STAGIONE 1971/72

 

Bertolotti, Ferracini, Serafini, Fultz, Benelli

Gergati, Sacco, Beretta, Buzzavo, Albonico

Norda  Bologna

Serie A: 5a classificata su 12 squadre (11-22)

Coppa Italia: eliminata ai quarti di finale (2-3)

 

FORMAZIONE
Giorgio Buzzavo (cap.)
Renato Albonico
Loris Benelli
Enrico Beretta
Gianni Bertolotti
Vittorio Ferracini
John Fultz
Pierangelo Gergati
Mario Martini
Massimo Sacco
Luigi Serafini
Riserve: Marco Lebboroni, Stefano Ranuzzi
Solo amichevoli: Massimo Antonelli, Franco Natali,  Walther Fabri s (in prestito dal Petrarca Padova), Franco Rizzardi (in prestito dal Vulcal Bologna)
Solo allenamenti: Zucconi
 
Allenatore: Vittorio Tracuzzi, dal 22/11/71 Nico Messina
Vice Allenatore: Achille Canna, dal 22/11/1971 Leopoldo Santunione

 

Partite della stagione

Statistiche individuali della stagione

Giovanili

NORDA E ELDORADO BEN SOPRA LA GUARDIA

di Gianfranco Civolani - Giganti del Basket - Ottobre 1971

 

Contemporaneamente Eldorado e Norda decidono di darsi una regolata. E allora ecco che i due gloriosi clubs riacquistano quella dignità tecnica indispensabile per poter aspirare a certi livelli.

...

Nel frattempo la Norda procede con tanto di accetta e fa semplicemente le operazioni giuste nel momento giusto. La Norda appunto si salva come si salva (il cosiddetto miracolo di Udine, già), ma proprio per questo il trio Capinera (Gandolfi-Porelli-Ugolini) si butta sul mercato con intenzioni ben precise. Chiaro che alla Norda serve un esterno-dietro, un pivot di rincalzo a Gigione Serafini e uno yankee-spanieratore. Non si perde tempo: prima Gergati, poi Fultz e infine Ferracini. Tracuzzi esulta, si capisce, e in effetti la squadra appare subito un tuttuno unico ben omogeneizzato. Squadra di giovani, squadra sperimentale, ma anche completa in tutti i ruoli, squadra ben bilanciata, squadra insomma che concorre a rilanciare su questa piazaz un certo basket d'élite.

...

La Norda intanto procede con il portafoglio del Trio Capinera. Fiero gandolfi non bada a spese e gli altri tengono dietro con sufficiente baldanza. Charlie Ugolini incrementa la sua partecipazione e dunque i cinquanta milioni che servono per mettere assieme questo po' po' di nuova squadra sono moneta fresca, moneta pronta. Accontentare i fans diventa dunque il primo comandamento di chi gestisce Eldorado e Norda e la contropartita è assicurata in partenza. Eldorado e Norda vivono anche e soprattutto di incassi più abbonamenti. E da queste parti con gli incassi non si scherza, basta riandare indietro un paio d'anni. La piazza tifa Norda al sessantacinque per cento, diciamo. Ma l'Eldorado erode certi margini, guadagna posizioni a catena. Provate a interrogarli a dovere, questi fans. SOno contenti, sono orgogliosi di quel che il convento è riuscito a offrirgli. Facile deduzione: Eldorado e Norda introiteranno alla grande e sarà una prima via per ammortare certe imprescindibili uscite di mercato.

E adesso vediamo un attimo le due squadre nel dettaglio. ... La Norda. D'accordo, sono giovani e diamogli tempo. Ma intanto vediamo dove 'sti ragazzi possono arrivare. Gli esterni-dietro sono molto forti e per certi versi si compendiano. Gergati è una specie di palla da schioppo, mentre Albonico è più metodico, più razionale. Serafini oggi come oggi è una cosa grande, molto grande e Bertolotti avrà tantissimi difetti (trasparente in difesa, spersonalizzato nel collettivo), ma è pur sempre un puledro di classe vivissima. E Ferracini promette di battersi sempre leoninamente e con buoni esiti pratici così come Buzzavo non mancherà di dare un certo contributo.

Fultz? L'americano ad hoc, non mi stancherò di ripeterlo. Fultz sa fare due cose: prende i rimbalzi e tira divinamente. C'è un solo pericolo: di dargli troppa corda, di lasciargli troppo spago. Ma qui Tracuzzi (il coach veramente indicato per questo tipo di squadra) dovrà tenere sempre gli occhi molto aperti. I rincalzi per ora sono rincalzi. Sono giovanissimi: ce n'è uno bravino (Sacco), ma se dovessi essere sincero, beh, dico che mi piace parecchio Benelli. ...

La parola a Tracuzzi: "Non mi pongo problemi di classifica. Questa mia squadra dovrà venir fuori prepotentemente fra due-tre anni. Per ora vogliamo salvarci senza patemi. Penso ch ci riusciremo tranquillamente".Se vi interesa, il mio parere personale è questo: Eldorado da sesto posto, Norda da ottavo, più o meno. E nel dettaglio: Eldorado da diciotto-venti punti, Norda da quattordici-sedici. Ma forse sono stato un po' prudente.

 

Con Tracuzzi i nuovi arrivati, col 12 Gergati, col 5 Ferracini, col 13 Fultz. Il primo a sinistra è Zucconi, un "pallino" di Tracuzzi che disputò qualche allenamento (foto fornita dai Maturi Baskettari)

Tratto da Giganti del Basket - Novembre 1971

 

La Norda aveva Cook e stentava. La Norda ha Fultz, e non è che viaggi a mille. Eppure Fultz vale dieci Cook. Se prendete un folgio e un lapis, scoprite da soli - con l'aiuto di uno scolaro di prima - che un "esterno-ciuffatore" non fa in una squadra una gran differenza. Lui ne metterà sette su dieci, un altro ne avrebbe messi quattro. La differenza - speigata in soldoni - sono appena sei punti. Ecco perché dicevamo l'anno scorso che, con Raga al posto di Fultz, la Norda avrebbe sì evitato lo spareggio per la salvezza, ma non si sarebbe classificata molto più su. Anche se avesse ugualmente trovato quella famosa Snaidero nelle stesse condizioni di spirito di quell'infausta giornata!

Pierangelo Gergati in entrata nel trofeo del centenario della Sef Virtus

(foto tratta dall'Archivio SEF Virtus)

TRACUZZI: "SBALLATI DALL'ATLETICA!"

di G. Civ. - Giganti del Basket - Dicembre 1971

 

Vittorio Tracuzzi dopo la caduta: quattro partite giocate, una vittoria rocambolesca, un passivo globale di settantré punti. Qusta Norda...

D'accordo, abbiamo giocato male, molto male. Mediocremente a Varese, male contro la Partenope, assai meglio contro la Forst e ignobilmente a Venezia. Ma niente avviene per caso. I motivi ci sono, basta aver voglia di andarli a cercare.

La preparazione atletica?

Chiaro che la preparazione atletica ha pesantemente condizionato l'apprendimento tecnico, e non vorrei aggiungere altro...

Come mai gli esterni-dietro così giù?

Forse con Gergati in campo, Albonico si spersonalizza. Ma può anche essere dipesa da fattori contingenti.

Quali per esempio?

Ti ripeto: i ragazzi mi si sono presto sballati, mi sono andati fuori forma quasi tutti. Ma non Buzzavo, uno che pochi che non aveva fatto la preparazione atletica...

Rimpiangi i due punti con la Forst?

Li rimpiango perché con Buzzavo in campo non avremmo perduto!

Ma il terno al lotto con la Partenope?

Negli ultimi cinque minuti le due squadre sono sempre state divise da non più di due-tre punti. Dunque il risultato era alla portata di entrambe.

Cosa salveresti in questo avvio di campionato?

Salverei la buona forma di Buzzavo e l'alta percentuale di realizzazione di Fultz.

Come vedi la Norda in pospettiva?

Mah, è un discorso difficile da fare. Ferracini tra un paio d'anni potrebbe anche tornare al Simmenthal, Gergati prima o poi smetterà di giocare e si occuperà della sua azienda, Fultz dice che hauna gran voglia di andare a giocare coi professionisti, e Buzzavo infine attende la laurea per tornare a Treviso. Io non farei tanti programmi a lungo termine...

Cosa ti ha maggiormente ferito a proposito del tuo licenziamento?

Potevano non rinnovarmi il contratto quest'estate. Se io già stavo sull'anima a qualcuno del vertice, beh potevano risparmiarmi l'umiliazione di essere cacciato dopo sole quattro partite.

Ma perché è accaduto?

Era evidente che qualcuno non mi poteva soffrire. Però, ripeto, bell'affare hanno fatto a rinnovarmi il contratto...

 

Ferracini e Serafini lottano per il rimbalzo mentre Fultz e Albonico sono pronti a scattare in contropiede

QUESTA GRANDE NORDA KILLER DEL CAMPIONATO

di Gianni Menichelli - Giganti del Basket - Dicembre 1971

 

La Norda edizione-Messina ha assassinato il campionato alla vigilia di Ignis-Simmenthal. Facendo passare un pessimo fin d'anno a Rubini ed ai suoi giocatori ed esaltando i cuori virtussini nell'imminenza del derby di Bologna. Evidentemente la staffetta Tracuzzi-Messina porta fortuna. L'Ignis ci vinse un campionato, la Norda per ora tre partite su quattro in dieci giorni, perdendo la restante in trasferta al terzo tempo supplementare, espugnando Udine, facendo tremare il Palalido, uccidendo il Simm.

C'è di che far arrossire noi raziocinanti moralisti della libera critica, da sempre ostili ai cambi affrettati di panchina, allo scaricabarile ai danni del tecnico, spesso perfino rigorosi adoratori dell' "idolo coach" signore e padrone della squadra, ammiratori di quelle società che per vent'anni, nel bene e nel male s'affidano in toto al medesimo trainer (ubi America docet). Personalmente sono sempre di tale opinione: il tecnico va scelto bene e poi lasciato lavorare, sopportato, rispettato, protetto, responsabilizzato, in primo luogo dal dirigente, e non per uno, ma per cinque, dieci anni. Vi sono poi i casi particolari in cui l'errore tragico di troncare l'opera di un allenatore perché qualcosa non va (un litigio, un disaccordo, una partita persa) può, per pura buona sosrte, risolversi in una decisione fortunata.

È evidentemente il caso della Norda. E allora, negli ambienti permeati di basket, s'accendono le discussioni sui motivi psicologici dell'evento. Perché una squadra di Tracuzzi in cattive condizioni si trasforma in agguerrito squadrone appena arriva Messina? Spiegazione: perché Tracuzzi e Messina, insieme, sarebbero una coppa di tecnici formidabili, perfettamente integrantesi! Tracuzzi è un immenso professore di tecnica, un discreto preparatore atletico, uno psicologo di assoluta nullità (non s'arrabbi, prof, è così, non c'è nulla da fare...). Messina è un uomo che per simpatia, autorità, carica personale, sensibilità non è secondo a nessuno, è un eccellente ginnasiarca, è un tecnico dalle idee chiare ma dalle conoscenze ed esperienze limitate (Nico non fremerà certo di sdegno per questa affermazione). La Norda '71-72 di Tracuzzi era una squadra forte, tecnicamente e tatticamente o.k., moralmente spenta. Poi è giunto Messina, non ha cambiato nulla (e non cambierà nulla) nel gioco, ma ha dato a tutti quella carica psico-fisica che mancava. Tracuzzi per di più spersonalizza i giocatori, li fa sentire esclusivamente pedine al servizio del suo indubbio sapere cestistico. Messina li responsabilizza, li consulta, li galvanizza. Per intenderci, di fronte alle dichiarazioni di Rubini ("La Norda è più che altro Fultz, ci metto sopra Kenney e distruggo Fultz e la Norda"), Tracuzzi si sarebbe limitato ad escogitare un super-schema per liberare John da Art: Messina sicuramente avrà preso in disparte Fultz e gli avrà detto: "È vero, John, tu sei tutti noi; quello dice che Kenney ti distruggerà, fagli vedere chi sei, distruggilo tu!". E Kenney se n'è uscito con trenta punti sul groppone...

Adesso che succede? Adesso c'è Ignis-Simm il 9 gennaio. Se ne parla diffusamente in altre pagine. Tutti dicono che l'Ignis, in casa, non può perdere - anche se quattro giorni soli dopo il Real Madrid - contro il Simmenthal attuale, proveniente, oltretutto, dalla battaglia sul terribile campo di Atene. Per esperienza, però, so che su Ignis-Simmenthal è meglio evitare pronostici. Il match fa storia a sé e ogni cosa può deciderlo. Per paradosso, può accadere che il peggior Simm batta l'Ignis o viceversa, nel confronto direto. E l'Ignis non sta certo facendo faville (vedi supplementari a Padova!).

Certo, se Nikolic riuscisse a mettere in tasca i due punti della partitissima, mettendo fra sé e le "scarpette rosse" (vuoi vedere che portano jella?) la bellezza di sei punti in classifica, il campionato sarebbe, al 90 per cento, già chiuso. Anche perché i varesini (che ora possono contare, a quanto pare, anche su un Zanatta non più panchinaro) si rinfrancherebbero abbastanza da travolgere gli ostacoli intermedi che gli si pareranno dinnanzi fino al big match di ritorno al Palalido. Ostacoli che si chiameranno soprattutto Spulgen a Venezia e... Norda a Bologna (prima giornata di ritorno), giacché l'Ignis - com'è noto - ha già vinto a Cantù (a proposito, se il Simm perde a Masnago la Forst può puntare alla seconda piazza) e a Milano con la Mobilquattro. Nico Messina giura che... riparerà all'assassionio del campionato perpetrato battendo il Simm con una "vittoria della vendetta" anche sull'Ignis. Sarebbe molto bello da parte sua: altrimenti qualcuno potrà dire che per l'Ignis Messina ha vinto non uno, ma due scudetti...

 

Fultz in precampionato contro il Simmenthal: di spalle Masini, di fronte Albonico

BOLOGNA DERBY FOLIES

di Gianfranco Civolani - Giganti del Basket - Gennaio 1972

 

Si comincia sei giorni prima. Fa tremendamente chic aver già in tasca il bigliettissimo del parterre. Meglio poter vantare certe amicizie, mille volte meglio avere la roba di prima mano. Per un giorno solo, ma no, per un'ora e mezza soltanto, la plutocrazia cittadina scava trincee, si divide in opposte schiere. I giovani dorati della "Bologna - senza - problemi" riscoprono un giochetto che li appassiona tanto. Scommettere cifre da capogiro su questa o quell'altra squadra, puntare gettoni (d'oro zecchino, s'intende) sul Baron o su Kocis, dividere fratelli e sorelle, spaiare le coppie, creare insomma una barriera fittizia fra gente che resterà affratellata una vita intera.

A fare colore ci pensano Charlie e Gigi. Charlie Ugolini vuole creare spettacolo, tanto spettacolo. Porelli patrocina l'dea delle cheer leaders. Porelli è stato in America ed evidentemente c'è ancora chi negli anni settanta ha sempre gli USA a modello. Si contesta il "way of life" all'americana? Bene, c'è chi quel "way of life" lo vuol trasportare alla lettera dalle nostre parti. Porelli dunque lancia l'idea delle suffragette in maglia Norda e Charlie noleggia due non meglio identificate fanciulle e le abbiglia per l'occasione. Nel fratempo Porelli snocciola il programma-spettacolo dei prossimi anni: orologi luminosi che elenchino i punteggi progressivi dei singoli giocatori e l'organo. Scusi, ma l'organo di chi? L'organo Hammond, incolti che siete. Al Madison Square Garden negli intervalli c'è l'organo che intona i motivi del club e che dà un po' di carica a un pubblico un tantino beota. Beh, insomma, avremo anche l'organo Hammond, evviva.

Nel parterre Jimmy Fenomeno fa le sue passerelle fra gli unanimi lazzi. Il signor Fenomeno sarebbe un tipo diciamo così giullaresco che vive di "comparsate" (piccole parti di un minuto l'una a Cinecittà) e dei biglietti da diecimila che gli ottimati gli sganciano. Jimmy Fenomeno è una specie di "pazzariello" ingaggiato a cachet. Vive all'ombra dei potenti, li compiace, pretende diecimila per smorfia, si tira su l'occhione pendulo a comando, insomma avrebbe il compito di rallegrare in questa bella maniera una platea che bisogno di scaricare chissà come i suoi più svariati umori.

Nel solito angolo di centro-destra (presidente Tesini, nessuna llusione...) si alzano gli epinici della parrocchietta. Sono i supportes dell'Eldorado, bambini capaci di sommergere con le loro voci niente affatto bianche il prepotere di quelli dell'altra sponda. Il match si snoda, stavolta lo spanieratore ce l'hanno quelli della Norda, si chiama John Fultz e Charlie si contorce come un'odalisca nella gioia del trionfo. Gigi Porelli assiste assorto e muto con signora. Sogna il suo Organo Hammond, s'intende. Barba Paulucci è costretto a scandire al microfono la danza di vittoria dell'odiato nemico. Lucchini impiega un secolo a contare il conquibus perché dodici milioni e rotti sono il primato dei primati e guai se ci si sbaglia a raggruppare bene i mazzetti del malloppo.

Finisce il match, Jimmy Fenomeno passa a riscuotere, le due povere figliole (si dice cheer-leaders, già) corrono a mettersi finalmente il visoncino da pomeriggio, Frediani, Frabboni e Litardi stringono la mani ai pari-censo dell'altra sponda, la baldoria è finita e da domina Schull rumina fiele e giura - scontato, scontato - che un altr'anno col cavolo che resta all'Eldorado. Domanda: ma come può deflagare una tale esplosione maniacale? Spiegazione: il derby. A Bologna, alma mater del basket chiacchierato.

Jimmy il Fenomeno e le due cheer-leaders (foto tratta da Giganti del Basket)

IL RICORDO: QUANDO AL DERBY DEL BASKET IRRUPPE JIMMY IL FENOMENO, QUELLO VERO

La Repubblica - 05/02/2010


Qualcuno se lo ricorda il vero Jimmy il Fenomeno, al secolo Luigi Origene Soffrano, pugliese di Lucera della classe 1932, che visse nel cinema italiano di particine e comparsate, fino a diventare, come dice Wikipedia, la più nota faccia da schiaffi del cinema italiano? Sì, proprio lui, Jimmy il Fenomeno: quello che partecipò in quasi cinquant'anni di carriera ad oltre cento film, si materializzava in tante tribune calcistiche e in tutti i calciomercato ed ebbe pure un succoso trascorso bolognese.
Quasi quarantanni fa, Jimmy fu ingaggiato dal compianto avvocato Porelli per un derby Virtus-Fortitudo dell'era Fultz contro Schull: il 2 gennaio 1972 solcò il parquet d'un Madison stracolmo di oltre novemila tifosi (si stava fitti in piedi, allora...), affiancato da due miss in minigonna, stivaloni bianchi e maglietta Norda, una bionda e una mora, ad eccitare una platea che proruppe in cori d'ogni tipo.

 

Derby del 2 gennaio 1972: Bertolotti strappa un rimbalzo, Fultz e Serafini controllano (foto scattata da Umberto Gaggioli)

BOLOGNA LA TIRCHIA

di Gianfranco Civolani - Giganti del Basket - Marzo 1972

 

Fa rabbia scorrere la classifica e vedere come sono sistemate Norda ed Eldorado. L'una all'ottavo posto, l'altra all'undicesimo, leggi al penultimo. Fa rabbia e al tempo stesso fa sensazione dal momento che questi due clubs dovrebbero avere i mezzi per autogestirsi quasi senza bisogno di sostentamenti esterni.

Facciamo qualche conto rapido: a fine campionato la Norda avrà introitato circa sessanta milioni al netto delle spese. L'Eldorado sta qualche gradino più giù, ma una trentina di milioni netti rappresenteranno pur sempre un incasso globale tutt'altro che disprezzabile. Dunque questi clubs sono in grado di poter programmare un'attività rigogliosa e senza patemi. Al limite, si tratta di due clubs che potrebbero anche conseguire un certo utile di gestione. Una situazione, come si vede, assolutamente invidiata dalla quasi totalità degli altri clubs. Ma la classifica piange, i fans ingoiano troppi rospi, l'alta classifica resta sempre una pia chimera. Perché? Perché ci sono pesanti situazioni creditorie che condizionano gravemente i due clubs in questione. E qui il discorso si fa lungo. Occorre chiamare in causa le carenze dei clubs (leggi il settore delle pubbliche relazioni) e le carenze di una città. E mi spiego: evidentemente da queste parti gli uomini di società faticano a trovare abbinamenti commerciali di un certo peso. E non si spiega il perché di questa congenita difficoltà. Forse una certa incapacità di aggancio, probabilmente pochi uomini giusti al posto giusto, fatto si è che negli ultimi dieci anni pochissimi ditte di Bologna hanno finanziato un club cittadino. Prevengo certe eccezioni: gli abbinamenti con la Ferm un tempo e con la Montenegro oggi non furono e non sono abbinamenti. Furono e sono semplici oboli.

Mi si dirà: e l'Alcisa? Ma fu una cosa produttiva quell'abbinamento? Non ci fu un minimo di programmazione, si furono soldi spesi senza validi motivi e ci fu gente che dopo poco tempo si stufò e andò a vendere squadra (e diritto alla Serie A) ai cirenei della Fortitudo. Non a caso l'ultimo scudetto piovuto in città è legato a un marchio d'industria cittadino, quello della Minganti. Oggi abbiamo la 3 BI in pista, ma la 3 BI è appena scesa in lizza e le si dovrà dare il tempo di tracciare un minimo di programma in filigrana. Gli ultimi dieci anni: Knorr, Candy, Norda, Eldorado, Cassera, Lamborghini, Coperte Pastore. Tutti soldi che arrivavano da fuori, tutti quattrini legati a precise esigenze pubblicitarie, non certo a un minimo di attaccamento ai colori. E qui entra in gioco l'assenteismo di una intera città. Bologna è un centro ricco, a Bologna le industrie ci sono, ma i facoltosi petroniani sono soltanto capaci di rimpinzarsi la pancia nei ristoranti, di costruirsi ville favolose e di berciare di sport sulla pelle degli altri. Tutti pronti ad affollare il Palasport, ma non pronti ad aiutare concretamente i clubs. Tutti pronti a criticare e a pretendere, ma sempre fermi a dire di no quando si tratta di scucire qualche lira per una causa sportiva.

Dicevo delle pubbliche relazioni. In effetti Eldodaro e Norda hanno sempre tenuto in scarsca considerazione questo settore. Lasciamo stare la stampa, appena degnata della minima attenzione. Presi uno ad uno, i Porelli, i Gandolfi, i Lucchini e i Mezzadri sono persone gentilissime e disponibili ad ogni tipo di dialogo, ma forse raramente si riesce a creare fra questi dirigenti e certe industrie il clima migliore per il varo di un abbinamento coi controfiocchi. Sicché fino ad oggi i due grossi clubs cittadini sono sempre stati condizionati dal conquibus. Trentacinque milioni l'abbinamento con la Norda, poco meno di trenta quello con l'Eldorado. Chiaro che con cifre del genere si fa poca strada. Anzi, si fanno dei debiti e certi errori di gestione poi concorrono a trascinare i passivi nei secoli dei secoli.

E arrivo ai debiti. Chiaro che la Virtus sbagliò grandemente quando volle rinunciare ad ogni combinazione commerciale pur di avere la Vu nera con i relativi contributi degli amici di questa Vu nera. Chiaro che i quattrini dilapidati per Paratore e Driscoll odorarono di follia. A un certo punto i finanziatori della Virtus scoprirono che il passivo globale galoppava verso gli ottanta milioni. Cercarono di tamponare la falla, ma dovettero cedere Lombardi e Cosmelli. Risultato: la B quasi certa. Senonché... beh, quella certa odissea della gloriosa Virtus l'abbiamo vissuta tutti quanti e sarebbe inutile tornarci sopra. Fatto sì che al momento di contrarre un abbinamento con la Norda, la Virtus si trovò con un forte passivo da colmare. Oggi la Virtus è una società per azioni che in teoria potrebbe dare dividendi agli azionisti, ma c'è un passivo da risanare, c'è un passato che grava, ecco.

...

La conclusione è ovvia. Il futuro non è più tanto plumbeo perché gli sportivi portano soldi ai botteghini e perché i clubs hanno quasi azzerato i passivi. Ma appunto bisogna avere pazienza, non bisogna pretendere subito l'uovo oggi. Per dieci anni niente uovo e niete gallina. Ora c'è qualche barlume di speranza. Il telaio della Norda promette, se non altro. E l'estate prossima Gandolfi e Porelli potranno metter mano al portafoglio e completare le tessere di un mosaico piuttosto stimolante.

Ma il passato non si cancella di un colpo: carenze di pubbliche relazioni, impreparazione dirigenziale a certi livelli, insensibilità di una città troppo ridanciana e scollacciata per poter fare le cose per bene. Dunque non si ci lamenti se gli scudetti li vincono gli altri. Football a parte, dal dopoguerra ad oggi, la città di Bologna ha toccato scudetti nel basket, nella pallavolo e nel baseball. Guarda caso: i marchi di industria era sempre di questa città. Minganti e Montenegro, per la cronaca. Vi dice niente il fatto?

 

Il boom di Basket City si alimenta degli epici scontri tra Schull e Fultz

NORDA IN, ELDORADO OUT

di Gianfranco Civolani - Giganti del Basket - Aprile 1972

 

E adesso? La Norda del futuro arriva quinta e - auspice Messina - fa assai più di quanto le fosse legittimamente richiesto. L'Eldorado viceversa si produce lungamente sottotraccia e chiaramente rende mille volte meno del dovuto. I motivi di ciò che manifestamente affiora nel bene e nel male?

Vediamo nel dettaglio.

...

Capitolo secondo, la Norda. A Nico Messina un doveroso elogio. La squadra sul piano atletico è veramente qualcosa di grosso. Gandolfi, Porelli e Ugolini azzeccano sul mercato le mosse fondamentali e John Fultz è il grande inimitabile profeta della nuova frontiera virtussina. Il furore podistico di Gergati si sposa al freddo raziocinio di Albonico, Serafini e Ferracini si integrano benone e nel settore ali Bertolotti assicura un'efficace alternativa a John Mitraglia. E fra i giovani Benelil e Martini mi sembrano da seguire con una certa attenzione. Ovviamente non è tutto oro quel che riluce. Bertolotti deve ancora apprendere l'arte della difesa così come Gigione Serafini eccede nel dar confidenza all'avversario. E Ferracini non ha proprio una mano felicissima e magari John Mitraglia appare un po' monocorde nella concezione di ogni tema offensivo.

Il futuro non presenta grossi problemi. In società c'è parecchio denaro, ma no si sa come investirlo nel mercato. Si tenterà la grande operazione: Bisson oppure Iellini o magari masini, chissà. Restiamo coi piede in terra e allora diciamo che Messina cheide almeno un terzo buon portatore di palla. I candidati: Bergonzoni, Melilla, Savio, Kundefranco. E il dotato Antonelli rientrerà per fine prestito, ma occorrerà prepararsi poi a quel certo discorso con il Simmenthal. Penso sia risaputo che alla fine dell'71/73 Ferracini probabilmente farà ritorno alla corte di Rubini.

Nel dettaglio: il pubblico reclama una Norda sempre più inserita nel vivo e dunque sempre più a contatto con le primissime. Basta far maturare più compiutamente certi giocatori ancora in evoluzione (Bertolotti, Serafini, Ferracini, Benelli, Martini), basta difendere con maggior accortezza e già l'anno prossio la Norda potrebbe galleggiare tranquillamente sul quarto posto cronico. E basta soprattutto ripresentare l'imprescindibile Fultz (appetito dad S. Francisco e dai Nets di New York e quindi da rimpinzare subito di sonanti lire) e credere nel lavoro sistematico e parascientifico di quel commendevole sacerdote del basket ritmico che è Messina. per corretteza riporto due lapidarie dichiarazioni di Lamberti e Messina a proposito del rendimento globale dei rispettivi clubs.

...

Messina: "Potrei dire di essere contento, ma pretendo di più e meglio. Dobbiamo imparare a difendere, altro che. Ora puntiamo a fare grosse cose in Coppa Italia, lo dichiaro senza paura di compromettermi. Cosa chiederò ai mei dirigenti per l'anno prossimo? Solo un altro portatore di palla, per poter far praticare a tutti i cacciatori un pressing forsennato".

Chiudo con le consuete pagelle di fine anno. Sono una specie di maledizione per il sottoscritto, dal momento che è proprio per via di queste pagelle che certi rapporti di amicizia corrono il rischio di incrinarsi in una certa misura. Pazienza: un minimo di onestà critica mi impone ancora una volta di scindere l'amicizia dalla verità vera.

NORDA: Fultz 9, Albonico 7, Serafini 6 1/2, Gergati 6 1/2, Ferracini 6 1/2, Buzzavo, Benelli, Beretta, non giudicabili. Allenatore: Messina 7 1/2.

Quarta giornata, netta sconfitta alla Misericordia, 92-55. Serafini cattura un rimbalzo, Albonico e Fultz osservano

Tratto da "Virtus - Cinquant'anni di basket" di Tullio Lauro

 

Nel campionato 1971/72 non ci sono novità eclatanti, ma almeno l'americano non è sconosciuto, perché è stato scelto l'Apache di Coppa dell'Ignis: si tratta di John Fultz, gran tiratore e bel ragazzo; assieme a lui esordisce Benelli e da Milano, via Padova, arriva Toio Ferracini a rinforzare la batteria dei lunghi. Tracuzzi è confermato, ma viene cacciato dopo la... quarta giornata, appena dopo aver perduto in casa con la Reyer. Al suo posto il timone passa a Nico Messina che inizia alla grande battendo il Simmenthal e facendo suo il derby con l'Eldorado di "Baron" Schull. è un campionato dignitosissimo, a dispetto dell'inizio negativo, e del cambio di Tracuzzi che però si difende, dalle colonne di Giganti del basket, accusando la preparazione fisica sbagliata. John Fultz, detto "Mitraglia", vince la classifica dei marcatori, sostituendo Lombardi nel cuore dei tifosi, con 655 punti (29,7 di media).

La Norda termina al 5° posto, risalendo molte delle posizioni perdute negli anni precedenti. Il campionato è del Simmenthal, che poi dovrà aspettare 10 anni per rivincerlo e fregiarsi così della doppia stella dei 20 scudetti.

 

Petrarca Padova - Virtus: Fultz, Albonico, Peroni, Ferracini, Saunders

Tratto da "Il Mito della V nera 2"

 

Nel 1971 la Virtus aveva evitato la retrocessione in un drammatico spareggio a tre, con Biella e Livorno, alla Palestra Parini nel centro di Cantù. Nel '72 le premesse sembrano subito diverse. Non tanto per gli acquisti, pure azzeccati, di Gergati da Varese e di Ferracini, in prestito dal Simmenthal (che prendono il posto dei "senatori" Zuccheri, passato ad allenare i giovani, e Rundo), quanto per l'aver ritrovato un idolo. John Fultz, faccia da indio, fascia sui capelli fluenti tipo-Woodstock, un tiro mortifero scoccato con tecnica mirabile dal più alto possibile, arriva da Varese dove giocava solo in Coppa, e fin dal torneo estivo di Borgotaro si rivela scelta azzeccatissima. Di una partenza stentata fa le spese il "coach" Vittorio Tracuzzi, che lascia il posto a Nico Messina, un altro ex-varesino dal carattere di ferro. 35 punti di Fultz fanno fuori il Simmenthal in Piazza Azzarita; tutto esaurito per il derby con l'Eldorado di Schull, che la Virtus vince, dopo tre scnfitte consecutive nella stracittadina, per 84-78. Compaiono le cheer-leaders accompagnate da "Jimmy il Fenomeno". Buoni i successi esterni a Udine, Roma e Ancona, contro gli "odiati" pesaresi. 11 vittorie e 11 sconfitte è il bilancio finale, quinto posto in classifica, Fultz, soprannominato "Kociss", vince la classifica dei marcatori con 651 punti, quasi 30 di media.

Bertolotti e Serafini, i giovani leoni, sono già delle colonne della Nazionale azzurra.

Zuccheri, dicevamo. Al debutto in panchina vince lo scudetto juniores, potendosi giovare di uno stratosferico Sacco (40 punti in semifinale contro la Forst). In finale è la Mobilquattro Milano a essere battuta dalla Norda per 79-69.

La Nazionale maggiore, con Serafini, giunge quarta alle Olimpiadi di Monaco.

Gergati, Albonico, Sacco, Ranuzzi, Buzzavo, Bertolotti, Fultz, Benelli, Ferracini, Serafini (foto fornita da Renato Albonico)

27 MAGGIO 1972 IN COPPA ITALIA NON BASTÒ IL RECORD DI JOHN FULTZ

di Ezio Liporesi - 1000cuorirossoblu - 29/05/2020

 

Il campionato 1971/72 si concluse il venerdì santo 31 marzo. Simmenthal e Ignis, che avevano vinto rispettivamente Coppa delle Coppe e Coppa dei Campioni, terminarono a 38 punti e nello spareggio di Roma prevalsero i milanesi, che nel girone di ritorno avevano recuperato sei punti ai rivali. Nell'ultima giornata di quel campionato la Virtus vinse facilmente contro Padova, 92-75, con 20 punti di un perfetto Albonico, richiamato nel finale in panchina per l'ovazione del pubblico, e 36 di Fultz. Kociss in quel campionato segnò almeno 30 punti in 13 gare su 22. La squadra, reduce dalla stagione terminata con la salvezza raggiunta negli spareggi di Cantù, aveva cominciato con tre sconfitte nelle prime quattro partite che erano costate il posto a Tracuzzi. Per Vittorio, detto il Moro, era l'ottavo anno sulla panchina bianconera: sei tra il 1954/55 e il 1959/60 le prime delle quali, nel doppio ruolo di allenatore e giocatore, terminate con due scudetti; poi, le ultime due, meno felici, con la tribolata salvezza nel 1971 e l'esonero dopo quattro gare in quella successiva. Al posto dell'allenatore di San Filippo del Mela, arrivò Nico Messina, che ebbe un buon ruolino di marcia, 11 vittorie in 18 partite, tra cui spicca il successo sul Simmenthal, 82 a 79 all'ottava giornata, il 23 dicembre. Al termine del campionato al terzo posto si piazzò Cantù con 36 punti, poi la Reyer Venezia a 26 e la coppia composta da Virtus e Snaidero Udine, ma la squadra di capitan Buzzavo risultò quinta, avendo battuto due volte la formazione friulana. Dal 21 maggio al 1 giugno si disputò la quinta edizione della Coppa Italia. Le V nere debuttarono a Gorizia nei sedicesimi di finale. Fu una gara senza storia: la Norda, senza Albonico vinse 121-70 con 25 punti di Fultz, 24 di Bertolotti, 20 di Gergati, 18 di Serafini, 16 di Benelli e 10 di Beretta. Completarono il punteggio i 4 punti di Buzzavo e i 2 di Serafini e Stefano Ranuzzi. I bianconeri si qualificarono così per il concentramento di Pescara, al quale arrivarono anche Mobilquattro Milano, Sapori Siena e Partenope Napoli. La formula prevedeva semifinali e finali e la squadra vincitrice qualificata per la finale a quattro di Torino. La Virtus incontrò il 27 maggio i napoletani: fu una gara molto tirata, che i bolognesi vinsero solo dopo un tempo supplementare per 92 a 90. Assoluto mattatore dell'incontro fu l'americano John Fultz, autore di 45 punti, tuttora record societario per quanto riguarda le gare di Coppa Italia. Molto più facilmente i milanesi si sbarazzarono della Mens Sana. Sicuramente il differente impegno di quella giornata incise sulla partita del giorno dopo, quando la Mobilquattro prevalse sulla Norda per 88 a 82, nonostante i 33 punti di Fultz. La fase finale di Torino fu una sfida tutta lombarda: l'Ignis batté nettamente la Forst Cantù e l'Olimpia fece altrettanto nel derby milanese, poi la finale vide ancora il Simmenthal sconfiggere i rivali. La consolazione per le V nere fu vedere Fultz risultare, con ampio margine di vantaggio, il vincitore nella classifica marcatori della manifestazione, bissando l'analogo successo in campionato.

In una rara tenuta, calzoncini bianchi e maglia nera, Fultz contro Stefanini nel derby di ritorno vinto dalla Fortitudo

LA PRIMA VOLTA DI NICO MESSINA

Quella vittoria sulla Stella Azzurra Roma, Il 5 dicembre 1971 l'ex coach di Varese esordì sulla panchina bianconera, riuscendo a vincere anche grazie ai 37 punti di Fultz

di Ezio Liporesi - Corriere dello Sport - Stadio - 05/12/2021

 

Negli spareggi a Cantù d'inizio aprile 1971 la Virtus si era salvata per il rotto della cuffia, grazie alla differenza canestri, dopo avere battuto Biella e perso da Livorno: retrocedettero piemontesi e toscani. In panchina c'era Vittorio Tracuzzi che aveva vinto gli ultimi scudetti della Sala Borsa negli anni Cinquanta e ora riviveva l'esperienza bianconera da un'altra visuale, quella più triste del fondo classifica. L'allenatore di San Filippo del Mela in provincia di Messina iniziò anche la stagione successiva, ma in maniera titubante: meno ventisette a Varese contro l'Ignis, poi un doppio impegno casalingo: più tre contro la Partenope Napoli, meno tre di fronte alla Forst Cantù, poi un meno trentasette a Venezia, alla Misericordia. Quattro partite, una vittoria, pesanti batoste esterne, convinsero Porelli che l'epoca Tracuzzi era finita. Arrivò Nico Messina, che di Tracuzzi era stato vice a Varese, per poi prenderne il posto in prima squadra, dopo anni da assistente, e vincere uno scudetto e due Coppe Italia. Messina a Varese aveva scoperto anche un certo Dino Meneghin. L'esordio di Nico Messina avviene il 5 dicembre 1971. Per la quinta giornata di campionato si affrontano la Virtus Norda e la Stella Azzurra Roma. Trascinate da un grandioso Fultz, autore di trentasette punti, le Vu nere prevalgono per 86-67. Da segnalare anche i ventuno punti di Gergati e i dieci di Ferracini. Poi otto di Albonico, sei di Bertolotti e quattro di Serafini; non hanno segnato Beretta, Benelli e non sono entrati Buzzavo e Sacco. Per Messina fu la prima di dieci vittorie in diciotto incontri. Soprattutto l'inizio della sua esperienza bianconera fu molto buono. Dopo quella prima vittoria la Virtus perse a Milano contro la Mobilquattro dopo due supplementari, poi vinse a Udine, batté il Simmenthal che sarebbe divenuto campione d'Italia, vinse il derby in casa Fortitudo, poi arrivò la vittoria contro la Maxmobili Pesaro. Contro i marchigiani Kociss segnò 38 punti, suo massimo stagionale in un'annata che lo vide chiudere capocannoniere con 29,77 punti di media. Nelle due annate successive John superò anche i quaranta punti personali ma non mantenne la media punti così alta, 25,50 nel 1972/73 e 26,50 nella sua ultima stagione bolognese; globalmente, considerando tutte le gare ufficiali chiuse con 26,89 i suoi tre anni bolognesi. La Virtus di Nico Messina chiuse quinta con ventidue punti, gli stessi della Snaidero Udine giunta sesta. L'anno dopo una vittoria in più, quindi ventiquattro punti, gli stessi di Mobilquattro Milano e Snaidero Udine, che precedettero la Virtus, sesta. Poi si chiuse l'era Messina e anche, per un po', quella degli allenatori italiani. Stanno per iniziare i cinque anni di Dan Peterson, poi seguiranno i due di Terry Driscoll.