MATJAZ SMODIS

(Matjaž Smodiš)

La grinta di Smodis

nato a: Trbovljie (SLO)

il: 13/12/1979

altezza: 205

ruolo: ala

numero di maglia: 18

Stagioni alla Virtus: 2000/01 - 2001/02 - 2002/03

statistiche individuali del sito di Legabasket

biografia su wikipedia

palmares individuale in Virtus: 1 scudetto, 2 Coppe Italia, 1 Euroleague

 

JESTRATIJEVIC E SMODIS SONO DELLA KINDER

di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlimo - 30/06/2000

 

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Nikola Jestratijevic, centro di 24 anni e 210 centimetri proveniente dalla Stella Rossa è messo sotto contratto. Tre anni (possibilità di uscire dopo due stagioni) per una cifra complessiva di 950 mila dollari. Ma in bianconero ci sarà pure Matjaz Smodiz, 21 anni, 205 centimetri, sloveno. Resterà in bianconero se riuscirà ad acquisire lo status di comunitario.

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CONSOLINI PRESENTA I NUOVI ACQUISTI

di Daniele Baiesi - www.telebasket.com - 31/07/2000

 

Attraverso le parole del vice cerchiamo di capire chi sia questo Smodis: prima di tutto ci sembra strano che il suo acquisto, insieme con quello di Jestratijevic, sia quasi passato sotto silenzio. Smodis, il giocatore che la stessa stampa specializzata aveva indicato come una delle rivelazioni degli europei di Francia. 19 e 8 rimbalzi nella prima uscita, 27 con 5/8 da tre nella seconda gara del primo girone. Poi la Slovenia tornò a casa: “Strano, vero? Per me Smodis è un ottimo giocatore, spero davvero di vederlo in campo presto. Deve, tuttavia, migliorare molto fisicamente; lui sembra quasi pacioccone, ma i 120 chili che si porta appresso sono troppi e deve asciugarsi, in modo da potere migliorare tecnicamente e nella reattività. Mi sembra molto bravo a capire il gioco, sa passare bene la palla, e come dimostrano le sue cifre se la cava piuttosto bene anche con il tiro. Ma, più che altro, mi preme sottolineare il fatto che si tratta un giocatore che sa cosa deve fare quando è in campo, sa quando deve tirare, sa quando è il momento di passare”.
Cosa cambia rispetto all’anno scorso, quando nel suo ruolo c’era un certo Ekonomou? Forse che Smodis si adatta anche al ruolo di ala piccola?
“No, Smodis è un quattro, un’ala forte. Ma allo stesso tempo è un giocatore più aperto di Ekonomou, sa fare più cose. Ovviamente è meno esperto e meno chiacchierato di Nikos, ma credo che sia uno dei giocatori ideali da affiancare ad un centro come Griffith. Ripeto, non so ancora se riusciremo a schierarlo da comunitario, ma comunque deve migliorare sotto alcuni aspetti. Le sue qualità sono buone, come per esempio la rapidità con i piedi. Non è istradato, queste sono qualità che o le hai o non le hai. Ma comunque deve ottimizzare il suo stato fisico, asciugandosi può migliorare sotto molteplici punti di vista”.
Colgo la palla al balzo tornando al discorso del numero quattro: indipendentemente da Smodis, anche Frosini può giocare da ala forte, e lo fece anche l’anno scorso con Michael Andersen accanto. Prevedete una preparazione fisica particolare per lui, ovvero simile a quella fatta da Savic nell’estate del ’97, meno mirata ai pesi e più sulla reattività? “Frosini può fare il quattro, può tirare ed essere pericoloso in attacco. Il discorso della preparazione fisica è valido per tutti; Frosini in particolare deve lavorare sui piedi, ma non solo per giocare ala forte, bensì anche per giocare da 5, ruolo in cui puoi avere delle difficoltà quando di fronte a te c’è un centro in grado di mettere la palla per terra”.

 

SMODIS, IL FALSO GRASSO

di Francesco Forni - La Repubblica - 20/08/2000

 

Matjaz Smodis è rimasto in ballo mezza estate con la faccenda dei Bosman B. Adesso che la sua posizione è ormai sicura, la Kinder ha finalmente un «quattro» di qualità per cercare di mettere in difficoltà le ali grandi delle concorrenti: come Fucka e Galanda, tanto per non andar troppo lontano. Smodis non è una pertica, pare più vicino ai 2 metri che ai 2,05 dichiarati, ma la stazza, 120 chili, non gli manca e soprattutto quel che ha fatto vedere in campo dà fiducia di un suo immediato impatto, indispensabile alla Virtus per essere da corsa. Potenza fisica, velocità ed atletismo, in rapporto alla massa, tiro da fuori, secondo le premesse Matjaz dovrebbe essere un crack. Anche le cifre raccolte, a 22 anni scarsi, nei tre campionati giocati in patria da professionista sono buone: sempre intorno ai 20 punti e agli 8 rimbalzi a partita, con un bel 40% nelle bombe. Poi, l’ultimo anno, il suo sconosciuto KK Novo Mesto ha vinto il titolo sloveno abbattendo quell’Olimpia Lubiana che passava, in Europa, per uno squadrone dotato d’un congegno tattico eccellente: e questo dice anche più dei numeri, di un ragazzo che sa essere protagonista.

Smodis sa però che il difficile comincia ora.

Credo di dover alzare il mio livello di gioco. Campionato sloveno e Saporta sono una cosa, quello italiano e l’Uleb un’altra, ben differente e più complicata. Sono qua per migliorarmi e provare a vincere qualcosa di pesante. Per farlo dovrò sistemare un paio di cose: calare qualche chilo, come m’ha fatto notare lo staff tecnico, per aumentare il mio dinamismo, e potenziarmi nella parte superiore del corpo. Dovrò affrontare gente più alta e grossa, quindi meglio avere le armi per tener duro. La possibilità di crescere non mi mancherà: so che qui si lavora molto anche individualmente.

Questa pare farina del sacco di Nesterovic.

Rascio mi ha detto tutto della squadra e della città. Da noi è quasi un mito, perché fuori dalla Slovenia ha sempre fatto benissimo e poi ha sfondato nell’Nba, che è il sogno di tutti, me compreso. Ho scelto Bologna anche per il cammino che ha fatto fare a Nesterovic.

Come ogni talento che si rispetti, Matjaz ha nelle sue corde una certa flessibilità in campo. Non giocherà solo da ala grande, quindi: e questo apre altre prospettive agli schieramenti di Messina.

Giocare nel ruolo 4 è quello che mi hanno quasi sempre chiesto e mi piace parecchio. Ma credo di avere la capacità di poter diventare anche un’ala piccola e magari, in un futuro, fare qualche minuto anche da guardia «pesante». Se poi non smaltirò la ciccia in più, ho anche i chili per fare il pivot — scherza, ma non troppo —: e infatti in Slovenia mi è già capitato.

Tranne il play, ovunque: ma Smodis tranquillizza subito tutti intorno alle sue ambizioni, dimostrando di aver capito che aria tira.

Sono e rimarrò uno del reparto dei lunghi. La Kinder ha un gruppo di esterni già completissimo, per qualità e quantità, che non ha bisogno di ulteriori addizioni. Messina potrebbe chiedermi di giocare da ala piccola solo in caso di un’ecatombe di infortuni. Non mi tirerei certo indietro.

Smodis, una miscela di potenza e tecnica difficile da arginare

 

PAROLA A MATJAZ SMODIS

di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino - 09/01/2001

 

Se Ginobili è stato il Fenomeno con 9 punti in un amen, quando il pallone scottava parecchio; Smodis è stato l'elemento che, spallata dopo spallata, ha demolito tutte le certezze dei Colori Uniti, riportando in parità la Kinder, dalla lunetta, sul 63-63. Ma anche prima, sul finire del terzo quarto e all'inizio dell'ultima frazione, Matjaz è stato decisivo. Così decisivo da far apparire i 23 minuti contro la Benetton — 4 falli subiti; 3/5 da due; 1/3 da tre; 4/7 dalla lunetta; 6 rimbalzi; 1 recuperata e 14 di valutazione — la sua miglior partita in maglia bianconera. Matjaz, che si esprime in un buon italiano, la vede così.

Smodis, la sua partita più bella?

Probabilmente sì. In ogni caso è stato bello perché alla fine abbiamo vinto. Sono contento, perché la Benetton, che pure stava giocando male, contro di noi ha disputato una partita quasi perfetta. Creandoci non pochi problemi.

Ma sul 20 a 39 che cosa vi siete detti?

Non ci siamo detti nulla. Però tutti, probabilmente, abbiamo pensato la stessa cosa.

E cioè?

Stavamo disputando una delle peggiori partite dell'anno. A quel punto, per ribaltare la situazione, serviva una reazione. Serviva una buona difesa.

E poi?

Ci siamo adeguati. Ci siamo ritrovati e pian piano abbiamo recupero lo svantaggio. Fino al successo finale.

La Rai, che ha trasmesso l'incontro, ha messo a confronto le sue statistiche e quelle del primo Nesterovic. Lei e Rascio, due ruoli diversi, ma stesso passaporto. Rascio ora è nella Nba e lei?

Il mio sogno è quello. Comune a tanti altri credo. Ma il presente si chiama Virtus. E poi devo dirmi abbastanza fortunato.

Perché?

Credo che la permanenza a Bologna di Nesterovic mi abbia spianato la strada, agevolandomi parecchio.

Lei, intanto, stupisce per la sua atipicità: è un quattro che in attacco si muove da tre ma che, in difesa, non ha paura di fare a spallate con i centri veri.

In attacco è un'esigenza. Sconochini per il momento è fuori causa, Bonora è infortunato e allora per un paio di minuti posso anche giostrare come tre.

Più di un paio di minuti: e con risultati egregi.

Forse è così, grazie, ma credo che il mio ruolo sia quello di numero quattro.

Rascio, il suo predecessore, esordì in Italia vincendo Eurolega e scudetto...

Mi piacerebbe molto imitarlo.

Partiamo dall'Eurolega: quali le avversarie più dure?

Olympiakos, Paf e Barcellona sicuramente. E per quello che sta facendo ora anche il Peristeri.

E in campionato sarà una questione tra voi e la Paf?

Non lo so. Credo che la stagione sia ancora molto lunga e che le squadre che possano puntare in alto siano diverse. Anche se la Kinder e la Paf, almeno per il momento, hanno dimostrato di avere un'altra marcia rispetto alle avversarie.

 

"GRANDE DIFESA, GRANDE VIRTUS"

Smodis, miglior torero di Madrid, non si esalta: "La mia partita più bella in bianconero? Forse"

di Stefano Biondi - Il Resto del Carlino - 22/03/2002

 

Il ritorno della Virtus dentro sé stessa ha la faccia giovane di Matias Smodis: il tuttofare Jaric era disposto a dettare i tempi e i modi per stendere il Real. Ma a chi? Il play non trovava nessuno disposto a condividere fino in fondo il suo progetto basato sulla continuità e sulla forza. Messina gli ha cercato a lungo il partner ideale: prima Griffith, poi Andersen e Frosini. Da tutti ha avuto qualcosa, ma non granché. Fino al terzo quarto, quando è entrato Smodis che di una domanda non ne può più. Questa: ma tu sei un tre, un quattro o un cinque? Per il profano: sei un'ala, un secondo lungo o quello che sta in mezzo all'area a smazzolare? La risposta: "Sono tutto", che sottintende sono un giocatore di basket. Chiarito questo: "Preferisco giocare da quattro". Anche perché il pivot c'è e si chiama Rashard.

Smodis, sloveno, ventidue anni, un figlio di tre che crescerà sapendo bene che cosa sono i videogiochi, la passione di papà. Un giorno saprà anche che papà ha messo la sua firma sotto una delle vittorie più prestigiose (la seconda della sua storia) in casa del Real Madrid. Come e perché, Matias? "Perché la squadra ha ricominciato a dare il suo meglio in difesa, ecco perché". Ragiona con il noi, prima che con l'io: "Non so se è stata la mia miglior partita nella Virtus, ma siamo lì". Uno dopo l'altro, ha spazzato Tabak, Tarlac e Struelens, vabbè che erano acciaccati, ma non ha mica fatto poco. Lui racconta con l'aria di chi lo sa ma non ci crede: "Rispetto all'anno scorso sono entrato meglio nei meccanismi di squadra. Tiro anche un po' meglio da fuori, giocando da quattro ovviamente. E così è venuta fuori questa buona partita. Ci speravo, ma non capita tutte le volte che ci speri".

Quando capita? "Quando la squadra pensa a vincere".

Ha vinto la Kinder e non ha pensato ad altro che alla Final Four di Bologna: né alle suonate prese da Pesaro e da Fabriano, né al caso casino Ettore Messina. "Ma non è stato difficile rimuovere tutto. Vai a giocare in casa del Real e non hai nessun bisogno di aggiungere pressioni a quelle che già ci sono naturalmente". Il giovane Smodis ha altra saggezza da dispensare: "Basta non avere un nuovo calo con l'Efes, altrimenti questa vittoria non sarà servita a nulla". La Virtus ha il numero della cassaforte che contiene il primo posto del suo girone e sta cercando anche quello per aprire il campionato: "Due partite decisive, le prossime". Chissà se lo sloveno lo sente il derby: "Non tanto, ma se me lo dimentico basta guardare le facce degli altri. Il derby è dappertutto nei giorni che lo precedono. Poi ci sarà la Benetton Treviso. Se le vinciamo tutte e due, riparliamo anche di primo posto nella stagione regolare".

IL VATE CONTRO SMODIS, STORIA DI UNA ROTTURA

di Marco Martelli - La Repubblica - 04/02/2003

 

Probabilmente Matjaz Smodis e Valerio Bianchini non si conoscevano, prima di ritrovarsi, quest’anno, sulla stessa barca. Hanno invece cominciato a conoscersi, e molto, durante questi giorni di tempesta, con la Virtus in rottura prolungata e qualche nervo che sta cominciando a ribollire. A Napoli il Vate è stato chiaro («Vive di ricordi», dixit), anche se paiono da escludere eventuali provvedimenti disciplinari (leggi esclusione dalla rosa). Di certo, c’è un giocatore in scadenza di contratto, che da ora fa già gola a molti. Ma torniamo indietro e analizziamo le varie tappe del rapporto.

Il primo sbotto di Smodis è nel dopo Cantù, ancora sotto Tanjevic: «Manca il contributo di tutti. Si dice che i nuovi fanno fatica: tutti abbiamo dovuto lavorare e va bene dare del tempo ma ormai sono passati dei mesi». A Pesaro, poi, la Virtus si presenta con Bianchini: vince la Scavolini, ma la V è anche avanti (di 8 a 6’), con un terribile Smodis (26). Finisce l’anno, se ne apre un altro. Il giorno di Capodanno la Virtus è in palestra, per preparare la gara interna con Biella. Smodis rincara la dose, tirando in ballo anche il pubblico: «Non c’è entusiasmo intorno alla squadra, e i nuovi questo lo soffrono. Dispiace anche a me che Messina e Brunamonti se ne siano andati, ma la vita va avanti. Quelli che vengono devono darci una mano: chi viene per fischiare, può stare a casa». E la sera dopo, nel galoppo con Biella, Smodis è uno di quelli più carichi, almeno a dimostrare l’unità di un gruppo che unito, in verità, non è. La Virtus vince, e in settimana Bianchini spende parole di elogio per lui: «Ha le caratteristiche del leader, può diventare una bandiera». Poi la situazione naufraga, con sconfitte a grappoli. E anche il rendimento di Smodis cala notevolmente, complice una caviglia balorda e un minutaggio ridotto. Dopo il - 20 con l’Ulker, Matjaz getta la spugna: «Cosa volete che vi dica, non va nulla. Basta. Ai tifosi cosa dico? Niente. Hanno solo ragione, ognuno qui si deve prendere le proprie responsabilità. Preferirei essere l’ultimo coglione della panchina in una squadra che vince, a questo punto». Replica Bianchini, il giorno dopo: «Quando si vince, si dice 'abbiamo vinto’; quando si perde, 'ho sbagliato’. Il resto è superfluo». E infine, dopo Napoli e soli 10’, l’analisi del Vate: «A me sembra che lui viva troppo nel passato e non si renda conto di cosa è il nostro presente». E se con Frosini i problemi c’erano già alla Fortitudo, l’ultimo caso, con Smodis, è tutto e solo figlio delle tensioni di oggi.

SMODIS: "È VERO, HO GIOCATO MALE"

di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino - 07/03/2003

 

Una giornata di riposo, per rifiatare e riflettere. Una giornata di riposo per preparare la seconda gara consecutiva con la Benetton. Quella che per la Virtus – già fuori dal discorso Eurolega (non male considerando che nel 2001 era arrivato il titolo e l'anno successivo quantomeno una finale) – conta di più. Per non fallire, non è mai successo da quando sono stati introdotti i playoff in Italia, anche l'accesso alla seconda fase della stagione.

Un giorno di riposo per meditare sulle parole di Valerio Bianchini.

Che senza nominarli ha comunque bacchettato tanto Murdock (situazione più grave per Eric, che non riesce a dare «segni di vita») quanto Smodis. Uno Smodis che, a giudizio di Valerio, è ancora troppo legato al suo recente passato in bianconero. Un legame che potrebbe impedirgli di prendere coscienza della nuova realtà. Di un gruppo che non può più lottare per il titolo. Ma almeno – è quello che si augurano i tifosi della Virtus – per arrivare ai playoff.

Matjaz Smodis, giocatore intelligente e abituato a non cercare giustificazioni o alibi, chiama in causa solo se stesso. «Non ho giocato bene – dice – inutile girarci attorno. Aveva ragione il coach, non posso, per questo, essere arrabbiato con lui o con chiunque altro».

Un malessere, quello di Matjaz, che nasce dall'incapacità di rendere come vorrebbe. «Non riesco a giocare – insiste – non riesco a fare quello che vorrei. Ci tenevo, con la Benetton, per il valore dell'avversario e perché affrontavo il mio ex allenatore. Ma dopo un buon inizio mi sono spento».

Smodis è sicuro di conoscere il motivo. O meglio, i motivi di questa prestazione. «Penso troppo. Dovrei cercare di giocare di più, senza tanti pensieri. Non è un problema di società o di contratto. Anche se ogni tanto ci penso. Sono in scadenza e a Bologna sto bene. Stiamo già parlando, non sono preoccupato. Il problema è mio».

O forse è comune ai compagni, perché la medicina migliore, in questi casi, si chiama vittoria. «Io e Frosini a tirare il gruppo? Forse Fro ha le mie stesse difficoltà. Ma continuo a pensare in modo positivo. In fondo a Roseto abbiamo perso di poco e in casa li abbiamo battuti nettamente. Eppure loro sono in una buona posizione di classifica. Voglio i playoff perché credo che in quell'istante possa succedere di tutto. Perché le potenzialità ci sono».
A patto – parere personale – che Murdock fornisca qualche segnale. Il «pianista», fossimo alla Scala, sarebbe fischiato sistematicamente dai loggionisti (con buona pace dell'Uleb e dei commissari di campo gallesi…).

 

SMODIS: "VORREI RESTARE, PERO'..."

di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino - 14/05/2003

 

Come si sente, Smodis?

Sono messo male.

Fisicamente?

Sì, ho questo problema alla schiena che non succede molto spesso. Può essere causato da uno sforzo o dal fatto di non essere ben preparati. Sto lavorando parecchio sugli addominali e sui dorsali.

Capitolo contratto.

Sono in scadenza.

E a suo tempo aveva fatto capire che non le sarebbe dispiaciuto rimanere.

La mia idea non è cambiata, ma dipende da alcune cose. Forse i tifosi non possono essere d'accordo, ma io sono anche un professionista.

La sua permanenza in bianconero da cosa dipende?

Dal progetto e dal fatto se sarò pagato per quest'anno o meno. Mi rendo conto che si tratta di una situazione difficile anche per il presidente.

Vuol dire che non sarebbe stato pagato?

Non sono stati corrisposti gli ultimi tre mesi. Sembra che tutto vada a posto e che la società si stia mettendo d'accordo con i giocatori. Ma resta una situazione difficile.

Possibilità che resti?

Ci sono. Lo ripeto, a me piacerebbe rimanere…

Ma…?

Servono giocatori che vengano qui con maggiore fiducia. E un general manager che faccia il dirigente. Non possiamo pensare a un giemme che faccia anche l'allenatore. Sono due ruoli distinti: uno deve lavorare dietro a una scrivania, l'altro deve occuparsi di questioni tecniche. Ma se mettiamo le cose a posto non vedo problemi.

Intanto si parla di contatti con altre società. Citiamo, in ordine sparso, Treviso, Fortitudo, Roma.

Ne aggiungo anch'io: Barcellona, Real Madrid e Valencia. Ma non c'è nulla di concreto. Sono normali contatti, richieste che vengono quando un giocatore è in scadenza. Non è ancora il momento di parlare di altri contratti.

Ma lei si è dato un tempo per decidere?

Non ho fissato scadenze, ma il tempo si sta esaurendo. Non è piacevole non sapere quale sarà il tuo domani.

Ma tra Spagna e Italia lei cosa preferisce?

L'Italia, non c'è dubbio. Perché sarei anche più vicino a casa. Ma andrò dovunque mi pagheranno, anche in Fortitudo. E se mi toccherà tornare in Slovenia tornerò da dove sono partito.

Lei, però, ha parlato con il presidente, vero?

L'ho fatto, dopo la partita con la Scavolini, quasi un mese fa. Il presidente mi ha detto che gli farebbe piacere se rimanessi. Per questo il mio procuratore sta continuando a parlare con lui.