ALESSANDRO MANCARUSO

(foto tratta dai microfilm de Il Resto del Carlino)

 

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il: ?? - 15/03/2024

Stagioni alla Virtus: 1979/80 - 1991/92 - 1992/93

 

MANCARUSO VUOLE FAR FALLIRE LA VIRTUS

Un'istanza in tribunale per 35 milioni che il presidente Cazzola non ha dato al suo ex GM. La causa, iniziata nel '93, a una svolta clamorosa: pignorati i mobili della sede del club bolognese dopo gli acquisti miliardari

di Lorenzo Sani - Il Resto del Carlino - 24/07/1997

 

Un sassolino da 35 milioni sui binari scintillanti e miliardari della Virtus. Alessandro Mancaruso, il primo general manager dell'era Cazzola, ha presentato alla fine della scorsa settimana istanza di fallimento contro la sua vecchia società.

Un fulmine a ciel sereno che rimbalza tra i quattro cantoni della Basket City bolognese proprio nel bel mezzo della resurrezione miliardaria della Kinder che nella ricostruzione della squadra ha investito paccate di soldi. Venti miliardi per dare una casa nuova al club della stella, una trentina per invertire sul campo lo scarso appeal suscitato sui tifosi nelle ultime due stagioni, campioni del calibro di Sasha Danilovic: riportati a peso d'oro nel Bel Paese a guidare la schiera dei nuovi bianconeri in una campagna di rafforzamento che non ha certo badato a spese; bene, contro tutto questa profusione di risorse  e mezzi della scorsa settimana, c'è appunto un'istanza di fallimento che ha già trovato un giudice e che quindi presto o tardi andrà a giudizio.

Un'azione preceduta dal pignoramento dei mobili della sede bianconera esercitato dallo stesso Mancaruso nelle settimane che hanno preceduto il passo immediatamente successivo, quello appunto della presentazione dell'istanza fallimentare. I pignoramenti, per la cronaca, sono stati ben sei, cinque negativi ed uno ritenuto incongruo, perché la stima del mobilio della sede di via Milazzo ammonta al massimo di 22 milioni su un credito complessivo che, tra spese legali ed interessi rivalutati, è pari oggi ad una cifra tra i sessanta e i settanta milioni. Un sassolino, pensando appunto alla valanga di soldi investiti nella rifondazione virtussina.

L'azione giudiziaria dell'ex general manager, ora leader del sindacato allenatori, nasce quattro anni fa, per la precisione al maggio 1993.

La fine del rapporto tra Mancaruso e la Virtus fu burrascosa: il dirigente, che ricevette tutti i suoi emolumenti, non gradì la maniera in cui fu liquidato e, in particolare, ritenne che quell'addio repentino gli causò un danno d'immagine, quindi chiese al giudice il risarcimento dei danni biologici e morali. Nel suo genere, dunque, fu una causa pilota.

La magistratura gli diede ragione nell'agosto '96, ma la quantificazione del danno, i 35 milioni poi quasi raddoppiati, fu successiva (gennaio-febbraio 1997).

Alfredo Cazzola, che ha impugnato la tendenza, non ha mai pagato e questo suo irrigidimento ha dunque consegnato alla vicenda un iter che per comodità definiamo di routine.

"In conseguenza di questo atteggiamento e per lo scarso risultato dei pignoramenti - dice Mancaruso - sono stato costretto a fare il passo successivo, cioè quello della presentazione dell'istanza di fallimento nei confronti della Virtus. È stato inevitabile. La sentenza è esecutiva. Cazzola è stato condannato a pagare da una sentenza che ha carattere esecutivo. Io esercito solo una facoltà di cui ho diritto, le leggi in Italia non le abbiamo inventate noi e valgono tanto per me, che mi ritengo fra l'altro insoddisfatto  e mi riservo la facoltà di pretendere la responsabilità in solido di Cazzola, che per lui che ha presentato opposizione al verdetto del magistrato e che può darsi, in futuro, possa anche avere ragione. Per ora, però, fino a quando non verranno cambiate le leggi, dovrà pagare".

"PORELLI, UN AMORE INFINITO PER LA VU NERA"

La lettera. L'ex general manager bianconero Mancaruso ricorda l'avvocato a un anno dalla scomparsa. Tuffo nel passato. "I trofei, i grandi campioni, Messina, un pubblico fantastico: insieme 20 anni indimenticabili"
di Alessandro Mancaruso - Il Resto del Carlino - 04/09/2010

 

Un anno fa, il 4 settembre, moriva Gianluigi Porelli, il papà della Virtus basket. Lunedì la famiglia della moglie Paola, scomparsa pochi mesi dopo, farà celebrare una messa nella chiesa di via Lame, alle 8 del mattino. Alessandro Mancaruso, ex general manager bianconero e per anni stretto collaboratore di Porelli, ci ha inviato questo ricordo dell'avvocato.

 

Il 4 settembre di un anno fa ero a pranzo sulla spiaggia di Cesenatico. Mia moglie Adriana mi è corsa incontro con il cellulare in mano: "È Paola, Porelli è morto, mi ha annunciato. Una scudisciata all'anima che mi ha fatto vacillare. Anche se da molti anni quella festosa amicizia che mi legava all'Avvocato si era disciolta per ragioni che non ho potuto compiutamente capire, in un attimo interminabile ho rivissuto il tratto esistenziale che dal 1969 al '90 ci ha visti quotidianamente partecipare le vicende della Virtus.

Si era da poco concluso il progetto, rivelatosi utopico, della public company, che avrebbe dovuto supportare finanziariamente la stagione 68/69. "Sandro mi dai una mano?". Sapevo ben poco di basket, esercitavo una professione che proponeva esperienze aziendali; accettai istintivamente, con entusiasmo e la presunzione di poter essere utile. Porelli aveva la capacità di farti sentire parte dei Suoi progetti. Grazie a lui, un abbonamento al Madison assurse a status symbol: il pubblico è sempre stato il primo insostituibile sponsor. Fu necessario superare ostacoli, ma non mancarono soddisfazioni: la Coppa Italia, la Coppa delle Coppe, primo successo internazionale della storia bianconera. E poi scudetti: il mio ultimo (di tre vinti) fu il primo di Ettore Messina. Mi piace ricordare che il Direttivo mi delegò per convincere Bob Hill a tornare a Bologna; diversamente si sarebbe andati su Messina. È cominciata così l'avventura professionale di Ettore che dopo oltre 25 anni è, penso, l'allenatore pià apprezzato in Europa. Ne sono orgogliosamente felice.

Tristemente, ricordo un tragico episodio che ha segnato l'esistenza di Porelli. Il 20 giugno 1973 con Percudani a fianco e Battilani con il giovane giocatore Lademan sul sedile posteriore, Gigi uscì di strada tornando da Imola. Dovevo andare anch'io e mi sarei seduto a fianco di Battilani e Lademan che morirono sul colpo... Porelli riportò seri danni fisici permanenti che richiesero pesanti terapie; ne uscì provato nel fisico e prostrato nell'animo.

Il suo rapporto con la Virtus era filiale, così intenso da indurlo ad esaltare gli avvenimenti che somatizzava a livello umorale. Una personalità complessa che lo ha reso capace di grandi atti d'altruismo. Visioni pessimistiche del futuro e stress presero il sopravvento inducendolo a defilarsi da ruoli fondamentali delegati ad altri.

Il defilarsi si rivelò per Porelli una terapia aggravante. L'amore viscerale per la "sua" Virtus amplificò il conflitto interno: faccio io o delego? Tutti i successi della Virtus dal 1970, prescindendo da chi li ha direttamente partecipati, gli appartengono perché generati dalla Sua creatura.

Caro Gigi, ricorre il primo anniversario della Tua scomparsa ed io ho sentito il bisogno di scrivere i miei ricordi. Sono certo che potrai leggerli così come sono certo che disapproveresti quanto meno la forma, per la Tua insofferenza all'esternazione dei sentimenti. Il mio è un atto d'amore e credo d'interpretare il pensiero di tutto il Popolo virtussino ringraziandoTi per quanto indelebilmente hai saputo darci.

Un bacio a Paola che pare abbia voluto raggiungerTi. Il sentimento d'amicizia è immutato.