CARLO LOVARI

nato a: Lucca

il: ?/?/1933 - 24/07/1959

altezza:

ruolo:

numero di maglia: 16

Stagioni alla Virtus: 1956/57  (in prestito dallo Sporting Vela Viareggio) - 1957/58

(in corsivo la stagione in cui ha disputato solo amichevoli)

 

Lovari (a sinistra) con Tracuzzi e De Carli alla vigilia della partenza per il Trofeo Paul Lentin nell'aprile 1957. I due giocatori giocarono quel torneo pasquale di fine stagione in prestito alla Virtus. Lovari nella stagione successiva passò in bianconero, De Carli fu solo in procinto di farlo (foto tratta da Stadio)

IL TIFOSO MAURO TUGNOLI RICORDA CARLO LOVARI

09/09/2018

 

Avrebbe dovuto diventare il nuovo Mario Alesini, ma un osteosarcoma lo portò via. Il mio ultimo ricordo è al Palasport con lui amputato, in barella, ma vicino alla panchina della Virtus.

Lovari nell'amichevole Virtus - Villeurbanne del 29 settembre 1957 (foto tratta da Stadio)

LA SCOMPARSA DI LOVARI

tratto da "Il Mito della V Nera" 1871-1971 di A. Baraldi e R. Lemmi Gigli

 

Colpito da un inesorabile destino pochi mesi dopo il suo approdo a Bologna. I compagni se lo ritrovano in panchina, con una gamba amputata, ma ancora attaccatissimo alla pallacanestro che è la sua vita. Poi non lo vedono più. Il 24 luglio 1959 a Lucca, Lovari li avrà lasciati per sempre. A Porretta Terme nel Santuario della Madonnina del Ponte, in una cappella adibita a Sacrario del Cestista Emiliano, anche il suo nome viene ricordato assieme agli altri virtussini scomparsi.

TORNA IL TORNEO DI BASKET NEL NOME DI CARLO LOVARI

Quattro squadre di Serie A al Palatagliate per ricordare il campione lucchese. Dalle Mura al massimo campionato e poi quel male terribile che lo portò via.

tratto da Il Tirreno - 18/09/2015

 

Un ragazzone grosso di quasi due metri con una passione smisurata per la pallacanestro. Quello era Carlo Lovari. Lucchese nato nel 1934 la cui storia parla di una palla a spicchi come non esiste più, fatta di tiri liberi che vengono tirati con due mani dal basso, in mezzo alle ginocchia, e di tanti opuscoli in inglese sulla tecnica e sulla tattica che venivano presi al Camp Derby e poi tradotti per provare a carpire qualche segreto in più su questo sport proveniente dagli Usa. Un basket da pionieri che si giocava all’aperto, soprattutto nel campo del Caffè delle Mura, dove d’estate Lovari e il suo compagno di squadra Armando Cortinovis, playmaker, andavano ad allenarsi sui fondamentali per tutto il pomeriggio e dove d’inverno giocava la Virtus Lucca Sportiva catturando l’attenzione e la curiosità dei tantissimi lucchesi a passeggio sulle mura. È proprio Cortinovis a raccontare l’evoluzione di quei tempi. «Nel 1951-52 vincemmo la Promozione e andammo in serie C, nel frattempo Lovari era diventato veramente un giocatore eccezionale che durante l’estate veniva seguito da Bruno Paoli negli allenamenti». Poi la sua carriera ebbe una svolta con la serie A alla Vela Viareggio e poi ancora l’arrivo alla Virtus Bologna ai vertici della pallacanestro nazionale.

A conoscerlo era anche l’ingegner Lisandro Gambogi, che fu proprio allenato da Lovari: «Quando arrivò a Bologna era una stella, con un fisico eccezionale e la particolarità di essere ambidestro. In allenamento si fece male a un ginocchio e da quell’infortunio gli fu diagnosticato un tumore che portò all’amputazione della gamba».

Così con l’arto artificiale Lovari tornò a Lucca e si ributtò con passione nella pallacanestro. «Iniziò ad allenare i ragazzi, tra cui c’eravamo io e Guglielmo Granucci che poi è diventato giocatore di serie A a Udine, Siena e Montecatini. Per facilitargli gli spostamenti la Virtus Lucca aveva regalato a Carlo una 600 bianca col cambio automatico e lui metteva passione e rigore nell’insegnare i fondamentali». La malattia però se lo portò via di lì a poco così si decise di dedicargli un torneo. «Furono mio padre Aldo Gambogi, Piero Puliti e Mauro Lovari, il fratello di Carlo – prosegue Lisandro – la prima edizione del 1960 nacque nella cucina di casa mia a Borgo Giannotti con lunghe serate per decidere gli inviti e organizzare l’evento. L’idea, allora come ora, era di portare la pallacanestro di alto livello in città ma anche di promuovere Lucca dal punto di vista turistico portando tantissime persone da fuori. Così si pensò di allestire i campi in zone particolarmente suggestive come piazza dei Servi, il chiostro del duomo di San Martino, il Caffè delle Mura. Registrammo sempre un grande afflusso di pubblico e tanto successo».

Tra le squadre con maggiori partecipazioni la Virtus Bologna, la Libertas Livorno, i Rangers Usa, provenienti dal Camp Derby, e poi il Gira Bologna, che all’epoca era in serie A e addirittura nel 1962 scese in campo col nome di Gira Lovari Bologna con quattro giocatori lucchesi tra le sue fila: Armando Cortinovis, Guglielmo Granucci, Franco Barsanti e Carlo Scarafoni. Quella era l’ossatura della squadra che poi nel 1962 nel campo all’aperto di via dei Bacchettoni, dove ora c’è la scuola media.

Carducci, sconfisse in finale Grosseto raggiungendo la serie B. La crescita del torneo a Lucca è sempre andata di pari passo con la crescita del movimento e questo fine settimana, dopo 23 anni di stop, quattro squadre di serie A torneranno a sfidarsi al Palatagliate nel nome di Carlo Lovari.

 

 

LA VIRTUS A LUCCA PER RICORDARE CARLO LOVARI CHE INDOSSÒ I SUOI COLORI

tratto da www.Virtus.it - 20/09/2015

 

Obiettivo Lavoro Bologna, che questa sera si giocherà la finale con OpenjobMetis Varese, è una delle quattro squadre che hanno ridato vita al Trofeo Lovari, che dagli anni Sessanta e fino a poco più di vent’anni fa era stato un punto di riferimento per gli appassionati di basket toscani. E c’è un motivo, se la Virtus ha voluto essere presente a questa rinascita. Carlo Lovari, lo sfortunato atleta a cui la manifestazione è dedicata, proprio alla Virtus era approdato per prendere il volo nel mondo della pallacanestro italiana.

Classe 1934, lucchese, un ragazzone alto quasi due metri è innamorato della palla a spicchi, Lovari era cresciuto in un mondo lontano da quello attuale, in cui il basket si apprendeva sul campo e su rarissime dispense provenienti dagli States. Era un tempo da pionieri, di campi all’aperto, come era a Lucca quello del Caffè delle Mura. Lì Carlo, insieme all’amico Armando Cortinovis, playmaker, si fece strada nella Virtus Lucca Sportiva, salendo dalla Promozione alla C e crescendo fisicamente e tatticamente. Tanto da potersi permettere il grande salto, in Serie A, prima alla Vela Viareggio e poi alla Virtus Bologna. Fisico eccezionale, ambidestro, talento in grande sviluppo, Lovari giocò in prima squadra nella stagione 1957-1958, con Alesini, Canna, Calebotta, Pellanera, Carlito Negroni e l’americano Johnson, guidata da Vittorio Tracuzzi.

Ma il destino era in agguato: un infortunio al ginocchio in allenamento, una prognosi che non lasciava scampo. Gli fu diagnosticato un tumore e gli venne amputata una gamba. Carlo fu costretto ad abbandonare i sogni da giocatore, ma non perse la sua passione per il basket. Allenò nella sua Lucca, partendo dai ragazzi, allevando piccoli talenti come Guglielmo Granucci, che approdò poi alla Serie A. Ma la malattia se lo portò via in fretta.
Fu allora che Aldo Gambogi, Piero Puliti e Mauro Lovari, il fratello di Carlo, decisero di portare, in sua memoria, il grande basket a Lucca, e organizzarono la prima edizione del torneo che porta il suo nome, nel 1960. Allestendo i campi nelle zone più suggestive della città, da piazza dei Servi al chiostro del duomo di San Martino, o al Caffè delle Mura.

La Virtus Bologna è stata tra le più assidue frequentatrici del torneo, così come la Libertas Livorno e, da Bologna, anche il Gira, che nel 1962 scese addirittura in campo col nome di Gira Lovari Bologna, e con quattro giocatori lucchesi tra le sue fila: Armando Cortinovis, Guglielmo Granucci, Franco Barsanti e Carlo Scarafoni.
Dopo ventitré anni di pausa, il Lovari ha riacceso i riflettori. Nel ricordo di un bel talento della pallacanestro, di un ragazzo sfortunato portato via alla vita troppo presto.

(Nella foto, la Virtus 1957/1958. Carlo Lovari è il terzo in piedi da sinistra)