EDOARDO COSTA

Edoardo Costa ai tempi in cui allenava le giovanili (foto tratta da www.virtus.it)

 

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stagioni in  Virtus: Già giocatore, assistente e allenatore nelle giovanili nella stagione 2021/22 diventa assistente della prima squadra

 

L'INTERVISTA DELLA SETTIMANA: EDOARDO COSTA

"Con Fedrigo e Largo sfoglio ogni giorno il gran libro della pallacanestro"

di Marco Tarozzi - www.virtus.it - 20/04/2018

 

Per Edoardo Costa è iniziata la terza stagione in bianconero, nel ruolo di assistente allenatore del settore giovanile di Virtus Unipol Banca. Solo che la musica è cambiata, il ritmo si è fatto più serrato. Adesso le formazioni a cui dedicarsi sono due: la continuità è rappresentata dall’Under 15 di Cristian Fedrigo, del cui staff Edoardo fa parte da quando è tornato alla Porelli per coltivare questa passione da insegnante di pallacanestro, dopo averne calcato il parquet da giocatore; la novità sono gli Esordienti di Mattia Largo, a cui quest’anno Federico Vecchi ha deciso di affiancarlo come primo assistente. Approcci diversi, impegno raddoppiato: prima conseguenza, al momento l’Edo Costa giocatore delle “minors” è fermo “per motivi naturali, nel senso che non ho ancora trovato qualcuno che sia in grado di far durare una giornata trentasei ore. Quando non sono in palestra, cerco di portare avanti i miei studi alla facoltà di Scienze Politiche. E direi che può bastare. A vent’anni ho deciso che le strade da seguire erano altre”.

Partiamo proprio da questo doppio impegno: fare l’assistente allenatore dell’Under 15 e degli Esordienti significa affrontare approcci e percorsi diversi.

“Col gruppo del 2003 sono alla terza stagione. L’Under 15 è un campionato molto difficile, e ormai siamo alla fase Interregionale. Domenica a Pescara giochiamo lo spareggio contro Potenza, una sfida da dentro o fuori, chi vince va all’Interzona. Nonostante numerosi infortuni, che un po’ ci hanno perseguitato quest’anno, arriviamo all’appuntamento come volevamo, consci di aver fatto tutto quello che c’era da fare per essere pronti. Con gli Esordienti del 2006 è un percorso totalmente diverso, anche per me che non avevo esperienza in questo senso. E’ una categoria in cui non avevo mai allenato, una novità assoluta. Hai a che fare con ragazzi che ancora hanno la propensione a vedere la pallacanestro come un gioco. E’ un gruppo maturo, ma è naturale che a quell’età si pensi soprattutto a giocare. Di nuovo c’è anche che in questo gruppo sono il primo assistente di Mattia Largo, un ruolo di grande responsabilità che proprio il capo allenatore mi sta aiutando ad affrontare, dandomi notevoli responsabilità all’interno dell’allenamento”.

 

Fedrigo e Largo sono due punti fermi del settore giovanile. Come ti trovi a lavorare con allenatori esperti, che del resto conoscevi bene anche quando giocavi?

“Come ho già raccontato in passato, Cristian lo conosco molto bene perché quando giocavo nelle giovanili bianconere era il mio allenatore, e arrivare a far parte del suo staff per me è stato un fantastico approdo. Ma non è che Mattia lo conosca meno, perché sempre in quel periodo vissuto da giocatore era proprio lui l’assistente di Cristian, e dunque ho avuto anche lui come allenatore per un paio di stagioni. Insomma, in qualche modo “gioco in casa”. Il che non significa che debba metterci meno impegno, qui sconti giustamente non se ne fanno. Differenze? Mattia è molto energico, frizzante, mi dà molta libertà nelle mie interpretazioni, che ascolta sempre con attenzione, ed è la sua maniera di farmi sentire che si fida di me. Cristian è un vero calcolatore, con lui non si lascia davvero niente al caso, ci prendiamo tanto tempo per studiare avversari e partite nei minimi particolari. Io sono legato ad entrambi, predicano basket secondo sfumature diverse dello stesso libro, che è quello che si impara a sfogliare frequentando quotidianamente il settore giovanile bianconero. La fortuna di poter imparare da loro è un valore inestimabile”.

Senza fare previsioni, che sarebbero inutili, quali progressi hai visto nei ragazzi che segui, e quali frutti si possono già raccogliere?

“Dove arriveremo è difficile da prevedere, perché tutto dipende anche da chi troveremo sul nostro cammino. Degli avversari bisogna sempre tener conto. Di certo, per quanto riguarda l’Under 15, dopo un inizio abbastanza difficile della stagione, qualcosa che non ci aspettavamo in quella misura, abbiamo avuto pazienza nell’adattare il gruppo anche ai cambiamenti, e oggi in palestra si respira l’aria che vogliamo respirare. Siamo soddisfatti, ci sentiamo pronti ad affrontare la parte più importante dell’anno, che per un allenatore è anche la più divertente e stimolante. Ora è il momento di fare la raccolta, poi verrà il tempo dei bilanci. Ma quello che andava fatto è stato fatto”.

Giorni pieni di Virtus, ma anche di studio. Non sembri il tipo che prende sottogamba l’Università…

“Sono al secondo anno a Scienze Politiche, non ho scelto una materia di studio legata a ciò che faccio nella pallacanestro. Dunque, non c’è nessun aggancio tra vita scolastica e vita sportiva. Sono due libri completamente diversi, passo il tempo a chiuderne uno per aprire l’altro, e viceversa. Mi ci sto abituando, anche se ci spendo molte energie, anche per coniugare tutti gli impegni. Ma quando gli stimoli sono forti, i muri invalicabili non esistono”.

Una laurea in Scienze Politiche non conduce direttamente a una carriera da allenatore. Eppure, quella è una via che non hai mai escluso, immaginando il futuro.

“Qui dentro sono sempre a scuola. E questa passione di allenare sta facendosi strada nella mia testa. Con il doppio ruolo, quest’anno ho vissuto davvero tanto tempo dentro alla Porelli, e mi sono reso conto che mi piace veramente.  Non lo so dove mi porterà tutto questo, ma so che fare l’allenatore mi appassiona, mi spinge a documentarmi e migliorarmi, mi aiuta a rapportarmi con chi ho di fronte. Dunque è vero, mi piacerebbe che questo percorso durasse a lungo”.

Coltivare questa vocazione alla Porelli è un bel biglietto da visita.

“E’ una ricchezza. Allenare mi piace, e credo che lo farei comunque, anche se non fossi in questa casa piena di gloria. E’ una passione, sinceramente la coltiverei ovunque. Ma ho la fortuna di farlo qui, ed è uno stimolo maggiore. Prima di tutto, ho la possibilità di imparare dai migliori: oltre ai miei capi allenatori, penso a Federico Vecchi, a Giordano Consolini, tutti maestri che ti danno qualcosa anche soltanto se ti fermi sugli spalti a guardarli un quarto d’ora mentre danno direttive in mezzo al campo. Questa è la scuola della Virtus, e se hai la vocazione ad allenare, essere qui è un vento alle spalle che in pochi posti puoi trovare. Per uno come me, che ha giocato nel settore giovanile ed è un tifoso innamorato di questi colori, essere qui è un motivo di orgoglio”.