la sfida con il Brill, che  vive del duello tra Sutter, 35 punti dei 75 della sua squadra e 21 rimbalzi sui 40 totali, e Fultz, 33 punti; Kociss non riesce a superare il rivale, anche perchè Peterson lo toglie a due minuti dalla fine e inserisce Bonamico. Entrano in campo anche gli altri ragazzi e la Sinudyne non riesce a toccare quota 100, ma poco importa, la vittoria è netta, 96-75, grazie non solo all'americano, ma anche ad un sontuoso Bertolotti, 23 punti, con 10 su 14, e 19 rimbalzi. Nulla può fare la squadra sarda, priva anche di Ferello e Pedrazzini. Sul neutro di Vicenza c'è da affrontare Venezia, guidata da uno strepitoso Hawes, 42 punti. Cercano di opporsi un buon Albonico e un discreto Fultz, autore però di 3 errori decisivi quando la Virtus risale a meno uno. La Virtus comincia bene e prende 4 punti di vantaggio, ma al 5' è 10-10, poi più 8 Venezia, ma due canestri solo rete di Albonico riportano vicino i bianconeri. A metà tempo esce Gergati per Antonelli, punteggio 23-20, e poco dopo Bertolotti, già al quarto fallo per Benelli; di nuovo padroni di casa sopra di 8, ma Albonico fa nuovamente due prodezze, fa saltare Hawes prende fallo e realizza i liberi, poi ruba palla e segna, portando i suoi a meno 4, sul 47-43 all'intervallo. Nel secondo tempo subito quinto fallo di Bertolotti e Canon a più nove, Serafini riporta Bologna a meno 1, di nuovo più dodici Venezia, la Sinudyne rimonta ancora, ma perde 93-89. Ottima la difesa aggressiva predisposta da Peterson, rimane il rammarico per la prematura uscita di Bertolotti.

Contro la Mobilquattro agevole vittoria, 89-69, dopo un primo tempo sofferto: primo vantaggio all'8' sul 18-16 e soli 3 punti di vantaggio all'intervallo, 43-40, poi al 28' la Virtus è già scappata 66-48. Addirittura nei 4 minuti finali senza Fultz, uscito per 5 falli, incrementa il vantaggio fino all'89-69 definitivo. Curioso che Peterson non riesca ad inserire Bonamico, Ranuzzi e Natali perchè il gioco non si arresta più. Interessante il duello Jura - Serafini, con Gigi che regge il confronto, 60% al tiro e 20 rimbalzi dell'americano, contro il 57% e 17 rimbalzi del pivot bianconero. Nuovamente una trasferta in campo neutro, questa volta a Brescia contro Cantù. Virtus avanti fino al 13', quando la Forst sorpassa a quota 31, poi i lombardi incrementano il vantaggio fino a 7 punti, ma nel finale di tempo Bertolotti ricuce lo strappo e alla pausa il punteggio è di 41-40. Nella ripresa nuovamente brianzoli avanti di 8 punti, i bolognesi rimontano, ma Fultz sbaglia per 4 volte e allora la Sinudyne esce sconfitta 80-74. Netta vittoria in Coppa Italia nella terza e ultima gara di andata del girone contro la Maxmobili, con un grande Bertolotti, 25 punti, che rende vana la difesa a zona avversaria e ipoteca la vittoria nel doppio confronto. Gara già decisa nel primo tempo, chiuso sul 54-27,con la Virtus che doppia i pesaresi, punteggio finale 97-71. Arriva l'Ignis a Bologna, l'anno prima lo spauracchio fu Morse, 45 punti, e l'allenatore Messina fu criticato per aver scelto per la sua marcatura Martini, quest'anno tocca a Fultz, ma le cose non migliorano, l'americano di Varese segna 43 punti. Dopo un buon avvio dei lombardi la Virtus si avvicina, 8-9, al 3'30", costringendo l'allenatore avversario al time out, dopodichè i bianconeri cedono, meno 10 all'8'. Quando al 14'41" esce Serafini per una distorsione al polso sinistro, conseguente a un suo fallo commesso, le Vu nere sono sotto di sei punti, ma all'intervallo il distacco è di nuovo cresciuto, 30-41. Da segnalare un fallo di Morse su Fultz, attribuito a Zanatta, nonostante il varesino si accusasse platealmente dell'infrazione. Nel secondo tempo subito fallo di Fultz su Morse, quarta penalità; a questo punto Peterson manda Bertolotti sulle tracce del fromboliere avversario. Al 24'32", sul 39-52 quinto fallo di Fultz, peraltro inventato come già un fallo in attacco a Benelli nel primo tempo. Entra Antonelli al posto di John e la gara sembra chiusa, invece in 4 minuti la Virtus piazza un parziale di 14-2 e si trova sul 53-55, a cui arriva con un gancio di Serafini, che ripete esattamente l'azione precedente, nella quale si era però visto annullare il canestro. Purtroppo Morse riprende il tiro al bersaglio portando i suoi sul 53-59, che poi diventa 53-63, completando un parziale di 0-8. Al 35', sul 57-67, esce anche Bertolotti per falli e la Virtus non ha più le forze per reagire. Finisce 64-78, con l'arbitro Burcovich aggredito da un esagitato, di cui poi verrà diffuso il nome, il quale viene a sua volta inseguito e colpito dal direttore di gara; l'episodio comporta la conseguente squalifica del campo e 80.000 euro di multa. Trasferta a Pesaro subito complicata, i marchigiani con zona e contropiede, mettono in difficoltà i bolognesi sotto subito di 5 punti e di 7 all'intervallo sul 52-45. Nel primo tempo sono Antonelli e Bertolotti a reggere l'urto avversario. Nella ripresa la Sinudyne sorpassa sul 57-58, il pesarese Fattori commette il quinto fallo e la partita continua sul filo dell'equilibrio, parità a quota 61, 63 e 65, quando esce tra i padroni di casa anche un ottimo Pleick. A questo punto viene fuori Fultz, inesistente nel primo tempo, che ha così modo di arrivare a un buon 8 su 12 e 9 rimbalzi. Il vero protagonista della gara è, però Serafini, 2 su 2 da sotto, 9 su 14 da fuori, 16 rimbalzi, ma soprattutto due uncini nel momento topico dell'incontro.

Si va a Roma per incontrare la Brina Rieti, che disputa una gara di valore superiore alla sua classifica, sorretta da un quintetto che gioca tutti i 40 minuti. Virtus costantemente ad inseguire, 10-6 al 5', 22-12 al 10', sotto di 5 al 15', 40-32 alla pausa. Nel secondo tempo, dopo una sospensione per la sostituzione di un canestro, la gara riprende secondo lo stesso copione, 50-44 al 25', 64-52 a metà ripresa, dopo che si era registrato il massimo vantaggio Rieti sul 62-48, 72-64 al 35' e solo nel finale la Sinudyne si avvicina, 81-76 al termine. Tre anni prima una Virtus sull'orlo del baratro, riprese fiato vincendo a Udine, ora la Snaidero in lotta per non retorcedere fa visita ai bianconeri sul neutro di Reggio Emilia, dove  la Virtus è obbligata a emigrare. Si tratta di un vero e proprio esodo, da Bologna partono tanti tifosi, palasport stipato fino a ridosso del campo. Peterson annuncia la difesa a zona, ma poi opta per la solita uomo, mentre i friulani si schierano a zona 2-3. Subito Snaidero avanti, ma la Virtus regge grazie a un grande Serafini e a Fultz, che sbaglia tanto, ma tanto anche segna. Al 4' 6-10, al 7' 10-14, Albonico pareggia al 9', 18-18. Gigi e John rispondono colpo su colpo a Sanders e Malagoli, al 14'50" terzo fallo di Serafini, che esce lasciando il posto a Benelli, ma i bianconeri non sembrano risentirne e chiudono il tempo avanti 35-34. A inizio ripresa 3 canestri di Sanders e uno di Malagoli, a cui rispondono Serafini, Gergati e Fultz. Quando, però, a 1'30" dalla sirena Sanders segna il canestro del 69-72 sembra notte fonda per Bologna, ma Fultz con un canestro e Serafini con un libero portano il punteggio sul 72-72, poi Giomo sbaglia costringendo le squadre al supplementare. Segna Serafini, poi pareggia Melilla con due liberi, più 2 Virtus con Fultz, Melilla mette un solo libero, ma poi Malagoli sorpassa. Arriva per prima a 81 la Snaidero con Melilla, poi pareggia Fultz, altro supplementare. A 1'36" dalla fine 86-86, segna Serafini, pareggia Malagoli, avanti Udine con 2 liberi di Melilla, nuova parità con Fultz, 90-90. Negli ultimi secondi tiene palla Bologna e allo scadere Melilla frana su Benelli, non c'è più tempo, ma ci sono due liberi per Loris che fa centro, mentre alcuni giocatori friulani dopo vibrate proteste si dirigono già negli spogliatoi, e regala il successo alla Virtus, 92-90. A Milano contro l'Innocenti arbitra Burcovich, già protagonista dello spiacevole episodio di Bologna e di cui si ricorda l'arbitraggio negativo dell'anno precedente, quando la Virtus perse con i milanesi al supplementare; desterà molte polemiche anche nel finale punto a punto di questa gara. Gran primo tempo della Sinudyne, chiuso 33-40, con un canestro di Fultz, sul quale i milanesi chiedono il fallo di sfondamento dell'americano. Nella ripresa reazione dell'Olimpia, che pareggia 48-48: poi Brosterhous da una parte e Serafini e Fultz dall'altra mantengono l'equilibrio, al 30' è ancora 56-56, poi un minuto dopo la Virtus ha allungato e guida di 4 lunghezze, che conserva anche un minuto dopo sul 58-62. Al 37' ancora Vu nere avanti 71-72, ma Benatti e un libero di Bariviera portano Milano a 74, libero di Fultz a segno 74-73, sorpassa Serafini, 74-75, segna Benatti, ancora Gigi con 2 liberi 76-77, ma Bianchi a 8 secondi dal termine segna i due liberi della vittoria milanese. Una grande Virtus esce sconfitta, ma dopo aver disputato una bella partita, nonostante l'assenza di Bertolotti, appiedato dal giudice sportivo e la presenza di Albonico in panchina, ma impossibilitato a giocare per un infortunio patito in settimana.

Sfida in Coppa Italia contro Cantù, con la Virtus che per aggiudicarsi i due punti deve rimontare il meno tre dell'andata; nel corso della gara va anche a più 12, poi chiude con un vantaggio di 8 punti, trascinata dai soliti Bertolotti, Serafini e Fultz, a cui si aggiunge nell'occasione Antonelli. Importante la mossa di Peterson che mette Bertolotti a marcare Marzorati, limitando un po' con la statura di Gianni le capacità realizzative e di costruzione di gioco del playmaker avversario. Con questo risultato la Sinudyne si aggiudica i due punti in palio con i lombardi e praticamente vince il girone, anche se deve ancora disputare la gara con Pesaro, già ampiamente battuta all'andata. Sfida interna contro Siena, la Virtus a uomo, Serafini su Bovone, Fultz su Johnson, Benelli su Giustarini, Antonelli su Franceschini, Gergati su Cosmelli; sarà poi Benelli a occuparsi di Johnson perchè Fultz non ce la fa, mentre Loris riesce meglio a limitare l'americano. Al 14' terzo fallo di Serafini che esce e Peterson passa a zona. Dal 24-25, si passa al 24-32, poi reazione bianconera e Antonelli pareggia 32-32 a un minuto dall'intervallo, al quale poi si va sul 35-36. Un problema per i bianconeri la marcatura di Johnson, che segna 14 punti e smista palloni ai compagni liberi sui raddoppi di marcatura. A inizio ripresa rientra Serafini, Gergati sbaglia un facile contropiede e il punteggio resta in altalena, al 23' 41-44, quando Benelli rileva un Bertolotti nullo in difesa. Al 27' quarto fallo di Bovone, poi è Serafini a commettere il quarto su Johnson. Sul 49-50 Benelli e Albonico rilevano Serafini e Fultz; quando le squadre sono sul 51-54 rientra Fultz che segna subito il punto numero 53 e Bertolotti sorpassa 54-55. Al 32' otto giocatori hanno 4 falli, Fultz, Bertolotti e Serafini per la Sinudyne, Giustarini, Johnson, Bovone, Granucci e Franceschini per la Sapori. Sei di questi usciranno per 5 falli, il primo è Serafini sul 57-57, seguito da Franceschini sul 59-60, e sul 69-72 da Johnson, che commette fallo su Antonelli pescato sotto canestro da Fultz. Punteggio di 72-73 quando esce Bertolotti, annullato poi un canestro a Fultz e allora ci pensa Benelli a recuperare il pallone sull'attacco della Mens Sana, servire lo stesso fultz, che a 15" dalla fine segna il canestro decisivo in avvitamento.

A Torino contro il Saclà il primo tempo è tutto di marca locale e finisce 49-35. Nella ripresa Fultz, Bertolotti e Serafini, con l'aiuto di Benelli ed Antonelli, cominciano la rimonta, 51-44 al 23', 69-64 al 32', poi Bertolotti, al suo quarto fallo, viene sostituito da Albonico; sul 75-71 annullato inspiegabilmente un canestro alla Sinudyne, ma comunque Benelli a 2'30" dalla fine porta i suoi a meno uno, sul 77-76, due tiri liberi di Frediani e due di Benelli, lasciano le distanze invariate, poi Caglieris inventa due canestri e, nonostante Benelli, superlativo in questo finale, riavvicini per due volte i suoi, a 15" dalla sirena Asti conserva un punto di vantaggio e, rinunciando in due occasioni ai tiri liberi, vince 85-84. A causa dell'infortunio di Bertolotti, Peterson affronta il derby schierando in campo solo sei uomini, sempre con la difesa a uomo, mentre Bucci mette sul parquet otto giocatori, alternando zona e uomo. Magnifico primo tempo della Virtus, chiuso avanti di 14 punti, con 16 su 28 al tiro pari ad oltre il 57%, trascinata da Serafini che, oltre a marcare McGregor, mette a segno anche un 5 su 5, che diventerà alla fine un 10 su 16, e da Fultz con 6 su 11 (11 su 19 alla fine). A parte McGregor, deficitari i cugini nella prima frazione, Fabris 0 su 6, Arrigoni 0 su 4, Viola 2 su 6 e Biondi 0 su 3. A inizio ripresa Alco a meno 6, ma al 26' di nuovo più 14 sul 46-32 e al 32'37" ancora dieci punti di vantaggio. Dopo due minuti e mezzo la Fortitudo si fa minacciosa, 56-50 e al 16'30" è sul 58-54, passano ancora 90 secondi e siamo 60-56, Benelli commette errore da sotto e comincia la volata con la squadra di Bucci priva di McGregor, Fabris e Arrigoni fuori per falli; sbaglia Fultz, lo imita dall'altra parte Orlandi, poi nuovo errore stavolta di Serafini e allora l'Alco accorcia ulteriormente con Stefanini, 60-58 a un minuto e mezzo dalla fine. Segna Fultz, poi Orlandi per il 62-60, ma commettendo fallo, Antonelli sbaglia entrambi i liberi, Bergonzoni fallisce il canestro del pareggio, nuovo errore bianconero, Orlandi parte in contropiede ma inciampa e cade. A questo punto la Virtus tiene palla, rinuncia tre volte ai liberi e vince 62-60, riuscendo a non pagare dazio per gli otto tiri liberi sbagliati da Gergati, Antonelli, Serafini e Benelli nel pieno della rimonta avversaria. La Virtus raggiunge a quota 8 la Fortitudo nel computo dei derby vinti in serie A e disputa la quarta gara consecutiva con scarti mai superiori ai due punti, le sconfitte esterne di un solo punto a Milano, sponda Innocenti, e a Torino, e le vittorie casalinghe con Siena e Fortitudo, entrambe per un solo canestro. Una formalità l'81-97 di Coppa Italia a Pesaro dopo il più 26 dell'andata. Anche questa gara contro la Maxmobili, priva di Gurini, già chiusa dopo il 38-53 del primo tempo. Prima nel girone di coppa, la Sinudyne disputerà la final four di Vicenza. Stesso copione contro Napoli, partita già decisa dopo il 43-26 del primo tempo. Ottimi Benelli, 6 su 9 e Gergati, 5 su 6 e 4 recuperi in un tempo. Al tiro dal campo meglio i partenopei, 34 su 66 e solo 35 su 80 per i bolognesi, ma la Virtus ha sfruttato il 22 su 28 ai liberi contro il 3 su 8 degli avversari. Troppo la Sinudyne ha concesso a Andrews, autore di 36 punti e di 20 dei 26 della squadra nella prima frazione.

Virtus a Cagliari, dove quest'anno è caduta l'Innocenti e l'anno prima l'Ignis. Brill a zona e Virtus a uomo, inizio equilibrato, 4-4 al 2' e 12-12 al 5', poi scappa Bologna, 12-22 al 9', ma la zona press sarda produce un parziale di 10-0, dal 20-29 del 12' al 30-29 di un minuto dopo, poi la gara resta in bilico, 43-44 alla pausa e ancora 52-52 al 33', A questo punto, grazie soprattutto a Bertolotti, parziale di 0-10 stavolta a parti invertite e 52-62 per la Sinudyne, che aumenta il suo vantaggio fino al 79-99 finale. Fultz, 36 punti, Serafini, 28 e Bertolotti, 18 con 9 su 12 al tiro, i migliori bianconeri. Ultima fatica di campionato contro Venezia. Inizia bene la Virtus, 10-6 al 5', ma è un fuoco di paglia, all'8' lagunari in parità a 16 e avanti di 9 al 15', 26-35. Riduce un po' lo svantaggio all'intervallo Bologna, 36-41, ma in questo primo tempo il solo Fultz regge le sorti della squadra di casa, segna 17 dei 36 punti delle Vu nere, ma soprattutto segna canestri impossibili, marcatissimo com'è da Bufalini. I suoi compagni non si prendono responsabilità, un solo tiro da fuori scoccato a testa da Albonico, Bertolotti e Serafini e da sotto uno da Benelli e due ciascuno da Serafini e Bertolotti. Deficitaria la squadra anche a rimbalzo, 14 presi contro i 27 dei veneziani che ne catturano 13 offensivi. Serafini più preoccupato di marcare Hawes che di acchiappare palloni e Bertolotti fallosissimo, 4 falli in 15' e soli 7 punti. Nel secondo tempo le cose vanno meglio, al 26' sorpasso, 50-49, poi il vantaggio oscilla tra i 3 e i 7 punti, usufruendo anche dell'uscita per 5 falli, a metà secondo tempo, di Bufalini, francobollatore di Fultz e anche di quella di Hawes. Alla fine cinque lunghezze di vantaggio per la Sinudyne, con Fultz che segna 38 degli 80 punti bianconeri. Curiosa la staistica dell'identica percenttuale al tiro, 36 su 70, per le due squadre; a decidere quindi sono i liberi, 8 su 12 Bologna, 3 su 6 Venezia. Quarta vittoria consecutiva e  quinto posto finale che migliora il sesto dell’anno precedente.

I migliori bianconeri del campionato nelle cifre, Fultz, 43% da fuori e 16° nei rimbalzi, Serafini col 50% nel totale tiri, 17° nei rimbalzi e anche nella valutazione, 6° degli italiani. A Vicenza per la Coppa Italia, semifinale contro il Saclà. Buona partenza, 10-5 al 4', ma dopo 90" punteggio di 10-10. Piemontesi avanti 10-14, trascinati da Sacchetti, poi ancora 14-18 al 9'. Peterson, con una girandola di cambi, ottiene il meglio dai suoi giocatori e così la Sinudyne rimonta, sorpassa, si stacca e va al riposo sul 38-28. Asti prova a riagganciare i bolognesi, ma si avvicina solo, 56-53 al 32', 64-61 al 35', poi la Virtus controlla e si guadagna l'accesso alla finale dell'indomani, contro la Snaidero Udine, che di lì a due settimane ha in programma gli spareggi salvezza contro Napoli e Fortitudo. I friulani hanno sconfitto in semifinale, a sorpresa, di un punto i campioni d’Italia dell’Ignis Varese, che partivano favoriti anche se privi di Meneghin. Sanders imperversa nel primo tempo, ma Peterson ha organizzato raddoppi per limitare Malagoli e così il primo tempo viaggia sull'equilibrio e termina 40-40. Nella ripresa la Snaidero passa a zona, ma la Sinudyne funziona come un orologio, con un super Fultz e tutti i compagni a coadiuvarlo, Benelli un gradino sopra gli altri. Al 38', sul più 20 c'è spazio anche per Ranuzzi, Natali e Valenti, che si prende anche il lusso di segnare un bel canestro dall'angolo. Vince la Virtus 90-74, conquistando la sua prima Coppa Italia e l’accesso alla Coppa delle Coppe dell’anno successivo. Le Vu nere, dopo 18 anni dallo scudetto del 1956, tornano finalmente a primeggiare in una competizione, ma alzando la coppa nessuna immagina che, sempre contro la Snaidero, 23 mesi dopo il palasport si vestirà di tricolore per festeggiare il settimo scudetto.

Zuccheri, L. Malaguti, Cesini, Sacco, P. Valenti, Gergati, Peterson, Albonico, Fultz, Benelli, Pedrotti, J. McMillen

(con Bertolotti e Serafini impegnati con la nazionale, molti giovani in allenamento a inizio stagione)

Tratto da "Il Mito della V nera 2"

 

Il '74 è un anno decisivo per le sorti della Virtus.

La SEF diventa Ente Morale, il basket con Dan Peterson ricomincia a vincere. Leggerete a parte la sua ricostruzione, molto arguta, dell'impatto con Bologna, la Virtus e l'avvocato Porelli. Molti si sono chiesti e continuano a chiedersi come l'avvocato arrivò al "nano ghiacciato". Semplice, ce lo racconta l'interessato: "Cercavo un coach americano tramite l'avvocato Kaner di New York. Mi propose Peterson, che stava allenando la Nazionale del Cile. Accettai, correndo un rischio. E trovai un grande!".

Peterson debutta, nella stagione '73-'74, vincendo subito qualcosa; è la Coppa Italia, ottenuta, con significativa coincidenza nella finale contro la Snaidero Udine, proprio il giorno in cui la SEF diventa Ente Morale: 12 maggio 1974, una data da segnare "albo lapillo". Il basket dei "grandi" (i più piccoli, come abbiamo visto, avevano già ricominciato a vincere) non otteneva una vittoria dal '56.

Questa Coppa Italia (risultato finale: Sinudyne 90 - Snaidero 74) giunge dopo i successi contro Cantù nei quarti e Asti in semifinale. Nelllo "starting five" Antonelli aveva rilevato Gergati, gli altri quattro sono i soliti Albonico, Bertolotti, Fultz e Serafini: poi Benelli, Valenti, Gergati, Ranuzzi, Natali.

Il campionato registra un confortante quinto posto.

Fultz e Peterson: due modi diversi di essere americani di successo (foto tratta da Giganti del Basket)

PETERSON IN ITALIA CON DUE NAZIONALI CILENI

Il nuovo allenatore della Norda a Bologna in settembre

di Luigi Coreschi - Stadio - 22/06/1973

 

Santiago del Cile, 21. Dan Peterson, l'allenatore statunitense della Nazionale cilena di basket, è molto soddisfatto del contratto firmato con la Virtus di Bologna.

"Quella gente - dice - non poteva trattarmi meglio. Ha compreso che ho degli obblighi con la Nazionale cilena e mi ha quindi permesso di continuare a dedicarmi ad essa sino al primo settembre, quando mi recherò in Italia".

Peterson era stato ingaggiato dai cileni per dirigere la Nazionale maschile di basket, che ha il suo massimo obiettivo nei Giochi Panamericani che si svolgeranno in Cile nel 1975. Sotto la sua direzione tecnica, la squadra ha fatto indubbiamente dei progressi, come lo dimostra la tournée effettuata negli Stati Uniti e la partecipazione al primo Festival mondiale del basket svoltosi recentemente in Perù. Ivi, i cileni, per esempio, sono riusciti a sconfiggere l'Uruguay, una squadra sulla quale da quindici anni non la spuntavano.

Prima di partire per l'Italia, Dan Peterson guiderà la Nazionale cilena in due importanti tornei continentali: il campionato sudamericano che si svolgerà a Bogotà (Colombia) a partire dal 26 luglio e il torneo afrolatinoamericano che si svolgerà in Messico nel mese di agosto. Forse, Peterson non andrà solo in Italia, dato che è sua intenzione di portarvi anche due cestisti cileni sui quali fa molto affidamento come elementi che andrebbero bene al basket italiano, approfittando del fatto che le squadre italiane possono ingaggiare un cestista straniero. Si tratta di Edgardo Arizmendi e Francisco Pardo, entrambi della nazionale cilena.

"Questi due giocatori - dice il futuro tecnico della Virtus - hanno eccellenti possibilità di aver successo in Italia".

Ad ogni modo, il tecnico statunitense ha aggiunto che quei cestisti non andranno alla Virtus. "La squadra bolognese - egli ha detto - ha già lo straniero e non vale la pena sostituirlo, perché si tratta di un giocatore molto bravo e di grande statura".

Tratto da "Virtus - Cinquant'anni di basket" di Tullio Lauro

 

La stagione che assegna lo scudetto 1973/74 si apre con alcune novità destinate a rendere la vita della Virtus SpA molto più stabile che negli anni appena trascorsi, sia dal punto di vista finanziario, che da quello tecnico. E anche da quello dei risultati che finalmente stanno per arrivare. La Virtus SpA si sposa dunque con la Sinudyne costruendo un sodalizio di durata record per il mondo del basket: dieci lunghi e felici anni. Ma a fare di questa stagione una stagione fortunata c'è un altro evento, un vero e proprio colpo di genio, o di fortuna, se volete, dell'avvocato Porelli. Dagli Stati Uniti via Cile, al posto di Rollie Massimino attuale coach della Villanova University, nome di una certa notorietà che rinuncia all'ultimo momento, arriva sotto le Due Torri il numero due della lista: Dan Peterson.

L'uomo di Chattanooga si dimostra subito un coach e un personaggio di grandi capacità e di grande carisma. La squadra sotto la sua guida cambia letteralmente volto, anche se mutilata all'ultimo istante di un giocatore come Ferracini, uno dei giocatori assieme ai Serafini, ai Bertolotti, agli Antonelli sui quali era stata pensata, prima dell'arrivo di Peterson, questa formazione. Già, la questione Ferracini, un episodio che non si può non ricordare. A Peterson la"querelle" non interessa e con lui la Virtus trova stabilità.

La Virtus risulterà 5° alla fine del campionato, che se non è eccezionale, è pur sempre l'inizio di un discorso tecnico rivolto al futuro, specie se il coach americano avrà davanti a sé il tempo di lavorare, visto il suo carattere e le sue abitudini americane. "Parla troppo, scrive troppo,s'agita troppo, è troppo franco e vivace per non creare qualche grana" dirà di lui Porelli. Il campionato è vinto ancora dall'Ignis di Varese allenata da Sandro Gamba, che aveva divorziato dal Simmenthal. Morse, Jura e Hawes sono sempre in testa alla classifica dei realizzatori.

 

SOLDI A PALATE PER IL VIVAIO

di Civ - Giganti del Basket - Agosto 1973

 

Domanda: come si fa a sapere cosa succede in casa Virtus? La domanda è pertinentissima, perché in materia di pubbliche relazioni la Virtus basket non è proprio una delizia. Porelli magari è un tipo che talvolta fa la faccia truce, ma poi Porelli - vivaddio - parla franco, parla schietto e soprattutto non raccontava favole. Ma Porelli è appena uscito da quel terrificante incidente e solo ora sta rimettendosi al lavoro. E dunque con chi si parla? Sembra che nessun altro sia abilitato a tener concione. E poi sai che gusto ad accostare gente reticente, sospettosa, poco disposta al dialogo. Morale: non ci sono pubbliche relazioni, non c'è un general manager, non c'è proprio da godere gran che. Aspetterò che Porelli torni a ruggire e nel frattempo cerco di riassestare il mosaico per raccontarvi qualcosa.

Capitolo abbinamento: è già in onda la combinazione Sinudyne. Si parla di centottanta milioni per tre anni. Buon colpo, buon colpo davvero. Il primo abbinamento nello sport la Sinudyne del cavalier Berti lo fece con il basket femminile, con la Libertas poi Lamborghini e 3BI. Stagione '63-94, lire quattrocentocinquantamila per un anno. Devo dedurne che in dieci anni la Sinudyne ha fatto grossi passi avanti...

Capitolo allenatore: è arrivato Mister Carneade, ovvero Daniel Peterson. Lungi da me l'intenzione di fare dell'ironia. A mio parere si poteva fare un pensiero su Beppe Lamberti, un tecnico che aveva solamente bisogno di sradicarsi dall'ambiente Alco. Ma sull'argomento-Lamberti in casa Virtus ho trovato un muro spesso. E allora va bene Peterson, anche perché un tecnico americano offre sempre buone garanzie di base e anche e soprattutto perché con questa Virtus un quarto posto lo si ottiene pure pilotando a mosca cieca (senza riferimento alcuno al passato recente...).

Capitolo squadra: il club ha (a metà luglio) un problemone: come spendere milioni a blocchi? Abbiamo il gettito degli abbinamento, abbiamo i grossi introiti degli abbonamenti, avremo cospicui incassi e ci sono pure le scorte derivanti dalle esposizioni di taluni grossi azionisti. E dunque abbiamo lire a palate. Ma come spendere quelle lire? I giocatori disponibili sul mercato sono pochi e non è detto che quei pochi possano interessare alla Sinudyne. Esempio: Fabris non interessava, mentre per Giomo che il lungo discorso Ferracini. Il quale discorso Ferracini è molto semplice: Rubini si appella a un accordo fra gentiluomini, ma Porelli fa valere la proprietà federale del cartellino Ferracini e si dichiara disposto a pagare congrua penale al Simmenthal. E quindi Ferracini resterà alla Sinudyne e Giomo non verrà a Bologna. Morale: a fine luglio avremo la stessa identica Sinudyne dell'anno passato, con magari un Martini in meno e (chissà?) un Antonelli in più. E i soldi a palate? Serviranno per l'attività giovanile, per il reperimento di giovani talenti anche per un'altra stagione. La programmazione della Sinudyne è questa; mantenere saldamente il quarto posto, ma raccorciare le distanze delle primissime. E una volta o l'altra fare un qualche gran colpo sul mercato o ancora far maturare presto qualche giovane virgulto. Tempo due o tre anni e la Sinudyne potrebbe recitare il ruolo di una Forst, ecco il segmento tracciato dai responsabili del club di Via Ercolani.

Capitolo società: Porelli che ruolo continueà a giocare? Mi si dice che Porelli sarà il legale rappresentante di uno dei maggiori azionisti del club. Ma il vero potere decisionale in quali mani sarà? E davvero in casa Virtus tutti i dirigenti tirano dalla stessa parte, insomma c'è proprio assonanza di orientamenti? Sono interrogativi che mi permetto di porre all'attenzione degli addetti ai lavori. Dopodiché forza Sinudyne, figuriamoci...

TORNEO DI ORVIETO IN PIAZZA DEL DUOMO

 

In piedi da Sinistra: Zuccheri, Fultz, J. McMillen, Benelli, Grey, Natali. Accosciati: Sacco, S. Ranuzzi, Santoro, Albonico, Cesini.

 

LA MENTALITA'-PETERSON, I CHIAROSCURI DI McGREGOR

di Gianfranco Civolani - Giganti del Basket - Marzo 1974

 

Premessa: scrivo queste osservazioni all'indomani della prima di ritorno, quando cioè la Sinudyne è quinta a quota 16 e l'Alco è decima con 10 punti.

 

IL "LITTLE BIG COACH" DELLA SINUDYNE

La precedenza a chi sta più in alto. E un tributo grosso così al piccolo grande coach che è approdato a Bologna. Parliamone, di questo autentico mago. Parliamo dunque di un uomo - Dan Peterson - che si propone di cambiare radicalmente mentalità a una squadra, di farla giocare a basket al di là d'ogni esplosione vitalistica. Dan Peterson approda a Bologna e subito predica un certo verbo: difesa, amici cari, superdifesa e grinta e mentalità vincente, soprattutto. E pazienza se non c'è più Ferracini. Oh, quanto mi sarebbe piaciuto avere Ferracini, uno di quei tipici giocatori che mi vanno tanto a genio. Ma pazienza, Ferracini non ce l'abbiamo e non sia mai che passiamo il nostro tempo a versar lacrime. E attenzione a chi mi segue: nel ritorno andremo ancor meglio perché le squadre del Dan marciano sempre più spedite, scommettiamo?

Predico il verbo, dicevo, e subito si butta a capofitto per tradurlo in concreto. Ha un solo lungo vero - Gigione Serafini - e allora fa un discorso molto semplice a John Mitraglia. Spara pure a raffica, se ti metti nelle condizioni giuste per fare canestro. Ma ricordati che io quest'anno ti faccio sempre marcare un lungo e ricordati che sarà sempre un lungo a marcarti e ricordati che mi devi prendere tanti rimbalzi e ricordati pure che devi passare la palla ai compagni, okay?

John Mitraglia vuole fortissimamente restare a Bologna e promette solo di obbedire a combattere. Il resto è cosa fatta: il Gianni (Bertolotti), il Renato (Albonico), il Piero (Gergati) e gli altri due - Antonelli e Benelli - pronti in qualunque momento al rimpiazzo. I giovanissimi? I giovanissimi sappiano aspettare, dice il Dan. E se saranno bravi, se avranni ali per volare, cercherò di assecondarli al momento opportuno.

La truppa Peterson parte con un cilindro in meno, l'assenza del Ferraccio pesa parecchio. Due sconfitte (Mobilquattro e Forst) che sicuramente con un Ferraccio in più sarebbero state due vittorie. Ti prego - mi ripete il pocket-coach - lascia perdere quel vecchio discorso. Ferracini adesso ha un'altra maglia, ti prego.

John Mitraglia nel frattempo partorisce il miracolo. Fa veramente di tutto e così dimostra di essere giocatore completo, duttile, altro che mitragliere e basta. E Gigione difende, sissignore, e difende senza caricarsi troppo di falli. E comincia a difendere anche il Gianni e gli schemi di squadra sono molto puntuali e insomma nemmeno certi infortuni ricordiamolo (Bertolotti acciaccato e Gergati addirittura appiedato) riescono a inceppare il congegno. A fine andata la Sinudyne veleggia attorno al quarto posto, ma soprattutto si segnala come la seconda difesa del campionato, dietro l'Ignis soltanto.

Dice il Dan: "Sono contentissimo dei ragazzi, voglio ringraziarli pubblicamente. Vedrai che nel ritorno faremo ancor meglio, vedrai. Però mi secca la storia della mentalità perdente. No, questa squadra non ha ancora la mentalità di Peterson. Questa squadra spesso in certe partite si appisola, si rassegna. Avessimo la mentalità da vincitori, non avremmo perso a Napoli e nemmeno a Vicenza".

D'accordo, questione di mentalità, vecchia litania che grava su questa città allegrona, disincantata, eternamente goliardica. Ma la realtà confortante è che oggi la Sinudyne è squadra forte, squadra vera, squadra decisamente proiettata verso il futuro. Ma attenzione a certe operazioni verticistiche. Il club ha decisamente pescato bene in fatto di manico. Peterson è bravissimo in palestra, ha carattere, personalità, capacità di dialogo, è un tecnico completo in quato uomo completo. Sa alternare il bastone del comando a momenti di piacevolezza che lo fanno ancor più apprezzare. I giocatori delirano per quest'ometto così dotato di attributi, l'opinione pubblica ha capito cosa significa avere un manico di questo tipo e dunque Porelli e compagnia faranno bene a investire in questo investimento sicuro, leggi un bel contratto triennale per dar modo al Dan di programmare come si conviene.

Gigi Porelli mi dichiara: "Sa cosa occorre in primo luogo al club e quindi alla squadra? Occorre una propria palestra, occorrono solide infrastrutture..:". D'accordo sulle imprescindibili infrastrutture, ma occorre anche spender soldi per dotare il Dan di un altro paio di giocatori. So che magari l'anno prossimo Gurini sarà virtussino, ma so pure che urge affiancare a Gigione un altro marcantonio. Antonelli è un buon comprimario e Benelli anche, ma Benelli sarà un po' handicappato dal servizio militare. Albonico è un grossissimo giocatore di club ,Pierone Gergati sarebbe l'optimum se potesse rappresentare un quoziente di sett-otto punti sicuri per partita. E Bertolotti è semplicemente un giocatore da non cedere in alcun modo. Sento in proposito discorsi aberranti. Bertolotti all'Innocenti in cambio di Masini più Cerioni. Discorsi aberranti, ripeto. Semma il discorso Cerioni (per X milioni, ovviamente) è un argomento seducente, ma stiamo al dunque e provvedano Peterson di un'altra pratica per alleggerire un minimo Gigione e John.

I soldi in cassa ci sono, ce ne sono tanti. A Porelli l'ho detto: magari sarete costretti a pagare cento quel che in effetti vale cinquanta, ma la legge della domanda e dell'offerta è la molla di un qualunque mercato e poi i soldi ce li avete e la vostra tifoseria sa che ce li avete e infine avete pure il pasticciaccio Ferracini da farvi perdonare.

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Tiro libero di Fultz contro il Gillette New York nel Torneo di Orvieto

LA SINUDYNE È GUARITA MA HA CONTAGIATO L'ALCO!

di Gianni Menichelli - Giganti del Basket - Maggio 1974

 

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Per quanto da lustri oppressa nelle classifiche da Milano e dalla Lombardia, Bologna resta la città del basket per eccellenza. Fra le grandi città, è la sola che viva veramente il basket come un fatto cittadino, generalizzato, non episodico. Bologna-basket un tempo si chiamava soprattutto Virtus e Gira. Scomparso il Gira nelle serie inferiori, Bologna-basket ha preso a chiamarsi soprattutto Virtus e Fortitudo, da un decennio, ormai. Sono stati dieci anni vivavi, duretti, a volte addirittura deprimenti a livello di risultati. Ma nonostante i centro-classifica mediocri e le salvezze stiracchiate, anche nella città del basket il basket ha visto esplodere il suo boom, svilupparsi il suo successo.

Sono stati dieci anni vivaci, per Bologna-basket. Sono mancati gli scudetti dell'epoca Minganti, ma non le novità a getto continuo, le sorprese, i cambiamenti. Merito soprattutto della Virtus, società di nobile blasone, di antica e diffusa popolarità, di incredibile instabilità di umori e decisioni. Per anni ed anni la Virtus ha vissuto il boom del basket all'insegna del cambiamento: di dirigenti, di formule sociali, di abbinamenti, di "americani", di allenatori soprattutto. Oggi, però, finalmente, in via Ercolani sembrano aver cambiato... rotta: sembrano aver scelto la straad della costruzione nella stabilità.

Hanno concluso un abbinamento "in loco", con la bolognesissima Sinudyne, che ha tutta l'aria di poter essere un "accordo di regime", un'unione di quelle di durata storica. Vi collegano una situazione sociale e patrimoniale invidiabile, con le casse piene, i dirigenti furbini (dal presidente Gandolfi all'ineffabile Porelli, manager ufficioso con poteri semi-dittatoriali), i programmi ambiziosi rivolti alla costruzione in proprio di palestre e pletorisi vivai. Vi innestano un tecnico catturato tra Stati Uniti e Cile e affermatosi qui in pochi giorni, per indubitabile capacità professionale a dispetto di abitudini e carattere un po' sud e un po' nord americane. Superato lo scoglio delle quali, Dan Peterson potrebbe lavorare per la Sinudyne dai tre ai cinque anni e montarvi un edificio tecnico con pochi pari in Europa.

L'unico elemento di instabilità potrebbe essere proprio l'americano: John Fultz è forte, quest'anno ha anche sorpreso per duttilità, è l'idolo dei tifosi. Ma non è il bisonte di due metri e cinque per centodieci chili (uno Schull per esempio), che farebba ad hoc per una squadra che ha già un Serafini, ma non ha più un Ferracini, che ha già un Bertolotti ala di potenzialità internazionale, un Albonico utilizzimo play, ma cerca (in Gurini?) un esterno dietro in grado di supportare il tabellino con qualche punto in più dei vari gergati e Antonelli. Questo esterno dietro potrebbe essere anche lo stesso Fultz: ma c'è in Italia, su lmercato, famoso bisonte? Se no, dice Peterson, bisogna cercarselo oltre Atlantico.

Virtus in fase di stabilizzazione, dunque, che è come dire in fase di convalescenza dopo la lunga malattia dell'instabilità acuta.

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Gergati, Albonico, Natali, Benelli, Serafini, Peterson, Fultz, Bertolotti, Bonamico, S. Ranuzzi, Antonelli

(foto tratta dall'Archivio SEF Virtus)

 

13 APRILE 1974, FULTZ GUIDA LA VIRTUS IN UN DERBY STORICO: DA QUEL GIORNO MAI PIÙ LA FORTITUDO DAVANTI ALLE VU NERE

di Ezio Liporesi - 1000cuorirossoblu - 13/04/2020

 

È il 13 aprile 1974, sabato di Pasqua. Al palasport di piazza Azzarita, tutto esaurito, è in programma l'attesissimo derby di basket. A causa dell'infortunio di Gianni Bertolotti, Peterson, allenatore della Sinudyne, affronta la stracittadina schierando in campo solo sei uomini, affidandosi sempre alla difesa a uomo, mentre Alberto Bucci, coach dell'Alco, mette sul parquet otto giocatori, alternando zona e uomo. Magnifico primo tempo della Virtus, chiuso avanti di quattordici punti, con 16 su 28 al tiro, pari a oltre il 57%. I bianconeri sono trascinati da un ottimo Serafini che, oltre a marcare McGregor, mette a segno anche un 5 su 5, che diventerà alla fine un 10 su 16, per 20 punti totali; meglio del numero tredici, alla voce punti segnati, fa il suo compagno Fultz, 24 punti con 6 su 11 (11 su 19 alla fine). A parte McGregor, deficitaria la Fortitudo nella prima frazione, molto fallosa al tiro: Fabris 0 su 6, Arrigoni 0 su 4, Viola 2 su 6 e Biondi 0 su 3. A inizio ripresa l'Alco arriva a meno sei, ma al 26' si è di nuovo sul più quattordici per le V nere sul 46-32. I pochi uomini ruotati dall'allenatore della Virtus fanno affiorare un po' di stanchezza nella squadra che affronta il derby da ospitante, ma al 32'37" i bianconeri conservano ancora dieci punti di vantaggio. Passano ancora due minuti e mezzo e la Fortitudo si fa minacciosa sul 56 a 50 e al 16'30" è sotto solo di quattro punti, 58-54. Trascorrono altri novanta secondi, ma il divario resta immutato, 60-56. La Virtus sbaglia con Benelli, che commette un errore da sotto; comincia la volata con la squadra di Bucci priva di McGregor, Fabris e Arrigoni fuori per raggiunto limite di falli. Sbaglia Fultz, lo imita dall'altra parte Orlandi, poi nuovo errore, questa volta di Serafini, e allora l'Alco accorcia ulteriormente con Stefanini, 60-58 a un minuto e mezzo dalla fine. Segna Fultz, poi Orlandi per il 62-60, ma commettendo fallo, Antonelli sbaglia, però, entrambi i liberi e si rimane sul più due per la Virtus. Bergonzoni fallisce il canestro del pareggio, nuovo errore bianconero, Orlandi parte in contropiede ma inciampa e cade. A questo punto la Virtus congela il gioco, tiene palla, rinuncia per ben tre volte ad andare in lunetta e vince 62-60, riuscendo a non pagare dazio per gli otto tiri liberi sbagliati da Gergati, Antonelli, Serafini e Benelli nel pieno della rimonta avversaria. Un successo tanto faticoso, quanto meritato. All'Alco non basta avere chiuso con un parziale di 28 a 16 a proprio favore, troppo tardiva la sua entrata in partita. La Virtus raggiunge così a quota otto i biancoblù nel computo dei derby vinti in serie A: un evento storico, da allora, infatti, mai più la Fortitudo sarà in vantaggio nel computo totale in campionato. A fine campionato la Sinudyne arriverà quinta con trenta punti, due in più del Saclà Asti e a due punti dalla quarta, la Canon Venezia, ma lontanissima dalle prime tre, le lombarde Varese, Milano e Cantù. Dopo il termine del campionato si disputerà la fase finale della Coppa Italia a Vicenza: saranno proprio le V nere a trionfare, battendo in semifinale il Saclà e in finale la Snaidero Udine. La Fortitudo terminerà invece al penultimo posto del campionato, con otto vittorie in ventisei gare, davanti alla Maxmobili Pesaro e appaiata a Fag Napoli e Snaidero. Furono proprio queste ultime a salvarsi negli spareggi di Genova, ma l'Alco, retrocessa, fu poi ripescata grazie alla rinuncia del Saclà Asti, che nella stagione successiva s'iscrisse alla serie B.

Questo il tabellino del derby del 13 aprile 1974:

Virtus Sinudyne: Albonico 2, Gergati 2, Antonelli 6, Fultz 24, Serafini 20, Benelli 8, P. Valenti ne, Natali ne, S. Ranuzzi ne, Pedrotti ne.

Fortitudo Alco: Bergonzoni 4, Viola 12, Arrigoni 6, McGregor 20, Fabris, Orlandi 10, Biondi, Stefanini 8, Monari ne, Sgarzi ne.

 

 


 

Fultz in sospensione durante Virtus - Reyer

"SENZA LA COPPA ITALIA NON SAREI DIVENTATO DAN PETERSON"

Dan Peterson (tre Coppe Italia come Alberto Bucci) ricostruisce la finale del 1974. da sconosciuto a mito. "L'avvocato Porelli mi riconobbe un premio extra di duemila dollari"

di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino - 01/02/2007

 

"Senza la Coppa Italia non sarei diventato Dan Peterson", parola di coach. È il 12 maggio 1974, si gioca a Vicenza, dall'altra parte del campo la Snaidero Udine allenata dal bolognese Beppe Lamberti. Finisce 90-74, la prima vittoria della Virtus a 18 anni di distanza dall'ultimo scudetto.

Peterson è unico: non racconta solo la finale ma pennella, con il suo linguaggio immediato, tutta una stagione: "Avevamo perso di 3 al Pianella - ricorda - al ritorno battemmo Cantù di 8 al termine di una gara dall'intensità incredibile. Dopo Cantù ci trovammo in un girone con Roma, all'epoca in B, ma già allenata da Valerio Bianchini, e poi con Pesaro, guidata da McGregor".

Poi, finalmente, Vicenza e una semifinale difficile con la Saclà Asti e qualche incomprensione col tecnico avversario. "Gara durissima, noi eravamo nervosissimi. A pochi secondi dalla fine, sopra di 6, chiamai timeout. Lajos Toth, sull'altra panchina, si infuriò. Gli feci cenno che gli avrei spiegato tutto. Noi eravamo arrabbiati con gli arbitri: temevo che potesse scappare qualche parola di troppo. Dissi ai miei uomini che un arbitro l'avremmo ritrovato in finale. Era meglio non scherzare".

Poi la tensione prima della finale e l'incontro con Arnaldo Taurisano. "Vide che ero preoccupato: mi disse di stare tranquillo perché eravamo forti. All'intervallo eravamo ancora pari, poi prendemmo il largo con un Loris Benelli magistrale, un grandissimo John Fultz, che prese tanti rimbalzi e la regia di Albonico.

Ci fossero stati i playoff, forse avremmo vinto lo scudetto, come sarebbe successo due anni più tardi. L'avvocato Porelli, il nostro presidente, mi riconobbe un premio extra di 2.000 dollari. Mentre Peppino Cellini scese dalla tribuna stampa e cominciò a fare l'aeroplano urlando "Ora cominciamo a volare". Vincere quella Coppa Italia significò qualificarsi per la Coppa delle Coppe. Ma fu molto importante per me, davvero. Non avevo grande esperienza, era il primo trofeo. Senza quel trofeo non sarei mai diventato Dan Peterson".

VIRTUS VINCIT

di Antonio Tavarozzi - Giganti del Basket - Giugno 1974

 

Bologna, finalmente. Una Coppa Italia non è uno scudetto, ma intanto è sempre qualcosa che finisce nella cassaforte sociale, è sempre un primo posto in una graduatoria nazionale, è sempre (soprattutto) un "voucher" per andare all'estero l'anno prossimo. "Adesso cominciamo a volare", diceva l'inestimabile Peppino Cellini la sera di domenica 12 maggio, a Vicenza, in mezzo alle bandiere bianconere che lo sovrastavano: e imitava l'aereo, pregustando succose trasferte in Coppa delle Coppe. È vero, la Sinudyne, cioè la Virtus, cioè Bologna, è pronta per volare. Entra nel "giro" europeo, come non capitava da lustri. L'ultima volta che Bologna vinse qualcosa, in fatto di canestri, fu lo scudetto del '56; l'ultima volta che Bologna figurò in un torneo internazionale fu nel '60-61, con l'Idrolitina Virtus (allenatore Kucharski) che, seconda in campionato, prese il posto del rinunciatario Simmenthal in Coppa dei Campioni e venne eliminata nei quarti.

Ora si potrà discutere di tutto, sulla nostra cestistica parrocchia dominata da papa Claudio (Coccia). Ma, per favore, non tocchiamo Bologna, il suo pubblico, il suo calore, la sua passione, la sua "competenza", il suo "vivere basket", in palestra e al caffè, 365 giorni su 365: non tocchiamo Bologna e conveniamo che è bello, giusto e significativo che la vecchia Virtus, ringiovanita secondo esigenza nelle strutture dirigenziali e nella guida tecnica, si riaffacci su certi panorami extra-italiani.

Osanna alla Sinudyne degnissima vincitrice in Coppa. E osanna a Dan Peterson, mini-coach di splendido talento e vivissima comunicativa. Sul suo conto posso egoisticamente compiacermi, assieme ai colleghi Beccantini e Menichelli, per averlo "battezzato" subito un gran personaggio, un tipo "che c'è" quando si presentò per la prima volta a noi italiani durante gli "europei" di Barcellona. Con la Sinudyne, Peterson ha fatto un gran lavoro: soprattutto ha dato un nuovo carattere alla squadra e ai singoli, ha tolto certe scorie psicologiche a Serafini, Bertolotti e Albonico, ha fatto sbocciare la personalità di Benelli (che è ormai un protagonista, magari non costante, ma convintissimo), ha presentato un Fultz in grande spolvero (come dice Civolani) e in continuo crecsendo.

"Le mie squadre di solito danno il meglio a fine stagione" dice Peterson e la Sinudyne lo conferma: nelle ultime dodoci partite stagionali, fra campionato e Coppa, il piccolo grande Dan perde solo due volte, sempre per un punto, sempre in trasferta, a Milano con l'Innocenti e a Torino con il Saclà. E adesso? Adesso bisogna andare avanti, rinforzarsi e migliorare. Si sa che Gergfati tornerà a Varese, si sa che Caglieris è in prima fila tra gli acquisti desiderati (Gurini pare intoccabile), si sa che Tommasini è già bianconero. Si sa pure che Fultz è sul piede di partenza (a meno che resti come "secondo straniero", per la Coppa) e, dicono, non solo pe rmotivi tecnici: Peterson è volato negli States a cercare un "grosso tipo", un pivot mobile e buon tiartore, che non blocchi ma appoggi al meglio il lavoro di Serafini. Si sa che Recalcati è uno dei sogni (proibiti) del coach, il quale però quando parla di esterni-dietro, pensa soprattutto a due giocatori chein Italia nessune conosce e che Peterson comprerebbe subito: si chiamano Pardo ed Herrera, sono due "piccoletti" cileni che nella Nazionale guidata da Dan difendevano palla e linea di metà campo con dosi infinite di grinta e pressing. Ed ora, in sintesi, una breve "pagella" delle altre tre finaliste di Coppa.

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Gigi Serafini in gancio

Tratto da "Quando ero alto due metri" di Dan Peterson

 

Sono partito dall'Aeroporto Pudahuel di Santiago alle ore 20.00 del 31 Agosto 1973, venerdì sera, destinazione Miami, poi Chicago, per prendere alcuni effetti personali a casa dei miei genitori, dove si trovavano anche mia moglie e i due figli, che hanno già cominciato la scuola là. Riparto il giorno dopo, Sabato, per l'Italia, arrivando alla Malpensa la mattina di Domenica, 2 Settembre. Non so come, ma chiedo indicazioni ed arrivo a Milano per prendere il treno per Bologna e, finalmente, arrivo Domenica sera e vado direttamente al Garden Hotel, stanchissimo dopo tanti voli e tante ore di viaggio e tanti fusi orari. Lunedì mattina, mi presento in sede. Mi danno la notizia Ferracini tornerà Milano, a fine prestito. è ancora in discussione ma lui non c'è. Per di più, gli altri due Azzurri, il pivot Gigi Serafini e l’ala Gianni Bertolotti, sono con la squadra nazionale. Promuoviamo Marco Bonamico alla prima squadra per rimpiazzare Ferracini e cominciamo gli allenamenti con la squadra. Uso gli stessi allenamenti che avevo perfezionato in Cile fondamentali di difesa il martedì; fondamentali d’attacco il mercoledì; fondamentali di contropiede il giovedì.

La fortuna mi aiuta. Non conosco il significato di "due punti" per quanto riguarda la classifica. Ma, per ogni volta che vanno a canestro, dico, "Voglio i due punti". Cioè, non sbagliare il tiro… fai canestro. I dirigenti, però, dicono fra di loro: "Oh, questo Americano non parla di altro che di due punti". Logicamente, loro pensavano alla vittoria, mentre io parlavo di fare canestro. L'anno parte malissimo: 0-3. Gara -1 è in campo neutro a Torino contro la Mobilquattro di Riccardo Sales, che allena molto meglio di me, giocando sulla spalla destra del mio playmaker, Renato Albonico, giocatore che Sales conosceva quando l'aveva allenato a Milano. Però, nella sconfitta, mi apre gli occhi: Piero Gergati, non Renato Albonico, deve fare il play; Albonico deve fare la guardia. Gara -2 veniamo sconfitti per due punti, 87-85, a Bologna, dalla Forst Cantu di Arnaldo Taurisano, nonostante una situazione di falli pesanti per loro. Messaggio: loro hanno mentalità, noi meno. Poi, Gara -3, veniamo massacrati dall'Ignis di Sandro Gamba a Varese, 97-71. Arrivano le prime critiche: "Oh, con Nico Messina (l'anno prima), la Virtus ha perso di solo -24. Allora?" Infatti, prima della quarta partita, a Bologna, contro Max Mobili Pesaro, Stefano Germano scrive su Il Resto del Carlino, "Peterson si gioca la panchina Porelli mi fa vedere l'articolo: "Hai visto questo?" Io: "No". Lui: "Ti volevo dire che non è vero e l'ho detto alla stampa. Dietro di te c'è il cemento armato. Se andiamo in B, andiamo insieme". Penso: "Altroché Dave Nelson".

Pian piano, riusciamo a raddrizzare la situazione. Tre vittorie in fila non guastano Pesaro e Rieti a Bologna, poi Udine in trasferta. L'Innocenti di Cesare Rubini ci spezza la catena, a Bologna, dimostrando il carattere di questa grandissima squadra. Mi dico: "Se vogliamo competere ad alto livello, dobbiamo stare al livello delle tre che ci hanno battuto: Forst, Ignis e Innocenti. Sia chiaro, ci sono state complicazioni in questa marcia. Quando sono arrivato dal Cile, avevo l'idea di utilizzare il doppio stack che avevo usato a Delaware, usando Serafini e Ferracini come i due pivot. Anzi, l'ho messo in pre-stagione perché‚ sembrava che sarebbe tornato Ferracini. Invece no. Con quello, non volevo seminare panico con un radicale cambio di attacco, una cosa negativa Quindi, in attacco avevamo tre partenze: doppio stack (Gigi Serafini e John Fultz o Loris Benelli); doppio post alto (Serafini a Fultz o Benelli); e il “50” per aprire il campo per le penetrazioni in 1-contro-1 di John Fultz o Gianni Bertolotti. Non volevo aggiungere altro il primo anno. Le soluzioni da queste tre formazioni erano semplici, banali, quasi sempre un “triangolo". All'inizio dell'anno avevo notato che la squadra non aveva né fondamentali della difesa, né una grande mentalità difensiva. Quindi, niente 1-3-1. Niente zone. Niente sofisticazioni. Torno al mio primo anno a Delaware: una difesa sola, uomo, con pressing-uomo a tutto campo, con qualche Run & Jump, come in Cile. Una rimessa. Uno schieramento per la palla a due. Un attacco alla zona. Volevo tagliare tutto all'osso. Quando dico un attacco contro la zona, voglio dire tutte le zone, di qualsiasi tipo, match-up compresa. Infatti, nel primo Derby, contro Dido Guerrieri, abbiamo usato il nostro “triangolo laterale”, molto simile a quello di Tex Winter, contro la sua match-up, una difesa molto difficile da decifrare se non l'hai vista. Ma, ci è andata bene. Quel primo anno, ho voluto concentrarmi sulle cose basilari condizionamento fisico, fondamentali, difesa, mentalità difensiva, aggressività, mentalità in trasferta, mentalità vincente, concentrazione, attitudine al lavoro. Infatti, lo scopo del lavoro non era tanto differente da quello in Cile. L'unica cosa era che stavo lavorando con più talento… giocatori professionisti Abbiamo avuto momenti difficili, buttando via il pallone della vittoria due volte a Napoli contro la FAG di Elio Pentassuglia, perdendo per un punto; anche per un punto a Torino contro la Saclà di Lajos Toth. Però, abbiamo vinto i due Derby, abbiamo vinto dopo due supplementari contro la Snaidero Udine a Reggio Emilia, quando il nostro campo è stato squalificato. Insomma, qualche progresso Non si sa mai quando i pezzi del puzzle verranno insieme. Mancavano quattro giornate ed eravamo 11-11, con un bel 0-6 contro le tre grandi: 0-2 contro la Forst; 0-2 contro l'Ignis; e 0-2 contro l'Innocenti. Improvvisamente, la squadra si trova, vince il secondo Derby, anche se per solo -2 (subendo un 0-12 in chiusura), contro FAG, in trasferta a Cagliari, e in casa con la Canon Venezia. Finiamo 15-11. Durante l'anno, però, abbiamo fatto un altro lavoro prezioso: abbiamo vinto il nostro girone in Coppa Italia, eliminando nientemeno che la Forst Cantù, con un -3 a Cantù ed un +8 a Bologna, in una partita vinta in clima di battaglia. Era la prima volta che vedevo la squadra determinata a vincere, con il fuoco negli occhi, come si dice. Abbiamo vinto con carattere, difesa e durezza sotto canestro. Dopo la fine della stagione regolare (non c'erano i playoffs ai tempi). Si giocava semi-finali della Coppa Italia e finale a Vicenza, campo neutro, venerdì e sabato. Venerdì, in una gara nervosa e brutta, battiamo il Saclà per +6. Non chiamo mai un time-out a fine gara se sto vincendo, ma l'ho fatto a sei secondi dalla fine per dire: "Nessuno parli con gli arbitri. Uno di questi due arbitrerà la finale domani". L'avversario in finale è la Snaidero Udine, allenata da Beppe Lamberti, grande coach, bolognese, autore di 9 vittorie contro la Virtus come allenatore della Fortitudo. A pranzo, mi saluta Arnaldo Taurisano, che mi vede preoccupato. Mi chiede perché. Dico: "Gara durissima. Hanno battuto l'Ignis ieri". Tau: "Ignis senza Meneghin. Non c'è storia. Voi siete troppo squadra per loro". Le sue parole mi hanno sollevato. Andai al campo molto più tranquillo. La partita, come previsto, era dura: 40-40 all'intervallo. Poi, di schianto, andiamo sopra, 90-70, per vincere 90-74. La Coppa Italia è nostra. Con questo trofeo, la Virtus andrà in Coppa delle Coppe, la prima coppa in 14 anni. Peppino Cellini fa l'aeroplano per il campo: "Cominciamo a Vo-la-re!!!" Sono felice, ma devo sistemare una cosa. Parlo con John Fultz, eroe delle due vittorie: "John, hai sentito che trattiamo con Tom McMillen. Se lui accetta, lui sarà qui l'anno prossimo. Se non accetta, ci sarai tu. Chiaro?" OK. Poi, l'ho ringraziato per la sua grande prestazione. Giancarlo Ugolini sfotte Alberto Bucci, coach Fortitudo, che deve spareggiare con Udine per stare in A: "Bucci, è facile battere Udine. Basta giocare così!" Derby anche fuori campo.

Fultz in Sinudyne - Ignis (foto fornita da Roberto Gnudi)

VIRTUS E BOLOGNA IN UNA CITTÀ VUOTA PER L'AUSTERITY

di Ezio Liporesi - 1000cuorirossoblu - 13/03/2020

 

Questa Bologna sempre più vuota riporta alla mente un passato in cui la città si svuotò non di persone, ma di veicoli. Era domenica 2 dicembre 1973 e fu imposto lo stop alla circolazione dei veicoli: una decisione presa dal governo per arginare la crisi petrolifera del 1973. I mah... erano sulla bocca di tutti gli italiani, ad esprimere incertezza su come sarebbe stata quella prima domenica senza motori. E come visse lo sport bolognese quella giornata particolare? Era un periodo particolarmente freddo, la popolazione cittadina rimase in gran parte rinchiusa in casa; nella mattinata era possibile incontrare qualcuno a passeggio nella città deserta, poi nel primo pomeriggio molti ad ascoltare tutto il calcio minuto per minuto che riportava le vicende del Bologna impegnato a Firenze nel derby dell'Appennino, nel chiuso delle case o, sfidando il freddo, per le vie quasi deserte. I rossoblù erano scesi in campo così: Buso, Roversi, Rimbano, Caporale, Cresci, Gregori, Ghetti, Bulgarelli, Savoldi, Vieri, Landini. Al quindicesimo della ripresa il gol dei Viola, un'autorete di Tazio Roversi; quattro minuti dopo il pareggio del talentuoso Bob Vieri riscaldò i cuori infreddoliti. Il risultato non mutò più fino al fischio finale di Agnolin di Bassano del Grappa. Quinto pareggio consecutivo per i rossoblù, a sette punti dopo sette giornate. Clima più confortevole nel palasport di Piazza Azzarita. La Virtus nella domenica precedente ha battuto Pesaro 84-63, conquistando il primo successo in campionato dopo tre sconfitte, anche se due venute contro le fortissime Ignis Varese e Forst Cantù. In questa domenica d'austerity, un altro turno casalingo per i bianconeri: avversario di turno la Brina Rieti. Albanesi e Zambelli dirigono l'incontro e il quintetto iniziale delle V nere è composto da Albonico, Antonelli, Bertolotti, Fultz e Serafini. Sulla panchina bianconera, insieme all'allenatore Dan Peterson e al vice John McMillen, ci sono Benelli, Gergati, Ranuzzi, Natali e Bonamico. Alla fine del primo tempo la gara è già praticamente decisa, il punteggio di 47 a 23 lascia ben poche speranze di rimonta ai laziali. Infatti il punteggio finale di 80-58 è indicativo del dominio della Sinudyne. Migliore realizzatore dei padroni di casa è John Fultz con 24 punti, 10 su 21 al tiro; per Kociss da segnalare in più 10 rimbalzi. Protagonisti anche Bertolotti con 20 punti e Serafini con 14. Tra gli ospiti da segnalare i 19 punti del ventunenne Luciano Vendemini, che troverà la morte il 20 febbraio 1977 sul campo, prima di una partita, per un arresto cardiaco, una morte che si sarebbe dovuta evitare.

DUE DI COPPE

Anno di grazia 1974. Coppia Italia. Il 12 maggio, la Virtus batte in finale la Snaidero Udine e si aggiudica la prima Coppa Italia della sua storia. Undici giorni dopo è il turno del Bologna, che supera il Palermo e conquista a sua volta la coccarda tricolore. Il 12, la Virtus vince la Coppa Italia a Vicenza. Il 23, il Bologna batte il Palermo in finale a Roma. Quarantasei anni fa nel giro di due settimane bianconeri e rossoblù si aggiudicarono la coccarda tricolore. Per la Virtus era la prima, per il Bologna è stata l'ultima della sua storia

di Ezio Liporesi - Corriere dello Sport - Stadio - 12/05/2020

 

Maggio 1974. Tempo di Coppa Italia per Virtus e Bologna. Terminato il campionato 1973-74 al quinto posto, superando il 5 maggio a Bologna nell'ultima gara la Reyer per 80 a 75, con 38 punti di Fultz, la Virtus deve disputare la finale a quattro della Coppa Italia a Vicenza l'11 e il 12 maggio. In novembre le V nere avevano eliminato Livorno negli ottavi, 72-58 fuori casa in gara secca, qualificandosi per il girone successivo, in cui trovarono anche Cantù, Pesaro e Roma. La formula prevedeva l’assegnazione di due punti alla squadra vincitrice del doppio confronto. Subito una netta vittoria a Roma per 74-55, garanzia per il successo nella sfida di 80 minuti, poi in trasferta contro la Forst una sconfitta contenuta e recuperabile nel ritorno, 95-92. Il più 26 sulla Maxmobili, 96-71, con 25 punti di Bertolotti, 23 di Fultz e 16 di Serafini, fu più di un'ipoteca sulla conquista dei due punti contro i marchigiani. Il ritorno contro la Stella Azzurra fu una formalità, netta vittoria anche a Bologna, 90-55. Nella gara decisiva con Cantù i bianconeri misero in campo un grande carattere andando anche a più 12, poi chiusero con un vantaggio di 8 punti, trascinati dai soliti Fultz (24 punti), Serafini (14) e Bertolotti (13), cui si aggiunse Antonelli (12). Geniale mossa di Peterson che mise Bertolotti a marcare Marzorati: Gianni con la sua statura limitò notevolmente il playmaker avversario. Rimaneva la pratica dell'incontro a Pesaro, dominato dai bolognesi 97-81 (29 di Fultz e 23 di Serafini). V nere prime nel girone, avendo vinto i tre confronti. Ed ecco la fase decisiva di Vicenza. Nella semifinale contro il Saclà di Caglieris i bianconeri partono bene, 10-5 al 4′, ma un parziale di 0-9 porta avanti 10-14 i piemontesi, trascinati da Sacchetti. Al 9' Virtus ancora sotto 14-18. Peterson rimescola le carte con continui cambi e la Sinudyne rimonta, sorpassa, si stacca e va al riposo sul 38-28. Asti si riavvicina nella ripresa, 56-53 al 32′ e 64-61 al 35′. La Virtus controlla e vola verso la finale, dove trova la Snaidero Udine giunta a Vicenza con il pensiero degli spareggi salvezza, in programma due settimane dopo contro Napoli e Fortitudo; i friulani in semifinale avevano battuto a sorpresa per un punto l’Ignis campione d’Italia, favorita pur priva di Meneghin. In finale Sanders imperversa nel primo tempo, ma l’allenatore bolognese organizza raddoppi per limitare Malagoli e così la gara viaggia sull’equilibrio, 40-40 a metà. Nella ripresa Udine a zona, ma la Sinudyne gioca benissimo, Fultz emerge con i suoi 28 punti e attorno i compagni costituiscono un ingranaggio perfetto, in cui Benelli merita una citazione. Al 38′, sul più 20 c’è spazio anche per Ranuzzi, Natali e Valenti, che si prende anche il lusso di segnare un canestro dall’angolo. Vince la Virtus 90-74, conquistando la sua prima Coppa Italia. Dopo lo scudetto del 1956 la Virtus conquista finalmente un altro trofeo, antipasto del tricolore vinto al palasport di Bologna 23 mesi dopo battendo ancora la Snaidero.

I tabellini Virtus delle gare di Vicenza:

Virtus Sinudyne Bologna – Saclà Asti                                   79-73

Albonico 2, Gergati 3, Antonelli 7, Fultz 29, Bertolotti 12, Serafini 23, Benelli 3, Natali.

Virtus Sinudyne Bologna – Snaidero Udine                          90-74

Albonico 16, Gergati, Antonelli 2, Fultz 28, Bertolotti 17, Serafini 19, Benelli 6, Natali, Ranuzzi, Valenti 2.

Chiuso il campionato all'ottavo posto al pari della Roma il 19 maggio 1974, con un 2-2 siglato dalle reti rossoblù di Savoldi e Pecci contro la Lazio appena laureatasi campione d'Italia, quattro giorni dopo il Bologna ha in programma la finale di Coppa Italia. A inizio stagione aveva affrontato un primo girone di qualificazione con Napoli, Reggiana, Avellino e Genoa. Contro i liguri esordio il 29 agosto, un 2-1 con vantaggio di Savoldi nel primo tempo, pareggio di Corso su rigore e gol vincente di Massimelli a tre minuti dal termine. Nell'altro incontro pari tra Napoli e Reggiana. Domenica 2 settembre era in programma Napoli-Bologna, ma la gara fu rinviata per l'epidemia di colera nella città campana. Il numero dispari di squadre imponeva un turno di riposo, che il Bologna osservò il 9 settembre; per tornare in campo sette giorni dopo contro l'Avellino: vantaggio di Ghetti e nel finale una doppietta di Savoldi; tra le due reti di Beppe un gol irpino di Zucchini per il 3-1 finale. A Reggio Emilia una rovesciata di Savoldi e un gol di Landini a inizio ripresa diedero l'illusione di un compito facile, ma un rigore a dieci minuti dalla fine rimise in corsa la Reggiana che due minuti dopo pareggiò. Il mercoledì successivo, sul neutro di Bari, l'Avellino, battendo il Napoli nel recupero della terza giornata, fece un piacere ai felsinei. Infatti prima della gara rimasta da disputare contro i partenopei, la classifica era: Bologna 5, Reggiana 4, Napoli e Avellino 3 e Genoa 2. I liguri in verità avevano collezionato un punto in più, ma erano stati penalizzati per avere rinunciato a giocare l'incontro della quarta giornata contro il Napoli: la giunta regionale ligure aveva vietato la disputa dell'incontro a Genova, il Genoa chiese l'inversione di campo, ma i suoi giocatori si opposero alla trasferta e così vittoria a tavolino per i napoletani, 2-0. Il Bologna vantava 7 reti segnate e 4 subite, il Napoli, rispettivamente 5 e 4. Dettaglio importante perché a parità di punti i criteri erano differenza reti e, in caso di ulteriore uguaglianza, maggior numero di reti segnate. Quindi il Bologna sarebbe approdato in finale anche perdendo con un solo gol di scarto. Nel primo tempo il solito Savoldi aveva portato i suoi in vantaggio, tra il 7' e il 12' della ripresa Clerici e Juliano ribaltarono il punteggio. A questo punto i rossoblù erano ancora qualificati, ma agli azzurri sarebbe bastata un'altra rete per rovesciare anche l'esito del girone. Il risultato rimase 2 a 1 e il Bologna passò il turno. A dicembre iniziò il girone successivo, con gare di andate e ritorno. Il gruppo era di prevalente accento lombardo, con Inter, Milan e Atalanta. Il 23 dicembre il Bologna sconfisse il Milan con un gol del suo centravanti; il 23 gennaio, a Bergamo, i rossoblù si imposero per 2-1: vantaggio al decimo del secondo tempo di Savoldi, pareggio dopo due minuti di Carelli e a dieci minuti dal termine gol risolutivo di Ghetti. Due settimane dopo, contro l'Inter, per la prima volta non andò a segno il bomber di casa, ma ci pensarono Massimelli e Ghetti sul finire dei due tempi a regolare la questione. Dopo il girone d'andata Bologna 6, Inter 4, Milan 2, Atalanta 0. Calendario mutato per il ritorno con Savoldi che tornò al gol il 20 febbraio a San Siro contro i nerazzurri dopo 2 minuti, ma nella ripresa la squadra di casa rimontò e vinse 2-1. Dopo più di un mese il 27 marzo i rossoblù tornarono a Milano. Anche in quest'occasione non riuscirono difendere il vantaggio ottenuto con Novellini: un autogol di Cresci diede al Milan al pareggio, ma almeno questa volta si portò a casa un punto prezioso, anche perché l'Atalanta fece lo sgambetto all'Inter. A una giornata dal termine Bologna 7 punti, Inter 6, Milan 5 e Atalanta 2. In programma Bologna - Atalanta e il derby di Milano. La gara iniziò male, i bergamaschi andarono in vantaggio e chiusero avanti il primo tempo. Al primo minuto della ripresa Ghetti pareggiò, dopo cinque minuti un rigore trasformato da Savoldi portò sopra i rossoblù, poi terzo gol con Massimelli subito dopo la mezz'ora. Per la squadra di Pesaola finale guadagnata con 9 punti, uno in più dell'Inter, poi Milan 5 e Atalanta 2. L'atto conclusivo si disputa giovedì 23 maggio all'Olimpico di Roma. Avversario del Bologna è il Palermo, che ha vinto l'altro girone e che deve disputare ancora quattro gare del suo campionato dove giungerà settimo con 39 punti, più vicino alla zona retrocessione che non a quella promozione. I siciliani vanno in vantaggio con un gol di testa di Magistrelli e sfiorano più di una volta il raddoppio: l'occasione più ghiotta un pallonetto di Magistrelli che supera Buso con salvataggio sulla linea di porta di Cresci. Il Bologna fatica a reagire. Pesaola nella ripresa inserisce Novellini al posto di Gregori e al 76' Pecci per Rimbano. Felsinei con un assetto offensivo e sbilanciati alla ricerca del pareggio, ma dopo due minuti espulsione di Vieri. Anche in dieci, I petroniani si buttano avanti disperatamente ma al novantesimo il punteggio è ancora 1-0. Savoldi batte una rimessa velocemente, quando forse è stato lui stesso a toccare per ultimo il pallone prima che uscisse, Arcoleo tampona Bulgarelli in area, Giacomo cade e Gonella indica il dischetto. Beppe gol non perdona e si va ai supplementari, dove non succede più nulla e la sentenza spetta ai calci di rigore. Bulgarelli si fa parare il primo rigore, ma il tiro è fatto ripetere per il movimento anticipato del numero uno rosanero; il capitano realizza, portando per la prima volta avanti i bolognesi. Pareggia il conto Vanello, futuro rossoblù due stagioni dopo; Girardi para il tiro di Cresci, segna Magistrelli, poi gol di Savoldi e Barbana. Siciliani in vantaggio di una rete quando mancano due tiri dal dischetto. Novellini realizza, Vullo, altro futuro rossoblù nella splendida stagione del meno 5, tira altissimo rimettendo in equilibrio la contesa. Se il "vecchio" capitano aveva iniziato la serie dei primi cinque rigori previsti, a concluderla è il giovane Pecci che non trema e riporta il Bologna in vantaggio. Va sul dischetto Favalli per cercare di andare ad oltranza, ma il pallone si stampa sulla traversa e la festa è del Bologna: capitan Bulgarelli alza la coppa al cielo nello stesso stadio in cui dieci anni prima fu festeggiato il settimo scudetto.

Più della rocambolesca gara con il Palermo, l'emblema di quella bella coppa disputata dai rossoblù fu la semifinale con l'Atalanta, perché i tre autori dei gol furono anche i più puntuali ad andare a segno nel corso della manifestazione. Savoldi 10 gol in 11 partite (più un'undicesima nella sfida finale ai rigori), Ghetti 4, Massimelli 3. Le altre reti le segnarono Landini e Novellini; quest'ultimo realizzatore anche del penultimo rigore all'Olimpico; i restanti due rigori a Roma furono realizzati da Bulgarelli e Pecci. Buso, famoso per l'abilità nel parare i rigori, nel pomeriggio romano non ne fermò nessuno, ma in occasione degli ultimi due "ipnotizzò" gli avversari che fallirono il tiro.

Bologna - Palermo 5-4 d.c.r. (1-1)

Bologna: Buso, Roversi, Rimbano (dal 76′ Pecci), Battisodo, Cresci, Gregori (dal 46′ Novellini), Ghetti, Bulgarelli, Savoldi, Vieri, Landini II. Allenatore: Pesaola.

Palermo: Girardi, Zanin, Cerantola, Arcoleo, Pighin, Barlassina, Favalli, Ballabio (dal 46′ Vullo), Magistrelli, Vanello, La Rosa (dal 46′ Barbana). Allenatore: Viciani.

Arbitro: Gonella di Asti

Reti: 13′ Magistrelli, 90′ Savoldi rig.Sequenza Rigori: Bulgarelli, Vanello, Cresci (sbagliato), Magistrelli, Savoldi, Barbana, Novellini, Vullo (fuori), Pecci, Favalli (traversa).

In quel maggio, la Virtus a secco da 18 anni, riprese un discorso che fino ad oggi non l'ha mai più vista rimanere tanti anni senza vincere un trofeo. Il Bologna che fino ad allora ne aveva messi insieme tantissimi ne aggiunse un altro, che è ancora oggi l'ultimo della serie. Dopo solo promozioni ad eccezione di un torneo intertoto, una coppa vinta da tre squadre al termine di quello che era un torneo di qualificazione alla Coppa Uefa, quindi un alloro del tutto atipico.

Storie diverse, ma in quel mese di maggio si sovrapposero portando Bologna a brindare due volte in Coppa.

DAN PETERSON: «CHE ATMOSFERA C’ERA AL PALASPORT DI NAPOLI»

Il tecnico ricorda la sfida del 73-74 con la Virtus: «perdemmo all’ultimo secondo. Non c’era un posto libero. Un rumore assordante, proprio come in America»
di Dan Peterson - il napolista.it - 26/05/2020

 

Nel ’73-’74, quando io sono arrivato in Italia, Napoli c’era eccome. Il Palasport era pieno. Noi siamo andati con là con la Virtus Bologna, abbiamo perso per un punto sbagliando un tiro all’ultimo secondo. C’era una grande atmosfera, il palazzetto era strapieno, non c’era un posto libero. Un rumore assordante che non potete immaginare. Un’atmosfera, come la definisco io, da basket universitario in America. Alla mia università per esempio era così pieno l’impianto che non si riusciva a sentire nulla, l’impianto di Fuorigrotta a Napoli era proprio così.  Abbiamo giocato anche l’anno successivo, loro con una squadra molto più debole, noi molto più forti e abbiamo vinto. Però non ho mai dimenticato il rumore, l’atmosfera e la partita giocata a Fuorigrotta”

LA PRIMA COPPA ITALIA TARGATA VIRTUS

di Ezio Liporesi - 1000cuorirossoblu - 16/02/2020

 

Terminato il campionato 1973-74 al quinto posto, la Virtus deve disputare la finale a quattro di Coppa Italia. La Virtus c’era arrivata eliminando Livorno negli ottavi, vincendo in novembre 72-58 in Toscana, poi arrivando prima nel proprio girone, con avversari Cantù, Pesaro e Roma. In questa fase la formula prevedeva l’assegnazione di due punti alla squadra che si aggiudicava il doppio confronto. Subito una netta vittoria a Roma 74-55, poi in trasferta contro la Forst un'accettabile sconfitta di tre punti, 95-92. Il +26 contro la Maxmobili Pesaro, 96-71, con 25 punti di Bertolotti, 23 di Fultz e 16 di Serafini, era più di un'ipoteca sulla conquista dei due punti contro i marchigiani. La formalità contro la Stella Azzurra Roma, venne espletata battendola nettamente anche a Bologna, 90-55. Poi fu il momento della gara di ritorno contro Cantù. I bianconeri misero in campo un grande carattere e nel corso della gara si trovarono anche a più 12, poi chiusero con un vantaggio di 8 punti, trascinati dai soliti Fultz (24 punti), Serafini (14) e Bertolotti (13), cui si aggiunse nell’occasione Antonelli (12). Importante la mossa di Peterson che mise Bertolotti a marcare Marzorati, limitando un po’ con la statura di Gianni le capacità realizzative e di costruzione di gioco del playmaker avversario. A questo punto la vittoria nel girone era sicura e venne festeggiata vincendo anche a Pesaro 97-81 (29 di Fultz e 23 di Serafini).

A Vicenza per la fase finale si giocò l'11 e 12 maggio. Semifinale contro il Saclà. Buona partenza, 10-5 al 4′, ma dopo 90 secondi punteggio di 10-10. Piemontesi avanti 10-14, trascinati da Sacchetti, poi ancora 14-18 al 9′. Peterson, con una girandola di cambi, ottiene il meglio dai suoi giocatori e così la Sinudyne rimonta, sorpassa, si stacca e va al riposo sul 38-28. Asti prova a riagganciare i bolognesi, ma si avvicina solo, 56-53 al 32′, 64-61 al 35′, poi la Virtus controlla e vola verso la finale dell’indomani, contro la Snaidero Udine, che di lì a due settimane aveva in programma gli spareggi salvezza contro Napoli e Fortitudo. I friulani avevano sconfitto in semifinale, a sorpresa, di un punto i campioni d’Italia dell’Ignis, che partivano favoriti, anche se privi di Meneghin. In finale Sanders imperversò nel primo tempo, ma l’allenatore bolognese aveva organizzato raddoppi per limitare Malagoli e così il primo tempo viaggiò sull’equilibrio, terminando

40-40. Nella ripresa Udine passa a zona, ma la Sinudyne funziona come un orologio, con un super Fultz e tutti i compagni a coadiuvarlo, Benelli un gradino sopra gli altri. Al 38′, sul più 20 c’è spazio anche per Ranuzzi, Natali e Valenti, che si prende anche il lusso di segnare un bel canestro dall’angolo. Vince la Virtus 90-74, conquistando la sua prima Coppa Italia e l’accesso alla Coppa delle Coppe dell’anno successivo. Da troppo tempo non si provavano sensazioni così. Le Vu nere, dopo 18 anni dallo scudetto del 1956, tornarono finalmente a primeggiare in una competizione, ma alzando la coppa nessuna immaginava che, sempre contro la Snaidero, 23 mesi dopo il palasport si sarebbe vestito di tricolore per festeggiare il settimo scudetto.

 

I tabellini Virtus delle gare di Vicenza:

 

Virtus Sinudyne Bologna – Libertas Saclà Asti                                 79-73

(Albonico 2, Gergati 3, Antonelli 7, Fultz 29, Bertolotti 12, Serafini 23, Benelli 3, Natali 0)

 

Virtus Sinudyne Bologna – Udinese Snaidero Udine                                    90-74

(Albonico 16, Gergati 0, Antonelli 2, Fultz 28, Bertolotti 17, Serafini 19, Benelli 6, Natali 0, S. Ranuzzi 0, P. Valenti 2)


 

Nanni, Albonico, Antonelli, Bertolotti, Fultz, Serafini, Bonamico, Benelli, Natali, Ranuzzi, Gergati, Peterson

IL PRIMO DERBY UFFICIALE DI DAN PETERSON

di Ezio Liporesi - 1000cuorirossoblu - 12/01/2021

 

Nell'ottobre del 1973 la Virtus vinse la prima edizione del Trofeo Battilani, organizzato in memoria di Giuliano, giocatore, allenatore e dirigente bianconero, scomparso nel giugno precedente in un drammatico incidente. Le V nere vinsero tutti gli incontri, compreso il derby, 81 a 66, disputato nella prima serata. Fu quello il primo derby di Dan Peterson, allenatore americano appena arrivato alla guida delle V nere che segnerà un'epoca non solo a Bologna, ma in tutta la pallacanestro italiana. Un secondo derby Dan lo perse nel torneo di Imola a dicembre, 79 a 78. Nelle sue cinque stagioni alla Sinudyne furono sette le stracittadine amichevoli giocate, con quattro vittorie e tre sconfitte.

Nettamente migliore il record nei derby ufficiali, tutti di campionato: Peterson può, infatti, vantare nove vittorie e una sconfitta. La prima di queste gare ufficiali tra Virtus e Fortitudo nell'epoca Peterson si giocò il 13 gennaio 1974: In casa della Fortitudo, le V nere s'imposero 73 a 65. L'Alco parte meglio mantenendo tre punti di vantaggio per qualche minuto, ma al settimo minuto Sinudyne già lontana, 11-20; dopo un breve riavvicinamento, 12-16 a metà tempo, il vantaggio delle Vu nere sale, 19-26 al quindicesimo, 19-30, poco dopo e 27-40 alla pausa. Nuovamente nella ripresa parte meglio la Fortitudo, ma dopo cinque minuti la Sinudyne torna dominante, 37-54, poi 47-66 al 33'30". Rilassamento dei bianconeri e Alco a meno undici a quattro minuti dalla fine, 57-68, ma la Virtus controlla agevolmente e chiude vittoriosa 65-73. Nella Virtus da segnalare il ritmo dato da Gergati, i venticinque punti e quattordici rimbalzi di Fultz e un Bertolotti sempre efficiente in attacco, ma più sicuro in difesa.