"C'È SOLO UNA VIRTUS. E DOBBIAMO AMARLA"
Oggi il raduno dei bianconeri, con un'assenza storica, dopo 14 anni: Roberto Brunamonti
"La mia passione per questa squadra non verrà mai meno. I nuovi giocatori? Validi, e soprattutto orgogliosi di essere dei nostri"
La Rivoluzione: " È falso che lo spogliatoio si fosse rotto. Io sono qui e gli altri ex compagni pure"
Gli eredi: "Consigli per Galilea e Patavoukas? Nessuno. Non mi sembra che ne abbiano bisogno"
La Festa: "La partita del 14 settembre per me sarà un grande regalo. Ne sono grato a Cazzola e alla Fip"
di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino - 29/07/1996
Dopo quattordici raduni in bianconero - ventuno in totale considerando l'esperienza con Rieti - partirà con la squadra senza mettere in valigia canotta e calzoncini. Che cosa proverà questa sera Roberto Brunamonti?
" È difficile immaginare cosa mi passerà per la mente: per il momento mi sento ancora un giocatore. Ho cominciato a lavorare in ufficio, però non ho ancora visto i miei compagni allenarsi e giocare; oggi me ne renderò conto. È giusto così perché mi devo calare velocemente nella nuova relatà".
Oggi in sede. Tra qualche giorno in partenza per Norcia, a due passi dalla sua Spoleto: è solo un caso?
"Certo. La proposta di Norcia era la migliore tra quelle che ci avevano dato. A me hanno chiesto un giudizio sulla palestra, e devo dire sinceramente che mi sembra un bell'impianto".
Lei che ha smesso, Coldebella e Moretti che hanno scelto la Grecia, Orsini a Siena, Woolridge rispedito al mittente: che Virtus sarà?
"I giocatori che sono arrivati sono validi. Sono fondamentali le dichiarazioni che hanno rilasciato, sanno di aver raggiunto una società prestigiosa e sono orgogliosi di essere bianconeri".
Che consigli darà al suo successore, Galilea, e al neo acquisto Patavoukas?
"Nessuno. Mi metterò a loro disposizione per aiutarli, ma non mi sembra il caso di dispensare suggerimenti né a loro, né tantomeno agli altri".
Qualche "dritta" su Bologna però...
"In quel caso sì, ma credo che sappiano già molte cose. Questa è una città che vive di basket. I nostri tifosi amano il talento dei singoli, ma anche la capacità di mettersi al servizio della squadra, di stringere i denti, di lottare".
Nuovi arrivi, ma pure tante partenze. In giro si sussurra che presidente e allenatore abbiano voluto far piazza pulita perché si era rotto qualcosa nello spogliatoio.
"Si tratta di una vera e propria malignità. Il cambiamento c'è stato, indubbiamente, ma sono rimasti dei giocatori importanti e pure il sottoscritto è rimasto all'interno della società".
Veniamo agli obiettivi di questa stagione: in testa c'è sempre l'Euroclub?
"Sì, è un trofeo che vogliamo. Quest'anno poi le finali si disputano a Roma, dobbiamo approfittarne. Non mi interessa avere smesso, anzi, visto che compio gli anni in aprile, nello stesso periodo in cui si celebrano le "final four", vorrei ricevere un bel regalo".
Non corra troppo: pensiamo al 14 settembre, piuttosto e al Brunamonti-day. Come lo immagina? "Sono curioso di scoprirlo anch'io. Per ora so di aver ricevuto un grande regalo dalla Virtus e dalla federazione".
Un tempo con la nazionale, un tempo con la Virtus. Poi quella maglietta numero 4 che scompare, e che non potrà più essere indossata da nessuno. È pronto a commuoversi?
"Fatemi vivere quel momento e poi saprò dare una risposta: sono contento di essere arrivato a questo punto. Vorrei ringraziare soprattutto il presidente Cazzola, per quello che ha fatto per me".
Il numero uno della Virtus le ha anche assegnato un ruolo nello staff dirigenziale: sta già studiando da general manager?
"No, sono appena entrato e ne ho abbastanza dei miei compiti attuali. Sto seguendo il settore giovanile e voglio farlo bene. I primi giorni sono stati duri. Mi sedevo davanti alla scrivania, e non mi sembrava vero, mi veniva da fissare le finestre e guardare fuori. Adesso ho preso il ritmo giusto, sto imparando".
In campo erano proverbiali i suoi salti oltre le transenne, farà lo stesso con la scrivania?
"No, si è parlato fin troppo di queste mie azioni. Lo facevo io, senza alcun calcolo particolare, ma lo facevano e lo fanno tuttora tanti miei compagni. È questione di temperamento".
Adesso che ha smesso se la sentirebbe di dare il suo contributo a Bologna, magari come assessore allo sport?
"Mi piacerebbe, certo, ma vorrei farlo da indipendente, senza far parte di alcuno schieramento politico. Non credo che sia possibile".
Guardiamo indietro, Brunamonti. Ha qualche rimpianto? Magari quella Coppa dei campioni?
"Me lo sono sentito ripetere tante volte, ma non ne ho mai fatto un cruccio, anche se mi rendo conto che si tratta di un trofeo che alla Virtus manca. Per quel che mi riguarda posso solo dire che mi reputo un uomo fortunato".
Già: quattro scudetti, una Coppa Korac, una Coppa delle coppe, l'oro agli europei di Nantes, l'argento alle Olimpiadi di Mosca, qualche Coppa Italia...
"Mi sento fortunato indipendentemente da tutto questo. Vincere è importante, certo, ma è fondamentale quello che fai. E io, lo ribadisco, ho la fortuna di svolgere un'attività, che ha riempito nel migliore dei modi la mia esistenza. Sono ancora convinto che la passione sia una componente fondamentale".
E quella passione chiamata Virtus?
"Non è mai venuta meno".