KLAUDIO NDOJA

Ndoja in palleggio (foto tratta da corrieredibologna.corriere.it)

nato a: Scutari (Albania)

il: 18/05/1985

altezza: 201

ruolo: ala

numero di maglia: 13

Stagioni alla Virtus: 2016/17 - 2017/18

statistiche individuali del sito di Legabasket

biografia su wikipedia

nato a: Sassari

il: 05/05/1995

altezza: 184

ruolo: playmaker

numero di maglia: 0

Stagioni alla Virtus: 2016/17

statistiche individuali

 

palmares individuale in Virtus: 1 Coppa Italia di Legadue, 1 Campionato di Lega due
 

KLAUDIO NDOJA: SONO UNA PEDINA, TORNERÒ SENZA ROVINARE GLI EQUILIBRI. IL PRIMO POSTO NON È UN CASO, CREDO POTREMO RESTARE TRA LE PRETENDENTI FINO ALLA FINE

tratto da bolognabasket.it - 27/12/2016

 

Klaudio Ndoja, che giovedì tornerà in campo dopo un’assenza durata praticamente tre mesi, è stato intervistato da Luca Muleo su Stadio.
Ecco le sue parole:

Praticamente ho saltato quasi tutta l’andata, spero di rientrare e fare le mie cose, l’importante è stare bene.

In teoria, lei è un complemento perfetto di questa squadra. A dir la verità sono una pedina, anche senza di me gli altri hanno svolto un ottimo lavoro. I ragazzi hanno fatto bene, questo vuol dire maturazione, saper affrontare le difficoltà, se consideriamo che io sono uno del quintetto all’interno di una pallacanestro che il nostro allenatore fa girare sui “vecchietti”, per poi avere freschezza panchina. Sono stati bravissimi, così quando entrerò io, non rovinerò gli equilibri e l’alchimia già esistenti.

Ha avuto paura di vivere una stagione maledetta? C’è solo il dispiacere di non poter giocare, prima di non trovare una soluzione. Paura per queste cose non ne ho.

Il suo rientro come cambierà la squadra? Io devo aggiungere qualcosa in più, non devo cambiare nulla e non sarebbe giusto di fronte ai risultati. Posso, grazie all’esperienza, gestire con lucidità e facendo la scelta giusta, i momenti decisivi.

Derby? Il derby è unico, sono partite in cui molto dipende dai momenti di forma e salute vissuti dalle squadre. Si azzera tutto. Io non l’ho mai giocato, sono felicissimo di esserci. Sarà un clima talmente alto a livello d’entusiasmo, che ogni discorso verrà meno. Prevarrà la voglia di vincere.

Prima li guardava i Virtus-Fortitudo? Chi non ha mai visto il derby? Fa bene a tutti, a noi, alla città, al movimento. Mi sento fortunato a poterlo giocare.

Il primo posto in classifica vi dà autostima. La pressione non c’è? La soffriamo poco perché intanto non ce la mettiamo addosso. Non abbiamo l’obbligo di vincere tutte le partite, c’è il progetto di far giocare i giovani e allo stesso tempo far bene. E’ il nostro modo di pensare: ogni volta in campo puntiamo a vincere solo quella partita. E poi c’è l’incoscienza dei giovani, che la pressione non la sentono.

Come sono tornati dagli Europei? Li invidio, prima di partire gli ho detto che devono essere felici a indossare la maglia dell’Italia, di rappresentare il loro paese. Gli darà una carica in più, sì magari non saranno freschissimi, ma sono giovanissimi e non faticheranno.

Quando si potrà dire che la Virtus è da promozione? Cosa si può e cosa non si può dire, lo decide il campo. Il primo posto non è un caso, siamo lì tra le pretendenti, credo che ci potremo restare fino alla fine.

Il proposito per l’anno nuovo? Continuare a vincere come nel 2016.

Usciamo dal basket, la sua storia di emigrante è nota, cosa pensa del legame fra terrorismo e accoglienza? La strada è una sola, quella della legalità. A Milano vicino a dove abito io, in via Padova, la situazione è pesantissima da tanti anni. In certi quartieri si creano piccoli ghetti, e questo non porta nulla di buono. Io sono arrivato illegalmente, poi sono diventato italiano. L’unica possibilità di integrare è nella legalità. Bisogna distinguere tra chi viene qua per cercare un futuro migliore e chi, senza scappare da guerre o situazioni difficili, vuole solo vivacchiare. Questi devono essere rimandati indietro.

A Bologna che città ha trovato? Una città aperta, con tutti i problemi dei grandi centri. Bisogna partire dalle situazioni di disagio.

Ce la faremo? Bisogna farcela per forza. Altrimenti poi accadono le cose che vediamo in questi giorni.

"CINQUE MESI DA INCUBO, ORA SONO TORNATO"

tratto da www.virtus.it - 04/03/2017

 

“Sono stati cinque mesi da incubo, ma ora sono qui, sono tornato in campo e sono felice”. Parola di Klaudio Ndoja, che aspettava questa serata ormai da troppo tempo. “Aspettavo da tempo questo giorno, e adesso guardo soltanto avanti”.

“Questa squadra ha nel dna la volontà di cercare sempre la vittoria, di provarci comunque. Oggi abbiamo giocato bene, ci siamo divertiti e i giovani hanno avuto buoni minutaggi, il che è importante. Ma domani ci aspetta Trieste, una squadra tostissima. Li abbiamo visti, sono forti, atletici, giocano forte in difesa e attaccano di squadra. Del resto, ormai di gare facili non ce ne sono più”.

 

NDOJA: "NON CI HA REGLATO NIENTE NESSUNO E NON SIAMO QUI PERCHÉ FORTUNATI. SI LAVORA DIECI MESI PER FARE BENE AI PLAYOFF"

tratto da bolognabasket.it - 21/04/2017

 

Le parole di Klaudio Ndoja, intervistato su Radio Bologna Uno nel corso di Virtus Daytime.

Il derby ha lasciato strascichi? Non abbiamo subito il colpo dopo la sconfitta di venerdì perché la squadra viene da un percorso tecnico e mentale di nove mesi, in cui siamo stati sempre primi e siamo ancora lì nei primi. Penso che una partita non ci destabilizzi, anche se era una partita importante in cui non abbiamo giocato come sappiamo ma l’importante arriva adesso.

La Virtus sabato si gioca il primo o il secondo posto, grazie a cosa siete arrivati a questo punto? Sicuramente il gruppo, il gruppo è la nostra forza, sappiamo che con il lavoro che abbiamo fatto siamo arrivati fin qui. Non ci ha regalato niente nessuno e non siamo qui perché fortunati o altro, abbiamo puntato su quello che in questi mesi si è fatto in campo. La nostra forza è il lavoro quotidiano e se vogliamo andare avanti dobbiamo continuare su questa strada, indipendentemente da aiuti di qualsiasi tipo. L’importante è pensare al nostro quotidiano e al nostro lavoro.

Cosa ha ancora da migliorare questa Virtus? Sicuramente l’atteggiamento che ci ha fatto perdere il derby di venerdì, perché siamo partiti male; poi anche la continuità in trasferta, perché nel girone di ritorno in trasferta abbiamo fatto fatica e in un campionato come questo devi andare a vincere anche nei campi più difficili. Questo è l’ulteriore passo da compiere.

Uno sguardo alla possibile griglia playoff? Sarei bugiardo se dicessi che non lo abbiamo dato ma penso che tutti lo abbiano fatto. Non so cosa sia meglio o peggio, stare in una o nell’altra parte del tabellone. Noi però dobbiamo pensare a vincere la partita di sabato, poi i calcoli li facciamo dopo la gara: fino ad adesso abbiamo ragionato partita dopo partita ma ora bisogna anche ragionare in ottica playoff, perché è la parte della stagione più bella ma anche più dura. Si lavora dieci mesi per far bene ai playoff.

Com’è cambiato il vostro modo di lavorare da inizio stagione ad oggi? Per forza di cosa ora non possiamo allenarci come ad ottobre o novembre, anche perché adesso le partite ravvicinate si preparano in maniera totalmente diversa. Un lavoro che cambia in base al periodo dell’anno: ora conta allenarci un’ora ma con moltissima qualità, magari ad inizio anno contava più la quantità. Da adesso in poi dovremo essere brillanti anche in allenamento.

 

Ndoja in sospensione (foto tratta da www.virtus.it)

NDOJA: "HO PENSATO DI NON TORNARE PIÙ A GIOCARE, ORA HO L'OCCASIONE PIÙ GRANDE DELLA MIA CARRIERA"

tratto da bolognabasket.it - 05/06/2017

 

Klaudio Ndoja è stato intervistato da Luca Sancini su Repubblica.
Ecco un estratto delle sue parole

Sulla paura di non tornare più a giocare dopo l’infortunio. L’ho pensato ed è stato anche probabile. Avevo un dolore alla caviglia che non se ne voleva andare. Sono stati mesi difficili, ma la mia non era paura: era reale il rischio di non riuscire a recuperare. Adesso però sono qui.

Sul gruppo Virtus. Io ho giocato tanti anni e ho visto gruppi che si pigliano da subito e gruppi che non si formano mai. Magari vincono pure, ma non sono uniti. Noi ci siamo presi bene, forse perchè nella costruzione della squadra hanno fatto le scelte giuste. Io, Michelori e Rosselli ci conosciamo da una vita, da avversari di tante partite, i giovani ci hanno seguito e accettato i nostri consigli, che non è mai una cosa scontata. I gruppi veri nascono così.

Sulla mano di coach Ramagli. Adesso dico una cosa su Ramagli e non so come la prenderà. Eravamo insieme a Verona due anni fa, e c’era anche Umeh. Beh, è nettamente migliorato, lo vedo più sereno, tranquillo nella gestione della squadra.

Sui rischi di un lungo stop prima della finale. Avrei preferito giocare subito, infatti. Ora si dice pure che si ricominci a giocare martedì, anziché domenica. Sarebbe molto pericoloso, chi viene da soli allenamenti ha tanto da perdere. Ma dobbiamo stare concentrati, perchè ritengo gara 1 la partita fondamentale nei playoff.

Su Ndoja etichettato come uomo da playoff. Per forza, perchè non mi hanno visto giocare durante il campionato… Non so, per via dell’infortunio ho rischiato di non esserci, ma riportare la Virtus in Al è la più grande occasione da quando gioco a basket, e non voglio fallirla. Giocherò per non avere rimorsi poi, per non pensare mai che avrei potuto fare meglio.

DOMANI LA PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI KLAUDIO NDOJA.  "CHI MI OFFENDE NON SA TUTTO QUELLO CHE ABBIAMO PASSATO"

tratto da bolognabasket.it - 25/06/2017

 

Domani all’Ambasciatori ci sarà la presentazione del libro “La morte è certa la vita no” di Klaudio Ndoja. Il giocatore ne ha parlato a Luca Sancini di Repubblica.

“A me piaceva il calcio, ma giocarci, durante la guerra civile, era pericoloso per via delle sparatorie. Mio padre allora mise un canestro in giardino e disse che avrei giocato solo in quel modo. Ma una pallottola vagante ferì mia sorella, e allora decidemmo di partire verso la puglia, in gommone. Arrivamo nel 1998, dormendo nello scantinato della fabbrica dove lavorava mio padre. Ero senza documenti, mi sentivo invisibile. E per questo mi incazzo quando mi insultano per la mia origine: è gente ignorante, se riflettessero, capirebbero che se un padre preferisce mettere i propri figli in mare c’è qualcosa che non va. E io sui gommoni ho rischiato di annegare. Il caso Umeh-Amici? Meglio non parlare, c’è una indagine in corso.
Io iniziai a giocare all’oratorio di San Palazzolo Milanese, un prete mi notò, Don Marco, poi passai a Desio, a Casalpusterlengo con il permesso di soggiorno, e poi su fino ad ora.
Italia o Albania? Sono patriota, non nazionalista, vorrei tornare a casa alla fine, ma senza l’Italia non sarei quello che sono.
Domani ci saranno anche coach e presidente? Apprezzo il gesto, sono persone speciali. Il coach è un puro, a Verona non salimmo in A e ora sono felice per lui. Il presidente insegna tante cose, e sa dire parole che commuovono.
Il mio nome? Nasce dall’amore di mia nonna per Claudio Villa”

 

 

NDOJA: "I TIFOSI STANNO DIMOSTRANDO QUANTO CI TENGONO ALLA VIRTUS, NOI VOGLIAMO RICAMBIARE IL LORO AFFETTO"

tratto da bolognabasket.it - 07/09/2017

 

Klaudio Ndoja è stato intervistato da Paolo Di Domizio per Tris di Jack, andata in onda su Radio Bologna Uno. Ecco le parole dell’ala bianconera.

Si riparte con la nuova stagione, quali sono le prime sensazioni? “Sensazioni positive per il momento, anche se abbiamo fatto ancora poco, ovviamente, in campo; tanta atletica, tanto lavoro fisico. Stiamo cercando di riproporre lo stesso spirito di gruppo dell’anno scorso e per il momento questa è la cosa che stiamo facendo di più.”

Durante l’estate non ci sono mai stati dubbi sulla tua permanenza in Virtus: “La mia intenzione era quella di rimanere, stare ancora qui, fare bene e cercare di aiutare questa società che mi ha dato tanto lo scorso anno. Mi rende felice il fatto di continuare a fare, per questa società, quello che so fare meglio anche in A1.”

Con la conferma del quintetto titolare dello scorso anno la società ha voluto ripartire dalla solidità di gruppo: “Si, la linea che la società ha seguito è una linea che condivido per riprendere il filo conduttore che è stato lo spirito di squadra dell’anno scorso, l’anima di quella squadra che ha vinto tutto l’anno scorso. Questo aiuterà maggiormente i nuovi arrivati nell’inserimento in squadra.”

Tra i nuovi arrivati c’è Alessandro Gentile, chiamato a ripartire da zero. Come lo hai visto, prima del lieve infortunio, e che consigli gli daresti? “Io l’ho visto molto bene. Suo fratello Stefano, che è qua, è una figura importante per lui è sicuramente lo aiuterà. Io posso solo dirgli di continuare a lavorare serenamente, perché il talento c’è, è indiscutibile non solo a livello italiano ma anche europeo e forse anche qualcosa in più. Sul giocatore non c’è niente da dire, sulla persona ci scopriremo piano piano; per adesso si sta mettendo a disposizione dei compagni. Tutto quello che succede ad inizio stagione, quando ci si incontra in una nuova società.”

Che serie A ti aspetti? “Secondo me rispetto agli ultimi 2-3 anni, dove il livello si era un po’ abbassato, adesso ci sono varie squadre e varie società che si stanno affermando e confermando, cercando di riproporsi in A1 come la Virtus ma anche Avellino, Venezia, la stessa Trento che è diventata ormai una squadra importante per la serie A, la solita Milano sempre lì nei piani alti. Sarà un campionato molto più competitivo è molto più tosto.”

Le prime sensazioni sugli stranieri di questa squadra? “Oliver è un ragazzo molto silenzioso, un lavoratore che sta cercando di capire chi ha intorno, chi ha in squadra. Anche in questo è un playmaker prima fuori dal campo che dentro. Per gli altri non c’è niente da dire: Umeh per me è come un fratello, è il terzo anno che ci gioco insieme, abbiamo un rapporto incredibile. Con Lawson quasi la stessa cosa. Il fatto che siano rimaste molte persone dall’anno scorso è denota molta intelligenza da parte della società, al di là di quello che poi dirà il campo.”

Klaudio Ndoja simbolo per i tifosi bianconeri; un pensiero da rivolgere a loro? “1812 abbonati in un giorno, stanno dimostrando quanto ci tengano alla Virtus. Speriamo di ricambiare ma ne sono quasi sicuro che ci riusciremo. Fare così tanti abbonati in questo periodo non è facile; è uno sforzo economico per tante persone, dopo le vacanze e in un periodo di crisi economica: non è una cosa scontata.”

L’anno scorso avete portato a termine il famoso “lavoro”, quest’anno? “Vedremo cosa ci dirà il campo. Il primo lavoro è stato finito lo scorso anno; adesso, come sempre succede nella vita, ci troviamo davanti un’altro impegno ancora più difficile. Vedremo come supereremo questo ulteriore esame.”

L’obiettivo di Klaudio Ndoja invece? “Essere felice.”

Tu e Guido Rosselli avrete il compito di “guide” dello spogliatoio: “Il capitano è Guido al 100%. Ha però detto una cosa che mi è piaciuta molto: chi sarà capitano avrà come spalla l’altro e sarà veramente così. Io e lui abbiamo un rapporto super, siamo sempre in camera insieme e cercheremo insieme di aiutare la squadra in tutti i modi possibili.”

NDOJA: "23 ANNI FA HO COMINCIATO A GIOCARE E FARLO PER LA VIRTUS DAVANTI AD UN PUBBLICO COSÌ CHIUDE IL CERCHIO"

tratto da bolognabasket.it - 11/10/2017

 

Klaudio Ndoja è stato intervistato da Luca Muleo su Stadio.
Ecco un estratto delle sue parole.

Ci serviva una vittoria così, dopo tante partite dominate e perse. A Trento, con tutto il rispetto, l’abbiamo buttata via noi, ma le sconfitte servono, è arrivata la miglior risposta.

A che punto è la Virtus? Al 70-75%. Assemblare il gruppo con Gentile fuori, Aradori arrivato dopo gli Europei, non è stato facile.
Cosa manca? Il vissuto ovviamente. Perciò è normale che non ci vengano a volte cose facili, e non ci sia ancora continuità per quaranta minuti.

Che squadra è la Virtus. Tosta. Che deve andare a giocarsela con tutti senza paura. È nel dna di queste persone e di questa società.

Sull’integrazione fra gruppo vecchio e nuovo? Ci aiuta il fatto di conoscerci. Con Pietro abbiamo giocato 3 anni insieme nelle giovanili. Alessandro lo conoscevo fuori dal campo e poi ha trovato Stefano. I due americani sono due di San Diego e due di Houston, la differenza la fa la qualità umana delle persone. Mai visto costruire squadre così fortunate da questo punto di vista.

Sabato si gioca a Pesaro. Mi hanno fatto un’impressione incredibile, hanno segnato 102 punti a Reggio. E contro Brescia l’hanno buttata via loro. Ma noi dobbiamo vincere.

Sul fatto che la società sta cercando un “quattro”. Io devo pensare solo a essere sereno e fare il mio lavoro. Se arriva un altro giocatore più o meno forte di me si vedrà, ora siamo in 10 veri e facciamo il massimo. Ben venga qualcuno che ci aiuti a vincere, sennò sappiamo di essere comunque competitivi. Sia mo professionisti, viviamo di questo. Le decisioni bisogna accettarle e continuare a giocare nello stesso modo, per vincere.

La foto postata sui social: il viaggio in mare e un tiro davanti al muro dei tifosi bianconeri. E’ il sogno che avevo da bambino. Perché 23 anni fa ho iniziato a giocare, e farlo per la Virtus, in quintetto davanti a un pubblico così, chiude un po’ il cerchio.

 

NDOJA: “IN UNA SQUADRA SERVONO ANCHE DEI GATTUSO. IL NOSTRO OBIETTIVO È FARE GRANDE LA VIRTUS PERCHÉ COSÌ DEVE ESSERE. GENTILE? È COMPLETAMENTE DIVERSO DA COME LO DIPINGONO.”

tratto da bolognabasket.it - 19/10/2017

 

Klaudio Ndoja è stato ospite di “BLACK AND WHITE”, il programma settimanale sulla Virtus Segafredo Bologna in onda su RadioBolognaUno. Ecco le parole del numero 13 bianconero.

Vittoria di Pesaro importante sopratutto per come è arrivata: “Si sono visti dei miglioramenti rispetto a Trento. Importante per noi acquistare fiducia e fare un passo alla volta. Le ultime due partite abbiamo fatto molto bene e vogliamo continuare così, con serenità. Il nostro punto di forza per adesso è la difesa, come abbiamo visto nelle prime tre partite. È il nostro marchio di fabbrica e lavoriamo per quello: senza la difesa non possiamo andare da nessuna parte. In attacco vengono fuori delle individualità, piano piano arriverà anche il resto: se la difesa funziona bene per adesso non possiamo lamentarci.”

Domenica tornerà Spissu, c’è un ricordo particolare della scorsa stagione? “Ci sono tanti episodi: quando hai una stagione così con un gruppo così, quello che mi piace ricordare sono le persone che quest’anno non sono più con noi. Eravamo qui per un unico obiettivo ma oltre al risultato quello che rimane è il rapporto tra di noi: ci sentiamo quasi tutti i giorni con quelli che c’erano lo scorso anno e adesso sono in altre squadre. Ognuno ha lasciato un pezzo di cuore, ognuno verrà sempre ricordato: noi abbiamo un rapporto super. Con Spissu mi sento tutti i giorni e sono contento per lui che sia tornato a casa giocando bene.”

È cambiato qualcosa in coach Ramagli rispetto allo scorso anno? “La persona è quella, non cambia davanti a niente. È una persona di altissimo livello, piano piano sta cercando di mettere la sua impronta in questa squadra, avendo persone nuove e sopratutto giocatori stranieri nuovi che hanno vinto tanto, anche a livello europeo. Il lavoro parla per lui, il campo non mente mai.”

Alessandro Gentile ha riconquistato la maglia azzurra: “Non c’è da dire niente su di lui, può solo limitarsi lui. In questa serie A c’entra ben poco: può giocare in NBA e deve essere il suo obiettivo assoluto. Noi adesso ce lo godiamo e cerchiamo di farlo lavorare il più possibile dopo l’anno scorso ma queste cose le sa anche lui. Lui è completamente diverso da come lo dipingono: io ho legato moltissimo con lui quest’anno. Non è assolutamente una testa calda ma purtroppo quando ti attaccano un’etichetta addosso succede così. Io gli auguro veramente il massimo: dispiace vedere una persona come lui essere dipinta diversamente da quella che è.”

Tre partite difficili in un campionato di alto livello: “Incontriamo le tre squadre di top livello in questo momento. Non penso che la fatica possa incidere perché siamo all’inizio. Dobbiamo cercare di vincere le due in casa, partite difficili che però sono alla nostra portata: con l’effetto casalingo del palazzo possiamo farcela. Ci sono molte squadre che ambiscono a stare in alto: anche una neopromossa come la Virtus sta facendo le cose in grande, quindi il livello si è alzato e molte squadre sono pronte e attrezzate. Non dobbiamo rilassarci ed avere pause come Trento. È normale, per una squadra nuova, dover ancora lavorare: si è alzato il livello, ci vuole tempo per adattarsi da parte di giocatori che non hanno mai giocato in serie A. Adesso tre partite e tre banchi di prova importanti.”

Effetto Paladozza? “Il nostro fortino fa paura sopratutto agli avversari che magari non sono abituati a giocare in queste situazioni qui. È importante il colpo d’occhio che abbiamo nelle partite casalinghe, noi dal campo ce ne accorgiamo subito quando entriamo e quest’anno tutto ciò può veramente essere il nostro punto di forza: deve diventare il nostro punto di forza durante tutto la stagione.”

“Sono cambiate tante cose rispetto all’anno scorso. Secondo me la gente non si rende conto, è anche bello sentire e leggere su internet varie cose, perché il bello è che ognuno può dire qualsiasi cosa. La gente deve capire che noi viviamo di questo, siam professionisti e il nostro lavoro ci dà da mangiare: abbiamo un obiettivo comune, che è quello di vincere più partite possibili. Per farlo, poi, c’è bisogno di punti, rimbalzi, difesa, nasi rotti: è normale non poter vedere le stesse cose dello scorso anno, perché abbiamo aggiunto persone di livello elevato anche per la stessa A1. Ognuno deve portare qualcosa che serva per vincere la partita: va bene tutto purché si vinca la partita. Chi gioca sa cosa deve fare ed è inutile quello che qualcuno scrive su internet, “si gioca con sette palloni, chi prende i rimbalzi?” e via dicendo. Quelli che sono in campo sanno quello che devono fare, sono pagati per questo e non serve tanto parlare. Quando si costruiscono le squadre non servono cinque campioni, servono anche dei Gattuso.”

Zero proclami, testa bassa e pedalare: “Anche quest’anno non appartiene a questa squadra e a questa società fare proclami. Noi dobbiamo far vedere in campo tutto quello che ci compete. Abbiamo programmi prefissati: innanzitutto portare sempre più entusiasmo intorno alla Virtus, fare grande la Virtus anche perché deve essere per forza così in Italia. Partita dopo partita cercheremo di fare le cose semplici, come successo l’anno scorso: se succederà saremo felicissimi e faremo felici anche tutte le persone che ci stanno intorno.”

 

NDOJA: "IN CAMPO STIAMO BENE, MERITO DI TUTTI, VECCHI E NUOVI. IL PALADOZZA SARÀ IL NOSTRO FORTINO"

tratto da bolognabasket.it - 25/10/2017

 

Klaudio Ndoja è stato intervistato da Luca Sancini su Repubblica.
Ecco un estratto delle sue parole:

La situazione del naso rotto. Beh, ogni volta che prendo una botta sono dolori. Ma resistiamo.

Sull’effetto che fa trovarsi in A1 in un grande club. Sono sempre stato etichettato come quello che non ce la faceva a giocare nella categoria sopra. Fa parte della mia vita, e pure stavolta non me ne sono preoccupato. Poi, che in A1 ci sia un tasso atletico e di velocità più elevato è evidente. Forse quest’anno anche più che in stagioni passate.

Lo spirito della squadra, sembra lo stesso dell’anno scorso. Di chi è merito? Di tutti, vecchi e nuovi. Perchè nei matrimoni bisogna essere in due. Chi è arrivato si è proposto in maniera genuina, anche se è gente che ha giocato in nazionale e in Eurolega. Noi gli abbiamo spiegato da dove viene questo gruppo, come ci siamo costruiti le vittorie. Poi, a guardar bene, io e Pietro Aradori abbiamo fatto le giovanili insieme, ci sono due fratelli, Alessandro e Stefano, Lawson e Slaughter sono entrambi di San Diego e Umeh e Lafayette, da ragazzi a Houston, si sono incontrati tante volte. Forse è pure per questo che si nota che in campo stiamo bene.

Sul “4” che arriverà nel suo ruolo. Credo che arriverà un giocatore che abbia le doti migliori nella fisicità e nell’atletismo. Posso parlare per il lato umano: anche a lui spiegheremo in che gruppo è arrivato e perchè ha questa forza. Avrà il tempo per ambientarsi.

Sul PalaDozza. Domenica scorsa in certi momenti stava per venire giù il palasport. Noi in campo queste cose le sentiamo e gli avversari anche di più, può essere davvero condizionante. Il PalaDozza deve diventare il nostro fortino. Farà la differenza, in certe partite.

NDOJA: "MI DICEVANO CHE NON CE L'AVREI MAI FATTA, E INVECE SONO DIVENTATO CAPITANO DELLA VIRTUS. ORA UN ULTIMO SFORZO PER I PLAYOFF"

tratto da bolognabasket.it - 25/04/2018

 

Il capitano Virtus Klaudio Ndoja è stato sentito in una lunga intervista sulla Gazzetta dello Sport da Luca Aquino. Ndoja ha ripercorso la sua vita, dai primi tempi in Albania fino all’avventuroso arrivo in Italia. Qualche breve estratto.

“Vorrei essere d’aiuto non solo a immigrati come me, ma in generale a chi ha mille problemi nella vita e non vede via d’uscita. Fino ai 13 anni ho subito due guerre, non è colpa mia se sono nato nella parte sbagliata dell’Europa. Però alla fine viene sempre fuori quello che siamo. Il mio obiettivo non è mai stato diventare un giocatore Nba o di serie A, oppure un miliardario, ma uscire da quella situazione di disagio per me e la mia famiglia, avere una vita dove non fosse un problema avere da mangiare a tavola o un tetto sulla testa.

Modelli? Sono sempre stato dalla parte degli sconfitti. Non mi piaceva Michael Jordan, tifavo per i suoi avversari come Barkley o Utah. Oppure Iverson contro i Lakers nel 2001. È la storia della mia vita da “underdog”: mi hanno sempre detto che non ce l’avrei fatta e ora sono capitano della Virtus Bologna.

Idoli? Ho chiesto un solo autografo nella mia vita. A Gianmarco Pozzecco quando giocavo a Desio nelle giovanili, perché mi piaceva il suo modo di dare tutto in campo. Poi è stato mio compagno di squadra a Capo d’Orlando, ha scritto la prefazione del mio libro e adesso è qui a Bologna ad allenare”

Al Carlino, invece, Ndoja ha parlato del momento Virtus. Anche qui, un estratto.

“Stiamo attraversando un momento molto delicato, siamo vicino ai playoff ma non li abbiamo presi e dal punto di vista tecnico soffriamo l’assenza di Alessandro Gentile. In difesa la squadra tiene anche senza di lui, ma in attacco senza la sua imprevedibilità facciamo molta fatica. Non è un caso che a Torino abbiamo segnato solo 67 punti e con Varese ci siamo fermati a 69.

Con Wilson migliorerà? E’ quello che speriamo tutti perché dobbiamo tornare da Pistoia con la vittoria in tasca. Per come abbiamo reagito alle tante difficoltà che hanno accompagnato la nostra stagione, per come la squadra è cresciuta e per come ha onorato questa maglia, la V nera merita questi playoff: noi siamo a un passo dall’arrivarci e non vogliamo che ci sfuggano.

Le sconfitte in casa? Difficile da spiegare anche se io mi focalizzerei di più sul fatto che abbiamo perso cinque volte al PalaDozza e questo è un peccato perché con il calore del nostro pubblico noi avremmo dovuto trasformare il nostro impianto in un fortino.

Il prossimo anno? Sono il capitano della Virtus e il mio sogno è rimanere qui e spero che questo mio desiderio si realizzi anche per provare l’esperienza di disputare una coppa europea”

 

NDOJA SU FACEBOOK: "HO RAPPRESENTATO UN POPOLO. BOLOGNA E LA VIRTUS FARANNO PARTE DI ME ANCHE SE DOVESSI ANDARE VIA"

tratto da bolognabasket.it - 13/05/2018

 

Il capitano della Virtus Klaudio Ndoja ha usato un video su Facebook per ringraziare tutti i tifosi bianconeri. Non si sa ancora nulla sul suo futuro anche se, da ieri, i tifosi hanno iniziato una raccolta firme per farlo rimanere, nonostante qualche rumor di mercato lo vedrebbe in direzione Tortona. Queste le parole di Ndoja nel video.

”Ci tenevo a dire un paio di cose e ringraziarvi per tutto quello che state facendo, per l’affetto che mi state dimostrando in questi giorni. Tutto questo dopo un finale di stagione in un determinato modo  e giorni dopo difficili da digerire: questo dà ancora più valore a quello che state facendo in questi giorni per me. Lo apprezzo veramente tanto. Ci tenevo a dire grazie di cuore. Al di là di quello che succederà in futuro, se sarò o meno in Virtus il prossimo anno e i prossimi anni, nulla potrà farmi dimenticare il viaggio che abbiamo fatto insieme, in questi due anni fantastici. Al di là delle vittorie, della promozione, della coppa che sono cose che poi prendono polvere in bacheca. La cosa più importante per me sono le persone e quello che ci lasciano dentro: questa è la mia vittoria più grande. A fine campionato volevo riflettere su due cose. La prima è la società Virtus, che è una società in salute, ambita a livello italiano ed europeo, dove tutti vogliono venire a giocare. La seconda cosa è il pubblico, il seguito che ha questa società: ci sono tantissime persone che ci tengono veramente, che fanno sacrifici, a dimostrazione di quanto cistanno dietro. Questi sono i due punti cruciali. Cambiano allenatori, giocatori, dirigenti, ma la società e i suoi tifosi non cambieranno mai, ci saranno sempre. Ho imparato tanto in questi due anni, ho imparato cosa significa Virtus, cosa significa rappresentare Bologna e BasketCity, ho rappresentato un popolo e spero di averlo fatto al meglio delle mie possibilità. Ci vediamo presto, non so in che modo, ma ci vedremo presto. Bologna e la Virtus faranno parte di me anche se dovessi andare via. I più sinceri grazie sono l’unica cosa che posso dirvi. Un abbraccio.”

 

NDOJA: UN FILM PER RACCONTARE LA MIA STORIA. DJORDJEVIC È CAZZUTO, COME ME HA VISTO COSE CHE NELLA VITA TI SEGNANO

tratto da bolognabasket.it - 22/11/2019

 

Dopo il libro un docufilm, per raccontare la tua storia anche attraverso le immagini: come è nata questa idea e cosa racconta? “Il film è nato da Mediterranea Cinematografica, due ragazzi giovani che hanno letto la mia storia da un’intervista e poi hanno letto il mio libro. Abbiamo fatto un cortometraggio. Sono 7 puntate con protagonisti diversi e uno sono io: il tema è il viaggio dall’Albania all’Italia ed è praticamente il proseguo del libro. Avevo da sempre in mente di far vedere alle persone quello che è successo, perché questo tipo di storie devono essere viste oltre che lette e sono sicuro che sia uscita una cosa molto bella. Il film uscirà tra febbraio e marzo. Ci sono io da piccolo, mio padre, mia madre e mia sorella interpretati da professionisti: il cast è formato da professionisti che hanno fatto un lavoro pazzesco.”

Nel film c’è un Klaudio bambino: cosa diresti oggi al bambino Klaudio? C’è un qualcosa che non rifaresti? “Il ragazzino che interpreta me da piccolo tra l’altro è albanese e vive qui in Italia da qualche anno. Cosa direi al Klaudio ragazzino? Ho pensato spesso a questa cosa. Col senno di poi gli direi di non accontentarsi, di osare di più. Io non conoscevo quello a cui andavo incontro. Potrei dirgli di non fermarsi alle ingiustizie. Tante cose non rifarei, anche perché adesso vedo tutto con un occhio diverso. Nel film si ripercorre il viaggio sul gommone, dalla partenza dall’Albania: le scene sono state girate a Brindisi però io sono arrivato vicino a Brindisi, non si conosce esattamente il punto esatto. Ci sono varie cose che, vivendole adesso nel film, mi sono reso conto che mi hanno segnato: Don Marco è sicuramente una persona che se non ci fosse stata ora non sarei qui. Stavo tutto il giorno in oratorio e lui mi ha letteralmente cambiato la vita. Per me fu l’inizio di una vita vera: una vita che non era più sofferenza e disturbi, come era stata fino a quel momento.”

Com’era il Klaudio bambino? Molto diverso dal Klaudio uomo? “Completamente un’altra persona: io a 13 anni avevo già visto due guerre, una civile e un colpo di stato. Ero molto segnato e dovevo ricostruire da zero, costruire la persona che adesso sono. Non avevo idea di cosa avevo davanti, avevo solo esperienze di traumi. Io non ho mai avuto giocattoli, esperienze di bambini della mia età. Detta in maniera molto semplice, non ho mai vissuto quello che, di solito, una ragazzino di quell’età vive.”

Parlando di basket, prima parte di stagione a Forlì, piena zona playoff, è quello che volevate? “Non siamo dove vorremmo essere ma siamo vicini. Siamo quinti a pari merito con la quarta; il nostro obiettivo è arrivare tra le prime quattro. A Forlì si sta bene, c’è passione, c’è gente che ci tiene tanto. Andavo in cerca di queste cose, ne avevo bisogno e volevo trovarmi in questa situazione.”

A Forlì quest’anno in 4 siete stati in Virtus nell’anno di A2 e tu anche nell’anno del ritorno in serie A: vi capita di ricordare qualcosa ogni tanto di quel periodo, magari guardando qualche partita dell’attuale Virtus? “Ci capita di ricordare e di parlare di quell’anno. La Virtus ha qualcosa in più di quella Virtus: è veramente colma di talento. Noi quell’anno volevamo far crescere i giovani e poi a stagione in corso abbiamo aggiunto qualcosa, con Bruttini e Stefano Gentile, che ci ha permesso di raggiungere quei risultati che però non erano i nostri principali obiettivi all’inizio della stagione. La Virtus di quest’anno ha ovviamente qualcosa in più di quella Virtus: è veramente una squadra colma di talento e i risultati lo confermano. Si decide molto tra il derby di Natale e la partita successiva con Milano? Quando ci sono di mezzo le coppe, l’EuroCup per la Virtus e l’Eurolega per Milano, le cose si decidono nel finale di stagione. Per adesso i risultati ci sono.”

Una Virtus piena di talento anche in panchina. “Djordjevic è un allenatore “cazzuto”, una persona vera, si vede molto da fuori. Quello che succede quando vieni da certi posti è che maturi prima e vedi le cose in maniera diversa. Ha visto la vita come come l’ho vista, io con le guerre, le persone che muoiono, famiglia in difficoltà: sono cose che ti segnano molto anche in quello che poi tu vai a fare nel futuro e nella tua vita professionale. Rischi la vita lasciando il tuo paese e devi lasciare tutto, affetti e cose a cui sei legato. Sono cose che ti rimangono e ti segnano: tutte cose che ti fanno capire l’importanza della vita. Lui ha questo carattere a livello umano ma non sono da mettere in secondo piano anche le tantissime qualità che ha avuto da giocatore e che ha adesso da allenatore. Il passaggio da giocatore ad allenatore è molto difficile per chiunque e lui è riuscito a fare questo step in pochissimo tempo, oltretutto ottenendo dei risultati positivi.”

La tua storia in Italia parte da Brindisi, che attualmente insieme a Sassari è dietro alla Virtus: è solo l’inizio o il campionato ha già fatto capire qualcosa dell’andamento della stagione? “Siamo solo all’inizio ma per adesso si è capito quanto sia importante la programmazione: Sassari, più di Brindisi, ci ha abituati a stare a questi livelli. Hanno un gruppo societario solido e continuo, come sta facendo la Virtus negli ultimi anni. Brindisi magari è un ambiente diverso ma ha un allenatore tra i migliori in Italia: sono bravi a reclutare, trovano ogni volta dei buoni giocatori ma hanno anche tenuto giocatori per dare continuità, come Banks e Brown. Si lavora in questa direzione. Stanno diventando delle certezze.”

 

 

NDOJA: SONO STATO ACCOLTO COME SE FOSSI ANCORA UN GIOCATORE VIRTUS. QUELLO CHE LASCI VA OLTRE LE VITTORIE

tratto da bolognabasket.it -15/04/2020

 

L’ex Virtus Klaudio Ndoja è stato sentito da Luca Muleo per Stadio. Un estratto dell’intervista, in occasione della prossima uscita del cortometraggio preso dal suo libro “La morte è certa, la vita no”.

“E’ il passo successivo al libro. Serviva una casa cinematografica che ci credesse, ho trovato la Mediterraneo, due ragazzi giovani che hanno apprezzato la storia. L’idea è di portarlo in giro ai festival che riusciranno ad esserci nonostante la pandemia, speriamo Giffoni a luglio, e poi in Germania e Francia, due paesi più colpiti dall’immigrazione e sensibili al tema. Proviamo a dire la verità, sperando che possa servire a qualcuno e ai giovani in particolare. Mi piacerebbe diventasse un film vero e proprio o una serie tv.
Il messaggio? Si parla tanto di motivazione, della necessità di aiutare gli altri con l’esempio. Io dico sì, è vero, solamente una piccola percentuale di persone può giocare in serie A, diventare un fenomeno nello sport. Non tutti possono giocare come Jordan, Bryant o Teodosic, ma cercare di arrivare al massimo è l’unico modo di spingerti fino al tuo livello più alto. Io volevo arrivare in NBA e non ci sono riuscito, ma se non avessi puntato lì non sarei mai diventato il primo albanese in serie A. Se qualcuno riuscisse anche grazie alla mia storia a toccare il suo massimo, in quel momento mi sentirei realizzato.
Rimpianti per la stagione chiusa? Sicuramente, a partire dalla Virtus che ha dominato e poi si è vista sfuggire qualsiasi possibilità per cause di forza maggiore. La stessa cosa per Forlì, eravamo secondi, potevamo giocarci le nostre chance. Ovvio il dispiacere, però tutto passa in secondo piano. Non so come facciano nel calcio a ragionare ancora di ripresa, significa mettere tante persone in pericolo.
Il ricordo più bello in Virtus? La prima volta pochi mesi fa, quando sono stato accolto come fossi ancora un giocatore bianconero. Quello che lasci agli altri va oltre le vittorie. Oggi c’è programmazione, un nucleo che sarà confermato, un allenatore tra i migliori in Europa. Un club con idee e possibilità economiche”


 

IL RITIRO DAL BASKET GIOCATO DI KLAUDIO NDOJA

bolognabasket..it - 25/06/2023

 

Con un annuncio sui social, l’ex Virtus Klaudio Ndoja ha annunciato il suo ritiro dal basket giocato.

È stato un viaggio incredibile, un viaggio fatto di sudore, sacrifici, ma soprattutto di gioia e soddisfazione.
Gli anni passati a giocare a basket mi hanno insegnato tanto sulla vita. Ho imparato che per raggiungere i propri obiettivi, bisogna lavorare sodo, bisogna essere metodici, disciplinati e costanti. Ho imparato anche che l’importanza della squadra è fondamentale, perché senza il sostegno e l’aiuto degli altri compagni di squadra, spesso si rischia di cadere.
Sono fiero di tutte le sconfitte e i successi che ho ottenuto, delle lezioni che ho appreso, e delle persone che ho incontrato lungo la strada.
Il momento è però arrivato per dire addio. Come molte cose nella vita, questo è solo un passo in avanti verso altri traguardi. Mi mancherà la sensazione di felicità che ho provato ogni volta che scendevo in campo e la gratificazione di avere quella palla arancione tra le mani. Tuttavia, sono convinto che ci siano altri modi per provare la stessa adrenalina e lo stesso piacere in futuro.
Desidero ringraziare le squadre dove ho giocato i compagni e i miei allenatori, ognuno di loro mi ha lasciato qualcosa in positivo e in negativo ; ogni vittoria e sconfitta con loro è stata condivisa e fa parte di ciò che sono diventato.
Come detto, questo non è l’addio alla vita sportiva in generale, è solo un passaggio a qualcosa di nuovo. Guardo al futuro con entusiasmo, pronto ad affrontare le sfide che la vita mi riserverà.
Ho dato tutto!
Grazie.