ANDRE COLLINS

(Andre Jerome Collins)

Andre Collins marcato stretto

nato a: Crisfield (USA)

il: 09/08/1982

altezza: 183

ruolo: playmaker

numero di maglia: 11

Stagioni alla Virtus: 2009/10 - 2015/16

statistiche individuali del sito di Legabasket

biografia su wikipedia

 

ANDRE COLLINS SI PRESENTA

di V. Calzoni - bolognabasket.it  - 02/07/2009

 

Andre Collins, appena firmato dalla Virtus, si è subito presentato ai tifosi, parlando spesso in italiano. Quando sono avvenuti i primi contatti con la società?
"Ci sono state parole con il mio agente, e subito ho pensato che sarebbe stato bello, per la storia di questa piazza, venire a giocare in Virtus".
Tu sei rimasto tre anni a Ferrara, è strano per un americano.
“Mi piace l’Italia, tanto, e ringrazio Ferrara che mi ha permesso di venire. E’ la mia seconda casa, ma adesso voglio fare una nuova esperienza: oggi sono triste, ma anche contento” .
Hai già parlato con Lardo?
“Ancora no, ma sono ansioso di farlo, per capire il suo progetto sportivo”.
Sei stato paragonato a McIntyre: ti senti più simile a lui o a Boykins?
“Entrambi. McIntyre gioca di più per la squadra, Boykins è uno scorer, io cerco di fare entrambe le cose. Il primo ha fatto grandi cose con Siena, è uno che con la sua calma sa sempre cosa fare”.
Però in Virtus non ci sarà esperienza europea.
“Vorrei farlo, ma il mio lavoro è giocare, per cui ora non ci penso” .
Il tuo debutto in serie A è stato faticoso, poi hai fatto grandi cose: dovevi adattarti?
“Avevo bisogno di tempo per capire la serie A, così come anche tutta la squadra di Ferrara, che era giovane e con poca esperienza. Poi siamo cresciuti con il tempo”
Costa ti aspetti da questa esperienza?
“Di fare una buona stagione, segnando punti in attacco, ma cercando di migliorare in ogni parte del gioco”.
Hai in programma di sposarti e diventare italiano?
“Il mio futuro potrebbe portarmi al matrimonio, ma lo farei per amore e non per un passaporto”
Sei il primo acquisto della stagione, cosa puoi dire alla gente?
“Prometto il massimo impegno, in partita come in allenamento, ai tifosi e a tutto l’ambiente della Virtus”.
Oltre alle cifre offensive, sei anche un ottimo difensore. “Per essere un grande giocatore si deve essere forti in tutte le zone del campo, per cui lavorare dietro bene è indispensabile, anche per creare buone occasioni in attacco”
C’è qualche giocatore a cui ti ispiri?
“Chiaramente, McIntyre, con cui mi sono incrociato spesso e volentieri fin dai college. Mi ha sempre detto che devo migliorare, e io ho fatto tesoro dei suoi consigli”.
Hai giocato poco in NCAA, forse questo ha limitato le tue possibilità NBA.
“All’epoca ho comunque fatto tanta esperienza, ma non ho avuto occasioni di crescere come giocatore, come professionista”
Hai parlato con il tuo compagno di gioventù Strawberry?
“Non tanto, non ho chiesto tanti aiuti su quella che può essere Bologna e la sua pressione”
In campo, dove puoi migliorare?
“Un po’ ovunque: in difesa, o anche nel pick and roll”.
E’ stato più difficile, a Ferrara, essere promosso o salvarsi?
“Nel secondo anno a Ferrara avevamo un gruppo compatto, di ragazzi fantastici, mentre nel primo dovevo ambientarmi. Per cui penso che la promozione sia stata più facile”.
Pensi ancora all’NBA?
“E’ un sogno che resta, ma sono in Italia, adesso, e mi basta così”.
Non sei altissimo, in difesa rischi di patire?
“Con questo problema ci convivo da sempre, ma se sono arrivato a questi livelli vuol dire che ho saputo reagire”.
Coach Valli cosa ti ha insegnato?
“E’ un ottimo allenatore e ottima persona, in questi anni mi ha sempre ripetuto l’importanza di allenarsi e di comportarmi bene fuori dal campo, stimolandomi sempre perché il lavoro duro paga”.


 

ANDRE COLLINS

di Marco Bogoni per Virtuspedia - ottobre 2009

In Virtus continua la tradizione dei playmaker di piccola taglia. Dopo Earl Boykins, è il turno di Andre Collins, 183 cm dichiarati di cui 175 cm reali.
Collins, dopo 3 stagioni a Ferrara, è pronto al salto di qualità in una città e in una società che ha ambizione e tradizione nel suo DNA. Non farsi stritolare dalla pressione che produce una piazza come quella virtussina sarà la sua sfida personale che forse gli servirà per far sparire dalla sua carriera l’ombra di Terrel McIntyre. “Già dai tempi del college quando scelsi Maryland venivo paragonato a McIntyre che era stato a Clemson nella mia stessa conference” dice l’ex Carife. Collins arriva a Maryland nel 2001 dopo essere stato un anno all’Hargrave Academy, l’accademia militare dove ha giocato con Sharrod Ford. Al college è circondato da futuri giocatori NBA: Chris Wilcox (ala dei Detroit Pistons), Juan Dixon (guardia dei Washington Wizard) e soprattutto da quel Steve Blake (playmaker dei Portland Trail Blazers) che costringe coach Gary Williams a concedere a Collins un minutaggio quasi inesistente. Nonostante nella stagione 2001/02 abbia vinto un titolo NCAA (seppur da panchinaro), il neo regista bianconero desidera ardentemente un posto da titolare e per trovarlo cambia squadra. In base alle regole americane questo cambiamento gli costa un anno di stop durante il quale Collins può soltanto allenarsi. Nella stagione 2005/06 passa ai Loyola Ramblers. La sua nuova squadra non ha il talento di Maryland, ma Collins può finalmente mostrare a tutti il suo. Chiude la stagione con 27,4 punti di media segnati, ma tutto questo non bastò per essere scelto al Draft Nba. Fu in quel momento che accettò la proposta della Carife Ferrara e sbarcò in Italia in LegAdue. Il suo debutto nella nostra penisola avviene proprio nella stessa squadra che portò in Italia anche McIntyre, le somiglianze continuano. Al suo primo anno di LegAdue le sue cifre sono già notevoli: 17,9 punti (saliti a 27,7 nei playoff) di media e 3,1 assist a partita. L’anno successivo Collins, invece di cambiare squadra come la maggior parte dei suoi connazionali, decide di sposare il progetto del presidente Mascellani e firma un contratto biennale che mostra un attaccamento alla maglia (o forse dovremmo dire canotta) non comune per un americano. Nella stagione 2007/08 realizza 19,2 punti conditi da 3,7 assist di media e contribuisce in maniera determinante alla storica promozione in Serie A di Ferrara. Nell’ultima stagione, dopo una comprensibile fase di adattamento alla prima lega italiana, esplode nella seconda metà del campionato. Con l’arrivo di Allan Ray al posto di Mykal Riley, Collins ha potuto beneficiare di un alleggerimento delle sue responsabilità in attacco e ha potuto giocare di più anche per la squadra senza avere l’obbligo di fatturare ventelli ad ogni gara. La sua prima stagione in Italia si è chiusa con 17,5 punti e 3 assist di media ad ogni allacciata di scarpe. Il patron Claudio Sabatini probabilmente sarà rimasto ammaliato dal playmaker di Crisfield durante la partita del girone di ritorno tra la Virtus e Ferrara. In quell’occasione Collins surclassò lo strapagato Boykins mettendo a referto un 7 su 8 dall’arco dei tre punti (nel primo tempo era 6 su 6). Ma Andre, in quella partita, non si accontentò di mettere in risalto soltanto la sua fenomenale mira dalla lunga distanza e così si rese protagonista anche di 5 assist e di 5 palle recuperate. Dopo una prestazione di questo genere, il patron della Virtus Bologna non ha saputo resistere ed ha inchiostrato Collins con un 1+1 da 350mila dollari a stagione prima ancora di firmare Lardo e Faraoni. Il nuovo playmaker bianconero non ha il pedigree di Boykins, ma a differenza di quest’ultimo conosce già alla perfezione il campionato italiano e il gioco europeo. Collins non può vantare 10 stagioni tra i Pro americani, ma il suo sogno NBA non si è ancora spento e la sua realizzazione passa necessariamente attraverso una Virtus vincente. I tifosi virtussini, dopo aver assistito nella passata stagione ai capricci da star NBA di Boykins, si accontenterebbero di vedere il Collins ammirato nell’ultimo anno a Ferrara ovvero il terzo marcatore, il decimo assist man e il secondo scippatore di palloni del campionato (numeri che hanno fatto dichiarare a Ettore Messina che Andre è in grado di fare la differenza). Ma prima di poter apprezzare Collins il popolo bianconero dovrà aspettare il 2010, perché il neo playmaker virtussino, a causa di una doppia frattura alla mano destra, potrà ritoccare una palla a spicchi soltanto fra quattro mesi. Durante il ritiro a Tirrenia in allenamento, Collins ha avvertito un dolore molto forte alla mano dopo un contrasto con il suo compagno di reparto Koponen. Immediatamente lo staff bianconero ha voluto compiere degli accertamenti, gli esami clinici compiuti in Toscana hanno escluso complicazioni ed hanno evidenziato soltanto una forte contusione con conseguente stop di soli dieci giorni. I tifosi virtussini hanno tirato un sospiro di sollievo, inconsapevoli che il destino stava per riservar loro una clamorosa beffa. Tornati a Bologna, Collins si sottopone ad ulteriore controlli medici che rivelano un clamoroso errore di valutazione dell’ospedale di Livorno. Il responso è impietoso: frattura scomposta del metacarpo della mano destra. Per Collins e per la Virtus la nuova stagione parte già in salita. La band di Lardo non perde solamente il suo playmaker titolare designato, ma anche l’uomo su cui era stata costruita la squadra e la sua principale bocca da fuoco. Proprio il giocatore più fortemente voluto dal patron Sabatini, l’atleta cercato e firmato quando ancora la stagione passata non era ancora conclusa, sarà l’ultimo bianconero ad esordire in campionato (a gennaio per i più ottimisti, a febbraio per i più realisti). Si tratta di uno scherzo del fato di proporzioni imponenti che ricorda molto da vicino la situazione che fu costretta a vivere la Benetton Treviso lo scorso anno. L’ex playmaker biancoverde Dashaun Wood, in preseason, si infortunò al ginocchio ed fu costretto ad operarsi. Al suo ritorno in campo l’inserimento in un gruppo che ormai giocava insieme da mesi non fu facile e il Wood trevigiano non riuscì mai a mostrare quello che aveva fatto ammirare a Cantù l’anno prima. L’auspicio di tutto lo staff virtussino è che Collins non abbia gli stessi problemi di reinserimento in squadra dopo la lunga riabilitazione. Nel frattempo la Virtus ha trovato un sostituto perché il talento di Koponen è ancora troppo acerbo per poter tenere saldamente in mano le redini della Virtus per tanti minuti: si tratta di Sconnie Penn, vecchia conoscenza del basket italiano ed europeo. Un giocatore esperto, che non riserverà sorprese negative ma anche dalla caratteristiche piuttosto differenti da quelle di Andre: il titolare decisamente anche un tiratore dalla lunga distanza mentre Penn in questo fondamentale è discontinuo, per quanto abbia giocato ad alti livelli in Eurolega ed abbia sempre portato a casa una discreta dote di punti.

COLLINS È UN DURO ALLA BELUSHI

di Andrea Tosi - La Gazzetta dello Sport - 28/05/2010

 

Vanno fortissimo Romain Sato e Jumain Jones, ma il giocatore che finora ha lasciato l'impronta più forte nei playoff è Andre Collins, il play resuscitato da un infortunio alla caviglia sinistra. Senza di lui, Bologna era 0-2, al suo rientro ha impattato 2-2 grazie ai suoi 48 punti.

Collins, è vero che ha gettato le stampelle per giocare?

Le stampelle le avevo sul serio per non sforzare la caviglia. Fino a domenica avevo male ma volevo provare, così, dopo avere parlato coi medici, mi sono presentato in palestra. Coach Lardo non sapeva nulla, mi sono scaldato e sentivo che potevo farcela.

Adesso come si sente?

La caviglia mi duole ancora, ma non posso pensarci. Stiamo giocando i playoff. È troppo importante dimostrare di quale pasta sono fatto. È nei playoff che si vede la differenza tra un buon giocatore e un grande giocatore. Come diceva John Belushi: quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare. Io la penso così.

Stagione molto difficile: prima l'infortunio alla mano e poi un lotto familiare. Come n'è uscito?

Devo ringraziare i compagni, Lardo e Sabatini che hanno avuto molta pazienza. I primi tempi sono stati tremendi: non avevo mai avuto infortuni importanti. Sono rimasto fuori 4 mesi e nel frattempo è scomparso mio fratello. Quando sono rientrato avevo problemi a gestire la palla. Ho tenuto duro perché non sono un quitter, non mollo. Solo ora, dopo queste due buone partite, ritrovo me stesso. Finalmente penso positivo, esprimendo le mie qualità migliori.

Ha impressionato la bella sinergia tra lei e Jackson.

Non ci conoscevamo, ma abbiamo trovato subito feeling. Le sue doti si completano con le mie, siamo altruisti e, al di là dei nostri bottini, giochiamo per la squadra. Con Koponen era diverso perché non stavo bene fisicamente.

Come arrivate a gara-5?

Siamo in crescita, dobbiamo portare a Cantù l'aggressività delle ultime 2 gare. È un campo difficile, la difesa sarà importante, ci crediamo. Il mio obiettivo è andare avanti puntando l'Eurolega: voglio rimanere anche l'anno prossimo.

COLLINS, IL REBUS DELLA VIRTUS

di Claudio Limardi - Corriere dello Sport - 03/06/2010

 

«I can't wait next season to start». Andre Collins ha affidato a queste poche parole su un social network i suoi sentimenti nei giorni successivi all'eliminazione della Virtus dai playoff. «Non vedo l'ora che cominci la nuova stagione», ha detto. Ma la prossima stagione, Collins, la giocherà davvero nella Virtus? Il dibattito è aperto, soprattutto dentro la società. È chiaro che oggi l'attenzione è tutta rivolta alle finali Under 19, ma subito dopo si passerà alla fase operativa anche se un vertice di mercato c'è già stato.

PERCHÉ COLLINS - Il partito a favore di Collins ha molte armi a disposizione. Intanto il giocatore è sotto contratto e - per quanto non costando le cifre di Sharrod Ford sia ricollocabile abbastanza facilmente - non è un particolare da sottovalutare. Poi è un buon giocatore, reduce da una stagione ricca di contrattempi, inferiore alle aspettative, ma sicuramente condizionata dai due infortuni, la preparazione saltata, i problemi familiari. Nei playoff, quando ha potuto giocare con le briglie un po' più sciolte, è tornato a segnare costantemente attorno ai venti punti di media. Ma soprattutto ha fornito una dimostrazione caratteriale e di attaccamento alla squadra strepitosa. Non si gioca con una caviglia gonfia, tre volte in cinque giorni, se non si ha dentro qualcosa di particolare. Sabatini - che ha avuto molte esperienze negative con giocatori americani - è rimasto impressionato. «Conta l'aspetto tecnico ma anche quello agonistico. Quello che ha fatto Collins non è usuale da parte di un americano», ha detto il patron. Ammettendo però che fino a quel momento sul campo non aveva entusiasmato.

PERCHÉ NO - Il primo dubbio è fisico. Collins ha avuto numerosi acciacchi. La mano offesa a settembre non c'entra. Anche dopo il rientro ha fatto fatica. Il club vuole vederci chiaro. Sabatini ha detto anche questo in senso generale («C'è da interrogarsi sugli infortuni: troppi»), senza riferirsi espressamente al bomber di Washington. Secondo dubbio: è un difensore debole e con la sua taglia fisica è facile per gli avversari attaccarlo atleticamente. L'ha fatto Cantù con Jerry Green. Anche per questo a Lardo piacciono i playmaker di maggiore stazza, com'è lo stesso Aaron Jackson, ripartito ieri per gli Stati Uniti. Terzo dubbio: Collins gioca playmaker perché è alto 1,75 ma si esprime al meglio quando è libero da vincoli e può tirare. Le migliori partite le ha giocate nei playoff praticamente da guardia e dopo che lo stesso Sabatini gli aveva tolto pressione suggerendogli di tirare senza remore. Quando Lardo aveva di fatto rinunciato al sistema offensivo semplificando il gioco per inserire i nuovi. Può la Virtus cominciare la stagione con Koponen playmaker e Collins guardia? Può pensare di tenere anche Jackson e partire con tre piccoli di grande talento per due ruoli? Difficile.

LA DECISIONE - Da un lato c'è il contratto e la voglia di non perdere un giocatore caratterialmente così affidabile, un leader con l'esempio, uno dei pochi americani che si sforzano di parlare italiano, un giocatore serio e anche bravo. Dall'altro non è il giocatore più adatto al gioco di Lardo. «Dopo un anno da noi avrà capito che allenare la Virtus con tutto il rispetto non è come allenare un club di secondo piano», ha detto Sabatini del coach lasciando intendere di aspettarsi un gioco più brillante e forse qualche mossa più aggressiva. Ma questo non cambia che Collins non sia fisicamente e tecnicamente il giocatore corretto per come Lardo vede il basket. A maggior ragione se cresceranno le ambizioni della squadra. Servirà un confronto su Collins e una decisione collettiva rapida.

Collins esulta dopo gara3 contro Cantù che ha giocato stoicamente su una caviglia dolorante (foto tratta da www.virtus.it)

ANDRE JEROME COLLINS: LA SCHEDA

di Stefano Valeri - Pesarosport.com - 21/07/2010

 

Parola d’ordine “Revenge”, la molla sui cui punta la Scavolini Siviglia Pesaro per far girare al meglio il suo nuovo play. L’ultimo di una lunga serie: infatti se si va a ritroso nella storia recente di Pesaro si nota quanto sia difficile il rapporto tra chi ricopre questo importante ruolo e la città di Rossini. Si sono succeduti ben 4 play negli ultimi 4 anni, ogni anno è praticamente sempre cambiata la mente pensante della squadra. Per la stagione 2010/11 la Vuelle si è assicurata i servigi di Andre Jerome Collins, classe ’82, folletto di 183 cm (dichiarati, ma effettivamente qualcosa meno) nato a Crisfield piccolo paese nello stato del Maryland (ricordate questo nome, sarà ricorrente nella vita cestistica di Dre). A Crisfield di fatto vive, cresce e muove i suoi primi passi nella pallacanestro al fianco di suo fratello maggiore (uno dei tanti fratelli e sorelle) colui che lo ha “iniziato” a questo sport e a cui Andre è sempre molto riconoscente quando parla della sua carriera. Tutto si può dire di Andre Collins ma non che non abbia fatto la cosiddetta gavetta, cresciuto, come spesso accade a questi ragazzi, nel degrado e circondati da mille pessime tentazioni, trova nel basket la sua ancora e parte dal basso ossia dalla Crisfield High School una piccola scuola superiore sulla riva orientale del Maryland ricca comunque di tradizione. Diventerà presto il giocatore di riferimento dei Crabbers che porta al successo del titolo statale (1A) nel 2000, raccogliendo durante la stagione cifre da capogiro (30,5 p.ti, 9,9 assist, 5,1 rubate, 4,9 rimbalzi) nella sua annata da senior. Eletto migliore giocatore dell’anno nella Eastern Shore e selezionato per il Capital Classic All-Star Game. Ma è un basket che sta stretto a Dre, il livello, come dicevamo, non è eccelso ma nonostante tutto le sue 4 stagioni in maglia Crabbers non passano inosservate e nonostante avesse proposte da altre università come Clemson, North Carolina o Notre Dame, il suo obiettivo è quello di puntare a una maglia dei Terrapins, l’università del suo stato, un college prestigioso, con un progetto sportivo tra i più importanti d’America alla cui guida c’è un decano del basket come coach Gary Williams.

Ma la strada che lo porterà alla Cole Field House risulta impervia: per essere ammessi all’ateneo bisogna superare test attitudinali ed avere voti all’altezza. Maryland pensa bene di parcheggiarlo all’Hargrave Military Accademy, stessa strada seguita da Lonny Baxter. All’accademia giocherà insieme a Sharrod Ford. Guida la squadra a un record di 27 vittorie e una sola sconfitta, mantenendo un livello di gioco costante ed efficace, sa di avere addosso gli occhi dello staff dei Terps e ci tiene a giocare il miglior basket possibile. L’anno dopo arriva lo sbarco nella NCAA che conta, entra nel roster di Maryland, il suo esordio arriva contro American nella larga vittoria mette a segno i primi due punti della sua carriera in maglia Terps, ma per “Deuce” non sarà una passeggiata di salute. Davanti a sé ha infatti giocatori importanti come Steve Blake (neo Lakers) e Drew Nicholas, coach Williams si fida del biondo play e la vita per Dre non è semplice. Il primo anno a Maryland è povero di soddisfazioni ma, paradossalmente, sarà quello in cui Collins vedrà di più il campo (22 partite contro 27 delle altre due stagioni): il coach cerca di tenerlo sulla corda accostando la sua posizione a quella di Juan Dixon, che aveva ripercorso le stesse tappe, per poi esplodere definitivamente. Gary Williams apprezza il suo ball handling e il suo fiuto per il canestro ma davanti a sé ha giocatori più pronti e lo spazio per Dre Collins invece che aumentare diminuirà nelle due stagioni successive. Nel 2002 Maryland vince anche il titolo NCAA e ciò, potrà sembrare assurdo, non gioca a favore di Collins.
Dopo tre anni di Maryland, nonostante avesse provato a cavalcare il sogno di essere protagonista nella sua università, considerati gli scarsi risultati a livello personale pensò bene di levare le tende e salutare coach Williams e la compagnia per dimostrare al basket universitario chi fosse davvero Andre “Deuce” Collins.

Verso nord, verso Loyola University, rimanendo sempre radicato nello stato del Maryland. Loyola era di fatto una succursale dei Terps. Nei Greyhounds ritrova coach Jimmy Patsos, uno degli assistenti di coach Williams a Maryland University. Dopo aver perso un anno per il trasferimento, nella stagione 2005/06 sprigiona la sua rabbia, la voglia di rivalsa lo porta a disputare una stagione stellare, dimostrando a tutti quale erano veramente le sue doti da attaccante, con i 26,1 p.ti è di fatto il quarto marcatore del paese (dietro a Morrison e JJ Redick). L’anno vissuto a Loyola oltre a permettergli di laurearsi in Sociologia, gli concede quella visibilità che i Terrapins non gli avevano mai dato, ma ciò non basta, considerata la sua scarsa statura, a lanciarlo nel dorato mondo della NBA.
Ferrara, sempre a caccia di gente giovane e affamata, lo pesca al volo e lo porta in Emilia in men che non si dica. Da quel momento in poi è la storia recente della carriera di Collins, quella che tutti gli appassionati di basket hanno avuto modo di conoscere. Tre stagioni in crescendo con la maglia degli estensi, dove peraltro riceveva il pesantissimo testimone da Terrel McIntyre, un anno di ambientamento, il secondo per centrare la prestigiosa promozione in A e il terzo, nella massima serie, per consacrarsi agli occhi di tutti gli addetti ai lavori come uno dei giocatori più interessanti degli ultimi anni. Il salto di qualità definitivo arriva con una prova 5 stelle lusso contro la Virtus Bologna in cui fa a fette niente meno che Earl Boykins, annichilendolo sia in attacco che in difesa; quell’incontro gli vale un biglietto solo andata per Bologna dove il patron Sabatini se ne innamora firmandolo ancor prima di scegliere il coach (pessima scelta Claudio). A Bologna la storia parte subito nel peggiore dei modi, Dre si infortuna a una mano e salta praticamente 4 mesi di campionato; al suo ritorno la squadra ha già acquisito una sua fisionomia e il giocatore non riesce ad integrarsi al meglio, i rapporti con coach Lardo non sono idilliaci ma, nonostante ciò, Collins disputa un playoff di altissimo livello, caricandosi in spalla la squadra su una gamba sola (reduce da un infortunio al polpaccio) alzando bandiera bianca solo in gara5. Con Bologna il matrimonio naufraga, nonostante il contratto per la stagione successiva in essere, coach Lardo lo scarica senza tanti giri di parole. Tornato sul mercato Pesaro l’ha praticamente fatto suo all’istante puntando tutto sulla sua voglia di rivincita. Ora facendo fede a uno dei motti che Andre ha tatuato sul suo corpo “sbagliare non è contemplato”, si spera che Pesaro possa diventare la sua nuova Loyola.

OBIETTIVO LAVORO, ARRIVA ANDRE COLLINS

tratto da www.virtus.it - 29/02/2016

 

Obiettivo Lavoro ha messo oggi sotto contratto il giocatore Andre Collins, play-guardia statunitense, classe 1982, che ha già vestito i colori della Virtus Bologna nel 2009-10 e in Italia ha debuttato appena ventiquattrenne, chiamato da Alessandro Crovetti e Giorgio Valli a Ferrara (dove ha avuto come compagni di squadra Allan Ray e Valerio Mazzola), giocando poi anche a Pesaro, Caserta e Barcellona Pozzo di Gotto.

Collins, in possesso anche di passaporto bulgaro e proveniente dal campionato belga, è stato tesserato come Bosman A fino al termine di questo campionato. Avrà il numero 11, il suo preferito, come a Ferrara e nella sua precedente esperienza in Virtus, e raggiungerà Bologna domani sera.

“Sono felice di tornare a Bologna”, afferma Andre Collins, “e di ritrovare coach Valli, il primo allenatore con cui ho lavorato, e molto bene, dopo gli anni del college. Ritroverò anche Valerio, e Allan che ora deve pensare a risolvere il suo problema personale, ma saprà darmi consigli utili. Bologna è un grande posto dove giocare a basket, sono entusiasta di poter essere utile alla Virtus”.

“Di fronte all’ennesimo problema occorso ad Allan Ray”, commenta coach Giorgio Valli, “la società si è fatta trovare presente in tempi velocissimi, considerando anche le difficoltà relative al mercato nel quale non potevamo spendere ulteriori visti per extracomunitari, ed è riuscita a portare a Bologna il giocatore che avevo indicato. Occorreva un uomo da inserire in pochissimo tempo, che conoscesse il nostro campionato, oltre che questa società, l’allenatore e anche qualche compagno. E’ stata la scelta più oculata, che ci permetterà di dare anche un po’ di fiato ad Abdul Gaddy che sta facendo gli straordinari da inizio stagione”.

ANDRE JEROME COLLINS è nato a Crisfield, Washington D.C., il 9 agosto 1982. Play-guardia di 183 centimetri, possiede la doppia nazionalità, statunitense e bulgara. Ha frequentato la Crisfield High School, diventando presto il giocatore di riferimento dei Crabbers e portandoli al titolo statale nel 2000, con cifre clamorose nell’anno da senior (30,5 punti, 9,9 assist, 5,1 rubate, 4,9 rimbalzi).

Ha iniziato la carriera universitaria con i Maryland Terrapins, vincendo subito il titolo NCAA nel 2002. L’ultima stagione di college l’ha affrontata alla Loyola University: con i Ramblers, nella stagione da senior, ha viaggiato alla media di 26,1 punti e 4,7 assist a partita.
Uscito dal college, ha scelto la strada dell’Italia, accasandosi al Basket Club Ferrara nella stagione 2006-2007. L’anno successivo ha conquistato la promozione nella massima serie, dove nel 2008-2009 ha ottenuto una splendida ottava posizione, sfiorando i playoff e risultando il terzo marcatore del campionato italiano alla media di 17,5 punti a partita (decimo nella graduatoria degli assist con 3,0 a gara) e una percentuale del 40,4% nel tiro da tre.

Nel 2009-2010 è approdato alla Virtus Bologna, ma a settembre ha subìto un infortunio alla mano che gli ha fatto saltare quasi quattro mesi di campionato, compromettendo una stagione in cui comunque ha giocato 23 partite con 11,7 punti di media, disputando anche ottimi playoff.
Dopo Bologna, le esperienze a Pesaro e a Caserta, prima di trasferirsi in Turchia, al Gaziantep Büyükşehir Belediyesi, nel 2012-2013. Nel 2013-2014 è tornato in Italia, giocando in Lega2 Gold a Barcellona Pozzo di Gotto (34 partite a 15,5 punti di media). Nelle ultime due stagioni ha giocato in Belgio: l’anno scorso nel Proximus Spirou Charleroi (12,7 punti e 2,8 assist per gara in campionato, 10,9 punti in Eurocup), quest’anno al Mons Hainaut (17 partite in campionato, con 10,6 punti e 3,4 assist, 12 in Fiba Cup con 12,7 punti e 3,3 assist, tirando da tre con il 46,7%.

COLLINS: "FELICE DI ESSERE QUI. VOGLIO AIUTARE LA VIRTUS"

tratto da www.virtus.it - 01/03/2016

 

“Sono felice di essere di nuovo qui. Amo la Virtus, e la mia precedente esperienza in bianconero mi ha lasciato la sensazione di qualcosa di incompiuto. Fu una stagione piena di problemi: l’infortunio alla mano all’inizio, la morte di mio fratello, il problema alla caviglia nel finale. Aspettavo l’occasione di ritrovare l’Italia, sono tornato per aiutare la squadra in un momento delicato”.

Si presenta così Andre Collins, nella sua seconda vita bianconera. Il nuovo arrivato in casa Obiettivo Lavoro non ci ha pensato due volte quando Giorgio Valli, il coach che lo portò in Italia appena uscito dal college, lo ha chiamato per aggiungere energia e carica agonistica alla truppa.

“Siamo contenti che abbia risposto alla nostra chiamata”, afferma il vicepresidente bianconero Maurizio Mazzieri, “abbiamo dovuto fare ancora un ritocco alla squadra ma ognuno di noi cerca di portare il suo granello per il bene della società. E dico di nuovo grazie alla Fondazione, che è stata ancora una volta pronta a dare il suo contributo quando c’è stato bisogno”.

“Di Andre, quando è stato qui sei anni fa”, spiega il consigliere delegato Daniele Fornaciari, “ho apprezzato il grande carattere. Ho visto tanta Virtus, e so riconoscere i giocatori che sanno giocare anche sul dolore. Gente come Richardson, Abbio, Danilovic. E ho visto Andre giocare tenendo nelle pause la caviglia nel ghiaccio, con una forza di volontà incredibile. Uno come lui è importante per noi”.

“Lo conosco dai tempi di Ferrara”, aggiunge coach Giorgio Valli. “Restò con noi tre stagioni, un record mondiale di questi tempi. Trovo che sia perfetto per il periodo che ci aspetta, due mesi di battaglie. Ci serviva un atleta che conoscesse il campionato, con un ottimo tiro da fuori, con leadership. Lui conosce Valerio, Allan, me, la città. E conosce bene la Virtus. È l’uomo giusto, in questo momento. Ci auguriamo che sia stata una pensata felice, e viste le sue doti morali io credo davvero sia così”.

Il giocatore mostra la sua nuova canotta, col numero 11 che è quello che ha amato di più, e ha avuto sulle spalle negli anni ferraresi e nella precedente stagione alla Virtus. Sorride, assicura che da domani rispolvererà il suo italiano, che è perfetto (e già ne dà un buon assaggio a margine della conferenza).

“È stata una decisione facile, torno a giocare per persone come Valli e Crovetti, che conosco e stimo. È davvero un’occasione speciale tornare alla Virtus, sei anni fa i problemi di cui vi dicevo non mi hanno permesso di esprimermi come avrei voluto, ora voglio dare la mia esperienza a una squadra giovane, agguerrita. Il campionato italiano? So che c’è una squadra molto forte, altre tre o quattro di ottimo livello, non so se la qualità sia quella di qualche anno fa, ma resta comunque alta. Ma io mi voglio concentrare sulla Virtus, sulle questioni che dobbiamo risolvere insieme”.

Rivela di aver già sentito i vecchi compagni, rincuorando uno sfortunato Allan Ray, e naturalmente le cose che gli ha chiesto Giorgio Valli quando gli ha proposto di firmare per Obiettivo Lavoro.

“Leadership, soprattutto. E di mostrare le caratteristiche che ho e lui conosce molto bene, compreso il carattere che credo non mi manchi. Ho giocato quasi due stagioni in Belgio, un campionato di buon livello, ma l’Italia per me è un’altra cosa. Davvero, volevo tornare, e tutti vorrebbero giocare con addosso la canotta della Virtus. Sono felice e non vedo l’ora di rimettermela addosso”.


COLLINS, FINALMENTE UN CAPO-GIOCATORE

di Walter Fuochi - www.repubblica.it - 07/03/2016

 

Dyson a Torino, Daye a Pesaro, Boatright a Capo d’Orlando erano stati, per le loro squadre in bilico sull’A2, innesti di qualità apportati in corso d'opera: di più, uno sperato miglior giocatore del gruppo, che potesse tirarlo fuori dalle secche. Fells e Hasbrouck a Bologna erano stati invece aggiunte, o rimedi, o rattoppi, a un organico corto: in parte pure giustificabili, nel loro status di gregari, visto che ancora, alla Virtus, aspettavano che guarisse Ray, il leader designato, e dunque i due rinforzi colmavano semmai il buco lasciato aperto dal mediocre, e ammaccato, Penny Williams.

Andre Collins promette ora, dopo il confortante esordio di Sassari, di essere un profilo professionale diverso: un capo-giocatore, come diceva Tanjevic, per definire un leader, un braccio e una mente, e soprattutto uno spirito forte per compagni spesso smarriti, o disillusi dal cattivo esito di troppi loro finali di partita. Perché perdi, sempre, quando pensi che riperderai: e così stavano andando le trasferte bianconere, con assuefazioni letali a un destino che pareva immodificabile. Nessuno sa ancora se Collins darà una mano decisiva a salvare la Virtus, se fatta questa ne farà altre, per raggiungere l'obiettivo, ma nessuno sa nemmeno se Dyson salverà Torino, o Daye Pesaro, o Boatright Capo d’Orlando. Di sicuro c’è anzi che a uno di loro andrà male, eppure è certo che siano stati presi per fare quel lavoro lì. E adesso uno così l’hanno finalmente preso anche alla Virtus.

 

ANDRE COLLINS: "A REGGIO ANDIAMO PER VINCERE, CON LA STESSA DETERMINAZIONE DI DOMENICA"

tratto da bolognabasket.it - 26/04/2016

 

Andre Collins è stato intervistato dal Resto del Carlino.

Ecco le sue parole: Sono allergico, e questo per me è il periodo peggiore dell’anno. Bologna, poi, è piena di polline, questo è l’unico difetto della città.

L’allergia non le ha impedito di essere tra i migliori domenica. Sarebbe ingiusto fare delle classifiche di merito. Contro Torino è stata una vittoria di squadra. Tutti hanno capito come andava affrontata una gara che per noi era una vera finale.

Cosa è successo nella settimana prima della partita? Ho parlato diverse volte alla squadra, facendo presente che le partite decisive si vincono con la difesa, perché se agli avversari rendi difficile la strada per segnare un canestro, poi le cose sono un po’ più facili in attacco. A volte non si difende come si dovrebbe avendo paura di spendere un fallo e, invece, non bisogna avere questo timore, ma bisogna far capire a chi ti sta di fronte che tu sei lì e lui deve sorpassarti per prendersi un tiro.

Si aspettava una prova del genere? Non sono rimasto sorpreso. La qualità dei nostri allenamenti si alzava durante il lavoro in palestra. In campo abbiamo messo quella aggressività che sperimentiamo tra di noi durante la settimana. Pensavo che Torino avesse un atteggiamento diverso. Non sono riusciti a dare risposte al nostro gioco: non hanno reagito.

Il ritiro vi ha aiutato? La decisione è arrivata da una persona che ha capito il momento. Non sarebbe corretto dire che la squadra era disunita prima del ritiro, ma questo è un gruppo che è cambiato con il mio inserimento e quello di Kenny Hasbrouck e avere dei momenti comuni anche nel tempo libero ci ha fatto bene, la sintonia e la convinzione che si è vista sul campo, è anche frutto del fatto che è aumentata la nostra conoscenza personale.

Il pubblico ha fatto il resto? I tifosi sono stati meravigliosi. Li avevo lasciati così e li ho ritrovati come erano sei anni fa, nonostante i risultati siano molto diversi e oggi si lotti per la salvezza. Il loro calore è uno dei motivi per cui in casa siamo una squadra tosta, mentre in trasferta siamo più deboli.

Perché succede? Tra di noi ci sono alcuni giovani che ancora non sono abituati ad affrontare la partita quando le difficoltà nascono dall’esperienza dell’avversario. Il campionato italiano è uno dei più equilibrati proprio perché ci sono tanti giocatori navigati.

Il 4 maggio giocherete a Reggio Emilia. Per salvarsi senza contare su alcuni risultati favorevoli dovete vincere. È la nostra seconda finale. Sappiamo che sarà difficile, perché loro sono esperti e lunghi, ma noi abbiamo dimostrato di essere vivi e di non essere rassegnati. Andiamo per vincere, con la stessa convinzione di domenica.