GERMAN SCARONE

(Germán Claudio Scarone)

German Scarone in palleggio

nato a: Buenos Aires (ARG)

il: 27/02/1975

altezza: 190

ruolo: playmaker

numero di maglia: 16

Stagioni alla Virtus: 2002/03

statistiche individuali del sito di Legabasket

biografia su wikipedia

 

GERMAN SCARONE

"Il chi è chi" 96/97, redazione Superbasket

Lo scoprì Pieraldo Celada, il mig

lior talent scout di sempre tra i dirigenti. Lo portò un po' in giro a Forlì, Desio, Treviso a fare qualche allenamento: immediatamente, iniziò a sfornare passaggi che non si erano mai visti, tra i ragazzini o tra gli adulti ... Non ha più perso l'abitudine di stupire...

Per assurde regole italiote, ma grazie al coraggio di un coach slavo, Skansi, esordì prima in Eurolega che in serie A: un flash, una penetrazione e canestro contro Sabonis...

La sua maturazione è stata lenta, alla faccia di chi era certo che la sua età fosse clamorosamente falsa...

Ora alle doti tecniche di sempre ha aggiunto un fisico da culturista. Per mascherare l'aumento di peso, ha tagliato i capelli quasi a zero...

Ha giò conosciuto la Nazionale A come "prova", punta a tornarci...

 

SCARONE RINGRAZIA LA CURVA

di Francesco Forni - La Repubblica - 12/02/2003

 

I due punti strappati alla Metis non potevano spostare gli equilibri, ma hanno dato ossigeno alla Virtus, che avrebbe potuto traballare forte. Ieri all´Arcoveggio il clima, pur sempre precario per la situazione ballerina in campo e fuori, era comunque meno cupo del solito.
Qualche motivo per sorridere l´aveva soprattutto German Scarone, che ha piazzato qualche acuto pesante nel secondo tempo della reazione. Per lui la strada è obbligata. «Dobbiamo ripartire da quei venti minuti e imparare. C´è stata la volontà di fare e reagire, e finalmente siamo stati intensi. Non abbiamo altre vie.
Vivi, d´accordo, ma di qui a fare buona pallacanestro ne passa ancora. «Non abbiamo giocato bene con Varese, questo mi pare chiaro, ma abbiamo dato dei segnali, per noi vitali». Il pubblico l´ha recepito, ricambiando: per chi, come il play bianconero, non se l´aspettava è stata una bella sorpresa. «Ho sentito dei boati e mi sono girato un paio di volte mentre tornavo in difesa. Sulle prime ho pensato che ci fosse qualche tafferuglio sugli spalti, poi ho capito che era il nostro pubblico che cominciava a scaldarsi. E ci ha portato per mano. Sono cose che fanno piacere e meritano un ringraziamento: alla nostra prima inversione di tendenza, hanno subito preso la palla al balzo».
Sarebbe stato difficile continuare nella crisi, perché il fondo era parso davvero prossimo, ma non dev´essere stato semplice neppure rialzare la testa. «Nell´intervallo è scattata una molla. Abbiamo iniziato ad aver più fiducia, a mostrare grinta. Spero di rivedere in campo questo approccio. Abbiamo sbagliato molto anche dopo, ma eravamo ben più convinti. E s´è visto».
La mancata fiducia precedente poteva far sospettare scarsa coesione del gruppo. «Tanti nuovi, tante sconfitte: non è mai facile che il clima sia idilliaco e coeso in questi casi. Abbiamo parlato tra noi, ognuno ha detto la sua. Non siamo spaccati, nessuno rema contro. C´è solo molto da migliorare, per tutti». E ora la Top 16, presa per inerzia: con quale obiettivo? «Proviamoci, non abbiamo niente da perdere. E´ chiaro che Treviso e Barcellona impressionano, ma in un gruppo ristretto la qualità c´è sempre. Giochiamole una alla volta». A giocare, Murdock fa fatica: German come vede il collega? «Il play è il ruolo più difficile, perché deve conoscere bene tutti. Per ora la maggior parte dei miei minuti sono al suo fianco. Eric deve ritrovare la sua forma ed è chiaro che ha bisogno di tempo per integrarsi. Potrà farlo solo giocando».

 

LA VIRTUS SI RISVEGLIA, TRASCINATA DA SCARONE

di Walter Fuochi 3 - La Repubblica - 04/04/2003

 

Ogni Scarone è bello a mamma sua, e quando si vince dopo un mese grasso e 8 batoste filate, diventa ancora più bello. Sì, è proprio lui, il Germano reale che vorrebbe sempre giocar titolare, e già soffriva a Siena, se doveva sgomitare in ritagli e frattaglie di minutaggio, a battere, a lungo da solo, una Snaidero a lungo indecente. È lui, a lacci liberati dalla separazione di Murdock, a invadere lo spazio utile, e alla fine se la gode, perché Bianchini gli dà la passerella, la curva lo invoca e German ce le ha, le movenze giuste per queste scene, da vecchio tanghèro rubacuori, di quelli che attaccano con la rosa in bocca.

Dunque, torna a vincere la Virtus, dopo un'era, si rimette in corsa per un dodicesimo posto sul quale s´allarga una spaventosa crisi di Pesaro, forse ritrova un rendimento, perché uno spirito, una voglia di non annegare s'era pur vista, anche tra miriadi d'incertezze, anche a Milano. Scarone apre il solco, ma poi, una volta rinfrancati, arrivano anche un Bell meno farfallone del solito, un Dial che stavolta non perde Allen, come aveva perso Naumoski (altra classe, l'Onorevole, se si può dire), uno Smodis che, dopo sventatezze inenarrabili, abbassa il testone e carica con la voglia di chi vorrebbe riscoprirsi un tesoro, e non un zavorra. Non è la finale di Coppa dei Campioni, sia chiaro, è 13a contro 14a, ma c'era Udine iersera, e Udine è stata cancellata, con un divario pure ricco. Si gode di quel che si ha, soprattutto quando si ha poco.

Duemila sugli spalti, a far tanto, e pensare che, recuperando Bell, Bianchini schiera la miglior formazione possibile. Non altrettanto può dirsi del parterre: le seggioline rosse dell'apparato madrigalesco sono tutte vuote, dal presidente in giù. Allen ricomincia dove aveva finito Naumoski al Palalido: un paio di pick'n'roll e Udine va 6-5. Ma anche Scarone ricomincia da quella notte di tiro ai barattoli e conta molto di più: infila le prime tre triple, vanta 14 punti al 7'30", in media per i 75 globali e perfino per un pensierino agli 87 record di Myers (contro Udine, toh), quando il suo fatturato dà alla Virtus un 21-10 praticamente in esclusiva. Si vede, che il resto è crusca, quando German, che intanto amoreggia con una curva che ne vorrebbe dieci come lui, si ferma. Poiché la Virtus segna in 5' di secondo quarto un solo cesto (suo, ovvio), Udine perfino sorpassa, con un 16-3: 26-24 al 14´. La slavina pare inarrestabile, ma fra due zone che si imitano in statuarietà, l´attacco Virtus crepita ancora meglio. Un 13-3 arrotondato da due liberi di Frosini a tempo scaduto dà un +8 interno, alla pausa, perfino largo. La Virtus comanda pure tirando malaccio: ma al suo 39% (con 7 triple) Udine oppone un 37 (con 3). E più che Allen (14), sulle cui calze binellesche s´è speso, pure zoppo, Bell, non ha mostrato.

Ripresa. Subito un gol del Germano reale, poi appare anche Bell in contropiede e la Virtus dilata un +11, mostrando soprattutto tenuta difensiva. Pillastrini mescola tutte le carte che ha, ma ad Allen s'aggiunge solo il tedesco-nigeriano Nikagbatse, fuori anche Vujacic per infortunio. Scarone invece ha una dinamo infinita: segna il +13 da tre (e sono 26), poi recupera in tuffo una palla e volerebbe, oltre le transenne, in braccio al presidente (se ci fosse), infine sul +16 di Smodis, lucra pure lo sfondo sull'ultimo attacco udinese. Ultimo riposino in pace con le coscienze, anche la gente si scioglie e apprezza. I 65 punti finali all'incasso, e le 6 palle perse, sono i numerini da appendere al petto. Di là, invece, stanno già caricando il pullman. Per i play-off, possono cercare fra le macerie di Pesaro, che sarà terreno di caccia anche per la Virtus, iersera un po' più vicina a quel dodicesimo posto che, in tempo di quaresima, pare un piccolo scudetto.

 

SCARONE, MI MANCAVA PROPRIO LA BOMBA

di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino - 05/11/2002


Lavora Andersen, riposa (almeno per un giorno) Rigaudeau. Ma era tutto previsto in attesa della doppia trasferta che porterà la Virtus prima a Istanbul, dove giovedì, nel tardo pomeriggio, se la vedrà con l'Ulker degli ex pesaresi Booker e Blair, poi a Roma. Domenica, per la prima volta, Roberto Brunamonti sarà un “semplice” avversario. Non accadeva dalla stagione 1981/82, da quando Roby indossava la canotta di Rieti.

rima la coppa, però, e la situazione di un'infermeria che, Smodis a parte, comincia a fornire segnali confortanti. Il ritorno di David Andersen, per esempio, allungherà la rotazione dei centri — Alessandro Frosini e Dejan Koturovic cominciavano a soffrire di solitudine —, riportando Avleev al suo ruolo originario che sarebbe poi quello di ala piccola. L'assenza del capitano, invece, non desta particolare preoccupazione. Antoine ha qualche problema alla schiena, ma Tanjevic non rinuncerebbe a lui per nulla al mondo. E lo stesso Antoine è uno che non si arrende facilmente. Vuol continuare a vincere con questa squadra.

Intanto, però, cresce il minutaggio di German Scarone: Tanjevic è soddisfatto del suo rendimento ma, per essere proprio contento, gli chiede una maggiore pericolosità offensiva. Che significa assicurare non solo i rifornimenti ai compagni, ma anche realizzare qualche canestro in prima persona.

Contro Trieste – racconta German – abbiamo avuto qualche difficoltà all'inizio. Poi, però, siamo riusciti ad alzare il ritmo, perché loro hanno pagato dazio con la panchina. Uno dei nostri punti di forza, invece, è la possibilità di alternare dieci elementi. Loro erano a corto di fiato noi, all'opposto, continuavamo a crescere. Anche se loro non meritavano un passivo del genere.

Se Tanjevic resta perplesso per le partenze con il freno a mano tirato della Virtus, ma non trova risposte adeguate, German espone la sua teoria.

Alla base di questo c'è un insieme di cose. Manca ancora il feeling perché giochiamo insieme da poco tempo. Ma credo che continuando a lavorare in palestra potremo risolvere la questione.

Prima tripla per German, primo gesto di esultanza.

Mi mancava un canestro da tre punti. Ero tranquillo, ma sentivo di non essere a posto con me stesso. Ci sono riuscito e sono contento. Boscia – lo conosco bene, e lui forse mi ha voluto perché sa quello che posso dare – pretende che il play si prenda qualche responsabilità più in attacco. È quello che sto facendo. Per ora mi sono dedicato all'organizzazione del gioco e alla difesa. Presto verrà anche tutto il resto.

Il resto, che sono poi punti frutto di triple e di penetrazioni, comincerà a materializzarsi quando German si sarà lasciato alle spalle (definitivamente) i postumi di quegli infortuni e gli acciacchi che hanno finito per avvelenargli la sua avventura nella Città del Palio. Ma German è uno che sgobba in allenamento. Tanjevic l'ha voluto proprio per questo. Perché lo conosceva e lo apprezzava sin dai tempi in cui lo aspettò, fino all'ultimo, pur di contare sulla sua verve alle Olimpiadi di Sydney.

La grinta di Scarone, uno dei pochi a salvarsi in una stagione disastrosa

SCARONE CREDE NELLA VIRTUS

di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino - 12/02/2003

 

Due i punti dai quali ripartire. German Scarone non ha dubbi: la Virtus deve puntare sullo spirito del secondo tempo (quello visto nella partita contro Varese) e sul pubblico.

Ripartiamo da lì – dice Scarone –, dalla nostra ripresa. Sperando, nel frattempo, di aver imparato qualcosa di importante, in termini di grinta e determinazione. Possiamo sbagliare, ma dobbiamo farlo lottando. Come abbiamo fatto nella seconda parte della gara con Varese, quando ci siamo sbloccati. Abbiamo commesso molti errori, ma i segnali sono stati incoraggianti.

L'altro dato dal quale ricominciare è l'atteggiamento del pubblico.

È stato sorprendente – insiste Scarone -. Quando tornavo in difesa sentivo del trambusto alle mie spalle. Pensavo si stessero picchiando. Invece ci sostenevano. Ci ha fatto piacere perché vuol dire che hanno capito la nostra situazione. Hanno cercato di darci una mano e ce l'hanno data. Tocca a noi, ora, ripagare i tifosi in qualche maniera.

Basterebbe, proviamo a suggerire (ben sapendo di essere poco originali), qualche successo in trasferta. E una maggior convinzione in una squadra che, finora, è apparsa poco integrata.

È più facile sembrare un gruppo unito – sottolinea Scarone – quando le cose vanno bene. Noi non stiamo andando benissimo e, per di più, veniamo da esperienze diverse. Ma ci siamo parlati, perché sappiamo di dover migliorare tanto individualmente quanto di squadra. Sappiamo che dobbiamo unirci. Però posso dire tranquillamente che non c'è nessuno str… nel gruppo. Nessuno che si sia mai tirato indietro o che, peggio, abbia remato controcorrente.

Bianchini ha visto qualche segnale a Mosca. Qualche altra indicazione è arrivata dallo «spareggio» con la Metis e adesso…

Era difficile peggiorare – abbozza Scarone – perché avevamo toccato il fondo. Ma possiamo e dobbiamo ancora fare molto, soprattutto in termini di determinazione e carattere.

Dietro l'angolo c'è il match, ininfluente, con l'Olympiacos. E poi quella top sixteen nella quale la Virtus è entrata per inerzia.

Ma io – ribatte il play bianconero – preferisco vedere il bicchiere mezzo pieno. Nessuno, a questo punto, si aspetta nulla da noi per la seconda fase. Ci sono le premesse migliori per un miracolo. Chi vorrei evitare nella seconda parte dell'Eurolega? Mah, a questo punto una vale l'altra. Se potessimo, però, schivare gli incroci con il Barcellona e la Benetton non sarebbe male.

Non sarebbe male se, a questo punto, si sbloccasse anche il suo collega di reparto, Murdock. Scarone, che spesso si trova in campo con lui, lo difende a spada tratta:

Il ruolo del play è quello più delicato perché mette a posto i compagni. Eric deve solo trovare il ritmo e conoscere meglio la squadra. Ma lui sta lavorando bene e noi lo aspettiamo a braccia aperte.

Intanto in forza alla Virtus potrebbe arrivare l'ala con passaporto tedesco Beechum.

 

SCARONE, EROE PER UN GIORNO

di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino - 04/03/2003


La perdurante crisi di Murdock almeno ha ottenuto un risultato positivo. Ha offerto a Bianchini la possibilità di insistere su Scarone e il ventottenne di Buenos Aires (candeline spente proprio il giorno del ko con il Maccabi) sta cominciando a ritrovare fiducia nei propri mezzi. Bianchini, curiosamente, italianizzando il suo nome, lo chiama Germano. E lui, German o Germano che sia (in fondo era uno dei nazionali alle Olimpiadi di Sydney), in quello che fa ci mette il cuore, la passione.
E la voglia di tornare a essere la scheggia impazzita che la Benetton, lungimirante, aveva pescato agli inizi degli anni Novanta. Prima che il “nostro”, poi, cominciasse a girovagare tra Emilia e Toscana: Modena, Rimini – in mezzo, nel 1995, un Playground vinto con 38 punti in finale -, Montecatini e Siena. I problemi nascono proprio nella città del Palio dove, con un paio di infortuni che avrebbero fermato un bisonte, German è costretto a fermarsi. E a farsi superare da Stefanov, per il quale Ataman, a giusto titolo, stravede.
Si apre, per Scarone, uno spiraglio a Bologna. Quasi uno scambio di favori – Bowdler in Toscana, German di qua – tra due club amici. Ma non è facile accontentare una piazza come questa. Se a Siena la rivalità è con il “pendolino” Stefanov e la scarsa fiducia di Ataman, qua German paga lo scotto di una situazione di classifica anomala.
Facile finire nel mirino quando si è chiamati a dare ordine e regia al gruppo. German, però, non si smonta. I sette punti dell'altra sera – i due tiri liberi, la tripla e la percussione, dopo aver subito il canestro di Giachetti – lo rendono eroe per un giorno.
Ma a German (o Germano, fate voi) questo non basta. Non può bastare.
Il successo su Livorno (festeggiato a metà campo come una finale scudetto) non è un traguardo, ma una tappa di avvicinamento a una condizione miglior.e
Per questo proprio German è già pronto al doppio scontro con la Benetton. Il primo in Eurolega, dove la Virtus è già partita con il piede sbagliato. Il secondo in campionato, ma in trasferta. E in viaggio, incredibile ma vero, la Virtus non ha mai festeggiato… “Il doppio scontro – dice German - non sarà per niente facile, loro hanno già vinto la Coppa Italia, sanno di essere forti e dimostrano di essere forti ogni volta che scendono in campo. Cercheremo di mettercela tutta, sappiamo bene di non essere al 100 per cento. E se lo fossimo non saremmo al loro livello. Dovremo mettere in campo il massimo dell'impegno poi si vedrà. Ma credo sarà davvero difficile ripetere l'impresa dell'altra volta”.

 

SCARONE RIVIVE LA VITTORIA DI UDINE

di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino - 05/04/2003

 

Avesse tenuto il ritmo del primo quarto (14 punti per lui al primo gong) avrebbe polverizzato il suo primato assoluto. L'high score di 32, invece, resiste (contro la Snaidero si è fermato a 28), ma 44 punti di valutazione, in dieci anni di serie A, non li aveva mai messi a segno. Qualcuno (non la curva), in un recente passato, l'ha pure fischiato.

Oggi German Scarone appare il guerriero indomabile attorno al quale ricostruire la Virtus. È cambiato (migliorato) il rendimento, di German, perché l'atteggiamento e l'approccio alle gare in realtà è rimasto lo stesso. Non ci stancheremo di ripeterlo: ha limiti atletici (è il primo ad ammetterlo) figli degli infortuni che l'hanno fiaccato negli ultimi anni. Ma un orgoglio e un cuore smisurati. Piace perché ha il sorriso che conquista, la parlantina sciolta (che non significa che sappia arrampicarsi sugli specchi, anzi…) e la carica giusta. Quella che, per esempio, non s'è mai vista in due mesi e rotti di «gestione Murdock», quella che potrebbe servire per «svezzare» Marchino Belinelli, il gioiello fatto in casa.

ORGOGLIO ARGENTINO. «Non so bene quale sarà il nostro futuro, ma un'idea, in testa, ce l'ho, ben precisa. Non voglio passare alla storia in negativo, per essere uno dei giocatori della Virtus che, per la prima volta, hanno mancato la qualificazione ai playoff».

GERMAN E PILLA. «Pillastrini a fine gara mi ha guardato negli occhi. Da un lato c'era la tristezza per la sconfitta per la sua squadra, dall'altra c'era la gioia per avermi visto in quelle condizioni. Lui ha sempre creduto in me. Così è venuta fuori un'occhiata perplessa. Ci risentiremo».

L'OMAGGIO AI COMPAGNI. «Sotto gli occhi di tutti, magari, sono finiti i miei punti e i miei recuperi. E invece voglio spostare l'attenzione sulla difesa di Frosini e Dial. 'Fro' ha annullato dal campo Alexander, ma non solo lui, anticipandolo sistematicamente. E Dial ha limitato l'apporto di Allen. Abbiamo costruito il nostro successo così».

L'ANALISI SPIETATA. «È vero, Nikagbatse, che pure fisicamente è fortissimo, non è riuscito a limitarmi. Non è che andassi più veloce, perché in questo fondamentale devo crescere. La realtà è che mi è andata bene: lui ha abboccato alle mie finte e in questo modo sono riuscito a penetrare».

SVOLTA BIANCONERA. «Non so se il confronto con Udine rappresenti una svolta o meno. Però ha avuto il merito di riportare il sorriso, ne avevo bisogno io, ne avevano bisogno i miei compagni. Ne avevano bisogno tutti. Ma, ora, dobbiamo continuare su questa strada».

L'OMBRA DI MURDOCK. «Eric? Non sta a me fare delle scelte. Avere in mano la squadra fin dall'inizio, però, mi ha dato fiducia. Ho cercato di spingere come avevo detto alla vigilia. Avevo sottolineato che avremmo dovuto cercare la vittoria in qualsiasi modo. Abbiamo raggiunto il nostro obiettivo».

L'EQUIVOCO SVELATO. German, rispettoso del compagno, non può chiedere la testa di Murdock. Ma le ultime due uscite – senza eccedere in inutili e pericolosi trionfalismi – hanno dimostrato che un po' d'anima e un po' d'orgoglio questo gruppo ce li ha. Chi è rimasto fuori nelle ultime due uscite?