FRANCESCO ORSINI

Francesco Orsini, un grave infortunio ne condizionò la stagione virtussina e la carriera

nato a: Livorno

il: 03/05/1973

altezza: 190

ruolo: playmaker

numero di maglia: 15

Stagioni alla Virtus: 1995/96

statistiche individuali del sito di Legabasket

palmares individuale in Virtus: 1 SuperCoppa

biografia su wikipedia

 

FRANCESCO ORSINI

"Il chi è chi" 96/97, redazione Superbasket

 

Ad ogni piega della curva c'è un potenziale ritorno: ha esordito in serie A a Livorno con Rusconi, poi più stabilmente con Lombardi...

Grandissimo a Udine per 38 partite in poco più di un anno poi un grave infortunio al ginocchio all'ottava partita della stagione 1994-95 lo ha fermato...

Autore di una delle più grandi giocate della storia: sotto di due a Siena - giocava a Udine - rubò palla in lunetta, arretrò per segnare e vincere la partita...

Acquistato dalla Virtus quando ancora non era guarito. Una riabilitazione difficile gli ha impedito di tornare quello di prima, la Virtus ne detiene i diritti perché vuole vedere cosa può ricavarne...

L'ultima stagione l'ha fatta a Siena ed è stata inferiore alle aspettative...

Regista certamente non tradizionale, alto, abile nell'entrata, meno nel tiro da tre punti...

Grande faccia tosta, istintivo...

La difesa va rivista al videotape, fotogramma per fotogramma per scoprire se esiste, certo che la diminuita mobilità lo danneggia in questo settore...

"LA BUCKLER MI AFFASCINA, SONO ABITUATO ALLE SFIDE"

Ecco Francesco Orsini: chiede soltanto un'occasione per dimostrare il suo valore

di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino - 12/07/1995

 

Il talento sicuramente non gli manca, così come la battuta sempre pronta, per un livornese doc. Francesco Orsini è un ragazzo di 22 anni, con potenzialità enormi. Così dopo tiramolla Abbio è giunto il momento del molleggiato, di un play-guardia che all"università bianconera vuole ottenere una laurea con lode. Una sfida che non lo spaventa nemmeno quando gli viene prospettato un impegno part time, perché non è facile portare via il posto a gente che risponde al nome di Coldebella, Brunamonti e Abbio. E quando anche Paolino Moretti sarà pronto l'utilizzo di Orsini potrebbe risultare ancor più limitato. Ma Francesco - ieri a Bologna per cercare casa e fare il tifo al Playground per i suoi amici di Jeans Hatu - non ha nessuna intenzione di rinnegare la sua scelta: il futuro è tutto bianconero.

"La sua storia sembra simile a quella di Abbio: anche lui era arrivato a Bologna per

 imparare. Alla fine è diventato un protagonista della nazionale.

"Spero di ripetere le sue gesta: sono qui per imparare".

La spaventa?

"No. Ho parlato con Bucci: mi ha spiegato cosa mi attende, cosa vuole da me. Non ho avuto dubbi, piuttosto che finire in prestito ho preferito subito indossare la maglia bianconera. Credo che la Buckler rappresenti il sogno di decine di atleti".
Ci sarà da lottare, però, lo sa?

"Certo sono reduce da un infortunio, ho lottato per rientrare, i sacrifici non mi spaventano. O meglio non mi hanno mai spaventato, perché...".

Sì?

"La mia vita è sempre stata una sfida. Da piccolo ero troppo basso e non giocavo ma non ho mai gettato la spugna. A Udine mi sono infortunato piuttosto gravemente, ho lottato per tornare quello che ero, anzi, migliorandomi. Ora mi attende un'altra affascinante partita: avrò davanti fior di campioni, Cercherò di apprendere qualche segreto da loro e di ritagliarmi pure un mio spazio, E poco importa se il minutaggio sarà limitato: ci saranno decine e decine di occasioni per mettermi in mostra".

Ma che tipo è questo Orsini?

"Un giocatore esplosivo, uno che penetra molto bene, uno che può giocare sia come play sia come guardia, a seconda delle esigenze di squadra".

Difetti?

"Ovvio, la difesa. Ad Udine giocavo quaranta minuti: mi chiedevano tanti punti e magari chiudevano un occhio se in difesa non mi sbattevo tantissimo".

Ma...

"È inutile che me lo ripetiate: so benissimo che per giocare a Bologna, per trovare spazio nella Virtus bisogna difendere duro, con intensità. Imparerò anche questo: ho compagno cpsì bravi dai quali non posso che apprendere".

Come si troverà a Bologna?

"Credo bene. Conosco già Carera, perché giocavo con lui a Livorno. Ma soprattutto De Piccoli, anche lui è nuovo dell'ambiente. Penso che ci aiuteremo a vicenda nei primi mesi di ambientamento".

Contento, allora?

"Felicissimo. Sono qui per allenarmi e imparare: se dovessi ritagliarmi uno spazio più consistente, però, non mi ttirerei certo indietro. Giocare e vincere piace anche a me".

 

ORSINI RICOMINCIA A VOLARE

Grazie a una nuova ginocchiera in carbonio arrivata dagli USA.
"Ora schiaccio e mi diverto, prima portavo una protezione troppo pesante.
Forse tornerò ad operarmi, ma solo per precauzione. E intanto cerco di sfruttare al massimo la vicinanza di grandi campioni"

di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino 08/10/1995

 

Salta, corre, ma soprattutto adesso schiaccia. Francesco Orsini, detto "Robocop", ha appena fatto arrivare dagli Stati Uniti una nuovissima ginocchiera in fibra di carbonio. E con questa, più leggera e meno ingombrante della precedente, ha ritrovato il gusto di schiacciare, di giocare quella pallacanestro esuberante e d'assalto che ha caratterizzato, fino a questo momento, la sua giovane carriera. Francesco è contento, perché a Bologna ha trovato un gruppo di amici e un tecnico che crede in lui, che gli dà la possibilità di crescere, e pure di giocare, accanto a vecchi marpioni della pallacanestro.

Allora Orsini come si sente?

"Bene, molto bene. Lo vedo già in allenamento, come riesco a tenere il campo, con sicurezza. Sono proprio contento della ginocchiera che abbiamo fatto arrivare dagli Stati Uniti".

E prima?

"Quella di prima pareva quasi un gesso, al quale non riuscivo ad abituarmi. Ora schiaccio e mi diverto. Prima, invece, non lo facevo. E credetemi: non era una questione legata al ginocchio, ma semplicemente al peso di quella protezione".

Quando scende in campo sembra quasi un antico guerriero, non trova?

"Dipende dalla doppia ginocchiera, me ne rendo conto. Ma la seconda la metto solo per precauzione. L'altra, infatti, ha qualche elemento in metallo, e c'è il rischio di sbucciarlo. Così tenendone due ho risolto il problema".

Contento di questi primi mesi all'ombra delle Due Torri?

"Certo, non potrebbe essere diversamente, perché ho la possibilità di allenarmi a fianco di grandi campioni, di imparare e pure di giocare".

Il suo obiettivo?

"Quello della squadra. Quello che vogliono i tifosi e la città. Tutti si aspettano che prima o poi questa Buckler vinca la coppa dei Campioni. Noi ci proviamo, con entusiasmo, anche se il girone nel quale siamo inseriti non è certo dei più agevoli. Oltre all'Euroclub c'è il campionato: tutti si aspettano che la Virtus faccia poker, dopo aver visto l'apparente facilità con cui abbiamo vinto le prime partite. Ma non credo sia così facile".

Qual è il segreto di questa squadra?

"L'entusiasmo e il carattere che riesce a profondere in qualsiasi tipo di competizione".

Non si è mai trovato a disagio di fronte a tanti campioni?

"Sono il più giovane della compagnia e all'inizio un po' di titubanza c'era. Poi mi sono reso conto che questa è gente alla mano. Basta vedere come si allena e come lavora Orlando Woolridge".

Uno che lei, fino a qualche anno fa, vedeva solo in televisione?

"È vero. Orlando è un grande, ma non solo in campo. È una persona alla mano anche fuori. Questo è uno dei segreti della Buckler".

E lei, intanto, impara.

"Certo. Li seguo in allenamento, cerco di capire le finte, le mosse. Non lascio nulla di intentato per continuare a crescere e migliorare".

Nonostante le mille e passa attrazioni di questa città. Non sarà facile per un giocatore resistere alla tentazione, vero?

"Ma io sono un tipo abbastanza tranquillo. Mi piace divertirmi, come tutti i ragazzi della mia età. Basta saperlo fare tenendo a mente quello che un giocatore, un professionista, può fare. E poi io sono uno che vive quasi esclusivamente di basket".

Torniamo all'aspetto tecnico: si sente più guardia o playmaker?

"Play. Negli ultimi anni ho giocato in questo ruolo, ma non ci sono problemi a ricoprire qualsiasi incarico. Tra l'altro giocando come playmaker posso fare valere una statura non indifferente".

Ultima domanda: quali sono le condizioni del ginocchio operato?

"Non mi dà alcun problema. Quando Moretti rientrerà a tempo pieno, però, potrei ricorrere a una pulizia generale dell'articolazione. Per andare sul sicuro insomma. Ma si tratta di un'operazione da poco: al massimo starò fuori quaranta giorni".

L'ORIZZONTE È AZZURRO PER ORSINI

Il "panchinaro" della Buckler  pronto al debutto in nazionale.
"Questa bella sorpresa dimostra che i sacrifici possono essere premiati. Il futuro? Virtussino, spero"

di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino - 31/05/1996

 

Non ha pensato allo scherzo, solo perché il preparatore bianconero Colombini aveva avuto qualche anticipazione da Enzo Grandi, il "torturatore" della nazionale. E così, come in tutte le favole che si rispettino, Francesco Orsini si è ritrovato con una maglia azzurra sulle spalle, nonostante durante tutto l'anno abbia fatto fatica a ritagliarsi uno spazio nella Buckler.

Allora, Orsini, è pronto al debutto?

"Veramente Messina mi aveva già chiamato un anno fa, poi, qualche giorno prima di rispondere alla convocazione, mi ero infortunato alla caviglia, e ho perso il posto e la maglia".

Poi quel telegramma che le sarà sembrato uno scherzo, giusto?

"Non ho pensato a una burla solo perché il preparatore dell'Italia, Grandi, si era rivolto a Colombini, chiedendogli notizie sul sottoscritto. Ma non credevo che questa chiamata potesse arrivare così presto".

E adesso?

"Beh, ora ho qualche certezza in più. So che i sacrifici e gli sforzi possono essere premiati, anche quando pare che il mondo ti crolli addosso".

Non è stato un anno facile per lei, vero?

"Sì, ma solo perché ho dovuto far fronte a tanti, troppi infortuni. Non mi pento certo della scelta fatta: la società, del resto, era stata piuttosto chiara, per me sarebbe stato un anno di transizione, in attesa di trovare una collocazione precisa".

Restar fuori dalla mischia sarà stato duro.

"Trovatemi un giocatore, e sottolineo uno solo, al quale faccia piacere restare in panchina. Ma questa stagione, nonostante tutto quello che può pensare la gente, per me è stata importante. Mi sono allenato a fianco di campioni affermati, come avevo fatto a Livorno, quando dovevo confrontarmi quotidianamente con "Sugar" Richardson. Così ho cominciato a capire cosa significa stare in campo in un complesso che lotta per lo scudetto. Ho gettato le premesse per un futuro sempre più roseo".

Futuro che sarà sempre in bianco e nero?

"Io me lo auguro. Il mio contratto scadrà il 30 giugno. Il mio procuratore (Balducci ndr) ha cercato Cazzola, mi rendo conto, però, che fino a quando non verrà fatta chiarezza non si potrà discutere alcun tipo di accordo".

Va bene, ma lei?

"Ditemi dove devo firmare per rimanere, così lo faccio subito: tutto a posto ora?".

Tornaimo a lei e alla sua condizione: nel corso di questa stagione gli stop sono stati frequenti...

"Sì, ma ora è finita. Con la Virtus avevamo studiato un programma di potenziamento per gli arti inferiori e per quelli superiori che avrebbe dovuto concludersi a metà luglio. Adesso è arrivata questa chiamata, che almeno per sette giorni mi impedirà di rispettare le tabelle fissate. Ma ora che sono in ballo voglio lottare per conquistarmi uno spazio, per disputare qualche torneo con la maglia azzurra. Quando tornerò, poi, ci sarà tutto il tempo di riprendere il programma di potenziamento. La maglia azzurra è un sogno, ma devo cominciare a costruirmi il futuro".

Ma Francesco Orsini dove vuole arrivare?

"Con la Virtus ho capito cosa vuol dire essere sotto pressione. È un fatto che riempie di responsabilità, ma che stimola. Dopo un anno di apprendistato vorrei cominciare a gioca re e, possibilmente, a vincere".