DAVID ANDERSEN

(David Emil Andersen)

David Andersen al tiro, una delle sue doti migliori

 

nato a: Melbourne (AUS) - nazionalità sportiva danese

il: 23/06/1980

altezza: 212

ruolo: ala/centro

numero di maglia: 13

Stagioni alla Virtus: 1999/00 - 2000/01 - 2001/02 - 2002/03

statistiche individuali del sito di Legabasket

biografia su wikipedia

palmares individuale in Virtus: 1 scudetto, 2 Coppe Italia, 1 Euroleague

 

 

INTERVISTA A DAVID ANDERSEN

di Daniele Baiesi - Da "Bianconero" Anno 3, Numero 14

 

Allora David, cosa ci fa un australiano a Casalecchio?

Sono un ragazzo di 19 anni, vengo da Victoria, dall’Australia. Sono qui perché mi piace abbastanza il basket. È sufficiente, no?

David, tu vieni dall'altro emisfero. Secondo te come si vive da questa parte del mondo?

Mah, potrebbe sembrare strano, ma non ho fatto nessuna fatica ad ambientarmi. Bologna è una bellissima città, la misura ideale per viverci e lavorarci giocando a basket. La gente è molto cordiale, ti ferma per la strada. E poi si mangia come da nessun'altra parte. Proprio un gran bel posto.

E tu come passi il tuo tempo?

Quando non sono in giro mi piace perdermi nella potenza delle playstation, ma anche la musica è una buona compagna. Mi piacciono molti generi, dal Rock, al rap alla new age. Però non tutto di tutto: noi australiani siamo molto esigenti in campo musicale.

Hai cominciato in ritardo la preparazione per via dell'intervento. Come va il recupero?

Mah, mi sento molto meglio. Sto ancora recuperando il tempo perduto. Qui si lavora molto bene, ed io sono anche più tranquillo.

Questo primo periodo è stato di ambientamento anche con i nuovi compagni. Come ti sembra la squadra?

La squadra è forte forse la più forte di tutti i tempi anche se per me è difficile dirlo dato che non conosco i miei predecessori! Comunque, a parte tutto, l’obiettivo è quello di vincere il più possibile. Dateci fiducia, poi andremo a leggere alla fine. Con i compagni va alla grande, gioco con i migliori d’Europa, quindi non posso che migliorare. Sarà poi il tempo a dire quale è il mio reale valore.

Messina ha detto che Danilovic e Rigaudeau sono bravi a portarti "per mano", ma che anche tu sei bravo a farti condurre. Come ti sei adattato ai loro metodi di insegnamento?

Beh, Sasha è molto duro a volte, ma è un grande motivatore. Lui sa cosa bisogna fare per vincere e infatti ha vinto già tanto. È un giocatore totale, in campo sa fare tutto. In quanto alla leadership non c'è bisogno che io aggiunga nulla a quello che è già stato detto. Su Antoine invece devo dire una cosa: anche lui è un ottimo maestro e un grande leader, anche se alcuni sembrano non essersene accorti.

Quale è stato il tuo impatto con il campionato? Dopo tre giornate sei già stato mandato in quintetto!

Il vostro è un campionato duro, con molti contatti. C’è anche una grande pressione su chi gioca. Ma è bello giocare in un palazzo così con la gente che si tuffa nella partita. Contro Milano ero un po' emozionato, ma poi alla palla a due tutto deve passare e devi pensare a giocare. Spero che l'esperienza nello starting five mi faccia bene; sono conscio del fatto che devo migliorare ancora in molti punti del campo.

Ci vuoi dire quali?

Innanzitutto devo imparare a tirare meglio. Poi dovrei mettere su qualche chilo per giocare anche contro avversari più forti fisicamente. Vorrei essere un giocatore molto eclettico, poter difendere su un 3 ma anche su un centro.

Hai parlato dei compagni, ma ora una domanda sull'allenatore è d'obbligo. Messina allenatore e Messina uomo.

Uh, che bella domanda. Guarda, come coach Ettore è molto esigente pretende molto; devo dire, però, che quello che chiede sul lavoro è poi in grado di renderlo umanamente. A qualcuno a volte può sembrare che esageri, ma è un emotivo anche se sembra distaccato. È un professionista, vuole vincere come è logico che sia. Ma è anche, ripeto, un'ottima persona, uno con cui si può parlare amabilmente di tutto.

Senti David, sapevi che esisteva un basket italiano di ottimo livello a 24 ore d'aereo da te?

A dire il vero, nel mio Paese non arrivano molte notizie sul vostro basket. Sapevo qualcosa della Virtus perché ero venuto a conoscenza dei risultati delle ultime due Final Four di EuroLega. Ecco, sotto questo punto di vista apparteniamo a due mondi diversi.

David Andersen e l'NBA.

Non è un sogno, è il sogno. È il livello più alto del basket mondiale e se avrò una chance credo che me la giocherò fino in fondo. Non importa quanti anni ci vorranno per maturare; 2, 3, 4, o forse più, io lavoro in quella prospettiva, è il mio target.

Vuoi dirci un proverbio o un detto tipico del tuo Paese?

Tu sai che noi australiani parliamo una lingua tutta particolare. Ci mangiamo le lettere; però siamo molto cordiali e non parliamo in questo modo per fare gli snob o per mettere in difficoltà lo straniero. Noi a tutti diciamo sempre "G' day Mate"! È il nostro saluto, e allo stesso tempo il nostro modo di esprimere che siamo contenti di vederti o di conoscerti.

Andersen a rimbalzo

 

DAVID IL "SETTEPIEDI"

di Francesco Forni - Bianconero n. 1/anno 5 - gennaio 2000

 

Senza fretta, con giudizio. David Andersen a 19 anni e mezzo sta mettendo un mattoncino (di sostanza) alla volta, mostrando progressivamente quanto possa migliorare e quanto sia giù utile alla causa. Questo non è il periodo delle vacche grasse per la Kinder: problemi ce ne sono un po' dappertutto, perché la Virtus deve sempre e solo vincere. Così anche le novità (o le promesse mantenute) più positive passano in secondo piano. David nei quaranta minuti disgraziati di Trieste, dove una brutta squadra perse giustamente, fu il migliore dei suoi: ma un salvagente non basta a trattenere una barca che imbarca troppa acqua e così le sue belle giocate non sono state di gran consolazione. Ma la sua sostanza non la può più ignorare nessuno. Di certo il giovane australiano non è Nesterovic, al quale tanti hanno già paragonato la sua parabola ascendente: né per ruolo né per indole, e per adesso neanche per fisico, ma rimane un ottimo prospetto per il basket di alto livello, nonché un giocatore già pesante. Il "piccolo" (è 2,10...) Andersen non possiede l'istinto del lungo d'area, con i conseguenti giochi di uno contro uno e di intimidazione del pivot. È chiaramente più a suo agio fronte a canestro per l'ottimo tiro, dalla media e dalla lunga. David ha mano morbida, tutti l'hanno visto subito: appena entrato da quattro metri tira ad occhi chiusi. I canestri calamitano subito l'attenzione ma pure da altre cose viene fuori il valore tecnico dell'elemento che è piovuto dall'Australia nell'Europa del basket da perfetto sconosciuto (richiamato all'inizio ma adesso la faccenda è diversa...). Qualche mese fa quando Milano venne sommersa al Palamalaguti, David prese in consegna Nylon, che tutt'ora rimane uno dei migliori, forse il primo assoluto, nel gioco offensivo di uno contro uno. Il bomber di Crespi fece una figuretta, il vero prospetto Nba sembrava Andersen, che il salto dell'oceano vorrebbe farlo dopo aver concluso i quattro anni di contratto con Bologna. Il nostro se l'è cavata bene, anche con gente più scafata (e voluminosa), come Slater, un bestione che sa muoversi e segnare, a rimbalzo si vedono dei progressi notevoli e il minutaggio del nostro eroe (complice anche il momento di emergenza) aumenta: le apparizioni da trenta minuti in campo non sono più una chimera. E lui spesso va bene, senza troppi effetti speciali. "La Virtus sarà il mio ponte per i pro" ha sempre detto il giovane autraliano che il gran salto vorrebbe farlo. Ed è certo che se continuerà così gli scout (i pochi che non l'hanno ancora fatto) annoteranno il suo nome sul taccuino.

Un "settepiedi" come dicono gli americani con un discreto talento è merce rarissima anche oltreoceano. Da vedere quali altre sorprese ci riserverà.

 

I PROGRESSI DI DAVID ANDERSEN

di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino - 24-10-2000

 

Il cangurino ha ripreso a saltare. Già ad Atene aveva fornito segnali confortanti: a Faenza ha fatto di più perché ai 16 punti realizzati — il suo high score precedente era 12 — ha saputo aggiungere 16 rimbalzoni. Vantaggi dall'avere a fianco un Omone grande e grosso che risponde al nome di Rashard Griffith. Ma David, va rimarcato, ha avuto il grande merito di farsi trovare pronto. «Sono entrato subito in partita — commenta il cangurino — e ho giocato bene. Cos'è cambiato? Nulla. Ho avuto la possibilità di giocare molto». Lo dice alla sua maniera, David, senza malizia né tantomeno polemica. Anche perché sa che proprio imponendosi da queste parti potrebbe, un giorno, ritagliarsi uno spazio tra i professionisti. Rispetto al recente passato è meno perimetrale — in estate è cresciuto di un paio di centimetri — e, soprattutto, non ha paura degli scontri sotto canestro. «Devo solo continuare così — incalza — sto facendo un buon lavoro. Per questo, per esempio, mi sento più forte in difesa». E forse si sente anche più coinvolto in un ambiente ringiovanito. Con i suoi vent'anni è sempre il bimbo della compagnia, ma i nuovi, Ginobili, Jaric e Jestratijevic, hanno pochi anni più di lui. Poi c'è l'Omone, con il quale condivide la lingua. «Con lui al mio fianco — ammette David — mi sento più al sicuro». Anche perché Griffith, là sotto, pur non essendo un intimidatore nel senso tradizionale del termine, sposta. E le lunghe braccia del cangurino arrivano un po' ovunque.

 

ANDERSEN MATCH-WINNER CONTRO L'ULKER

di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino - 26/10/2001

 

Becirovic non ha tutti i torti. Cosa dice Sani Boy? Che forse l'approccio in Eurolega per lui è molto più semplice. "Io cerco sempre di giocare nello stesso modo, ma probabilmente conosco meglio l'Europa di quanto, per ora, non capisca il campionato italiano". Il paradosso di questa situazione è che il Labella o lo Zampogna di turno (con tutto il rispetto per questi due atleti) risultano più indigesti dei celebrati Navarro o Jasikevicius. Sani, però, ha compreso così bene la lezione (anche se, ridendo, assicura di non aver letto la ramanzina di Messina) che, ora, aggiunge: "Spero di ripetermi su certi livelli anche a Trieste".
Ma se il rendimento attuale di Becirovic è figlio di un paradosso, come spiegare gli alti e bassi di Andersen? In fondo David, che pure arriva dall'altro capo del mondo, è al suo terzo anno in Italia. E campionato o Eurolega dovrebbero essere, per lui, sullo stesso livello.
Il canguro della Kinder, protagonista di una prova convincente - per lui 3/5 al tiro, 4 rimbalzi, una persa, una recuperata e un assist in 19 minuti di impiego - non ha una spiegazione.
"Sinceramente non lo so - sorride David -. So che lavoro sodo durante la settimana. E che una volta in campo cerco di dare tutto me stesso".
E con gli uomini della "mezzaluna", nonostante il pallone scottasse assai, Andersino non ha tradito le attese. "Era una partita dura, contro un avversario scorbutico. Forse non abbiamo dato spettacolo, ma abbiamo fatto tutto quello che bisognava fare per vincere una partita del genere. C'era un clima da battaglia, da final four. Abbiamo portato a casa i due punti. Si vince anche così". Tre perle di David, nell'ultima frazione, quando il risultato era ancora in bilico. La prima spallata, quella del +10 (53-43); poi la firma sul 62-54. Ma in mezzo il canestro più importante, quello del 55-50. Quei due punti che bloccavano il minibreak turco (0-7).
"Mi piace - dice David - fare canestri in quei momenti. Quando la partita è ancora in equilibrio, quando c'è incertezza c'è più gusto. Non sento pressione particolare e tiro. A volte va bene, altre volte meno". Spesso gli va bene, ma David sa che il praticantato non è ancora finito. Solo seguendo le direttive di Messina potrà "laurearsi" e conquistarsi un posto nella Nba (anche a Los Angeles lo seguono con un certo interesse).

 

VIRTUS BOLOGNA: FINALMENTE CONTRO TRIESTE C'È ANDERSEN

di Francesco Forni - La Repubblica - 02/11/2002

 

David Andersen ieri sera s'è allenato con il resto della squadra: è possibile che rientri per il match interno di domani con Trieste. Gli esami al ginocchio hanno escluso eventuali complicazioni e così David avrebbe l'occasione di rimettere il piede sul parquet: l'ultima volta in campionato lo aveva fatto a Varese, il 6 ottobre. Le sue condizioni, ieri, sono apparse discrete, però l'ultima parola non è ancora detta. «Chiaramente - ha detto il viceallenatore Giordano Consolini - sarà la vigilia a decidere su un eventuale impiego di David nella gara con Trieste». Oggi quindi si procederà ad ulteriori valutazioni. Messo in ordine il reparto esterni, il reintegro, anche se parziale, del lungo australiano potrebbe far accelerare i tempi di amalgama di un gruppo che da agosto ha sempre subito «aggiornamenti».
Andersen nelle prime quattro gare di campionato aveva viaggiato a 12,5 punti e 6,5 rimbalzi in 30 minuti di utilizzo medio. Quindi un pezzo importante, specialmente dal punto di vista offensivo. Con lui Tanjevic avrebbe l'attacco più bilanciato tra centrocampo e uomini d'area.

«NON HO DECISO» DAVID L’AUSTRALIANO E QUEL DILEMMA DI FINE CARRIERA

di Enrico Schiavina - Il Corriere di Bologna - 21/02/2020

 

Lui non ha fatto alcun annuncio, ma in Australia qualcuno ha pensato che quella giocata venerdì scorso a Sydney possa esser stata l’ultima partita della carriera di David Andersen. «Non ho ancora deciso nulla» ha poi risposto lui al quotidiano locale che gli ha chiesto se si ritira o va avanti. A quarant’anni (il 23 giugno) l’ex virtussino era infatti ancora in attività, al suo paese: tornato alle origini, agli Illawarra Hawks, la prima squadra pro della sua carriera. Il suo coach di allora aveva conservato la sua prima maglia del 1998 e gliel’ha restituita in pubblico oltre vent’anni dopo. Mancando i playoff, gli Hawks hanno terminato la stagione della lega australiana-neozelandese Nbl, ancora un discreto livello, per un vecchietto che naturalmente ha giocato poco (circa 12 minuti e 6 punti a partita) ma che in Australia gode di enorme rispetto, guadagnato attraverso una grande dedizione alla causa della sua nazionale, con cui ha giocato fino ai 37 anni partecipando a ben quattro Olimpiadi. Ma è l'elenco dei titoli collezionati da Andersen nei suoi anni in Europa a impressionare, una vera vendemmia di trofei, concentrata nel decennio scorso, con tre vittorie in Eurolega (una con la Virtus e 2 col Cska) e campionati in quattro Paesi diversi Spagna (Barcellona), Francia (Asvel), Russia (4 volte Cska) e Italia (scudetto 2001 alla Virtus  e altri due con Siena), oltre che svariate coppe nazionali. Accettato già da anni un lento declino, Andersen resta comunque un grande della sua epoca, che si è tolto anche lo sfizio dell'Nba (due stagioni, tra Houston, Toronto e New Orleans). Ma tutto iniziò alla Virtus, dove arrivò a 19 anni grazie al passaporto danese, trasformandosi in breve, con Ettore Messina, in un giocatore totale, pezzo importante del Grande Slam del 2001 e dell'ultima Coppa Italia del 2002.


 

DAVID ANDERSEN: LA VIRTUS DEL 2001 VINCEREBBE L’EUROLEGA ANCHE OGGI

tratto da bolognabasket.it - 15/04/2001

 

David Andersen è stato ospite di Sport Club su èTV.
“La mia Virtus del 2001 vincerebbe l’Eurolega anche oggi. Sto organizzando un ritrovo di tutta la squadra a Bologna!”.