SINUDYNE

 

Stagioni come sponsor: 1973/74 - 1974/75 - 1975/76 - 1976/77 - 1977/78 - 1978/79 - 1979/80 - 1980/81 - 1981/82 - 1982/83

 

VIRTUS È SINUDYNE

di Mar. Bar. - Giganti del Basket - Luglio 1973

 

Benvenuta Sinudyne! Au revoir e grazie Norda. La Virtus cambia sigla. Per la prima volta da che esiste (a parte un meteorico e ormai dimenticato connubio con la "Gazzoni"), il vecchio sodalizio bolognese si "sposa" con una ditta delle sue parti. Bruno Berti, fondatore della Sinudyne e suo attuale presidente, è il pronubo di tanto "affare". L'ispiratore? Nientemeno che Guidino Borghi, amicone di Berti e, en passant, a lui legato da stretti rapporti di lavoro.

Ma in un abbinamento cestistico bolognese - è ovvio - non poteva mancare il risvolto gastronomico. Berti frequentava e frequenta, come tutti gli amanti della buona tavola, il ristorante "All'Abbadia", uno dei covi  abituali della famiglia bianconera. Imparò che la squadra, dall'anno prossimo, sarebbe stata "libera". Si lasciò tentare da un "mo di ben so, perché non ti abbini te?" di Cesare Boldrini, il gestore. Centellinò più a lungo del solito un sorso di sangiovese. Chiese consiglio e fu fatta.

Adesso, prima ancora che tutto cominci, son già tutti soddisfatti. Dal clan dirigenziale di via Ercolani (purtroppo dolorosamente colpito proprio in un momento così lieto dal tragico incidente automobilistico di Imola), ai tifosi che vedono di buon occhio il matrimonio in famiglia, allo stesso Berti, fierissimo ed entusiasta di questa nuova esperienza.

Cosa vuole - dice- sino ad ora abbiamo fatto solo pubblicità in maniera tradizionale. Giornali, radio, TV. Un carosello dura tre minuti e costa quel che non si può. Un campionato dura sei mesi. Una trasmissione televisiva un'ora. Sarò un profano, ma a me sembra un'ottima inziativa.

Ma lei è veramente digiuno di cose cestistiche?

Ma no, ma no: come si fa, a Bologna, a non sapere cosa sia il basket? E poi crede che non ci sia passato anch'io dal campetto di Santa Lucia?

Ha intenzione di fare un'apparizione a breve termine nel basket o di restarci a lungo?

Guardi, ho intenzione di restare per non meno di cinque anni. Se no che senso avrebbe un'iniziativa del genere? Allora sì che tanto varrebbe fare dei caroselli. Da quest'esperienza non mi aspetto risultati "immediati", a botta e risposta. No, la vedo bene proiettata nel futuro, quando le migliaia di giovani che ora amano il basket e che, io spero, un giorno ameranno la "Sinudyne", diverranno potienziali acquirenti dei nostri prodotti.

Ma quella fra la Sinudyne e la Virtus è stato un matrimonio sofferto?

Macchè sofferto! Amore a prima vista. Credo di non averci pensato su neanche un momento.

Da nuovo arrivato, si sente già in grado di muovere critiche al mondo del basket italiano?

No, sarei un presuntuoso. Ma un primo appunto, forse perché interessa molto da vicino le ditte abbinate, lo potrei già fare: a mio parere il campionato è ancora troppo corto. Occorrebbe almeno un mese di attività ufficiale in più.

Dunque lei "crede" in un abbinamento cestistico?

Certo, se non non l'avrei fatto. Peccato che la pallacanestro abbia margini di diffusione più accentuati al nord. Mi piacerebbe poter "entrare" dovunque. Guardi, per dirne una, fra le piazze più difficili per la mia ditta c'è proprio Bolotna. Credo che col "cavallo di Troia" della pallacanestro riuscirò a fare parecchie "conquiste".

Ma se l'offerta di abbinamento le fosse venuta, per esempio, da Varese?

Non so se avrei accettato. O comunque lo avrei fatto con minor entusiasmo. Sono troppo legato alla mia terra. Guardi, per usare una parola grossa, mi piacerebbe che il basket bolognese arrivasse, un giorno, ad una sorta di autarchia. tante grazie a chi lo ha aiutato fino ad ora, d'ora in poi vogliamo dimostrare che le cose in grande le sappiamo fare anche senza l'apporto di nessun altro. Tutto fatto in casa, insomma.

Lei sembra un tipo con le idee molto chiare. Ma à vero, tanto per dare un esempio della sua sicurezza negli affari, che la Sinudyne esporta televisori anche in Germania (che sarebbe come se dalla Germania mandassero arance in Italia)?

Come no. D'altra parte la nostra attività produttiva è tanto all'avanguardia che moltissime altre ditte italiane chiedono aiuto, e materiale, per poter uniformarsi alle nostre tecniche.

Pare che alla Sinudyne sia stata abolita la catena di montaggio...

Certo, ed è aumentata la produzione. Ora ogni operaio svolge la sua opera in perfetta autonomia. Al limite si potrebbe giungere anche alla "liberalizzazione" degli orari. Altro che catena obbligata di montaggio! Una volta, e altrove accade ancora, non ci si poteva muovere neanche per andare al gabinetto...

Quand'ha iniziato la sua attività?

Nel '45. Subito dopo la fine della guerra. Avevo imparato a maneggiar valvole e cavi sotto le armi. Iniziai rielaborando residuati bellici. La mia "materia prima" era costituita da capsule dei proiettili antiaerei americani.

E che ne faceva?

Radio, naturalmente. Misi in piedi un'officina in via Ghisagliera (io sono bolognese, bolognesissimo). Nel '54 riuscimmo a costruire i primi apparecchi televisivi. Allora davo ancora il mio contributo manuale. Nel '59 arrivammo finalmente qui, ad Ozzano. Ora, complessivamente, ho 450 dipendenti. La produzione col nuovo sistema "modular" è aumentata del 40 per cento.

E il basket bolognese che "incremento" potrà avere dal suo abbinamento?

Guardi, per me, porterei qui anche Meneghin. Si chiama così...?

 

 

VIRTUS È SINUDYNE

 

Come quasi mai era accaduto, le V nere si sposano con un marchio industriale petroniano, quello dei televisori (e affini) di Bruno Berti, bolognese purosangue. Storia di un "amore a prima vista" e di un desiderio di dimostrare che la "capitale morale" nel basket può fare da sé. L'ingaggio del coach americano Peterson prima mopssa dell'era Sinudyne.

GIANLUIGI PORELLI - II

di Dan Peterson - www.basketnet.it

 

Ieri ho parlato di come, secondo me, la Famiglia Allievi e la società Pallacanestro Cantù hanno fatto un lavoro fantastico nel coinvolgere loro sponsor, la Famiglia Gabetti, nel basket. Come detto, la Famiglia Gabetti è stato sponsor di Cantù per tre anni, 1977-80, poi proprietari dell'Olimpia Milano per 14 anni, 1980-94, vincendo tutto. Rimane il dubbio: è l'unico caso in cui una società ha lavorato così bene di coinvolgere uno sponsor al punto che lo sponsor è poi diventato proprietario o socio. No. Eccone un altro.

Nel 1973, la Virtus Bologna ha trovato un nuovo sponsor: la Sinudyne. So questa storia perfettamente perché anch'io sono arrivato alla Virtus quell'anno, proprio dopo l'uscita di Nico Messina come allenatore e della Norda come sponsor. Sapevo già che il nostro deus ex machina, l'Avv. Gianluigi Porelli, faceva un lavoro perfetto con ogni singola cosa che riguardava la società: vivaio, stipendi il 27 del mese, trasferte, divise, staff tecnico, regole per i giocatori, alimentazione, e una miriade di altre cose. Non avevo dubbi che avrebbe anche lavorato bene sullo sponsor.

Porelli aveva usato un rapporto sugli sponsor per spiegarmi tutto. Lui era convinto che, per motivi di marketing, il periodo medio per uno sponsor era di tre anni per avere un ritorno sull'investimento. Mi disse che, se lo scopo della sponsorizzazione era raggiunta in tre anni, lo sponsor lasciava il basket. Ma, mi diceva, se lo sponsor è anche coinvolto al livello emotivo - al di là del beneficio di marketing - potrebbe anche rimanere più tempo. E mi ha citato Ignis Varese, Forst Cantù, Simmenthal Milano, All'Onestà Milano ed altri. Sapevo dove voleva arrivare.

Bruno Berti era il CEO della Sinudyne - NordMende. All'inizio, chiaro, faceva piacere a lui vedere il nome su una divisa così importante, sentire i tifosi gridare il nome della sua ditta, leggere quel nome sui giornali, e via dicendo. Sono certo che il mitico Berti non aveva dubbi sul valore dell'investimento fatto. Ma anche notavo che lui, pian piano, entrava in società, ad assistere le riunioni della CdA. Alla fine, diventò socio (se non sbaglio) al 22%. Insomma, da sponsor puro al doppio 'incarico' di sponsor + azionista. E il nome è rimasto non 3 anni bensì 10 anni.

Voglio precisare che non c'è stata nessuna pressione su Bruno Berti. Anzi, non funziona se la società stressa una persona che già dà un contributo. Bruno Berti, grazie all'Avv. Porelli e i soci, è stato coinvolto nella maniera più naturale e soft possibile. Ha vinto pure tre scudetti e altre cose. Quindi, ora abbiamo due esempi: la Famiglia Gabetti che va da sponsor a Cantù a proprietario a Milano; Bruno Berti che passa da solo sponsor della Virtus a fare anche azionista della Virtus. È una strada da percorrere. Domani, ancora, un altro esempio.

 

VENT'ANNI DOPO, SABATINI VUOLE RIACCENDERE LE TV

di Walter Fuochi - La Repubblica - 22/10/2004

 
Sponsor fra i più storici dell'epopea Virtus, addirittura il marchio più longevo tra i dodici che ne hanno sorretto il secolare viaggio, la Sinudyne potrebbe tornare sulle maglie bianconere, oltre vent'anni dopo l'ultima apparizione, datata 1983. Fra Sabatini e l'azienda di Ozzano si tratta da tempo, con lenti, progressivi spostamenti: non è l'unico dialogo avviato, è una partita tuttora difficile, nemmeno confermata ufficialmente, eppure è quella che il patron virtussino vuole portare in fondo. Sinudyne è un nome che agita affetti e memorie nella sua platea e che a lui salderebbe la cronaca con la storia, certificando una continuità: brillerebbero meglio, spolverando antiche glorie, le prospettive di tempi migliori. Dall'estate in poi, Sabatini e i suoi uomini si sono seduti a molti tavoli, rialzandosi dopo copioni spesso simili. Siamo la Virtus, detto da un lato del tavolo. Siete in A2, detto dall'altro. è dura trovare una cifra, ma a 400 mila euro potrebbero incrociarsi i desideri, decrittando a spanne l'unica frase che, fra i riserbi, Sabatini ha affidato alle nuore-giornali, perché intendessero le suocere-aziende: «Non svendo il nome Virtus». Poi, quanto sia mobile la sua linea del Piave lo sanno in pochi. Di certo, lui e i manager dei televisori.
All'oggi, c'è poco altro. Per il ritorno a casa, domenica contro Trapani, intascate tre vittorie su tre, un euforizzante primato in classifica, suppergiù tremila abbonati e una potenziale, folta clientela ai botteghini, la Virtus sarà ancora Carisbo: la banca del salvataggio, che però non vede l'ora che arrivino rinforzi. Aspettandoli, e aspettando che Sabatini tinga le aree d'argento, come promette per onorare l'Italia di Atene, iscrivendosi al partito di Pozzecco che ha criticato l'immobilismo federale (partito di larga maggioranza, se Maifredi consente), si può sfogliare l'album di famiglia. Che una sola volta, nella storia bianconera, ha visto un marchio fare il bis: la Knorr giocò tre stagioni negli anni '60 e altre cinque fra '80 e '90, più fortunate. Di tutte, il ricordo più nitido resta comunque inciso in una battuta della concorrenza cittadina, la micidiale «Odio il brodo».
Prima delle tante storie di sponsor virtussini, viene una preistoria chiamata Minganti. Sono gli anni '50 di Canna e Calebotta, Borghi e Battilani, Tracuzzi è lo stratega d'un paio di scudetti, finché arriva il magnifico palasport (anno '56) e per vent'anni di scudetti non se ne vedono più. La Virtus ne passa di tutti i colori. Letteralmente: ha maglie gialle e calzoncini verdi quando gioca come Knorr, maglia azzurra e luccicanti braghine di raso rosso quando diventa Candy. Il bianco e nero lo impone Porelli, nel '69: e se Peppino Fumagalli, il re della lavatrici, i sacri non-colori li rifiuta, si può pure rompere, in amicizia, il contratto già sottoscritto. La Virtus fa un anno come Virtus, farà una tribolata salvezza come Norda e troverà in Sinudyne un'intesa di doppia legislatura: già a bordo come soci nel club, Bruno Berti e Antonio Longhi che fanno televisori a Ozzano («Colore stupore», qualcuno ricorda?) diventano sponsor. Saranno, con 10 anni, i più fedeli. E pure, con 3 scudetti, ampiamente rimborsati.
Dopo di loro, verrà il latte delle coop bianche e rosse, la Granarolo Felsinea che fa canestro al primo colpo e vince con Bucci il titolo della stella. Verrà Dietor, cioè Gazzoni: che era già stato presidente e sponsor negli anni '60 (Idrolitina), e lancia il dolcificante che gli varrà una poderosa risalita aziendale. Meno bene va il basket: né Gamba né Cosic fanno sugo, l'88 finirà col sorpasso dell'Aquila. E allora Porelli fa libro nuovo, richiama Peterson come manager e assume Hill come coach, fa riqualificare Richardson e, ripescando la Knorr, la storia del bianco e nero non deve neanche spiegarla. Perché l'uomo Knorr, su un ideale libro «Virtus e sponsor», potrebbe scriverci interi capitoli. Si chiama Roberto Dorigo, è il top manager che, quando passerà in Ferrero, tornerà qui a ballare col marchio Kinder nelle stagioni dell'impero. Arrivando a sfiorare, di canone annuo, quei 4 miliardi che il basket non rivedrà per un pezzo.

 

LA VIRTUS SARÀ SINUDYNE? IL MARKETING OLTRE SE STESSO

di Dan Peterson - La Repubblica 23/10/2004

 

La nostalgia è più forte di me. E quando apprendo la notizia che la Sinudyne può tornare come sponsor della Virtus, sono travolto dai ricordi. Io e la Sinudyne siamo arrivati alla Virtus quasi lo stesso giorno, nell' estate del ' 73. Sinudyne è stato lo sponsor nei miei 5 anni a Bologna, poi fino all' 83. È difficile per me spiegare quanto siano importanti i nomi degli sponsor del passato. Quando arrivai in Italia, non pensavo a Pesaro come Pesaro: per me, era Max Mobili. In seguito, mi è costata una gran fatica adeguarmi ai nuovi sponsor. Per anni, e non solo per me, Cantù era «La Forst»; la Fortitudo era «L' Alco». A Milano, molti tifosi non dicono Varese, ma «La Ignis», senza apostrofo. Il mio attaccamento ai nomi storici è forse ancora più radicato che per un tifoso italiano. L' ingresso della Sinudyne era importantissimo per noi. Soldi a parte, era una ditta bolognese e il nostro big boss, l' avvocato Porelli, ci teneva tanto. Il presidente della Sinudyne, Bruno Berti, entrò come sponsor, poi diventò tifoso, infine azionista. È rimasto per 10 anni e 3 scudetti, quasi un record. Mi auguro che le divise siano molto simili a quelle di allora. Non nel taglio, perché le braghe di oggi sono più lunghe. Ma nel modo in cui si legge il nome. Il valore di questo nome è una smentita a chi dice che è un basket «usa e getta». È la prova che uno sponsor può restare più di tre stagioni e può anche tornare dopo tanto tempo. È la fotografia del fatto che, per i tifosi, contano valori che vanno al di là del risultato. È l' esempio di un marketing che va in un' altra dimensione. Nella Nba, maestri assoluti del marketing, ogni anno alcune squadre giocano con le divise di 50 anni fa, le cui riproduzioni vanno a ruba. Quindi, la nostalgia è forte e universale. Anche la mia. A quando una bella sfida Alco-Max Mobili?

LE MAGLIE DEL GRANDE BASKET

Lo sponsor che ha segnato un'epoca d'oro della Virtus: tre scudetti e Coppa Italia

di Gianni Cristofori - Il Resto del Carlino - 21/07/2005

 

Dieci stagioni per portare la Virtus da quarta forza del campionato a società dominante. Tre scudetti, una Coppa Italia e soprattutto il titolo conquistato dopo vent'anni di silenzio (1956-1976) e la ricostruzione dell'avvocato Porelli. Sinudyne dopo Norda, lo sponsor della risalita e prima di Granarolo, Knorr e Kinder ovvero le aziende che hanno segnato un ciclo forse paragonabile solo a quello di Ignis a Varese e Simmenthal a Milano.

Sinudyne, colore e stupore come quelli che i seimila di piazza Azzarita videro e provarono davanti alle imprese dei primi grandi eroi del basket moderno, da Terry Driscoll a Kresimir Cosic, da Charlie Caglieris a Renato Villalta, da Gianni Bertolotti a Jim McMillian, da Massimo Antonelli a Tom McMillen. Erano gli anni in cui Dan Peterson continuava sempre a cercare senza successo gli spiccioli, quando di trattava di pagare i caffè, ma aveva già smesso i pantaloni a quadretti con cui era arrivato dal Cile. Erano gli anni in cui in piazza Azzarita si viveva davvero il magico mondo del Madison Square Garden non solo perché a bordo campo suonava l'organo Hammond voluto dall'avvocato Porelli ma perché si tornava a vincere, a battere il triangolo lombardo dei Morse, dei Brumatti, dei Marzorati.

Erano gli anni in cui a Bologna la Sinudyne era per tutti e non soltanto per i frequentatori del Madison o l'apparecchio televisivo o la squadra di basket.

Un'identificazione unica e decennale tanto che qualcuno, quando nell'83 si ruppe la collaborazione, continuò per parecchio tempo a chiamare la Virtus Sinudyne dimenticando che sulle maglie bianconere ora c'era il marchio Granarolo Felsinea.

Per una sola stagione la Sinudyne mancò un traguardo storico, lo scudetto della stella. Piccolo rimpianto di una storia d'amore e di identificazione che anche la Fortitudo visse qualche anno prima insieme ai rimbalzi di Schull e alle cialde dei Camillini Eldorado.

 

SINUDYNE, 10 STAGIONI DI FEDELTA' ALLA V NERA

di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino - 02/11/2007

 

10 anni di fedeltà. Sinudyne è per il derby il marchio più longevo. Non ha il primato assoluto di presenze (21 contro le 33 di Kinder) solo perché nella seconda metà degli anni Settanta e nella prima metà degli anni Ottanta i due club non sempre s’incrociano.
1 sola presenza per la griffe bianconera Caffè Maxim, poi soppiantata da VidiVici, partner Virtus per tre stracittadine.
24 i derby giocati dalla Fortitudo con il marchio TeamSystem, rimasto sulle canotte dell’Aquila per 5 stagioni.
6 le annate della Fortitudo con il marchio Alco protagonista per 13 stracittadine.
2 debuttano, come allenatori del derby, Andrea Mazzon e Stefano Pillastrini. Ma sono all’esordio i due marchi: Upim e La Fortezza.
3 le partite (per pochi mesi) in cui la Fortitudo va in campo senza sponsor. Dopo le prime tre uscite a fine 1993 senza marchio, arrivò Filodoro.
2 le stagioni della Virtus senza sponsor. La prima volta agli albori della stracittadina, nel campionato 1969/70. La seconda più recente e per forza di cose indimenticabile. Stagione 2002/2003, ultima annata di Marco Madrigali e di quel fantomatico sponsor (da venti miliardi di lire per quattro stagioni) il cui contratto sarebbe rimasto custodito (per sempre) nella valigetta di un professionista.
33 la longevità di Sinudyne è fuori discussione, ma un terzo dei derby la Virtus li gioca con il marchio Kinder (7 anni di stracittadine). I derby più importanti che valgono scudetti (2 finali), finali tricolori (1997), di Coppa Italia (1998) e di Eurolega (1999) e pure una Supercoppa (1998).
10 le presenze di un marchio che rievoca, per la Fortitudo, dolci ricordi: Eldorado legato indissolubilmente all’epopea del Barone Schull e alla celebre maglietta con l’immagine del Camillino (ricordate il gelato?).
12 le stracittadine griffate Yoga, l’azienda di Massalombarda che avrebbe prestato la propria immagine alla Fortitudo anche con il marchio Mangiaebevi (senza derby).
23 i marchi apparsi nei derby. Ben 13 per la Fortitudo (in ordine cronologico) Cassera, Eldorado, Alco, Mercury, I&B, Latte Sole, Yoga, Arimo, Filodoro, TeamSystem, Paf, Skipper e Climamio; 10 invece per la Virtus Candy, Norda, Sinudyne, Granarolo Felsinea, Dietor, Knorr, Buckler, Kinder, Caffè Maxim e VidiVici.