1939-40

di Ezio Liporesi per Virtuspedia

 

Squadre composte da giocatori della Virtus:

LUCIANO TREVISI, FRANCO MARIANI E ANTONIO ROSINI: I TRE CESTISTI DELLA VIRTUS CADUTI IN GUERRA

di Ezio Liporesi per Virtuspedia

 

Quando scoppia la seconda guerra mondiale la Virtus pallacanestro è ancora molto giovane: i primi tornei disputati sono di una decina di anni prima, i primi campionati disputati fuori dai confini cittadini sono appena di circa un lustro. Quindi le vicende dei suoi giocatori impegnati in guerra riscontrano un interesse legato a una stretta cerchia di persone; non come, per esempio per il Bologna calcio, già assunto a glorie nazionali ed europee, i cui protagonisti hanno raggiunto una grandissima popolarità e le tracce, più o meno evidenti, lasciate da coloro che sono stati impegnati in guerra, o comunque toccati drammaticamente dalle vicende belliche, ha dato luogo nel secolo successivo ad un'ampia letteratura, come per l'allenatore Arpad Weisz e i giocatori Dino Fiorini e Mario Pagotto. Non poteva avvenire altrettanto per i portacolori delle V nere dei canestri, soprattutto se i protagonisti dei combattimenti rispondono a nomi che giocavano nelle giovanili o avevano al massimo sfiorato la squadra maggiore. Parliamo dei tre ragazzi della Virtus pallacanestro, Luciano Trevisi, Franco Mariani e Antonio Rosini, caduti in guerra su opposte fazioni, come capitò a tanti compagni di squadra di tante società, fino a pochi giorni prima a inseguire gli stessi obiettivi e le stesse ambizioni, poi su strade opposte che spesso conducevano alla stessa tragica fine. Di Luciano e Franco si trovano al massimo, nelle pubblicazioni storiche più attente, una mesta riga che ne sottolinea l'assenza alla ripresa dell'attività agonistica, in quanto periti in guerra, di Antonio nulla. Virtuspedia ha cercato di approfondire la storia di questi tre giocatori, fino ai loro ultimi momenti di vita. Luciano Trevisi, nato a Bologna il 13 maggio 1922, faceva parte delle giovanili bianconere e lo ritroviamo nella formazione che affronta nelle stagioni 1938/39 e 1939/40 il campionato G.I.L. (gioventù italiana littoria), uno dei tornei (l'altro era il G.U.F., gruppi universitari fascisti) che il fascismo aveva affiancato ai classici tornei per divulgare l'attività sportiva e farne uno strumento di propaganda; questi tornei erano disputati da squadre cittadine e, appunto quelle bolognesi, sia del G.I.L., che del G.U.F., erano in gran parte costituite da giocatori della Virtus. Fu così che Trevisi si trovò a giocare nel G.I.L. Bologna, insieme ad altri virtussini, alcuni dei quali diverranno campioni d'Italia negli anni successivi, come Gianfranco Bersani, Cesare Negroni, Marino Calza, Gianfranco Faccioli; gioca insieme anche a Raffaello Zambonelli, giocatore prima della guerra, poi brillante dirigente. Nella seconda stagione il cammino della squadra bolognese è brillante, tanto da giungere alle finali di Abbazia, nella provincia di Pola, nell'attuale Croazia. I bolognesi ci arrivano insieme alle squadre di Milano, Trieste e Napoli. Dopo aver perso contro i lombardi e i giuliani, i petroniani si riscattano battendo, il 5 maggio 1940, per 41-31 i campani, guadagnandosi la terza piazza. In quest'incontro Trevisi mette a segno 4 punti e sono i suoi ultimi su un campo di basket, perché Luciano non potrà seguire le orme dei suoi compagni. Nell'estate successiva ha infatti inizio la campagna del Nordafrica, nella quale Trevisi è impegnato come sottotenente. Qui troverà la morte il primo giorno di agosto del 1943, 81 giorni dopo la resa delle forze italo tedesche e della fine della campagna del Nordafrica, o perlomeno questa è stata la data in cui è stato registrato il suo decesso. Franco Mariani ha un fratello più grande, Alberto, classe 1921, che ha già disputato amichevoli con la prima squadra nel 1938/39; due stagioni dopo, a conflitto già iniziato, è nella seconda squadra Virtus che disputa il Campionato di Divisione Nazionale B e fa anche un'apparizione nella squadra maggiore che partecipa al campionato di Serie A (diventerà poi apprezzato arbitro internazionale). Lo ritroviamo nel 1944, esattamente il 31 marzo ad un allenamento della prima squadra in Santa Lucia; in quell'occasione c'è anche il giovane fratello Franco. Insieme a loro, oltre ai già citati Bersani e Cesare Negroni, ci sono altri bianconeri che conquisteranno allori tricolori e faranno la storia della Virtus pallacanestro, come Carlo Cherubini e, soprattutto, Giancarlo Marinelli e Venzo Vannini. C'era un ottavo giocatore, già compagno di squadra di Vittorio Gassman nel Parioli e nella nazionale, Fulvio Ragnini. Franco Mariani si stava affacciando quindi alla prima squadra, ma la sua storia cestistica finì praticamente sul nascere e la sua stessa vita terminò, troppo presto, poco tempo dopo a Monte San Pietro. Perirà con lui anche il cognato di Alberto, Antonio Rosini (per tutti Tonino), che pure giocava nelle giovanili Virtus ed era compagno di Franco, non solo sui campi di gioco, ma anche nella lotta partigiana. Luciano Trevisi perì lontanissimo dalla palestra di via Castiglione, Franco Mariani e Antonio Rosini a una manciata di chilometri, ma tutti lasciarono orfana la Virtus di tre cestisti, di tre ragazzi, che meritano di essere ricordati. Nel 1946, in memoria di Franco e Antonio, si disputò a Bologna la Coppa Mariani e Rosini, vinta dalla Virtus, davanti a Timo, Gira, Asip, Matteotti e Sempre Avanti.

Luciano Trevisi, protagonista nelle giovanili Virtus e nel G.I.L. Bologna, fu uno dei tre cestisti della Virtus caduti in guerra

(foto tratta dal libro "Il mito della "V" nera")

PAOLO FERRATINI, LA VIRTUS, POI LA MORTE DA ALPINO

di Ezio Liporesi per Virtuspedia

 

Abbiamo sempre considerato le squadre del GIL Bologna e del GUF Bologna, compagini volute dal fascismo per partecipare ai corrispondenti campionati al fine di incrementare l'attività sportiva come veicolo di propaganda, delle squadre giovanili Virtus, in quanto formate prevalentemente da giocatori della Virtus. Per il GUF Bologna questo fu sancito ufficialmente a partire dal 28 settembre 1939, data della fusione tra GUF Bologna e Virtus Bologna Sportiva. La squadra che ne risultò fu Venzo Vannini (Cap.), Giancarlo Marinelli, Gelsomino Girotti, Galeazzo Dondi Dall'Orologio, Athos Paganelli, Renato Bernardi, Lino Rosssetti, Verardo Stivani, tutti giocatori della prima squadra Virtus, Giancarlo Gubellini, che con la prima squadra disputerà gare amichevoli, a cui vanno ad aggiungersi Sassoli, Marchi, Beseghi e Paolo Ferratini. Da quel giorno Ferratini fu a tutti gli effetti un giocatore delle V nere.

Paolo, nato a Bologna il 19 febbraio 1917, dopo aver conseguito la maturità classica presso il Liceo Ginnasio Luigi Galvani, si laureò presso l’ateneo bolognese in Ingegneria Civile (Sottosezione Trasporti) il 18 giugno 1940. Dopo aver superato l’esame di stato a Genova e nonostante gli inviti alla prudenza, soprattutto da parte del padre, legale del Credito Romagnolo, la scelta di rinunciare al rinvio (si era iscritto a Ingegneria Mineraria) e partire come volontario fu compiuta e la Scuola Centrale Militare di Alpinismo segnò la prima tappa di un destino che si sarebbe concluso tragicamente a Nikolajewka.

Assegnato, come molti altri ingegneri, all’artiglieria alpina, Paolo Ferratini fu inviato alla Scuola A.U.C. (Allievi Ufficiali di Complemento) di Lucca. Nominato Sottotenente venne destinato alla 32ª batteria del Gruppo "Bergamo" (2° Reggimento Artiglieria Alpina), comandata dal Cap. Bruno Gallarotti che lo ricorderà come uno degli artiglieri caduti a lui più cari. Raggiunse così Druento, in provincia di Torino, dove il suo reparto stava esercitandosi e dove conobbe un altro giovanissimo Sottotenente, il ventunenne Lorenzo Valditara, che così scrisse una volta divenuto Generale: "Con Ferratini fummo assieme per tutto il periodo della marcia al Don e delle operazioni difensive sul fiume nonché nei combattimenti della ritirata fino a Nikolajewka, condividendo spesso la stessa tenda e, all’addiaccio, la stessa coperta.  A Nikolajewka Ferratini fu gravemente ferito durante l’assalto finale dell’abitato; trasportato dai suoi artiglieri in un'isba fu curato, per quanto possibile, dal Ten. medico Alliani ma morì durante la notte. Lo seppellii, con l’aiuto di alcuni soldati, alla base del campanile della chiesa, che allora mi apparve come la maggiore del paese. Al mio rientro in Italia, nell’aprile del ’43, andai a far visita alla madre, che trovai molto provata, com’era da aspettarsi". In precedenza, secondo quanto riferito dalla sorella di Paolo, Sofia Ferratini Vancini, il Comandante della 32ª batteria (l’allora Capitano Gallarotti) aveva comunicato personalmente alla famiglia il luttuoso evento. A conclusione della sua lettera il Gen. Valditara, ricorda i sentimenti che ha provato e che tuttora prova verso "quel bravo ufficiale" che lo onorò della sua amicizia.

Altre fonti parlano del Sottotenente Ferratini "…un ingegnere bolognese… che al momento della verità non si è scostato per un minuto dal proprio cannone" (che, in realtà, era l’obice da 75/13).

I documenti ufficiali riportano: "Caduto in combattimento in Russia, a Nikolajewka, dilaniato da scheggia di mortaio".

Già laureato in Ingegneria Civile, Paolo Ferratini nel novembre del 1941 si era iscritto, a Bologna, al terzo anno di Ingegneria Mineraria e gliene fu attribuita la Laurea Honoris Causa.

 

Ferratini nell'estate 1942 sul fronte russo

Il nome di Paolo Ferratini inciso su una lastra nel Sacrario del Cestista al Santuario della Madonna del Ponte a Porretta