STAGIONE 1985/86

 

Binelli, Meriweather, Villalta, Righi, Williams, Bonamico, Fantin, Ragazzi, Brunamonti, Trisciani (foto pubblicità Granarolo)

 

Granarolo Felsinea Bologna

Serie A1: 7a classificata su 16 squadre (17-30)

Play-off: eliminata agli ottavi di finale (0-2)

Coppa Italia: eliminata ai quarti di finale (3-6)

 

N. nome ruolo anno cm naz note
4 Roberto Brunamonti P 1959 192 ITA  
5 Gianluca Trisciani P 1961   ITA  
7 Maurizio Ragazzi G 1964 192 ITA  
  Domenico Fantin G 1961 196 ITA  
9 Sam Williams A 1959 201 USA  
10 Renato Villalta A 1955 204 ITA  
11 Augusto Binelli C 1964 211 ITA  
12 Joe Meriweather C 1953 205 USA  
12 Jim Oliver Smith C 1958 206 USA  
13 Clivo Righi C 1966 203 ITA  
15 Marco Bonamico A 1957 200 ITA  
  Giovanni Setti A/C 1969 204 ITA  
  Paolo Cappelli   1968   ITA  
  Luca Ansaloni G/A 1967 195 ITA  
  Gianluca Lenoli P 1967   ITA  
Solo amichevoli: Malcolm Thomas
             
  Alessandro Gamba All     ITA  
  Ettore Messina ViceAll     ITA  

 

Partite della stagione

Statistiche di squadra

Statistiche individuali della stagione

Giovanili

IL FILM DELLA STAGIONE

di Ezio Liporesi per Virtuspedia

 

Piccola rivoluzione: a sostituire Bucci, l’allenatore della stella, arriva Sandro Gamba, l’avversario di sempre, prima con la maglia delle scarpette rosse, poi sulla panchina di Varese. Giunge a Bologna dopo una brillante esperienza sulla panchina della Nazionale, impreziosita dalle perle dell’argento alle Olimpiadi di Mosca e dell’oro agli europei di Nantes. Al posto di Van Breda arriva Sam Williams, reduce da due stagioni ai Philadelphia 76ers, dove ha cominciato ad assaggiare il mondo NBA, dopo un breve primo approccio ai Golden State Warriors. Dopo quattro stagioni se ne va anche Elvis Rolle e al suo posto, in attesa di trovare di meglio, viene arruolato a gettone Jim Oliver Smith. Il nucleo italiano resta immutato nelle sue strutture portanti, Brunamonti, Villalta, Bonamico (che peraltro per l’infortunio della stagione precedente vedremo in campo solo a novembre), Fantin e Binelli. I cambiamenti riguardano i giocatori di minore minutaggio. Rientra dal prestito a Napoli Maurizio Ragazzi e i 10 sono completati da Trisciani e Righi. Il precampionato lascia anche ben sperare, con le vittorie a punteggio pieno nel tradizionale Torneo Battilani e nel Torneo Vasco Martini a Castelfiorentino.

Un campanello d’allarme ha suonato però tra queste due manifestazioni, la sconfitta nel derby d’andata dei sedicesimi di finale di Coppa Italia. Purtroppo l’esordio in campionato non fa che confermare che la squadra non è ancora pronta per gli incontri ufficiali: Varese, che era stata sconfitta agevolmente nel Battilani due settimane prima, passa in Piazza Azzarita, nonostante i 21 punti di Williams e Villalta. Passano tre giorni e tutto cambia, nel derby di ritorno i bianconeri ribaltano il meno 11 della gara di andata con un perentorio 91-64. Si tratta solo di un fuoco di paglia, sconfitta a Reggio Calabria in campionato e a Reggio Emilia in coppa Italia. Bonamico è ancora fuori e Smith offre un contributo modesto, solo 10 punti totali in queste due ultime trasferte. Fortunatamente arrivano due vittorie franche, contro Rimini e nel ritorno degli ottavi di Coppa con il più 11 che permette di recuperare il meno 8 di sette giorni prima. Il popolo bianconero comincia a nutrire un po’ di ottimismo, suffragato anche dall’ingaggio di Joe Meriweather per sostituire Smith; ha alle spalle un’onorata carriera nell’NBA, 10 anni di cui gli ultimi 5 a Kansas City, dopo aver girovagato tra Houston, Atlanta, New Orleans e New York. L’esordio è dei più promettenti, 27 punti a Pesaro, in una partita che passerà alla storia però soprattutto per l’insolita tenuta della Virtus nel primo tempo: sotto la solita maglia nera da trasferta, i pantaloncini gentilmente prestati dalla squadra di casa, infatti quelli bianconeri, dimenticati a Bologna arriveranno nell’intervallo nella città marchigiana e saranno indossati dai giocatori virtussini solo nella ripresa. La bella prestazione del nuovo americano, ben coadiuvato da Villalta, autore di 22 punti, non impedisce però la sconfitta delle Vu nere.

Dopo dieci giorni dalla partita di Coppa Italia, di nuovo Reggio Emilia di fronte per il campionato e nuovamente un bel successo con il capitano che bissa il punteggio di Pesaro, ma Fantin fa ancora meglio con 23. A Treviso i frombolieri sono Brunamonti con 24 punti e Williams con 25, ma quest’ultimo compie un’incredibile leggerezza: sul più quattro allo scadere commette fallo su Marietta che scocca il tiro da tre. Canestro con libero aggiuntivo e si va al supplementare. Fortunatamente qui la Virtus scappa via e vince 96-104. Lo scampato pericolo e la prima vittoria in trasferta non addolciscono il commento di Gamba che, negli spogliatoi, definisce Williams uno psicolabile. L’episodio avrà un’influenza sul futuro, l’americano fin qui sempre in doppia cifra, comincerà un percorso fatto di continui alti e bassi. Occorre continuare la piccola serie di vittorie, ma il mercoledì a Bologna arrivano i campioni d’Europa del Bancoroma. Brunamonti è scatenato, 5 su 6 da tre, Binelli in gran spolvero con 18 punti, Meriweather, pur zoppo ne segna 12 (anche il suo avversario diretto Rautins ha problemi fisici) e nel finale, dopo un recupero dei romani,  anche Williams segna punti importanti e chiude in doppia cifra a 10; finisce 85-81. La domenica successiva arriva la cocente sconfitta di Caserta, dove i bianconeri avevano chiuso il primo tempo avanti di 16 punti, ma nella ripresa si scatena Oscar (alla fine per lui 45 punti), che con 8 bombe consecutive porta i suoi a +11 e a quel punto risulta vano il tentativo di rimonta della Virtus che arriva fino al meno 2, ma è ricacciata indietro a 40 secondi dalla fine da un’altra tripla, questa volta del giovane Gentile. Le Vu nere riprendono comunque la loro corsa contro Torino, che conferma la sua cattiva tradizione a Bologna; è il giorno del rientro di Bonamico dopo 11 mesi dall’infortunio, per lui ci saranno anche 8 minuti in campo tra le ovazioni del pubblico. Con i piemontesi avanti di 9 punti a otto minuti dall’intervallo, la Virtus si schiera a zona, difesa che risulta indigesta alla squadra torinese, peraltro priva a lungo di Morandotti per una distorsione, mentre i bianconeri non faticano a bucare quella avversaria soprattutto con Fantin e Villalta, entrambi 18 punti, ben supportati dai lunghi Meriweather e Binelli, rispettivamente 22 e 21 punti. Chiuso il primo tempo avanti di 9 punti, grazie ad un parziale di 32-14, la Virtus controlla poi agevolmente l’incontro.

Seguono altri tre facili successi, a Livorno, dove il miglior realizzatore è Williams con 20 punti e dove Bonamico comincia a riprendere confidenza col canestro, per lui 9 punti, poi doppio successo casalingo, contro Trieste, Villalta 25 punti, ma ci sono anche i 20 di Brunamonti, e contro Brescia, ancora il capitano sugli scudi con 23 punti e un brillante Ragazzi, con 4 su 4 da tre punti. L’unica preoccupazione, dopo questa bella serie di successi e il raggiungimento del terzo posto in classifica, seppure in coabitazione, è l’infortunio a Binelli, uscito a due minuti dal termine. Rientrerà solo a febbraio, dopo un mese e mezzo di assenza, periodo nel quale la Virtus colleziona solo due vittorie casalinghe, mentre sono quattro le sconfitte esterne in campionato e si ritrova anche eliminata dallla Coppa Italia. Nel dettaglio: a Cantù non basta un monumentale Villalta autore di 36 punti e la splendida marcatura di Bonamico su Riva nella ripresa, dopo che il canturino nel primo tempo con 28 punti ha trascinato i suoi al 60-47, ma il Marine lo costringe all’asciutto e solo quando è costretto a uscire per cinque falli, Riva segna un libero e il canestro della staffa, dopo che la Virtus era riuscita anche a portarsi in vantaggio. Nel giorno di Santo Stefano, nei quarti di Coppa Italia, 21 punti a testa dei due americani permettono un risicato successo di 3 punti sulla Scavolini, che però non bastano 7 giorni dopo a Pesaro, dove finisce 94-90 per i padroni di casa. In mezzo la facile vittoria casalinga contro Napoli, con 26 punti di Meriweather e 23 di Villalta. Due sconfitte in Lombardia, quasi identiche nel punteggio, 88-75 a Milano e 89-75 a Varese, precedono la vittoria netta contro Reggio Calabria, dove il miglior nei punteggi individuali è Bonamico con 22 punti. A Rimini la Virtus comanda fino al 29’, poi è superata dai romagnoli e nel finale paga un doppio errore dalla lunetta di Fantin, peraltro il migliore dei suoi con 17 punti e 6 su 10 al tiro e la mancata realizzazione a 6” dalla fine di Villalta che avrebbe potuto capovolgere il punteggio che rimane invece 67-66; 14 punti e 14 rimbalzi per Williams.

Rientra Binelli contro Pesaro, almeno in panchina, ma la Virtus è sempre meno brillante, finisce sotto di 20 punti e in piena rimonta, sul meno 6, un canestro di Fantin annullato per fallo di sfondamento, scatena le ire del pubblico che comincia un deprecabile lancio di oggetti verso il parquet; partita dichiarata conclusa a 3’46” dalla fine e punteggio di 76-82 omologato, con conseguente squalifica del campo di gioco. A Reggio Emilia bianconeri sconfitti nonostante i 33 punti di capitan Villalta, poi finalmente ritorna il sorriso con la vittoria contro la Benetton sul campo di Forlì, dove la Virtus è costretta a emigrare dopo i fatti avvenuti due settimane prima: sei giocatori in doppia cifra, ma 0 punti per Williams, a cui evidentemente le maglie verdi di Treviso provocano reazioni anomale. Niente da fare a Roma, ma poi una sofferta vittoria contro Caserta, stavolta sul campo di Reggio Emilia per scontare la seconda giornata di squalifica. Espulso Villalta (reciproche scorrettezze con Generali), fuori per falli  Bonamico e Meriweather e con i campani avanti di quattro punti a 5 minuti dalla fine, Gamba opta per il quintetto piccolo e così può vedere la sua squadra rimontare e passare al comando sul 97-95; qui il quinto fallo di Gentile e il fallo tecnico e l’espulsione di Tanjevic hanno dilatato il punteggio con i relativi tiri liberi assegnati alle Vu nere fino al 109-98. Migliore dei suoi Brunamonti con 29 punti. Sconfitta ormai di prammatica in trasferta a Torino, dove la Virtus resiste finchè la sorreggono Brunamonti e Fantin, sempre implacabile contro i torinesi; sotto di 20 sul 43-23, rimontano fino al 45-42 verso la fine del primo tempo, grazie anche al quarto fallo di Meriweather, che viene sostituito da un più reattivo Williams, per poi crollare già a inizio ripresa. Facile vittoria contro Livorno, con i 21 punti di Brunamonti, poi finalmente i bianconeri tornano al successo esterno dopo più di tre mesi, andando a vincere a Trieste, dove i  migliori sono gli stranieri, Williams con 19 punti e Meriweather con 18. Subito un altro successo esterno, a Brescia 100-105 con 6 giocatori in doppia cifra.

Poi la bella vittoria contro Cantù, con 24 punti dei due americani e 21 di Fantin, prima di tornare a cadere in trasferta a Napoli, dove vanno 5 bianconeri in doppia cifra, ma Williams segna solo 2 punti. L’ultima partita è contro Milano, ininfluente per la classifica, con i milanesi saldamente primi e i bolognesi settimi, ma Virtus – Olimpia non può mai essere un incontro qualunque. La partita è infatti tiratissima, D’Antoni fallisce l’1+1 a 2 secondi dalla fine dei 40 minuti e così si va al supplementare, dove il play meneghino si ripete nella medesima circostanza a 37” dallo scadere del tempo aggiuntivo, dopodiché Meriweather sigla l’1+1 del successo. Ottima la prova di Fantin, 23 punti, contro un’altra delle squadre di fronte alle quali si esalta. Virtus dunque settima e costretta agli ottavi contra la decima, il Bancoroma. Gamba trova il miglior Williams dell’anno, 29 punti, un ottimo Villalta, 26 punti, ma non può contare sul tiro degli esterni e la difesa è un colabrodo infilzato dai contropiedi di Roma, 96 punti subiti in casa, contro 91 realizzati, sono veramente troppi. Si va a Roma quattro giorni dopo con le spalle al muro. Parte bene la Virtus che sta spesso avanti nel punteggio; sul 79 pari, a 33 secondi dal termine, errore di Villalta e canestro di Rautins e così termina il campionato delle Vu nere. Il nuovo allenatore e i due nuovi americani non hanno apportato alla fine quel salto di qualità che ci si aspettava, anzi il decimo posto finale peggiora il risultato dell’anno precedente.

 

Tratto da "100MILA CANESTRI - Storia statistica della Virtus Pallacanestro" di Renato Lemmi Gigli

 

Il 10° posto finale è sintesi fedele di una stagione scialba e sfortunata. Contrattempi a iosa. La scelta discussa di Sam Williams (e un pivot a gettone) poi gli stress fisici del grande Meriweather, la ripresa faticosa di un indomabile Bonamico e per colmo la distorsione nel momento più esplosivo di Binelli. Anche per Gamba il matrimonio diventa difficile con una squadra che stenta a corrispondergli. Come l'anno prima più ombre esterne che luci casalinghe (fra cui la vittoria sul Cibona europeo nel Battilani).

 

Tratto da "Il Mito della V nera 2"

 

La prima squadra sta radicalmente cambiando. Van Breda Kolff e Rolle vengono sostituti dall'ala Sam Williams e dal "gettonaro" Smith, in apertura di stagione. In panchina, proveniente dalla Nazionale, c'è Sandro Gamba.

Ottime le premesse del campionato '85-'86. La Virtus vince il Battilani, nel quale brilla la stella di Drazen Petrovic, miglior realizzatore del torneo nelle file del Cibona. Ma la sconfitta di 11 punti nel derby con la yoga, valevole per i sedicesimi di Coppa Italia, è il primo campanello d'allarme, cui segue il passo falso interno contro Varese al debutto in campionato. Alla quarta giornata la squadra ha finalmente il centro titolare, Joe Meriweather, che debutta a Pesato (e in tv) con 27 punti.

Al termine della stagione regolare c'è il settimo posto (17 vinte, 13 perdute), e negli ottavi di finale il Banco Roma, che sbanca subito Piazza Azzarita. La sconfitta a Roma chiude il campionato con un 10° posto non esaltante.

Il 10 maggio '86, a Roseto degli Abruzzi, ci pensano gli juniores a riscattare un'annata opaca. In finale battono l'Indesit Caserta (coach è sempre Ettore Messina). Augusto Binelli, nel frattempo, è entrato nelle scelte dell'NBA grazie alla chiamata degli Atlanta Hawks.

I due nuovi mori: Sam Williams e Joe C. Meriweather

GAMBA FIRMA PER BOLOGNA UN CONTRATTO DI TRE ANNI

La Repubblica — 01/05/1985   pagina 28

 

Sandro Gamba è il nuovo allenatore della Granarolo Bologna. Il tecnico della Nazionale, il cui mandato si esaurirà a fine giugno, dopo gli europei in Germania, avvicenda Alberto Bucci, che ha già firmato per la Peroni Livorno, in A2. Gamba ha militato come giocatore nel glorioso Simmenthal, che poi ha guidato dalla panchina come assistente di Cesare Rubini. Ha quindi allenato a Varese, Torino e in Nazionale (argento alle Olimpiadi di Mosca, oro agli europei di Nantes). "Arrivo nella società più organizzata d' Italia - ha detto - ogni mia richiesta è stata soddisfatta dal club. Avevo ricevuto altre offerte, ma questa era la scelta migliore. Il mio successore in nazionale sarà probabilmente Bianchini". Gamba ha firmato per tre anni.

 

GRANAROLO SCONFITTA, PER GAMBA, IL PROBLEMA È WILLIAMS

La Repubblica – 08/10/1985

 

"Avevamo la squadra piena di gente malconcia, in precarie condizioni fisiche, no, non sto cercando giustificazioni, ma solo una ragione alla nostra sconfitta. Inoltre non sono affatto contento di come difende Williams. Deve dimenticare l'NBA, qui non ha Malone alle spalle. Ha concesso troppo a Caneva". Sandro Gamba si difende così. La sua è stata una domenica dolorosa. La Granarolo, che partiva favorita, ha perso in casa il confronto con Varese.

 

La stampa bolognese (qui il Guerin Sportivo) ironizza sulla stagione virtussina.

PARTENZA SOTTO GAMBA

di Walter Fuochi – La Repubblica – 17/10/1985

 

Un riesordio, s'era detto e scritto. Un altro lavoro, tutto diverso. Prima la scrivania, le relazioni, le telefonate, i giri da un capo all'altro dell'Italia, a vedere partite, incontrare persone, portare a spasso, anche per la propaganda del basket, la faccia di commissario tecnico della nazionale. E poi naturalmente le convocazioni, i raduni collegiali, le stagioni scandite dai tempi delle grandi manifestazioni internazionali.

Adesso, invece, Sandro Gamba è tornato all'antico mestiere di coach della domenica, agli stress del campionato, a una guerra di tattiche più domestica, contro colleghi che sanno tutto della tua squadra e della cui squadra sai tutto. Non è stato, per Gamba, un buon riesordio. La sua Granarolo ha perso due partite filate, in casa e fuori. Nella pozzanghera di una classifica insufficiente è caduta altra acqua: la rinuncia di Joe Meriweather, pivot americano atteso per due mesi, dileguato poche ore prima della firma del contratto. Un nuovo lavoro cominciato senza fortuna. Un riesordio senza risultati che ha subito attirato i riflettori su Bologna: sulla sua piccola immediata crisi e su questo ritorno claudicante, nella fossa del campionato, del tecnico che, con la nazionale, è riuscito a vincere più di tutti.

Qualche guaio era in preventivo. Gli allenamenti incompleti, l'assenza di Bonamico per infortunio, il mancato arrivo del pivot titolare americano, lo sapevo, li avremmo pagati. Speravo non così tanto; e per questo sono arrabbiato, carico di disappunto. Ma mi era già successo di peggio. A Torino, primi sei mesi terrificanti. A Varese, ultima stagione, un mese soltanto di batoste, fondo classifica e tutti si chiedevano com'era possibile. Non mi spavento, non mi tiro indietro, lavoreremo duro. E mi metto a ridere, scusate tanto, quando sento che ho le ruggini da panchina. Non sono un pensionato né un rincoglionito. E se c'è una panchina che richiede massima lucidità, riflessi reattivi, cervello sempre sveglio, è proprio quella della Nazionale, dove in dieci giorni, una partita al giorno, ti giochi tutto. Qui la pressione è più blanda. Ci sono settimane per prepararsi. Giocare ogni sette giorni concede tempo.

Non c'è proprio nulla da rimpiangere del "mestiere" di prima?

Sì, una cosa. Il colpo di telefono col quale, in 24 ore, sostituisci, con un uomo di analogo valore, un giocatore infortunato. Qui, in due mesi, ce ne sono capitate di tutti i colori, e per un po' mi è sembrato di allenare la squadra juniores, con qualche titolare a far numero. Gli schemi riuscirono tutti, i "grandi" facevano sempre canestro, ma non serviva niente.

E al di là dei guai di palestra, non può incidere, sulla partenza sbagliata, qualche problema d'adattamento dell'uomo-Gamba nella città-Bologna?

No, qui stai bene anche se non vuoi. Il mio presidente Porelli dice che anche questa è "qualità della vita": alzarsi la mattina, uscire a piedi per l'allenamento, comprare i giornali, fermarsi a parlare con tanta gente, perché a Bologna ti riconoscono tutti, e il benzinaio, il tabaccaio, il barista ti chiedono come va e com'è che non vinciamo. Cordiali, sorridenti. A me piace fermarmi e parlare; e sapere che anche quest'inverno, da un portico all'altro, arriverò al palasport a piedi, senza ombrello. Non mi manca nulla di Milano; ci torno il lunedì, spesso, è vero, ma ne farei a meno. Tra uffici, banche, tasse, sono tutte beghe da sbrigare. A Torino fu un ambientamento più difficile, fuori dal campo. Com'era Bologna lo sapevo, non era certo il deserto o il far west. Contò anche com'era la città, al momento di scegliere la panchina del mio rientro, dopo i cinque anni in Nazionale.

Gamba parla di tempi, di ritmi. È un insonne cultore di letture notturne, consuma un mazzo di quotidiani di primo mattino, dice che una giornata piena di lavoro non ha bisogno di stacchi, di passatempi per essere anche gradevole.

Lavoro, alleno, faccio riunioni, studio le altre squadre al videotape. E adesso, anche di sera, si va avanti. Con le telefonate in America, per trovare questo pivot. No, la rinuncia di Meriweather non è stata una botta. Non è la prima storia che va così, con gli americani, e io penso sempre che uno è un mio giocatore quando gli ho stretto la mano, in carne ed ossa, e in scarpe e tuta, pronti ad iniziare il primo allenamento.

Così tutti continueranno a chiederle, sotto i portici di Bologna, quando arriva il superman che porterà lo scudetto alla Virtus.

Attese esagerate. Meglio non farsi illusioni. Un Carroll dobbiamo scordarcelo, far finta che in Italia non sia mai venuto. Fu un incastro di coincidenze rare e irripetibili. Lui prese, in Italia, 200mila dollari. Una montagna, ma quest'anno ha firmato per l'Nba per un milione e mezzo. Tanto per chiarire l'ordine di grandezze. Quando arrivò lui a Milano, l'anno scorso, bastò un mese per capire che il vento dello scudetto poteva tirare solo da quella parte. Quest'anno è un campionato senza favorite, possono vincerlo almeno 6-7 squadre.

E che altro rimane al campionato?

L'impressione che i gruppi italiani conteranno di più, che i giovani avranno più spazio, che in A1, lasciando perdere la mania di catturare Superman, l'americano è ormai uno del quintetto, ha il suo ruolo e i suoi compiti, esattamente come gli altri. Forse, col nostro mercato americano, siamo già a una fase di ritorno. Il basket italiano è entrato in un giro di grandi giocatori cui puntare, ma la concorrenza Nba è troppo forte, può pagare meglio le sue stelle. Io stesso, a Bologna l'anno prossimo, cercherò di avere la squadra al completo il primo giorno di preparazione. A rischio di prendere un mediocre che, lavorando due mesi in più coi compagni, integrandosi, capendo cosa gli chiediamo, si renda poi utile. Come uno dei cinque, non Superman.

Nella casa di via Lame, un angolo questo al confine tra la Bologna del centro e quella che si apre sui viali di circonvallazione, Gamba aspetta che il suo riesordio in campionato, a 53 anni, gli porti domeniche meno scoscese di queste, del tuffo in un basket attraversato in tante tappe: giocatore, giovane tecnico rampante, santone azzurro, ora di nuovo in panchina, la domenica, seduto su un campionato da ricominciare.

Gus Binelli comincia far sentire i suoi centimetri nelle aree della serie A1 (foto Giganti del Basket)

DIETRO MILANO, NIENTE?

di Walter Fuochi – La Repubblica – 12/01/1986

 

Una domenica dopo il calcio gira la boa anche il campionato di basket. (…).

Bologna e Varese, due vecchie grandi pari al quinto posto, si toglieranno pane e vicenda: un incidente a Brunamonti, che forse non ci sarà o forse sì, in ogni caso potrà giocare solo con fastidioso bendaggio alla mano destra, assesta un altro colpo pesante ad una Granarolo un po' sfortunata e un po' indefinita, a cominciare da quel Williams che contende ad Henderson il ruolo di oggetto misterioso del campionato. La Granarolo viaggia in ritardo e deve raccogliere punti anche in trasferta, per puntare a quel quarto posto che Gamba indica come traguardo minimo di Bologna sulla griglia dei play off.

(…)

 

 

MAI E POI MAI BIANCHINI CON ME

di Gianfranco Civolani - Superbasket – 06/03/1986

 

La Virtus perde senza ritegno e dunque va male. E tutti a chiedersi come se la passa il duce truce. Si tormenta? E come, e quanto? Tanto allora valeva andare direttamente a chiederglielo, cosa che appunto ho fatto. Cosa pensa Gigi Porelli, come ritiene di ovviare e quali medicamenti ha in testa, ecco qua una specie di sunto di una lunga, disinibita e circostanziata chiacchierata.

“Dire che perdere mi brucia - fa - è perfin troppo ovvio. Mi brucia anche perdere una partita sola e figurati dunque come vivo questo momentaccio. E potrei comodamente nascondermi dietro l'alibi dei tantissimi infortuni che ci hanno perseguitato, ma sono una persona onesta e dunque ti consegno l'alibi degli infortuni. ma poi vado oltre e analizzo la situazione cercando di renderla chiara anche a me stesso. E ti dico subito che alla luce dei fatti Williams non va proprio bene per niente. E non stanno dando il dovuto nemmeno le guardie. E la squadra tutta è di una fragilità psicologica disarmante. E non c'è nemmeno un punto di riferimento tipo Cosic, per capirci.”

Gli dico pari pari: e Gamba?

No, qui non mi faccio tastare. Gamba è l'uomo nel quale io ho riposto tutta la mia fiducia, Gamba l'ho vincolato con un contratto a lunga scadenza, Gamba è l'uomo che dovrà guidare anche l'anno prossimo questa squadra. Se posso imputare a Gamba qualcosa? Ma no, niente, dico solo che anche Gamba aveva bisogno di riallenare sé stesso e quindi mi sembra giusto che stia trovando notevoli difficoltà nel gestire questa squadra.

E il povero Williams?

Il povero Williams l'abbiamo preso nella piena consapevolezza che fosse in tutto e per tutto il giocatore che faceva al caso nostro. L'ho pagato una follia e adesso lui non mi sta dando niente. Chiaro che è uno psicolabile, chiaro che oggi come oggi non lo prenderei più, altrettanto chiaro che sul piano teorico l'operazione Williams era la tipica operazione da fare senza stare a pensarci sopra.

E Meriweather?

Meriweather con Binelli mi forma un'accoppiata vincente e vedrai che a gioco lungo sarà così. Meriweather tecnicamente è un super, ma non so se l'anno prossimo il suo fisico sarà ancora super com'è la sua tecnica individuale.

Faccio notare al duce che lui per primo mi ha parlato di un punto di riferimento che non c'é e mi viene subito da tirar fuori il nome di Villalta. Risposta prontissima:

Ma vedi, anche Riva è un gran giocatore, ma nel Cantù mi pare che il punto di riferimento sia Marzorati. Villalta è il più grande giocatore italiano che la Virtus abbia mai avuto. Però un leader non lo è mai stato e non lo sarà mai.

La Virtus che spesso perde, la Virtus eventualmente da rifondare, parliamone.

Così come siamo oggi, parlare di scudetto o di finalissima mi sembra un po’ folle. E allora che traguardi abbiamo? Di salire il più possibile, questo per prima cosa. E poi io spero di potermi rendere conto a fine anno di quali e quanti giocatori andranno confermati perché non c'è dubbio che mi metterò d'impegno per fare una squadra a misura di Gamba. E se necessario non guarderò in faccia a nessuno. Molto ho già cambiato dall’anno scorso, ma eventualmente cambierò ancora tantissime cose.

Gigi, perché la Simac ha il doppio dei punti della Virtus?

Perché la Simac riesce anche a vincere le partite già perse e perché noi invece riusciamo a perdere anche le partite già vinte.

Cosa gli posso ancora domandare? Ecco, questo: non potevi cambiare Williams?

No che non lo potevo cambiare perché gi mi ero bruciato il cambio tecnico con la storia di Oliver Smith. E poi la mia filosofia è quella di non cambiare mai gli americani.

Gigi, basta cambiare la filosofia…

D'accordo, sono per non cambiare mai, ma ci sono casi nei quali anche la filosofia puoi mandarla a benedire, ti ripeto che sono d'accordo. Però fammi aggiungere un'altra cosa: io posso anche esaltarmi e deprimermi, ma in questo momento ho tutta intatta la mia grande carica e ti giuro che farò il possibile e l'impossibile per riportare in vetta la Virtus e questo per rispetto nei confronti dei nostri tifosi, ma soprattutto per rispetto nei confronti del sottoscritto perché io vorrei vincere sempre.

Ultima cosa: Bianchini ha detto…

Alt. Qui non farmi dir niente perché c’è di mezzo la Nazionale.

So che non hai gradito…

Se per questo, ciò che dice Bianchini spesso mi ha ferito e mi ferisce. E va bene, vuol dire che mai e poi mai allenerà la Virtus. Prima di fare queste ultime dichiarazioni, aveva una possibilità in vita sua di allenare la Virtus. Ora siamo a zero si cento, puoi scriverlo.

Gigi, ma cosa vuol dire mai, e poi mai?

Mai e poi mai finché alla Virtus ci sarò io.

Meriweather in gancio contro Dale Solomon della Benetton Treviso (foto Giganti del Basket)

PLAYOFF '86

Giganti del Basket -31 maggio 1986

 

Era iniziata in infermeria, è finita in sala rianimazione. La stagione di Sandro Gamba e della sua Granarolo è finita subito, al primo impatto dei playoff, semmai era cominciata. Gli infortuni di Binelli e Bonamico, il tardato arrivo di Meriweather, le sventure dello stesso Gamba, di nuovo gli infortuni di Binelli: la stagione Granarolo sembrava non dovesse mai iniziare o, com'era successo tante altre volte negli ultimi anni, dovesse iniziare proprio con i playoff.

Invece niente: e a questo punto viene quasi da dire che tutto sommato la fine anticipata imposta dal Bancoroma alla corsa dei bolognesi è arrivata provvidenziale a chiudere il sipario su una rappresentazione che stava assumendo giorno dopo giorno i toni della tragedia.

Sono cose che capitano nella carriera di un allenatore, bisogna mettere in preventivo anche questo, non solo i trionfi e le vittorie. Le partite con il Bancoroma? Penso di non dire niente di fantastico affermando che la sorpresa grossa non è stata nella seconda partita, ma nella prima. Nella seconda almeno abbiamo giocato decorosamente restando attaccati ai romani fino alla fine. Ma dopo quello che avevamo combinato a Bologna sapevamo benissimo che avevamo poche speranze di acciuffare la qualificazione.

E così, mentre il sorprendente Bancoroma aggiungeva un altro mattone prezioso ad una stagione quanto mai stravagante, passata tra processi all'allenatore e vittorie importanti come quella in coppa Korac, per Gamba e la sua Granarolo iniziava il triste rito del dopo-sconfitta: le accuse da parte di tutti e su tutto, i processi alle intenzioni, e, perché no? le prime liste di proscrizione dalle quali dovrebbe nascere la Virtus 1987.

Di sicuro qualcosa andrà cambiato in questa squadra, anche se mi rendo benissimo conto che per cambiare occorre trovare soluzioni che siano quantomeno all'altezza di quelle attuali. Non sono certo io quello che cambia per il semplice gusto di cambiare: però è chiaro che non voglio trovarmi il prossimo anno ad affrontare gli stessi rischi dell'ultimo campionato...

QUELLA SQUADRA IN GAMBA

La prima volta. Nel novembre del 1985 arrivò il successo in campionato al PalaDozza contro la Pallacanestro Reggiana dell'ex Lombardi
di Ezio Liporesi - Corriere dello Sport - Stadio - 06/11/2022

 

La prima volta che la Virtus vinse contro la Pallacanestro Reggiana al Palasport di Piazza Azzarita fu il 3 novembre 1985. Si giocava la quinta giornata di quella stagione 1985/86. Sulla panchina delle V nere Sandro Gamba, gli americani erano Joe Meriweather, che aveva esordito una settimana prima mettendo a segno 27 punti nella sconfitta di Pesaro, in una gara rimasta famosa perché la Virtus giocò il primo tempo con i pantaloncini biancorossi prestati dalla squadra di casa e solo nel secondo tempo furono indossati quelli bianconeri arrivati da Bologna dove erano stati dimenticati. Nella stagione precedente i reggiani, neopromossi, sbancarono il Madison bolognese all'andata, mentre al ritorno vinse la Virtus a Reggio Emilia. Quel 3 novembre la Virtus ottenne invece il primo successo casalingo. Contro le Cantine Riunite, sponsor della squadra reggiana, il migliore realizzatore fu Domenico Fantin con 23 punti, Villalta ne fece 22, poi Meriweather 14, Brunamonti 11 e Sam Williams 10. Ci furono poi i sette di Binelli, mentre Ragazzi, Righi, Ansaloni e Lenoli non segnarono alcun punto. Sulla panchina degli ospiti una vecchia bandiera bianconera, Gianfranco Lombardi, dodici stagioni con le V nere, tra la fine degli anni Cinquanta e gli anni Sessanta. In campo, invece, la Reggiana aveva vecchi campioni della pallacanestro italiana, come Morse e Brumatti, il lungo americano Bouie che, dopo l'esperienza di Pesaro, giocò molte stagioni a Reggio In realtà una vittoria casalinga in una gara ufficiale contro le Cantine Riunite la Virtus l'aveva già ottenuta, proprio una decina di giorni prima, il 23 ottobre, ma si trattava di Coppa Italia: fu un 77-66 che ribaltò la sconfitta di otto punti patita il 16 ottobre a Reggio Emilia; con quel successo la Virtus passò così il turno.

Virtus Granarolo Felsinea Bologna: Binelli 7, Ansaloni, Brunamonti 11, Fantin 23, Lenoli, Ragazzi, Righi, Meriweather 14, Villalta 22, Williams 10. All. Gamba.

Cantine Riunite Reggio Emilia: Brumatti 13, Morse 14, Bouie 21, Grattoni 4, Montecchi 11, Spaggiari 8. All. Lombardi.

 

CONTRO BRESCIA NEL 1985

di Ezio Liporesi - Corriere dello Sport - Stadio - 05/0272023

 

 

Il 15 dicembre 1985 è in programma Virtus Granarolo Felsinea contro Silverstone Brescia. La Virtus non fece una buona stagione. L'allenatore Sandro Gamba non ha mai trovato la quadratura del cerchio nonostante l'arrivo del quotato americano Joe Meriweather, che vanta una lunga esperienza in NBA, ma dopo i 27 punti segnati a Pesaro nel giorno dell'esordio (gara rimasta nella mente di tutti perché la Virtus giocò il primo tempo con i calzoncini biancorossi prestati dalla squadra di casa avendo dimenticato quelli bianconeri a Bologna, che arrivarono solo nell'intervallo della gara), non si è più ripetuto a quei livelli. Però in quel mese di dicembre le cose stavano andando a gonfie vele. Dopo la sconfitta di Pesaro, la terza nelle prime quattro gare di campionato, le V nere avevano vinto con Reggio Emilia, poi al supplementare a Treviso (sul +4 allo scadere Williams fece fallo su Marietta che stava tirando e realizzando da tre punti, così le squadre andarono incredibilmente al supplementare grazie all'aggiuntivo segnato dal giocatore di casa ma la Virtus la spuntò ugualmente), era poi arrivata la vittoria con il Bancoroma e, dopo una sconfitta a Caserta, i successi con Torino in casa, Livorno fuori e Trieste al palasport di Piazza Azzarita. Ora la sfida con Brescia, era la possibilità di bissare il successo casalingo di sette giorni prima e continuare il trend positivo. La Virtus puntualmente riesce a battere la squadra lombarda 96-83 (primo tempo 52-48), trascinata dal capitano Villalta, 23 punti, da Maurizio Ragazzi, 18 punti (4 su 4 da oltre l'arco), da Roberto Brunamonti e Sam Williams, entrambi autori di 15 punti, e da Marco Bonamico (10 punti).Sam Williams è un americano che alterna qualche lampo a periodi di lunga abulia. Dal suo canto Meriweather segna solo 6 punti, Augusto Binelli 7 e Domenico Fantin 2. Le sette vittorie nelle ultime otto gare issarono la Virtus al terzo posto in classifica. Quel campionato però non finì bene: settima dopo la prima fase, la Virtus fu eliminata dal Bancoroma con un secco 2-0 negli ottavi dei playoff. Un decimo posto finale che rappresenta il peggiore risultato della Virtus tra il 1971, anno degli spareggi  salvezza, e il 2003, quando la Virtus fu esclusa dai campionati. In realtà sotto il decimo posto la Virtus dal 1935, primo anno nella massima divisione, e il 2003 non è mai andata, ma nel 1968/69 e 1970/71 il decimo posto fu ottenuto in campionati con un minore numero di squadre rispetto al 1985/86.