STAGIONE 1982/83

 

M. Brunelli, Bonamico, Ragazzi, Villalta, Mo. Masetti, Goti, Fredrick, Rolle, Generali, R. Brunamonti

 

Sinudyne Bologna

Serie A1: 5a classificata su 16 squadre (21-30)

Play-off: eliminata ai quarti di finale (3-5)

 

N. nome ruolo anno cm naz note
4 Roberto Brunamonti P 1959 192 ITA  
5 Domenico Fantin G 1961 196 ITA  
6 Zambalist Fredrick P/G 1959 185 USA  
8 Alessandro Goti G 1961   ITA  
9 Moris Masetti A 1963 201 ITA  
10 Renato Villalta A 1955 204 ITA  
11 Elvis Rolle C 1958 205 USA  
12 Pietro Generali A/C 1958 207 ITA  
13 Ugo Govoni C 1959 207 ITA  
14 Maurizio Ragazzi G 1964 190 ITA  
15 Marco Bonamico A 1957 200 ITA  
Solo amichevoli: Maurizio Brunelli, Gianluca Trisciani
             
  George Bisacca All     USA fino al 19/11/82
  Mauro Di Vincenzo All     JUG dal 19/11/82

 

Partite della stagione

Statistiche di squadra

Statistiche individuali della stagione

Giovanili

IL FILM DELLA STAGIONE

di Ezio Liporesi per Virtuspedia

 

Parte Nikolic e arriva George Bisacca. Giunge Brunamonti da Rieti per poter spostare Fredrick nel ruolo di guardia. Cinque vittorie nelle prime 6 partite, solo una sconfitta interna di due punti col Bancoroma, poi alla settima un’altra sconfitta casalinga, di un solo punto contro Pesaro, che apre un ciclo di quattro sconfitte in cinque gare (con la sola vittoria con il fanalino di coda Rieti in cui Fredrick segna 40 dei 110 punti Virtus), tra cui il meno venti casalingo contro Cantù; questa serie negativa si conclude con la sconfitta di Livorno che costa il posto a Bisacca. Lo sostituisce Di Vincenzo, che comincia con due vittorie casalinghe inframezzate dal successo nel derby in casa Fortitudo per 95-93. Per Di Vincenzo solo 4 sconfitte in 19 partite (Bisacca ne aveva collezionate 5 in 11 incontri); tra le 15 vittorie quella in trasferta contro la capolista Bancoroma, quelle di Cantù e Varese e le belle vittorie casalinghe contro Torino, Fortitudo e Milano.  Quinto posto nella fase regolare assai bruciante in quanto le prime due, Bancoroma e Billy Milano con cui la Virtus avrebbe i confronti diretti favorevoli hanno solo due punti in più e la terza e la quarta, Pesaro e Cantù sono pari alla Virtus ma di fronte a queste la Virtus soccombe nel bilancio degli scontri diretti; quindi amaro in bocca e solito scontro contro Cantù nei quarti. Si tratta della sesta volta in sette anni che le due squadre s’incontrano nei playoff e nelle cinque precedenti ha prevalso la Virtus quattro volte, tre delle quali vincendo la bella in trasferta e la quarta chiudendo la serie 2-0, passando in gara 2 a Cantù; mai i brianzoli hanno vinto in precedenza a Bologna nei playoff. Gara 1 in Lombardia sembra voler rinnovare la tradizione favorevole, ma dopo questa partita si scatena una campagna di stampa da parte lombarda che dipinge la Virtus come una squadra a cui viene permesso un gioco particolarmente duro e il clima ovviamente si accende prima della gara di ritorno a Bologna. La Virtus comunque comanda e si porta a +11 quasi a metà ripresa con un canestro di Fredrick, che poi viene fatto rifiatare in panchina; qui i canturini rientrano in partita e a 3 secondi dalla sirena Riva in lunetta sul punteggio di parità, ha già la possibilità di riequilibrare la serie. Il canturino sbaglia entrambi i liberi, ma la sentenza è solo rinviata, infatti nel supplementare uno scatenato sedicenne, Fumagalli, condanna la Virtus alla bella, dove non ha più le forze per tornare ad espugnare il campo di Cucciago. La stagione termina così con tanti rimpianti e un piazzamento fuori dalle prime quattro, evento che non si verificava dal 1974. E sempre dal 1974 per la prima volta la Virtus non partecipa a una coppa europea, in virtù della rinuncia a partecipare alla Coppa Korac. Nel 1974 però le Vu nere disputarono la Coppa Italia, così come negli anni precedenti, quindi per la prima volta dalla stagione 1967-68 la Virtus partecipa a una sola manifestazione (in realtà la Virtus partecipò ufficialmente a quella prima Coppa Italia nel 1967/68 ma fu sconfitta ed eliminata al primo turno per rinuncia).

SINUDYNE

di Stefano Stagni - Giganti del Basket - Ottobre 1982

 

A Bologna ci credono tutti: quest'anno sarà la volta buona per la prima stella. Sono passati i tempi della preparazione, delle prime partite di precampionato, del mega torneo in Piazza Maggiore, ma uno solo è il desiderio dei bolognesi di fede bianconera: questo benedettissimo decimo scudetto, un titolo che da troppo tempo sfugge.

Nell'intento di rafforzare appieno la propria squadra l'Avvocato Porelli, ha questa volta optato oer il grosso nome. Per un attimo si è estraniato dal suo gioiello (la palestra dell'Arcoveggio e la cura del settore giovanile, unica soddisfazione vera della passata stagione con lo scudetto juniores a Pesaro) e oplà il grande slam: un regista in grado di sostituire il fantasma del folletto Charly. Senza badare a spese ecco arrivare il miglior prodotto in vendita sul mercato estivo: Roberto Brunamonti in cambio del bolognese (ex Fortitudo) Ferro e dei giovani Pedretti e Daniele (quest'ultimo in prestito). Ma la novità riguarda la panchina; cessati i rapporti con il diavolo bosniaco (dopo le arcinote polemiche che avevano costellato la cronaca dei playoff passati) ancora una volta l'Avvocato , controcorrente come consuetudine, ha pescato oltre oceano: ed ecco arrivare un altro avvocato, tal George Bisacca. Polemiche, dicerie hanno accompagnato la scelta del "nostro" avvocato: "Come fidarsi di un tizio lontano dalla panchina da ormai dieci anni?" "Perché sempre americani e non un nome italiano?".

Queste domande, queste richieste della piazza, potrebbero cadere fidandosi solo del passato; non si dicevano le stesse cose quando venne in Italia il piccolo Peterson? Non si malignava quando si sedette sulla panchina bianconera il campione del parquet Driscoll? Comunque i dubbi vanno via via scomparendo come le nuvole nere sospinte da un forte vento. E a sospingerle sempre più veloci pensate un po' non sono i risultati sul campo, né tantomeno i giudizi degli addetti, ma quel clima idilliaco creato dall'ex consulente americano della Lega Basket, l'ex coach della Fairfield University Bisacca, americano con nomi italiani.

Accanto al nuovo coach siederà ancora Mauro Di Vincenzo che nonostante le numerose offerte ha preferito rimanere nei ranghi di assistente con compiti di responsabile del settore giovanile (dove Porelli ha portato un vecchio campione delle Vu nere, il non dimenticato Kociss Fultz). A completare la rosa dei nuovi un ritorno, quello di Alessandro Goti, dopo l'esperienza a Parma e poi in A con il Bartolini. Completano la rosa dei titolari alcuni juniores campioni italiani, Masetti, ala di 2 metri sul quale l'avvocato è pronto a scommettere per un neo Bertolotti, e il regista Ragazzi, mentre il "gigante" Binelli dovrebbe ritornare negli States. Per gli altri riconferma sul campo, compresi i due giovani americani. E qui troviamo il nocciolo del dilemma: il miglior acquisto del mercato, pare a tutti, la definita posizione nel suo ruolo naturale di guardia per il cecchino Zam Fredrick.

"Ritengo importante l'inserimento di Brunamonti - sottolinea il neo coach Bisacca - poiché pur non essendo completo in fase di regia, forse per la giovane età, è grande regista per il contropiede. Roberto ha forte personalità, comanda i compagni e loro hanno rispetto per lui. Questo innesto a tolto a Zam i fastidi della passata stagione, liberandolo, e così sgravato ritengo aumenterà la propria pericolosità. L'anno scorso Fredrick tirava solo da fuori, ora potrà con Brunamonti scivolare in contropiede esaltando le sue indubbie doti di velocista".

E con questo primo accenno ai suoi piccoli Bisacca ha intavolato il discorso sul gioco della Sinudyne, fatto di velocità, ricerca del contropiede, con movimenti continui in attacco, senza legarsi troppo ai rigidi dettami di troppi schemi come in passato.

"Effettivamente la Virtus giocava rigida, lenta nella manovra d'attacco, ancorata e compressa dalla manovra schematizzata. Noi invece cercheremo la velocità e l'automatismo dei movimenti individuali". L'entusiasmo c'è. Ora Bologna aspetta i risultati.

Rolle lotta per la posizione a rimbalzo

Tratto da "100MILA CANESTRI - Storia statistica della Virtus Pallacanestro" di Renato Lemmi Gigli

 

Dura 11 domeniche l'esperimento Bisacca allenatore, pregiudicando piuttosto la stagione nonostante la presenza del nuovo play Brunamonti e la buona ripresa della squadra sotto Di Vincenzo. Solito 5° posto che porta al solito scontro con Cantù nei quarti. I bolognese espugnano Cucciago ma si fanno impallinare in casa e poi perdono la bella. A Nantes finalmente il campionato d'Europa si tinge d'azzurro, merito anche del nostro trio Bonamico-Brunamonti-Villalta.

 

Tratto da "Il Mito della V nera 2"

 

Nell'estate '82 la Virtus risolve il problema del playmaker con il meglio che è reperibile sul mercato: Roberto Brunamonti, da Rieti. In Sabina vanno, come contropartita, Ferro, Daniele, Pedretti e soldi. In quintetto il play spoletino affianca Fredrick, Rolle, Bonamico e Villalta. Mauro Di Vincenzo resta assistente, e l'italo-americano George Bisacca è il nuovo head-coach, con Mario Martini DS e con Fultz coach delle giovanili.

novembre è un mese nero, la Ford Cantù passa di 20 punti in Piazza Azzarita, i giocatori paiono in disaccordo con il tecnico. A Bisacca succede Mauro Di Vincenzo. E la squadra si riprende, classificandosi, "come al solito", al quinto posto al termine della stagione regolare (21 vittorie contro 9 sconfitte) e sconfiggendo all'ultima giornata i campioni d'Italia della Billy Milano.

Negli ottavi dei play-off doppio successo facile, contro Forlì. Ma Cantù nei quarti viola subito Piazza Azzarita e bissa il successo al Pianella. Il basket esplode come fenomeno nazionale con la finale Roma-Milano, i duelli verbali tra Bianchini e Peterson, l'audience tv alta.

Intanto ci sono gli Europei in Francia. Dal 26 al 30 maggio '83, nel girone di Limoges, l'Italia vince cinque gare consecutive (con Spagna, Svezia, Grecia, Francia e l'ultima rifilando 15 punti alla Jugoslavia!). Semifinali e finale a Nantes: 88-86 contro l'Olanda; 105-96 sulla Spagna (in entrambe le partite, 20 punti di Villalta). Per la prima volta, e con il contributo decisivo delle V nere, l'Italia è Campione d'Europa.

 

Tratto da "Virtus - Cinquant'anni di basket" di Tullio Lauro

 

L'Avvocato Gianluigi Porelli intanto, forte della vittoria in un referendum indetto dai Giganti sui personaggi più popolari del basket in cui il 16% dei lettori del mensile milanese votano per lui che precede Peterson e Meneghin, sta per fare le sue mosse. Le mosse sul mercato sono due. Una riguarda la squadra e una la panchina. In campo, fedele alla massima che vuole una novità all'anno, per accontentare l'esigente pubblico vedremo infatti il contesissimo Roberto Brunamonti a coprire quella falla, nel ruolo di regia che era apparso una voragine nelle due stagioni di Nikolic e questa è certamente un grosso successo di Porelli. Sulla panchina invece si torna a percorrere la strada americana (quella che ha portato gli ultimi tre scudetti) e arriva a Bologna un avvocato di origine italiana, George Bisacca, digiuno da diversi anni dalla professione di allenatore. E questa è una decisione che l'Avvocato Porelli avrebbe sicuramente rimpianto anche se si difese poi "Quando si rischia, ti può capitare un Peterson e ti può capitare un Bisacca" con la grinta del giocatore di poker.

Gli inizi di Bisacca paiono buoni e a Bologna si ricomincia a sperare. I tifosi vogliono questo stramaledetto 10° scudetto. La squadra è un po' più logica di quella della passata stagione: Brunamonti in regia consente a Fredrick di giocare guardia e di pensare a "buttarla dentro", gli altri sono tutti certezze: il marine Bonamico, capitan Villalta, Generali, Fantin e il miglioratissimo e sempre più concreto Rolle. "Ritengo importante l'inserimento di Brunamonti" dirà subito il neo coach Bisacca "poiché pur non essendo completo in fase di regia, forse per la giovane età, è grande regista del contropiede. Roberto ha forte personalità, comanda i compagni e loro hanno rispetto per lui. Questo innesto ha tolto a Zam i fastidi della passata stagione": La Sinudyne modello Bisacca dovrebbe essere differente dalla Sinudyne modello Nikolic "Effettivamente la Virtus giocava rigida, lenta nella manovra d'attacco" spiegava "ancorata e compressa nella manovra schematizzata. Noi invece cercheremo la velocità e l'automatismo dei movimenti individuali". Grandi idee, grandi programmi. Ora Bologna aspetta i risultati. Ma George Bisacca, ex coach della Farfield University, "verifica per primo l'impossibilità di far collimare le sue idee col nostro modo di vivere" dirà l'Avvocato Porelli e deve preparare le valige, molto anzitempo, per gli Stati Uniti. Non gli è riuscito nemmeno di toccare la fine del girone di andata. Troppe sconfitte non in preventivo lo hanno condannato. In undici anni di gestione-Porelli la Virtus ha cambiato 11 allenatori. Non sono troppi? "L'allenatore è uno che viene, riscuote dei denari" spiega Porelli "e se ne va da un'altra parte. Se non funziona ho il dovere di cambiarlo fino a trovarne uno che va bene. Non vedo perché gli allenatori debbano essere così compianti. Fa parte delle regole del gioco".

La panchina viene così affidata a Mauro Di Vincenzo, 38 anni medico, assistente sia di Bisacca che di Nikolic. "Sicuramente ci è mancato in questi anni un punto di riferimento fisso" dirà Villalta all'indomani della partenza di Bisacca "un allenatore in grado di svolgere un lavoro continuo nel tempo. è stato un errore prendere Bisacca, c'erano altre soluzioni più valide di un ex-tecnico italo-americano che non lavorava in palestra da molti anni". Sempre Villalta concede una specie di imprimatur al nuovo coach "Di Vincenzo è un buon allenatore" dichiara a chi gli domanda se lo considerino di più di un allenatore-duro o un allenatore-amico "noi della Virtus ci siamo resi conto, a nostre spese, che non può esistere amicizia tra allenatore e giocatore. Ricordo che quando giocavamo assieme io e Driscoll eravamo molto amici, ci vedevamo spesso anche fuori dal campo. Ebbene appena divenne il nostro allenatore Terry cessò di essermi amico. All'inizio ci rimasi molto male, non capivo perché si comportasse così: oggi so che lo faceva a ragion veduta. E infatti con lui vincemmo due scudetti". La Virtus fatica molto e Brunamonti paga in un certo senso il noviziato bolognese "successe la stessa cosa anche a me" lo giustifica Renato Villalta. L'ingresso nei play-offs è direttamente dalla porta degli ottavi di finale, dove la Virtus si sbarazza dell'Acquabrillante di Forlì in due incontri.

Si va ai quarti e c'è un duello che vale la finale per il titolo: Cantù-Bologna. è una sfida che si trascinerà molte polemiche sul gioco duro. La stampa è divisa: c'è chi accusa i virtussini di essere degli intimidatori (ma non era la stessa accusa fatta alla grande Ignis vinci tutto?) e c'è invece chi imputa ai lombardi di essere dei vittimisti. Fatto sta che ne escono tre partite spigolose, cattive, con i giornalisti protetti dall'ira dei tifosi. Porelli, che era negli Stati Uniti, al suo rientro decide di squalificare qualche "penna" rea, a suo giudizio, di aver fatto dei torti alla Virtus. Ma intanto, a cortine fumogene dissolte, la Ford passa il turno in tre partite e la Virtus per il secondo anno consecutivo non raggiunge la finale. Il titol va - clamorosamente - al Bancoroma di Valerio Bianchini, ma soprattutto di Larry Wright, grande stella americana che nella finale travolge il Billy e Mike D'Antoni. "Sono parecchi anni che tutti dicono che siamo i più forti" polemizzerà alla fine dell'anno ancora Renato Villalta "e si meravigliano se poi non vinciamo lo scudetto. Io invece comincio a pensare che finora tutte queste persone si sono sbagliate di grosso: è evidente che la Sinudyne non è forte come si crede, non è vero che ha i migliori giocatori a disposizione, ci sono molte squadre più forti della nostra".

Brunamonti difende su Dragan Kicanovic

IL FUTURO SINUDYNE

di Gianfranco Civolani – Superbasket – 24/02/1983

 

Sinudyne schiaccia sassi? Non esageriamo, stiamo coi piedi per terra. Sinudyne che finalmente fa onore al suo potenziale e al suo rango, l’abbiamo scritto altre volte. E poi vale la considerazione più elementare: bastava affidare questa buonissima squadra a un allenatore vero per ottenere risultati eccellenti in assoluto. E infatti: Sinudyne che zoppica vistosamente quando sul ponte di comando c’è un attempato avvocato travestito e contrabbandato da coach, e viceversa Sinudyne che procede imperiosamente quando all’avvocato del Connecticut succede il medico fatto in casa, appunto il dottor Di Vincenzo bolognese purosangue.

Dove finirà questa Sinudyne. A occhio finirà al quinto posto. Potrebbe arrivare al quarto qualora riuscisse a vincere tutte le quattro partite che restano, ma l’ipotesi più logica è quella di un quinto posto e dunque di un primo play-off non tanto proibitivo (Recoaro Forlì) e poi di un testa a testa spasmodico con Cantù.

Previsioni un po’ più approfondite? Impossibile e inutile farne. La Sinudyne oggi come oggi non è inferiore a nessuno. Potrà patire l’eventuale terza partita fuori? Può darsi, ma ripeto che è inutile e azzardato fare discorsi del genere. Può anche vincere tutto.

E allora traguardiamo l’analisi avanti, traguardiamo certe valutazioni in chiave futura.

Domanda: scudetto o meno, che ne sarà di questa squadra l’anno prossimo, ovvero chi resterà e chi partirà per la tangente?

Invoco il beneficio d’inventario per le cose che dirò, ma intanto possiamo prevedere questo.

Abbinamento – Difficilmente avremo ancora il marchio Sinudyne. Porelli ha necessità di una sponsorizzazione che oscilli sui settecento milioni e a quelle quote Bruno Berti (che peraltro resterà in società come importante azionista) non intende arrivare. Morale: Porelli non avrà gran difficoltà a fare la scelta giusta. Mi dicono che il Top Spin (una bibita al the che sponsorizza fra le altre cose i grandi circuiti del tennis) potrebbe essere il punto d’approdo.

Allenatore – Mi sembra ovvio che Mauro Di Vincenzo ha novantacinque probabilità su cento di essere confermato. E d’altra parte chi se non Di Vincenzo? Mi dicessero Bianchini o Peterson, sarei il primo a concordare. Altrimenti va benissimo Di Vincenzo, giovane come gli altri bravi allenatori giovani, capace di creare l’ambiente giusto, capace di intrattenere con il prossimo le relazioni più sfumate (lui per principio non cerca nessuno, ma puntualmente a domanda risponde) e insomma capace di guidare una squadra di livello.

Brunamonti – Figuriamoci se possiamo discuterlo. Brunamonti non è un giocatore come gli altri. Brunamonti è un investimento.

Villalta – Anche qui non ci piove. Renatone è una bandiera che sventola ancora in modo imperioso e imperiale. Renatone non si tocca, lo dico io, ma soprattutto lo dice Porelli e lo dice chiunque abbia un minimo di idee chiare.

Fantin – Idem come sopra. Giocatore di una funzionalità rara. Eccellente difensore (e grande difensore fra tre o quattro anni, mi sentirei di giurarlo), buon tiratore, grandissimo galvanizzatore.

Bonamico – Qui il discorso si fa più delicato. Marco è a una svolta. Ha ventisei anni, è in fase evolutiva, non lo chiamano più in Nazionale. Ho l’impressione che quello della Sinudyne non sia più il suo ambiente. Probabilmente occorrerebbe sviscerare con lui certi problemi, probabilmente Di Vincenzo e naturalmente Porelli dovranno fare certe verifiche. Bonamico è un giocatore commerciabile ai più alti livelli. Può essere ceduto solo se in sua vece approdare una grossa ala americana (tipo Morse, per capirci) e ovviamente se la contropartita è di quelle ricordevoli.

Generali – Giocatore un po’ sprecato. Pare che per Generali si possa beccare mezzo miliardo tondo e mi pare che impiegare mezzo miliardo tondo per dieci minuti per partita sia un po’ un lusso superfluo. E al tempo stesso mi rendo conto che un sesto-settimo uomo così lo vorrebbero in tanti. E allora teniamolo per, ma facciamolo giocare un po’ di più, responsabilizziamolo, capitalizziamolo…

Rolle – Un muscolare, un istintivo, un individuo che fatica a calibrarsi in un qualcosa di razionale. Ne soppesi virtù e vizi e sei tentato dall’idea di mandarlo a casa. Poi ci ragioni sopra e siccome in Italia i centri più forti di Rolle si contano sulle dita di una mano (Gianelli, Meneghin, il finto centro Magee e poi quanti altri?) siamo sempre al solito punto. Meglio se in America riusciamo a pescare un tizio più forte di Rolle, ma c’è in America questo tizio sicuramente più forte disposto a venire qui e poi conviene lasciar perdere Elvis quando il suo acclimatamento è un dato sempre più compiuto?

Frederick – Gran mitragliere, splendido egoista del paniere. Ma piccino piccino e sempre più paralizzante per il Fantin che con Frederick a tempo pieno deve starsene in dispensa. E quindi ecco l’ipotesi: Fantin guardia, un’ala americana e Frederick che torna a casa con tante grazie per le belle cose che ci ha fatto vedere.

Gli altri – Già, i rincalzi. Tornerà Binelli, avremo forse la fioritura di elementi promettenti come Masetti e Ragazzi, dovranno trovare una collocazione Goti e Govoni (ragazzi che comunque non possono farsi due minuti a partita) e naturalmente ci sarà da risolvere il problema del primo rincalzo (un buon rincalzo, tanto per essere chiari) per Brunamonti e Fantin.

Abbiamo fatto del fantabasket? Mica tanto. Io mi sono attenuto alla logica più elementare e siccome a chi governa i destini della gloriosa pallacanestro  Virus dobbiamo chiedere provvidenze logiche e sensate, bè, ho l’impressione di aver quasi colto nel segno e in ogni caso di aver illustrato a sufficienza come potrebbe e dovrebbe essere la Virtus basket che sta nel cuore a un’intera città.

 

IN ALTO STAT VIRTUS

di Peppino Cellini – Superbasket – 19/05/83

 

Si spengono le luci della ribalta sul basket bolognese: la Virtus cade nei quarti di finale esce dalla scena e colleziona il più brutto risultato degli ultimi anni, nonostante si fosse arricchita di un play da un miliardo. Ricordiamo agli immemori che il tanto deprecato bosniaco arrivò in semifinale senza un “play” di ruolo. Anche quest'anno la frittata è stata fatta, sembra che le esperienze passate non insegnino nulla: si arriva ai playoffs, come dire al “redde rationem”, il momento magico che conta, dove anche la Società entra con il peso del suo carisma, recita anch'essa il suo ruolo e… l'Avv. Porelli si defila, così ne succedono di tutti i colori: giocatori e pubblico che si sentono orfani della “guida” che ha sempre condotto tutto e tutti con mano ferrea, ma sicura ai più alti traguardi, un vero sfacelo che faceva sbandare e volare fuori strada tutto e tutti. Con Porelli presente tutto quel casino non sarebbe avvenuto!

Adesso c'è Canna: un G.M. che deve farsi le ossa, ancora deve fare esperienza. Chi è preposto al peso di una conduzione di un team del livello della Virtus deve saper affrontare ogni sorta di ostacoli con fermezza, determinazione, ed attitudine al comando, molte primavere debbono passare per imparare (ammesso che si possa) a condurre per mano un gigante societario come la Virtus di Porelli che ne è padre legittimo, una creatura inconfondibilmente simile al creatore e che solo Lui può gestire nel bene e nel male, nei pregi e nei difetti, indissolubilmente uniti. Cosa farà l'Avvocato alla ripresa delle ostilità?, fulmini e saette da incenerire l'universo intero? Pensiamo che ora si conceda un breve attimo di riflessione, poi… indosserà la toga per un'arringa incisiva e dura, ha già sparato a caldo pesanti condanne, “anche l'immaturità è colpevole”, errori ne sono stati fatti e tanti, bisogna ricostruire, la stella da cucire nelle maglie bianconere è ancora fuggita per altra costellazione, Porelli solo lui è capace di ricatturarla per l'orgoglio dei giovani della fossa bianconera che non si sono lasciati coinvolgere dall'esempio condannabilissimo di una sparuta schiera di notabili dalle bisacce piene i quali avranno pensato che dopo aver vissuto cent'anni da pecore era giunta l'ora di vivere un giorno da leoni, solo perché mancava il “domatore”.

Bando alle polemiche, la Ford escluse la Sinudyne: l'applauso va a Giancarlo Primo veramente un signore e un ottimo tecnico nella panchina che fu dell'altrettanto grande Bianchini, ha fatto fuori la Sinudyne con un giovane implume ragazzino neppure alto, anzi parecchio bassino, tanto bravino nel trattare la palla, ma è anche altrettanto vero che nessuno era stato predisposto a marcare questo giovane che ha potuto sciorinare tutto lo scibile che un ragazzino di talento impara dai propri in segnanti, ma il buon Corradino, non ce ne voglia, lui fu sì l'eroe di Bologna, ma la sua è stata un'esibizione che gli fu concessa di fare, di esibire agli spettatori. Bravo Giancarlo Primo a non avergli concesso replica, era la sua ultima carta Corradino e lui l'ha giocata bene, questa è maturità di coach. Poi Primo fu escluso dai predestinati, se a Cantù non l'hanno capito son tosti nella “dura madre”, e qui intanto Bucci ha visto il “clinic”, poi cercherà di raccapezzarsi, andando anche un po’ al “Dino Ferrari” di Imola, perché lui finora ha guidato delle Fiat, e adesso gli hanno dato per le mani una “formula uno”, il volante è diverso, bisogna tenerlo saldo altrimenti si fa come Patrese, né Porelli potrà sempre saltar dentro a guidar lui. Anche se gli piacerebbe molto.

FREDRICK SHOW

La reazione del 14/11/1982
di Ezio Liporesi - Corriere dello Sport - Stadio - 14/11/2021

 

Era il 14 novembre del 1982, il campionato era leggermente più avanti di oggi, si giocava la decima giornata. La Virtus viaggiò verso il campo neutro di Roseto degli Abruzzi, per incontrare la Sebastiani Binova Rieti che aveva il campo di casa squalificato. Roseto, la città che aveva dato i natali ad Emidio Testoni, due stagioni in Virtus a cavallo degli anni Sessanta, quel Testoni che appena arrivato a Bologna incamminandosi dalla stazione verso il centro vide via Testoni e si sentì a casa; era la Virtus di Gambini, Alesini, Calebotta, Canna, Fletcher Johnson, Lucev, Pellanera, e Lombardi e di quest'ultimo Emidio diventò cognato, sposarono infatti le due sorelle Rubbini. Roseto che ha visto per quattro volte la Virtus conquistare il Trofeo Lido delle Rose, nel 1958, 1997, 1999 e 2017.  La città abruzzese portò fortuna alle V nere anche in quel 1982, vinsero infatti 110 a 98. Il grande protagonista fu Zam Fredrick che, dopo una stagione passata a fare il playmaker tiratore, con l'arrivo di Roberto Brunamonti, poté dedicarsi a sfruttare ancora di più la sua arma migliore, anche se la sua media punti rimase pressoché invariata (con 23,53 punti a gara è il quarto assoluto nella storia Virtus, il terzo nella massima serie, dopo McMillen e Fultz). Zam segnà 40 punti, suo massimo in maglia bianconera. Andarono in doppia cifra anche Villalta (22), Rolle (18), Brunamonti (12) e Bonamico (10); completarono il bottino i quattro punti a testa di Villalta e Generali. Fu una vittoria salutare, infatti le Vu Nere avevano urgente bisogno di un successo perché, dopo avere vinto cinque delle prime sei gare (unico tonfo in casa contro il Bancoroma), venivano da tre sconfitte consecutive, di cui due interne, di un punto contro Pesaro e molto nettamente contro Cantù (80-100), con in mezzo la gara persa a Torino. Quella vittoria salvò momentaneamente la traballante panchina di George Bisacca, ma fu una salvezza effimera: tre giorni dopo, nel turno infrasettimanale, la Sinudyne uscì sconfitta dal campo di Livorno e il cambio di guida giunse inesorabile. La panchina fu affidata al vice, Mauro di Vincenzo. Bisacca chiuse con sei vittorie in undici gare, Di Vincenzo migliorò molto la media, ne vinse quindici su diciannove, ma non fu premiato dalla classifica avulsa: Bancoroma e Billy finirono a 44 punti, Pesaro, Cantù e Virtus a 42, ma le Vu nere risultarono quinte e costrette agli ottavi di finale, nei quali eliminarono agevolmente Forlì in due partite. Nei quarti si trovarono di fronte Cantù; la Virtus vinse gara uno in trasferta, ma perse a Bologna al supplementare, poi di nuovo fuori casa la bella. La Sinudyne concluse così mestamente il campionato al quinto posto, come nel 1973/74, dopodiché era sempre stata tra le prime quattro. Oltretutto quella stagione 1982/83 vide la Virtus partecipare solo al campionato, avendo rinunciato alla Coppa Korac, ritenendola non abbastanza nobile rispetto alla Coppa dei Campioni e alla Coppa delle Coppe. L'ultima volta che le Vu Nere non avevano giocato una coppa europea era stato sempre nel 1973/74, quando però avevano vinto l'ultima edizione della Coppa Italia (riprese poi nel 1983/84). I bianconeri si ritrovarono quindi, in quell'annata, a disputare una sola manifestazione, cosa che non avveniva dal 1967/68, anno della prima Coppa Italia, che in pratica non giocarono, perché le Vu Nere furono sconfitte da Roseto per rinuncia.